Movimento Liberale Indipendente

Movimento Liberale Indipendente
LeaderNicolò Carandini, Mario Ferrara
PresidenteEnrico Finzi
StatoBandiera dell'Italia Italia
AbbreviazioneMLI
Fondazione1948
Dissoluzione1951
Confluito inPartito Liberale Italiano
IdeologiaLiberalismo sociale
Repubblicanesimo
Progressismo
Laicismo
CollocazioneCentro/Centro-sinistra

Il Movimento Liberale Indipendente (MLI) fu un movimento politico-culturale fondato a Milano il 20 giugno 1948 da Nicolò Carandini, Mario Ferrara e dai liberali di sinistra usciti dal Partito Liberale Italiano (PLI) tra il novembre dell'anno precedente e il gennaio dello stesso anno.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il MLI nacque dall'unione di vari movimenti politici come Rinascita Liberale (RL), fondato nel luglio 1946, all'interno del PLI, da Panfilo Gentile e Leone Cattani, il Movimento della Sinistra Liberale (MSL), creato a Milano da Eugenio Morandi ed Ernesto Cattaneo dopo la scissione del loro gruppo dal PLI nell'aprile del 1946, la Democrazia Liberale (DL) di Torino, di cui fu massimo esponente Paolo Serini, e vari altri gruppi ed individui di ispirazione liberal-progressista, provenienti soprattutto dall'Italia settentrionale, in particolare da Bergamo, Genova, Firenze, Trento, Trieste e, più tardi, da Bologna.

Presidente del MLI era il giurista fiorentino Enrico Finzi.

La proposta di un forte centro laico-progressista[modifica | modifica wikitesto]

Scopo iniziale del MLI era la promozione di una terza forza, che avrebbe raggruppato i liberali, il Partito Repubblicano Italiano (PRI) e il Partito Socialdemocratico (PSDI), per costituire un contrappeso democratico all'egemonia della Democrazia Cristiana[1].

L'idea politica della terza forza (molto simile, semanticamente, all'idea politica del terzo polo) è molto simile all'ordoliberalismo, corrente politica nata in Germania qualche decennio prima e critica sia verso il liberalismo classico sia verso qualsiasi tipo di controllo statale, la quale aveva l'obiettivo di creare un'economia sociale di mercato.

Il secondo Congresso del Movimento, svoltosi a Firenze il 10/11 luglio 1948 segnò, però, la fine delle speranze per una reale formazione politica di tale orientamento, a causa del rifiuto soprattutto da parte dei socialdemocratici.

Con l'avvento di Bruno Villabruna alla Segreteria generale del PLI nell'ottobre 1948, dopo le dimissioni forzate del monarchico conservatore Roberto Lucifero, si aprì una discussione circa il reingresso dei liberali di sinistra nel partito. Il MLI, però, pose come condizione un integrale rinnovamento programmatico e personale del partito e un suo impegno per un'intesa di terza forza, prima di qualsiasi negoziato per un ritorno. Nacque l'idea di una Costituente liberale per sostituire al vecchio partito un nuovo organismo che comprendesse tutti i liberali italiani, sparsi per il paese. Dopo il rifiuto, da parte del partito, di accettare tali richieste l'idea di un reingresso fu accantonata.

Nella primavera del 1949, il MLI cominciò un'iniziativa propagandistica per la diffusione dell'idea della terza forza, ma con esito piuttosto deludente. Fallì anche il tentativo di dare alla luce un proprio giornale, soprattutto perché non si riuscì a trovare i necessari finanziamenti e perché i maggiori esponenti del movimento già collaboravano a Il Mondo, fondato da Mario Pannunzio nel febbraio 1949.

Tuttavia, nonostante una struttura organizzativa piuttosto debole del MLI, verso la fine del 1949 si aprì una reale possibilità per la creazione di una terza forza, quando i socialdemocratici lasciarono il quinto governo De Gasperi, e quando il loro leader, Giuseppe Saragat, chiese una intesa politica tra le forze democratiche laiche, invitando il MLI a farne parte, dopo la decisione del PLI di rimanere al governo. Carandini negoziò con i rappresentanti di tutti i partiti di centro-sinistra, ma, alla fine, dovette constatare la loro scarsa disponibilità ad un progetto di terza forza. In più, l'invito di Saragat si rivelò una momentanea manovra tattica contro gli scissionisti all'interno del suo stesso partito.

L'uscita del PLI dallo stesso governo nel gennaio 1950 invece aprì improvvisamente una nuova occasione per una riunificazione liberale. Il MLI propose nuovamente una Costituente liberale e Villabruna sembra disposto a prenderla in considerazione; quest'ultimo dovette però fare i conti con la destra liberale che lo spinse a stringere intese con i monarchici del PNM e, eventualmente, persino con i neofascisti del MSI. L'esitazione del segretario fece fallire quindi l'avvicinamento agli indipendenti.

Allora, il MLI iniziò una campagna per la convocazione di un Congresso dei democratici d'Italia fuori dai partiti esistenti. L'iniziativa si rivolse in particolar modo agli ambienti dell'ex-Partito d'Azione ed ai ceti intellettuali della società italiana, con lo scopo di fondare un partito radicale o liberal-democratico che successivamente avrebbe dovuto svuotare i Partiti socialdemocratico, repubblicano e liberale per diventare di fatto la terza forza.

Nel corso della campagna furono attivi anche i gruppi locali del MLI nell'Italia meridionale, tra l'altro a Palermo, Catania e Napoli, rimasti in disparte. Anche questa volta, però, il responso fu esiguo. Nel maggio 1950, tuttavia, il MLI decise di rimanere autonomo dal Partito Liberale che, a sua volta, insistette per il reingresso dei dissidenti.

Da allora, però, l'inizio di negoziati tra gli indipendenti e il partito fu solo questione di tempo: il Consiglio nazionale del PLI diede a Villabruna il mandato ufficiale di far ritornare la sinistra liberale nel partito. L'unica funzione del MLI doveva essere quella di tenere uniti quanto possibile tutti i liberali di sinistra per porre delle condizioni al partito e fare dell'unificazione un'operazione di un certo peso politico, spostando gli equilibri interni del partito verso sinistra.

Segno dell'abbandono di un ruolo indipendente nella politica fu il rifiuto, da parte del MLI, di aderire all'Internazionale Liberale, dopo un invito da essa rivolto al movimento nel gennaio 1951. Anche in occasione delle elezioni amministrative del maggio/giugno 1951, i leader del MLI, Carandini e Ferrara non sostennero quei gruppi locali del movimento che parteciparono, con propri candidati del MLI, nelle liste del PRI, come avvenne a Genova (dove sarà eletto un consigliere comunale del MLI), ma s'impegnarono in un dibattito pubblico su vari quotidiani italiani sul tema dell'unificazione liberale, ormai inevitabile.

Nel giugno 1951 Villabruna, comunque, cercò di stringere i tempi lanciando un invito per una riunione tra liberali del PLI e indipendenti di varia provenienza, ma fu preceduto dal deputato ex-nittiano Aldo Bozzi e da alcuni ex-aderenti al disciolto movimento dell'Uomo Qualunque, che pubblicarono una 'lettera con mille firme' per l'unificazione liberale. Così, il MLI si rese conto che l'unificazione si sarebbe fatta, con o senza il MLI.

Sfiduciati, alcuni aderenti al movimento, tra cui Morandi, Gentile ed Enzo Storoni si dissociarono da Carandini e presero parte alla riunione indetta da Villabruna, durante la quale venne redatto un programma di 9 punti come base d'intesa per l'auspicata unificazione. Invece, Carandini e Cattani, decisi a non cedere, lanciarono, sulle pagine de Il Mondo, una campagna per chiedere l'aiuto di altri liberali di sinistra, che si sono tenuti in disparte, e fare premura sul partito affinché accettasse una discussione aperta sulle basi programmatiche dell'unificazione liberale. Si pronunciarono in merito Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Arrigo Cajumi ed altri liberali di rilievo.

Nel settembre 1951, i membri rimasti nel MLI convocarono un convegno di indipendenti a Milano al quale parteciparono numerosi liberali di sinistra rimasti fuori dal dibattito sull'unificazione. Vennero formulate e proposte a Villabruna le condizioni programmatiche e politiche per l'ingresso dei convenuti nel PLI. Il segretario le accetta e, in ottobre, iniziarono i negoziati tra il MLI, il partito e gli altri gruppi partecipanti al processo di unificazione. Così, si decise di tenere un grande convegno a Torino, il 7/8 dicembre.

La sera del 7 dicembre 1951, in una riunione riservata a Torino, gli aderenti al MLI sciolsero il movimento per ritornare nelle file del Partito Liberale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Del Bosco, Manlio, I radicali e il "Mondo". Prefazione di Rosario Romeo. ERI, Torino 1979.
  • Riccardi ,Luca, Nicolò Carandini il liberale e la nuova Italia, 1943-1953. Grassina Bagno a Ripoli 1992.
  • Blasberg, Christian, Die Liberale Linke und das Schicksal der Dritten Kraft im italienischen Zentrismus, 1947-1951. Peter Lang, Frankfurt/M. 2008.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]