Metapolitefsi

La Metapolitefsi (in greco Μεταπολίτευση?, IPA: [metapoˈlitefsi], " cambio di regime")[1] è stato il periodo della storia greca moderna che va dalla caduta della giunta militare di Papadopoulos al periodo di transizione poco dopo le elezioni parlamentari del 1974.

La metapolitefsi fu innescata dal piano di liberalizzazione del dittatore militare Georgios Papadopoulos, a cui si opposero politici di spicco come Panagiotis Kanellopoulos e Stefanos Stefanopoulos, e fermato dalla massiccia rivolta del Politecnico di Atene contro la giunta militare. Il controgolpe di Dimitrios Ioannides e il suo fallito colpo di Stato contro il presidente di Cipro Makarios III, che portò all'invasione turca di Cipro, abbatterono la dittatura.

La nomina del “governo di unità nazionalead interim, guidato dall'ex primo ministro Konstantinos Karamanlis, vide la legalizzazione del Partito Comunista (KKE) e la fondazione del partito di centrodestra ma pur sempre parlamentare (non militare) di Nuova Democrazia, che vinse le elezioni del 1974.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Il fallito processo di liberalizzazione di Papadopoulos[modifica | modifica wikitesto]

A seguito di un referendum truccato alla fine di luglio 1973 che ratificò a larga maggioranza la Costituzione greca del 1973, in base alla quale la monarchia greca veniva abolita e la Grecia diventava una repubblica presidenziale, Georgios Papadopoulos, il capo della giunta militare che prese il potere nel 1967, divenne Presidente della Grecia.[2] Poco dopo, nel settembre 1973, Papadopoulos avviò un tentativo di avviare un processo di liberalizzazione, noto anche come Esperimento Markezinis,[2][3] un obiettivo di legittimare il suo governo e di riabilitare la sua immagine internazionale, e soprattutto europea,[4] emarginato dopo sei anni di dittatura durante la quale si autonominò a una moltitudine di posizioni governative di alto livello tra cui Reggente, Primo Ministro, Ministro della Difesa e Ministro dell'Interno.[5] Questi eccessi ebbero l'effetto di minare ulteriormente la sua credibilità e la serietà del suo regime sia in patria che all'estero.[5][3] Fiducioso della sua presa di potere, chiese le dimissioni dei 13 militari nel suo gabinetto, sciolse il "consiglio rivoluzionario" che aveva governato la Grecia dall'inizio del colpo di Stato,[6] e nominò Spyros Markezinis Primo Ministro della Grecia., affidandogli il compito di condurre la Grecia al governo parlamentare.[4] Ciò nonostante, secondo la Costituzione greca del 1973, i poteri presidenziali erano di gran lunga superiori a quelli del parlamento.[3][6]

A condizione che Papadopoulos riducesse qualsiasi interferenza militare che potesse ostacolare il processo, Spyros Markezinis era l'unico politico della vecchia guardia pronto ad accompagnare la controversa missione di aiutare la transizione verso una qualche forma di governo parlamentare.[6] Dopo essersi assicurato i poteri presidenziali quasi dittatoriali con la nuova costituzione, Papadopoulos non solo acconsentì ma ordinò un'ampia gamma di misure di liberalizzazione, tra cui l'abolizione della legge marziale, l'allentamento della censura e il rilascio di tutti i prigionieri politici.[3][4][6] Anche la musica a lungo bandita di Mikis Theodorakis fu rimessa in onda.[4] L'abolizione della censura, "creò un clima politico e culturale positivo che consentiva ampi margini per la circolazione pluralistica delle idee".[7] Furono prodotte decine di nuove pubblicazioni che coprivano un ampio spettro ideologico e le principali questioni dell'epoca come la guerra del Vietnam, la Rivoluzione culturale, la crisi sino-sovietica, la morte di Che Guevara e le proteste studentesche del 1968 in Francia e in Italia furono ampiamente coperte.[7] Ciò ebbe l'effetto di portare un ampio segmento della gioventù greca "a contatto con le opere più significative del pensiero radicale storico e contemporaneo marxista, anarchico e borghese".[7]

Poco dopo furono annunciate le elezioni, apparentemente libere, che si sarebbero tenute nel 1974, alle quali avrebbero dovuto partecipare le formazioni politiche che includevano parte della sinistra tradizionale, ma non il Partito Comunista di Grecia (che era stato bandito durante la guerra civile greca).[6]

Papadopoulos non riuscì a convincere la parte migliore della vecchia élite politica, compresi i politici come Panagiotis Kanellopoulos e Stefanos Stefanopoulos, a partecipare al suo tentativo di liberalizzazione. La maggior parte dei politici della vecchia guardia non poteva tollerare il fatto che alcuni dei loro colleghi fossero rimasti esclusi dal processo politico. Inoltre, erano contrari alla concentrazione dei poteri delegati al Presidente,[6] e risentivano di essere stati demonizzati dalla giunta di Papadopoulos come palaiokommatistes (che significa vecchi uomini di partito) durante i sei anni precedenti.[3] Infatti Kanellopoulos, che fu primo ministro della Grecia quando fu deposto dalla giunta del 1967, rimase fermamente contrario a qualsiasi forma di cooperazione con il regime durante gli anni della dittatura.[3]

La rivolta del Politecnico di Atene del 1973[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Rivolta del Politecnico di Atene.

Il passaggio da una forma di governo all'altra, soprattutto dalla dittatura alla democrazia, risulta tipicamente arduo e carico di incertezza e ansia per il Paese che lo intraprende.[8] La transizione della Grecia non fu diversa poiché i militari, le élite politiche e gli studenti cercarono di affermare le loro rispettive posizioni nella società. In particolare, il movimento studentesco in Grecia era stato represso dalla dittatura e gli attivisti studenteschi erano stati emarginati e repressi in nome dell'anticomunismo.[9] Il primo attivismo studentesco durante la dittatura incluse l'auto-immolazione nel 1970 dello studente di geologia Kostas Georgakis a Genova per protestare contro la giunta. La sua azione servì a dimostrare la profondità della resistenza e del risentimento contro il regime.[10]

L'attivismo studentesco in Grecia era tradizionalmente forte e, a differenza di alcune dittature in cui la democrazia era un sogno lontano, aveva una lunga e consolidata esperienza di azione in tempi democratici e, elemento più importante, possedeva la memoria dell'azione democratica passata. Inoltre, i rigidi vincoli imposti dalla rigida e artificiale transizione di Papadopoulos al corpo politico democratico della Grecia inimicarono non solo i politici ma anche l'intellighenzia, i cui principali esponenti erano gli studenti.[3][6]

Non a caso, nel novembre 1973, scoppiò la rivolta del Politecnico di Atene, iniziata con le consuete tattiche di protesta studentesca come le occupazioni edilizie e delle trasmissioni radiofoniche. Si ritiene che la rivolta studentesca sia stata spontanea e non orchestrata da nessun particolare gruppo politico in Grecia. In effetti, una piccola rivolta l'aveva preceduta due settimane prima alla Facoltà di Giurisprudenza di Atene ed era ancora attiva anche mentre si svolgevano gli eventi al Politecnico.[11]

A differenza di un precedente sciopero nella Facoltà di Giurisprudenza di Atene nel febbraio 1973, prima del tentativo di liberalizzazione, in cui il regime negoziò a lungo con gli studenti e dove fu evitato lo spargimento di sangue, nel novembre 1973 il regime non fece alcun tentativo di negoziare con gli studenti.[3] Allo stesso tempo, gli studenti che presero parte alla manifestazione più piccola della scuola di legge si trasferirono al Politecnico, nel mentre che gli eventi prendevano slancio.[11]

In tempi normali (democratici), una tale protesta sarebbe stata potenzialmente disinnescata con l'uso di tattiche basate su consueti precedenti storici come i negoziati con i capi studenteschi, e, in mancanza di ciò, ricorrendo all'uso di normali metodi di controllo della folla seguiti da più negoziati, come aveva fatto il regime con gli studenti di Legge alcune settimane prima.[3]

Tuttavia, questa protesta studentesca avvenne nel mezzo dell'incerto esperimento politico di transizione dalla dittatura alla democrazia.[3] Dato che Papadopoulos, principale artefice della transizione, non aveva molta esperienza nelle transizioni democratiche,[12] il suo piano di liberalizzazione fu deragliato quando gli studenti e, in seguito, i lavoratori, usarono la liberalizzazione per iniziare la loro rivolta, e ciò costrinse il regime di Papadopoulos a reprimere duramente le proteste, una mossa che screditò la stessa liberalizzazione che Papadopoulos stava cercando di attuare.[13]

Non riuscendo a negoziare, la giunta fece degli studenti del Politecnico dei martiri. Questo a sua volta diede slancio alla protesta studentesca e alla fine si evolse in una manifestazione quasi universale contro la dittatura. A quel punto, il governo di transizione fu preso dal panico,[6] con l'invio di un carro armato a sfondare i cancelli del Politecnico di Atene. Poco dopo, lo stesso Markezinis ebbe l'umiliante compito di chiedere a Papadopoulos di ripristinare la legge marziale.[6] Le proteste studentesche furono il primo segnale che il tentativo di "liberalizzazione" di Papadopoulos in Grecia stava fallendo.[3]

Le contraddizioni intrinseche del colpo di Stato, accuratamente soppresse durante la dittatura, divennero molto più visibili durante il tentativo di democratizzazione del regime.[14][15][16][17] Nel suo stridente anticomunismo, la giunta fu osteggiata da ampi settori della società greca che desideravano superare il trauma della guerra civile greca.[16] Papadopoulos doveva essere divisivo e anticomunista fin dall'inizio perché altrimenti il suo colpo di Stato non avrebbe avuto senso. Il suo tentativo di liberalizzazione venne deragliato, in parte, proprio per questa ragione.[16][18]

Gli eventi al Politecnico di Atene si svolsero esattamente come avevano sperato i membri più fedeli della dittatura.[3] Il generale di Brigata Dimitrios Ioannides, capo di una giunta all'interno della giunta, disprezzava Papadopoulos e la sua presunta mossa verso la democrazia e di ricerca di una politica estera più indipendente dagli Stati Uniti.[3] Le condizioni per il rovesciamento di Papadopoulos da parte di Ioannides divennero più facili perché Papadopoulos non credette a Markezinis e ad altri nella sua cerchia quando fu avvertito dei piani di Ioannides di rovesciarlo. Infatti la risposta di Papadopoulos a Markezinis fu: "Mimis [soprannome per Dimitrios, nome di battesimo di Ioannides] è un "Arsakeiás", non farebbe mai una cosa del genere ". "Arsakeiás", in greco, è una studentessa dell'Arsakeio, una severa scuola tutta femminile di Atene ai tempi di Papadopoulos, e metafora di una "ragazza tranquilla e timida".[19]

Controgolpe di Ioannides del 1973[modifica | modifica wikitesto]

Ioannides, un intransigente disaffezionato e un uomo con un passato antidemocratico,[6][20] colse l'occasione e il 25 novembre 1973 usò la rivolta come pretesto per organizzare un controgolpe che rovesciò Papadopoulos e mise bruscamente fine al tentativo di Markezinis di passare al governo democratico. In effetti, il suo colpo di Stato era stato pianificato mesi prima degli eventi al Politecnico.[3]

Il coinvolgimento di Ioannides nell'incitare i comandanti delle unità delle forze di sicurezza a commettere atti criminali durante la rivolta del Politecnico di Atene, in modo che potesse facilitare il suo imminente colpo di Stato, fu notato nell'atto di accusa presentato alla corte dal pubblico ministero durante i processi della giunta e nella sua successiva condanna nel processo nel Polytechneion dove fu considerato di essere stato moralmente responsabile degli eventi.[21]

Durante il colpo di Stato di Ioannides le trasmissioni radiofoniche, seguendo lo scenario ormai familiare del golpe in atto caratterizzato da musiche marziali intervallate da ordini militari e annunci di coprifuoco, continuavano a ripetere che l'esercito stava riprendendo le redini del potere per salvare i principi della rivoluzione del 1967 e che il rovesciamento del governo Papadopoulos-Markezinis era sostenuto dall'esercito, dalla marina e dall'aviazione.[22]

Allo stesso tempo annunciarono che il nuovo colpo di Stato era una "prosecuzione della rivoluzione del 1967" e accusarono Papadopoulos di "allontanarsi dagli ideali della rivoluzione del 1967" e "spingere il paese verso il governo parlamentare troppo rapidamente".[22]

Ioannides procedette all'arresto di Markezinis e Papadopoulos, annullò le elezioni previste per il 1974, ripristinò la legge marziale e nominò un governo fantoccio guidato dal vecchio membro della giunta generale Faidōn Gkizikīs come nuovo presidente, e civile, e dal vecchio membro del gabinetto della giunta Papadopoulos, Adamantios Androutsopoulos come primo ministro.

A differenza di Papadopoulos, Ioannides non era particolarmente interessato ai processi legali o democratici. Era preparato per una dittatura di trenta o più anni.[3] Essendo un dittatore più ortodosso e pensando in termini più semplici di Papadopoulos, risolse il dilemma su come ottenere una transizione democratica abbandonandone completamente il piano.[23]

Prima di prendere il potere, Ioannides preferì lavorare in secondo piano e non ricoprì mai alcun incarico formale nel governo della giunta. Riflettendo sulla sua inclinazione alla segretezza, la stampa lo descrisse come il dittatore invisibile.[19] Da allora governò la Grecia dall'ombra, ed era de facto il capo di un regime fantoccio composto da alcuni membri che erano stati radunati dai soldati dell'ESA delle jeep in movimento per prestare servizio e altri che erano stati scelti semplicemente per errore.[20][24] Adamantios Androutsopoulos, il nuovo primo ministro della giunta, fu descritto come una non entità politica dal New York Times.[25] Nonostante le sue dubbie origini, la nuova giunta perseguì un'aggressiva repressione interna e una politica estera espansionistica.

Durante le sue frequenti conferenze stampa durante il suo governo, Papadopoulos usava spesso la figura del paziente in una metafora per descrivere il suo assalto al corpo politico della Grecia. Solitamente rispondeva alle domande sul tema della transizione democratica dalla stampa facendo riferimento all'analogia del paziente in modo umoristico e gioviale.[26] Diceva di aver messo la paziente (Grecia) in un calco ("ασθενή στον γύψο " letteralmente: paziente nel gesso) in modo da poter fissare la sua struttura scheletrica (sottintendendo quella politica).[27] Tipicamente il "medico" doveva operare il "paziente" ponendo dei vincoli al "paziente", legandolo su un lettino chirurgico per eseguire l'"operazione" in modo che la vita del "paziente" non fosse "in pericolo" durante l'operazione.[28] Al di là di tale analogia, Papadopoulos indicò almeno la sua intenzione di porre fine al governo militare una volta che il sistema politico si fosse ripreso con sua soddisfazione e che il trattamento sarebbe progredito su qualche base legale e politica.[23]

Infatti Papadopoulos aveva indicato già nel 1968 di desiderare un processo di riforma e aveva persino tentato di contattare all'epoca Markezinis. Pertanto tentò rapidamente di avviare le riforme nel 1969 e nel 1970, per poi tuttavia essere ostacolato dagli intransigenti tra cui Ioannides. Infatti, dopo il suo tentativo fallito di riforma nel 1970, minacciò di dimettersi e venne dissuaso solo dopo che gli estremisti gli rinnovarono la loro fedeltà personale.[3]

Al contrario, Ioannides non parlava con la stampa e non offriva alcuna analogia per il suo trattamento proposto. Ma attraverso le sue azioni si può determinare che l'analogia del paziente nel gesso non serviva più ai suoi scopi. Ioannides quindi abbandonò l'analogia che Papadopoulos offrì e presentò una dichiarazione politica che nessuna transizione democratica avrebbe avuto luogo durante il suo mandato al potere.[3] Ciò indicava anche che Ioannides non era preoccupato per le formalità legali.[23] Era un "dittatore spietato che rovesciò la giunta [di Papadopoulos] poiché troppo liberale". Ioannides era considerato un "purista e moralista, un sorta di Gheddafi greco".[29] All'epoca, la rivista Time descrisse Ioannides come "un rigido e puritano xenofobo - che non è mai stato fuori dalla Grecia o da Cipro - che avrebbe potuto tentare di trasformare la Grecia in un equivalente europeo della Libia di Muammar Gheddafi".[30]

EAT/ESA: la tortura dei dissidenti[modifica | modifica wikitesto]

«Chi entra qui esce amico o storpio.»

La giunta di Ioannides si mosse rapidamente per soffocare qualsiasi dissenso, re-istituendo e accelerando misure repressive come la censura, le espulsioni, le detenzioni arbitrarie e le torture, descritte come tra le più dure mai imposte in Grecia, e guadagnando alla giunta una reputazione internazionale come stato di polizia.[8] Il principale strumento di terrore di Ioannides[32] fu la polizia militare greca (chiamata EAT/ESA, in greco: ΕΑΤ/ΕΣΑ:[23] Ειδικόν Ανακριτικόν Τμήμα Ελληνικής Στρατιωτικής Αστυνομίας tradotto come: Sezione speciale istruttoria della polizia militare greca).[23][33][34] Il centro di tortura EAT/ESA di Atene era descritto come il "luogo che fece tremare la Grecia".[32] L'EAT/ESA avrebbe potuto arrestare chiunque, anche ufficiali superiori, e da ciò si generò il detto popolare[32] "Qualsiasi uomo dell'ESA è uguale a un maggiore dell'esercito".[32] Anche Papadopoulos, che nel 1969 firmò la legge che conferiva "poteri legali straordinari" all'ESA, la utilizzò contro di lui nel 1973 durante il colpo di Stato di Ioannides.[23][32] Artisti, pittori, intellettuali che avevano pubblicamente espresso sentimenti anti-giunta o che avevano creato un'opera che criticava la dittatura, erano rinviati ai centri EAT/ESA,[32] usati per intimidire i dissidenti e diffondere la paura del dissenso.[32][35][36]

Le persone erano trattenute e segregate senza che l'EAT/ESA avvisasse nessuno per settimane o mesi, e alla fine, da allora in poi, fu consentita solo una comunicazione limitata con le loro famiglie attraverso la Croce Rossa greca.[37] La musica ad alto volume risuonava dai centri di detenzione per sopprimere le urla delle vittime."[23][38][37] Le tecniche di tortura includevano la privazione del sonno,[37]fame,[37] percosse,[38] e il ricatto psicologico che coinvolgeva i membri della famiglia.[38] L'intensità della violenza era tale che dopo le sessioni di tortura potevano verificarsi lesioni cerebrali,[38] come sperimentato dal maggiore dell'esercito greco Spyros Moustaklis, che rimase parzialmente paralizzato e incapace di parlare per il resto della sua vita dopo 47 giorni di tortura.[38]

Fallito colpo di Stato cipriota del 1974[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Colpo di Stato a Cipro del 1974.

Dopo aver terrorizzato con successo la popolazione, la nuova giunta cercò di realizzare le sue ambizioni di politica estera lanciando un colpo di Stato militare contro il presidente Makarios III di Cipro. Gizikis, come di consueto, fu obbligato emettendo l'ordine per il colpo di Stato per conto di Ioannides.[39]

Makarios, che era all'epoca sia arcivescovo che presidente di Cipro fu deposto da un colpo di Stato militare il 15 luglio 1974 e sostituito da Nikos Sampson. Tuttavia, il colpo di Stato fallì quando la Turchia reagì con l'operazione Attila il 20 luglio avviando l'invasione di Cipro.[40][41]

Questo disastro militare e politico per la Grecia e Cipro portò a migliaia di morti e centinaia di migliaia di profughi greco-ciprioti, traumatizzò profondamente il corpo politico greco a lungo termine e fu l'ultima goccia per Ioannides che aveva già istigato o partecipato a tre colpi di stato in sette anni, un record nella storia greca moderna, con risultati catastrofici per entrambi i paesi.[3]

Paralisi post-invasione del 1974[modifica | modifica wikitesto]

Subito dopo l'invasione turca di Cipro i dittatori, non aspettandosi un esito così disastroso, decisero finalmente che l'approccio di Ioannides fosse catastrofico per gli interessi del paese. La logica completa per le loro azioni successive, fino ad oggi, non è nota. L'analisi delle loro motivazioni può migliorare con il tempo man mano che emergono nuovi dettagli, ma sembra che i membri della giunta si siano resi conto che il governo di Androutsopoulos non poteva affrontare efficacemente la duplice crisi del conflitto di Cipro e dell'economia.[25] Androutsopoulos, descritto come una non entità politica, non ebbe il potere di negoziare efficacemente una fine onorevole della crisi di Cipro. È stato riportato che il presidente Gizikis comprese finalmente la necessità di un governo forte che potesse negoziare efficacemente la fine del conflitto di Cipro.[25]

Nelle prime ore della crisi di Cipro, i segnali di panico e l'indecisione nel governo della giunta erano chiaramente evidenti dalla reazione dell'opinione pubblica greca che nel mentre faceva irruzione nei supermercati e nei negozi di alimentari in tutta la Grecia, per il timore di una guerra totale con la Turchia e intuendo l'incapacità della giunta di governare. A ciò si aggiunsero gli ansiosi tentativi dei membri della giunta di comunicare e cedere il potere agli stessi membri dell'establishment democratico greco che avevano demonizzato, diffamato e calunniato come palaiokommatistes (ovvero vecchi uomini del sistema partitico) durante la dittatura.[14]

La giunta aveva anche lavorato duramente durante i sette anni al potere per creare una Nuova Grecia (Νέα Ελλάδα) sotto lo slogan di Ellas Ellinon Christianon (tradotto come Grecia dei Greci Cristiani)[27] completamente priva di qualsiasi legame con il vecchio sistema dei partiti e dei suoi politici.[42] Ora erano pronti a rinunciare a questa visione a quella stessa vecchia guardia che avevano diffamato.[14]

Questo paradosso è al centro del fenomeno noto come Metapolitefsi. Ci sono due possibili considerazioni che potrebbero aiutare a risolvere questo paradosso. In primo luogo, a causa del rischio di una guerra imminente con la Turchia, non c'era spazio per i negoziati durante la transizione dal governo militare a quello politico. La seconda ragione rilevava che, poiché i militari avevano fallito in un'area, mostrando una scarsa organizzazione durante i preparativi di guerra e, alla fine, non riuscendo a proteggere Cipro dall'invasione, perdendo anche ciò che restava del loro peso politico e non furono quindi in grado di resistere alle richieste dei politici.[14] Il secondo paradosso fu la lenta risposta di Karamanlis nel ripulire i militari dagli elementi della giunta. Sebbene l'esercito fosse politicamente molto debole all'epoca, Karamanlis procedette con grande cautela nell'eliminare i sostenitori della giunta ancora rimasti all'interno dell'esercito. Il secondo paradosso si spiega con il fatto che all'epoca, a causa della crisi di Cipro, Karamanlis non volle procedere con misure che avrebbero abbassato il morale dell'esercito, e quindi indebolito i militari, in un momento di crisi con la Turchia.[14]

Rinuncia al potere della giunta[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'invasione di Cipro da parte dei turchi, i dittatori abbandonarono alla fine Ioannides e le sue politiche. Il 23 luglio 1974, il presidente Gizikis convocò una riunione di politici della vecchia guardia, tra cui Panagiotis Kanellopoulos, Spyros Markezinis, Stephanos Stephanopoulos, Evangelos Averoff e altri. All'incontro parteciparono anche i vertici delle forze armate. L'agenda era quella di nominare un governo di unità nazionale con il mandato di guidare il paese alle elezioni e allo stesso tempo di districare onorevolmente la Grecia da uno scontro armato con la Turchia.[8][42] Gizikis propose, in un primo momento, che i ministeri chiave della Difesa, dell'Ordine Pubblico e degli Interni fossero controllati dai militari, ma questa idea fu sommariamente respinta.[43]

L'ex primo ministro Panagiotis Kanellopoulos fu originariamente suggerito come capo del nuovo governo ad interim. Era il legittimo Primo Ministro originariamente deposto dalla dittatura e un distinto politico veterano che aveva ripetutamente criticato Papadopoulos e il suo successore. Furiose battaglie erano ancora in corso nel nord di Cipro e il confine della Grecia con la Turchia in Tracia era teso quando i greci scesero in piazza in tutte le principali città, celebrando la decisione della giunta di rinunciare al potere prima che la guerra a Cipro potesse estendersi in tutto l'Egeo.[8][42] I colloqui ad Atene, però, non stavano andando da nessuna parte con l'offerta di Gizikis a Panayiotis Kanellopoulos di formare un governo.[42]

Tuttavia, dopo che tutti gli altri politici se ne andarono senza prendere una decisione, Evangelos Averoff rimase nella sala riunioni. Telefonò a Karamanlis a Parigi per valutarlo sugli sviluppi e sollecitarlo a tornare in Grecia e, in seguito alla chiamata, ingaggiò ulteriormente Gizikis.[24] Insistette sul fatto che Costantino Karamanlis, primo ministro della Grecia dal 1955 al 1963, fosse l'unica personalità politica in grado di guidare un governo di transizione di successo, tenendo conto delle nuove circostanze e dei pericoli sia all'interno che all'esterno del paese. Gizikis e i capi delle forze armate inizialmente espressero riserve, ma alla fine si convinsero delle argomentazioni di Averoff.[42] L'ammiraglio Arapakis fu il primo, tra i capi militari partecipanti, ad esprimere il suo sostegno a Karamanlis. Dopo l'intervento decisivo di Averoff, Gizikis telefonò a Karamanlis nel suo appartamento di Parigi e lo pregò di tornare.[8] Karamanlis inizialmente esitò, ma Gizikis gli promise che i militari non avrebbero più interferito negli affari politici della Grecia.[44] Altri membri della giunta si unirono a Gizikis nel suo impegno.[44]

Durante il suo soggiorno in Francia, Karamanlis fu una spina del fianco della giunta perché possedeva la credibilità e la popolarità che mancavano sia in Grecia che all'estero e criticandola anche spesso.[8] Fu chiamato a porre fine al suo esilio autoimposto e a riportare la Democrazia nel luogo dove era stata originariamente creata.[42]

Alla notizia del suo imminente arrivo, la folla acclamante ateniese scese in strada cantando: "Ερχεται! αι!" " Ecco che arriva! Eccolo che arriva! "[42] Celebrazioni simili scoppiarono in tutta la Grecia. Anche gli ateniesi a decine di migliaia si recarono all'aeroporto per salutarlo.[8][45]

Giuramento di Karamanlis[modifica | modifica wikitesto]

Il 23 luglio 1974 Karamanlis tornò ad Atene col jet Mystère 20 del presidente francese messo a sua disposizione dal presidente Valéry Giscard d'Estaing, un caro amico personale.[8] Alle 4 del mattino del 24 luglio 1974, Karamanlis prestò giuramento come Primo Ministro della Grecia dall'arcivescovo Seraphim di Atene, con Gizikis presente alla cerimonia.[43] Successivamente, Gizikis rimase temporaneamente al potere per ragioni di continuità giuridica.[46][47]

Nonostante si trovasse di fronte a una situazione politica intrinsecamente instabile e pericolosa, che lo costrinse a dormire a bordo di uno yacht sorvegliato da un cacciatorpediniere navale per diverse settimane dopo il suo ritorno, Karamanlis si mosse rapidamente per disinnescare la tensione tra Grecia e Turchia, che era arrivata sull'orlo di guerra per la crisi di Cipro e avviò il processo di transizione dal governo militare a una democrazia pluralista.[11]

Metapolitefsi[modifica | modifica wikitesto]

Strategia di democratizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Gli eventi che portarono alla metapolitefsi e le tradizionali debolezze delle istituzioni politiche e sociali greche non favorirono una strategia globale verso la democrazia.[48] La società civile non era preparata ad articolare una strategia di transizione "dal basso" e i gruppi di resistenza erano frammentati, nonostante il loro fascino politico. Pertanto il processo di transizione divenne un progetto "dall'alto", il cui peso dovette ricadere sulle spalle di Karamanlis.[48][49]

Karamanlis legalizzò dapprima il Partito Comunista di Grecia (KKE) che era stato costantemente demonizzato dalla giunta, usando questa mossa politica come elemento di differenziazione tra la rigidità della giunta sulla questione che tradiva il suo totalitarismo e il suo approccio da realpolitik affinato da anni di pratica della democrazia. La legalizzazione del Partito Comunista fu anche intesa come un gesto di una politica di inclusione e di riavvicinamento.[50] Allo stesso tempo, Karamanlis liberò anche tutti i prigionieri politici e graziò tutti i crimini politici contro la giunta.[17] Questo approccio fu accolto calorosamente dal popolo, a lungo stanco delle polemiche divisive della giunta. Seguendo il proprio tema della riconciliazione adottò anche un approccio misurato per rimuovere collaboratori e funzionari della dittatura dalle posizioni che ricoprivano nella burocrazia governativa e, volendo inaugurare ufficialmente al più presto la nuova era democratica nella politica greca, dichiarò che le elezioni si sarebbero tenute nel novembre 1974, appena quattro mesi dopo il crollo del regime dei colonnelli. Inoltre, Karamanlis volle distinguere tra l'estrema destra, screditata dalla sua associazione con la giunta, e la legittima destra politica.[51] I processi alla giunta e le conseguenti severe condanne ai principali membri dei suoi membri furono un forte segnale che la destra parlamentare disapprovava l'usurpazione del potere con l'utilizzo di metodi extra-costituzionali.[51] Allo stesso tempo, Karamanlis si ritirò dalla parte militare della NATO e sollevò interrogativi sulle basi militari degli Stati Uniti in Grecia, inviando un forte segnale che l'orientamento della Grecia fino a quel momento fortemente filo-occidentale non sarebbe stato più assunto come un dato di fatto,[51] e per indicare il dispiacere della Grecia per l'inerzia dei suoi alleati durante l'invasione turca di Cipro.[12][52] Karamanlis segnalò anche l'indebolimento della dipendenza della Grecia dagli Stati Uniti dando priorità all'ascesa della Grecia nell'Unione Europea, che era stata congelata durante gli anni della giunta, e riuscendoci.[51] Il suo slogan durante la sua campagna per promuovere l'adesione della Grecia all'Unione europea fu "La Grecia appartiene all'Occidente".[53]

La durata relativamente breve della dittatura greca rispetto alle sue omologhe in Spagna e Portogallo che durava da decenni, facilitò una rapida transizione al governo democratico.[12] Il disastro di Cipro rafforzò anche le forze democratiche, compresi gli ufficiali democratici dell'esercito greco che contribuirono alla democratizzazione delle forze armate post-metapolitefsi.[12] Il governo di Karamanlis annullò la costituzione della giunta del 1968 e la sostituì con la legge fondamentale del 1952 modificata con la disposizione che la nomina dei capi militari in posizioni strategiche doveva essere effettuata da un governo civile.[12] Nelle elezioni parlamentari del novembre 1974, Karamanlis con il suo partito conservatore appena formato, non a caso chiamato Nuova Democrazia (Νέα Δημοκρατία, traslitterato come Nea Demokratia) ottenne una massiccia maggioranza parlamentare e fu eletto Primo Ministro. Le elezioni furono presto seguite dal referendum del 1974 sull'abolizione della monarchia e l'istituzione della Terza Repubblica Ellenica.

Nel gennaio del 1975 i membri della giunta vennero formalmente arrestati e ai primi di agosto dello stesso anno il governo di Konstantinos Karamanlis presentò le accuse di alto tradimento e di ammutinamento contro Georgios Papadopoulos e diciannove altri corresponsabili della giunta militare.[54] Il processo di massa, descritto come "la Norimberga greca", fu allestito nella prigione di Korydallos sotto le rigide misure di sicurezza e venne trasmesso in televisione.[54] Mille soldati armati di mitra assicurarono la sicurezza.[54] Le strade che portavano al carcere erano pattugliate da carri armati.[54] Papadopoulos e Ioannides furono condannati a morte per alto tradimento. Queste condanne furono poi commutate in ergastolo dal governo di Karamanlis.[55] Questo processo fu seguito da un secondo processo incentrato sugli eventi della rivolta del Politecnico di Atene.[56]

Un piano per concedere l'amnistia ai capi della giunta da parte del governo Konstantinos Mitsotakis nel 1990 fu annullato dopo le proteste di conservatori, socialisti e comunisti.[57] Papadopoulos morì in ospedale nel 1999 dopo essere stato trasferito da Korydallos mentre Ioannides rimase in carcere fino alla sua morte nel 2010.[58]

L'adozione della Costituzione del 1975 da parte del neoeletto parlamento ellenico solennizzò la nuova era del governo democratico. La commissione parlamentare che propose la bozza costituzionale era presieduta da Costantino Tsatsos, un accademico, ex ministro e amico intimo di Karamanlis, che fu il primo presidente eletto della Grecia (dopo la metapolitefsi) dal 1975 al 1980.[59]

Primi anni dopo la transizione[modifica | modifica wikitesto]

La Nuova Democrazia di Karamanlis continuò a vincere agilmente le prime elezioni libere post-giunta nel 1974 con 220 seggi su 300, con l'Unione di Centro che guadagnò 60 seggi, il PASOK 12 di Andreas Papandreou, mentre la Sinistra Unita entrò in parlamento con 8 seggi.[60] La grande vittoria di Karamanlis nel 1974 dimostrò un grande cambiamento nella politica greca, senza dare motivo di azione agli elementi della giunta relativamente inattivi, ma ancora pericolosi.[60] Tre anni dopo, con la crisi del 1974 sempre più sullo sfondo, il comodo margine di Nuova Democrazia si ridusse nelle elezioni parlamentari greche del 1977, a causa di un crescente spostamento della politica greca verso sinistra.[60] Karamanlis continuò a essere primo ministro fino al 10 maggio 1980, quando gli successe Tsatsos come presidente della Grecia e in seguito coabitò per quattro anni (1981-1985) con il suo feroce avversario politico e leader del PASOK, il partito socialista greco, il primo ministro Andreas Papandreou.

Le opinioni politiche e sociali esposte dal PASOK erano in antitesi alle politiche di centrodestra seguite dal governo conservatore di ND (1974-1981). Secondo Ino Afentouli, l'espressione politica della metapolitefsi, ovvero l'avvento al potere di un leader conservatore come Karamanlis, non corrispondeva ai cambiamenti avvenuti nel frattempo nella società greca. Pertanto, questa corrente si oppose spesso ai governi di ND, disdegnava la vecchia élite politica centrista espressa dall'Unione di Centro - Nuove Forze (e dal suo leader Georgios Mavros) e spinse l'ascesa al potere del PASOK e di Papandreou nelle elezioni del 1981.[61] Dal 1974 Papandreou contestò le scelte di Karamanlis e si oppose al suo ruolo dominante nella definizione della democrazia post-1974, mentre altre forze politiche dell'opposizione, come l'Unione di Centro - Nuove Forze e l'EDA occasionalmente gli offrirono un supporto inconsistente, specialmente durante il 1974-1977.[48]

Nelle elezioni del 1981 Papandreou usò come slogan "cambiamento" come motto (greco: αλλαγή). Alcuni analisti, tra cui Afentouli, considerano la vittoria del PASOK sotto Papandreou come il culmine della metapolitefsi del 1974, dato che la caduta della giunta non era stata accompagnata dall'ascesa di nuovi poteri politici, ma piuttosto dalla ripresa del potere da parte della vecchia guardia di politici.[61]

Tuttavia Karamanlis è riconosciuto per il suo riuscito ripristino della democrazia e la riparazione dei due grandi scismi nazionali legalizzando inizialmente il Partito comunista e stabilendo in Grecia il sistema della democrazia presidenziale.[62][63][64] Il successo del suo perseguimento nei confronti della giunta durante i processi della giunta e le pesanti condanne inflitte ai capi della giunta hanno anche inviato un messaggio all'esercito che l'epoca dell'immunità dalle violazioni costituzionali da parte dei militari era finita.[63] Si riconosce anche che la politica di integrazione europea di Karamanlis pose fine al rapporto paternalistico tra Grecia e Stati Uniti.[63]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ AA VV, Il secolo dei dittatori, Neri Pozza, 12 novembre 2020, ISBN 978-88-545-2201-5. URL consultato il 13 novembre 2021.
  2. ^ a b James Edward Miller, The United States and the Making of Modern Greece: History and Power, 1950–1974, Univ of North Carolina Press, 2009, p. 172, ISBN 978-0-8078-3247-9.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Ioannis Tzortzis, University of Birmingham "The Metapolitefsi that Never Was: a Re-evaluation of the 1973 ‘Markezinis Experiment’" via the Internet Archive
    Primary link from LSE Archiviato il 21 giugno 2013 in Internet Archive.
  4. ^ a b c d The Smiling Juggler Gli archivi di Time Magazine citano: "Allo stesso tempo, Papadopoulos ha chiesto le dimissioni dei 13 militari nel suo Gabinetto e ha chiesto a Markezinis di formare un nuovo Gabinetto civile da giurare in questa settimana". e "Due mesi fa, ha posto fine alla legge marziale, ha dichiarato un'amnistia per i prigionieri politici e ha annunciato che le elezioni parlamentari si sarebbero tenute nel 1974. Anche la musica cadenzata e a lungo bandita dell'amatissimo compositore greco, Mikis Theodorakis (attualmente su un tournée di concerti), viene portato fuori dal deposito dello stato di polizia. Il movimento verso la liberalizzazione è progettato per riconquistare il tanto necessario capitale di investimento straniero e alleviare l'ostilità europea verso l'offerta della Grecia per la piena adesione al mercato comune". lunedì 15 ottobre 1973 Estratto il 6 luglio 2008
  5. ^ a b The Poly-Papadopoulos Time Magazine archives Monday, 3 aprile 1972
  6. ^ a b c d e f g h i j "Past present" citazione: 9 ottobre 1973
  7. ^ a b c George Kassimeris, Inside Greek Terrorism, Oxford University Press, 2013, pp. 14–17, ISBN 978-0-19-933339-4.
  8. ^ a b c d e f g h HP-TIME.COM, "I Am with You, Democracy Is with You", su time.com (archiviato dall'url originale il 13 dicembre 2008).
  9. ^ George A. Kourvetaris e Betty A. Dobratz, A Profile of Modern Greece: In Search of Identity, Clarendon Press, 1987, p. 154, ISBN 978-0-19-827551-0.
    «Greek students were being repressed by the military dictatorship. The culmination of repression was marked by the November .»
  10. ^ To Pontiki: Archiviato il 6 ottobre 2011 in Internet Archive. Κώστας Γεωργάκης: Η τραγική θυσία που κλόνισε τη χούντα. (Kostas Georgakis: The tragic sacrifice which shook the junta) (In Greek) Link not working but kept for historical purposes. Use working link below

    Mirror of Pontiki article retrieved 17 March 2010 Archiviato il 21 luglio 2011 in Internet Archive.
  11. ^ a b c David Glass, All was not what it seemed in early junta days, su athensnews.gr (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
  12. ^ a b c d e Zoltan Barany, The Soldier and the Changing State: Building Democratic Armies in Africa, Asia, Europe, and the Americas, Princeton University Press, 16 settembre 2012, pp. 132–137, ISBN 1-4008-4549-1.
  13. ^ Constantine P Danopoulos, Robin A Remington e James Brown, The Decline Of Military Regimes: The Civilian Influence, Taylor & Francis, 21 giugno 2019, pp. 215, ISBN 978-1-00-031579-0.
  14. ^ a b c d e Pablo De Greiff e Alexander Mayer-Rieckh, Justice As Prevention: Vetting Public Employees in Transitional Societies, SSRC, 2007, pp. 124–127, ISBN 978-0-9790772-1-0.
  15. ^ Eleftherotypia Archiviato il 20 dicembre 2008 in Internet Archive. quote: "Παρατηρείται, λοιπόν, το πρώτο εννιάμηνο του 1968, από την ανάληψη της πρωθυπουργίας από τον Γεώργιο Παπαδόπουλο μέχρι το «δημοψήφισμα» για το νέο Σύνταγμα τον Σεπτέμβριο, μια βαθιά ρήξη στους κόλπους της χούντας που αφορά τον προσανατολισμό της «επανάστασης»." Traduzione: Così, nei primi nove mesi del 1968, dall'assunzione della Presidenza del Consiglio da parte di George Papadopoulos fino al "referendum" [si sviluppa] per la nuova Costituzione di settembre, una profonda spaccatura all'interno della giunta circa l'orientamento della "rivoluzione"

    Backup from Internet Archive

  16. ^ a b c Recent Social Trends in France, 1960–1990 Michel Forsé et al. International Research Group on the Comparative Charting of Social Change in Advanced Industrial Societies cita: "La dittatura è stata imposta in un momento storico in cui la società greca stava cercando di sfuggire alla struttura del dopoguerra civile. Gli anni '60 sono caratterizzati da un processo di cambiamento sociale (nel 1960 il rapporto tra popolazione rurale e urbana diventa per la prima volta 1:1 aprendo così la strada alla rapida urbanizzazione della popolazione). Gli anni '60 sono caratterizzati anche dall'accettazione della fine del conflitto civile e, in connessione di questi due, dall'esigenza di democratizzare il sistema politico e di ampliare la partecipazione ai processi politici, economici e sociali. Lo sviluppo economico, l'allargamento del mercato ecc. portano alla contraddizione tra, da un lato, l'accettazione sociale dell'economia di mercato e dell'integrazione sociale e, dall'altro, la conservazione di un sistema politico fondato sulla logica del conflitto civile e la conseguenza della vittoria militare. La società greca degli anni '60 aveva superato le condizioni, che contraddistinguevano gli anni '40 e '50, e pretendeva l'appianamento dell'esercizio del potere. Richiede la riforma della legalizzazione e dei termini di funzionamento del sistema. Forse le elezioni del febbraio 1964 sono l'espressione più completa di questa volontà popolare. Con l'imposizione della dittatura, la società greca perde sostanzialmente il contatto con gli sviluppi apparentemente decisivi del mondo democratico occidentale,... La Grecia si trova bruscamente esclusa da questo processo." pp. 11–12 ISBN 0-7735-0887-2
  17. ^ a b ΑΝΟΔΟΣ ΚΑΙ ΠΑΡΑΚΜΗ ΤΗΣ ΕΛΛΗΝΙΚΗΣ ΑΣΤΙΚΗΣ ΔΗΜΟΚΡΑΤΙΑΣ Archiviato l'8 settembre 2005 in Internet Archive. (Ascesa e declino della democrazia: articolo online)
  18. ^ "Thirty years ago...", Athens News, 2 July 2004 quote 1: On the night of July 23, 1974, a military dictatorship that had ruled the country with its iron fist for more than seven years, collapsed, paving the way for the bloodless restoration of democracy in its birthplace. It was a catharsis of sorts to a modern Greek drama quote 2 A disastrous civil war in the 40s and an impaired democracy that since then had nourished the colonels-turned-dictators who killed it in 1967 were left behind the line. ATHENS NEWS, 02/07/2004 page: A06 Article code: C13073A061 via the Internet archive
  19. ^ a b Ioannides the invisible dictator quote: "«Ο Μίμης είναι αρσακειάς. Δεν θα έκανε ποτέ κάτι τέτοιο»." Translation: ""Mimis [nickname for Dimitrios, Ioannides's first name] is an "Arsakeias", he would never do something like that"."
  20. ^ a b "Greece marks '73 student uprising", and:the notorious Brigadier Dimitrios Ioannidis now serving a life sentence for his part in the 1967 seizure of power –immediately scrapped a programme of liberalisation introduced earlier and: His was but to do the bidding of a junta strongman who had never made a secret of his belief that Greeks were not ready for democracy. Athens News, 17 November 1999 article code: C12502A013 via Internet Archive
  21. ^ Eleftherotypia Unrepentant for the Dictatorship Retrieved 15 agosto 2008
  22. ^ a b BBC: On this day quote: A military communiqué announced the overthrow of the government was supported by the army, navy and air force and said it was a "continuation of the revolution of 1967", when the Greek colonels, headed by Mr Papadopoulos, seized control. The statement went on to accuse Mr Papadopoulos of "straying from the ideals of the 1967 revolution" and "pushing the country towards parliamentary rule too quickly".
  23. ^ a b c d e f g Albert Coerant, "The boy who braved the tanks" and: The ferocious ESA, the military police, excerpted its terror daily, Athens News, 16 November 2001 page: A08 Article code: C12936A081 via the Internet Archive
  24. ^ a b Mario Modiano ('The Times' corrispondente ad Atene), "A long, happy summer night 30 years ago", Athens News, 23 luglio 2004
  25. ^ a b c New York Times Phaidon Gizikis, '73 Greek Junta Officer, 82 By ERIC PACE Published: 30 July 1999 Retrieved 19 August 2008 quote: "In the summer of 1974, Greek officials said pressure built up within the military to go back to its barracks when it became obvious that the Government of Prime Minister Adamandios Androutsopoulos, a political nonentity who was appointed after the 1973 coup, could not respond effectively to growing economic problems and to a crisis that had arisen over Cyprus."
  26. ^ Ethnikon Idryma Radiophonias (EIR) Broadcasts of Papadopoulos press conferences: 1967-onward
  27. ^ a b Diane Shugart, "The colonels' coup and the cult of the kitsch", Athens News, 20 aprile 1997 by Dianne Shugart page: A01 Article code: C11726A014 via the Internet Archive
  28. ^ Gonda Van Steen, Stage of Emergency: Theater and Public Performance Under the Greek Military Dictatorship of 1967–1974, Oxford University Press, 2015, pp. 92–93, ISBN 978-0-19-871832-1.
  29. ^ Marios Nikolinakos, Widerstand und Opposition in Griechenland: vom Militärputsch 1967 zur neuen Demokratie, Luchterhand, 1974, p. 237, ISBN 978-3-472-88003-5.
    «Ioannidis gilt als Purist und Moralist, eine Art griechischer Khadafi»
  30. ^ (EN) Brigadier General Dimitrios Ioannidis: Soldier who served life, su The Independent, 22 ottobre 2011. URL consultato il 13 novembre 2021.
  31. ^ (EL) Χρ Ζ Καρανικας, Η ανατολή της Δημοκρατίας, su Ειδήσεις - νέα - Το Βήμα Online, 24 novembre 2008.
  32. ^ a b c d e f g The Psychological Origins of Institutionalized Torture By Mika Haritos-Fatouros Published by Routledge, 2003 ISBN 978-0-415-28276-5. 270 pages pp. 28–34, quote: "Under the 1967-1874 military dictatorship in Greece, torture had two primary functions: the gathering of information to use against its opponents, and the intimidation of dissidents and anyone who might contemplate becoming a dissident. The military police, ESA, were responsible for most of the torture. Their headquarters and major centre of interrogation in Athens was called EAT/ESA, a place deliberately created to "make all Greece tremble"and "In 1975 shortly after the fall of the military regime, two trials of EAT/ESA soldiers and conscript soldiers were held in Athens. Those trials offered the first, full public disclosure of the effect of the culture of torture on both the victims and the victimizers. As two of only a very few public trials of torturers in human history, these are known as the Criminals' Trials (Amnesty International (1977b)" and

    "Ironically Papadopoulos law which gave "extraordinary legal powers to ESA", reference on page 33.and In fact, the Military Police "Special Interrogation Section," EAT/ESA, was the regime's main agent of terror on page 33 Also "Praetorian Guard" reference on page 34. "Any ESA man is equal to a major in the army" on page 34 By Google Books
  33. ^ "Past present", Athens News, 2 maggio 2003 citazione: After weeks of gruesome interrogation in the infamous military police (ESA) torture chambers, Panagoulis was sentenced to death by a court martial on 17 November 1968. Article by Dimitris Yannopoulos ATHENS NEWS, 02/05/2003, pagina: A13 Article code: C13012A131 via the Internet archive
  34. ^ Political prisoners network Archiviato il 10 febbraio 2009 in Internet Archive. quote: 12.00 a.m. – 1.00 p.m.: Commemoration and press conference at the EAT-ESA (EAT-ESA is a museum today, and it was used as a torture centre of the gendarmery during the military junta)
  35. ^ Gerhard Besier e Katarzyna Stokłosa, European Dictatorships: A Comparative History of the Twentieth Century, Cambridge Scholars Publishing, 3 gennaio 2014, p. 205, ISBN 978-1-4438-5521-1.
    «He was followed by Brigadier General Dimitrios Ioannidis of the dreaded secret police, who moved even more brutally against the regime's opponents.»
  36. ^ Christopher Hitchens, The Trial of Henry Kissinger, McClelland & Stewart, 24 aprile 2012, p. 128, ISBN 978-0-7710-3921-8.
    «He admits as much himself, by noting that the Greek dictator Dimitrios Ioannides, head of the secret police, was ... His police state had been expelled from the Council of Europe and blocked from joining the EEC, and it was largely the ...»
  37. ^ a b c d To Vima online Intervista con Nikos Konstantopoulos. Citazione: Δεν θα ξεχάσω τις τρεις – τέσσερις πρώτες μέρες μου στην ΕΑΤ-ΕΣΑ. Ημουν σε ένα κελί, αναγκασμένος μετά από πολύ ξύλο να στέκω όρθιος και να περπατώ συνέχεια, χωρίς νερό και φαΐ... Είχε παράθυρο το κελί σας; «Στην αρχή είχε μόνο έναν μικρό φεγγίτη. Μετά όμως με την παρέμβαση του Ερυθρού Σταυρού μού άνοιξαν ένα παράθυρο». . Translation: Non dimenticherò i miei primi tre - quattro giorni all'EAT-ESA. Ero in una cella, costretto dopo tante percosse ad alzarmi e camminare continuamente, senza acqua e senza cibo... La tua cella aveva una finestra? "All'inizio aveva solo un piccolo lucernario. Ma poi con l'intervento della Croce Rossa mi hanno aperto una finestra
  38. ^ a b c d e Reportage without frontiers from ET (Greek National TV) (translation by Google)
    Original link through Internet Archive Interview with Vice Admiral Konstantinos Dimitriadis quote: The fai (editor's note:food) was filled with salt. Απειλές. Threats. Ορισμένοι μάλιστα υπέστησαν κι απειλές ηθικής τάξεως. Some even suffered threats and Ethic (editor's note: Indecent threats). Ότι οι γυναίκες τους και τα λοιπά και κάτι μονταρισμένες φωτογραφίες με σκάνδαλα να το πούμε έτσι. That women and the other something mounted photos with scandals to say (editor's note: Falsified pictures depicting prisoners' wives involved in morally scandalous behaviour). Με απειλές, με τέτοια πράγματα και υβρεολόγιο. With threats, with such things and profanity. Νυχθημερόν να παίζει κάποιο ραδιόφωνο. Nychthimeron (ed note: Day and night the radio was playing) to play a radio. Ένα ραδιόφωνο με διάφορα τραγούδια εκείνης της εποχής και τα λοιπά. A radio with various songs of the time and so on. Και μαγνητόφωνα με κραυγές για να σπάσει το ηθικό, ας πούμε. And tape with cries to break the morale, say. (Editor's note: Tapes with screams to break the morale of the prisoners) Αυτά και βέβαια ορισμένοι, δεν υπέστησαν όλοι με τον ίδιο τρόπο την μείωση αυτή. Those are certainly some, not all were in the same way to reduce this. (Editor's note: Not all prisoners suffered this on the same level) Είχανε κάτι ζωστήρες. Eichane zostires something (editor's note: They had belts (for beating)). Το κορύφωμα βέβαια ήταν του Μουστακλή ο οποίος χτυπήθηκε άσχημα και βγήκε εκτός ο άνθρωπος. The culmination of the course was Moustaklis who severely beaten and got out of the man. Editor's note: The worst was Moustaklis who was beaten so badly he went mad (Translation by Google with editor's notes for clarification)
    Original Greek interview from the rwf archive through the Internet Archive
  39. ^ "Coup order", Athens News, 5 August 1997 page: A03 Article code: C11813A031 via the Internet archive
  40. ^ Farid Mirbagheri, Historical Dictionary of Cyprus, Scarecrow Press, 2010, p. 83, ISBN 978-0-8108-5526-7.
  41. ^ Richard C. Frucht, Eastern Europe: An Introduction to the People, Lands, and Culture, ABC-CLIO, 31 dicembre 2004, p. 880, ISBN 978-1-57607-800-6.
    «The process reached a critical threshold in 1974 when a botched nationalist coup instigated by the Greek junta against the Cypriot government was used as a pretext by Turkey to invade and occupy the northern part of the island. Greece and ...»
  42. ^ a b c d e f g "Past present", Athens News, 22 luglio 2005 Articolo di Dimitris Yannopoulos, 22/07/2005 codice articolo: C13140A171 via Internet archive
  43. ^ a b (EN) Obituary: General Phaedon Gizikis, su The Independent, 4 agosto 1999. URL consultato il 13 novembre 2021.
  44. ^ a b New York Times obituary Phaidon Gizikis, '73 Greek Junta Officer, 82 30 July 1999 Retrieved 18 August 2008
  45. ^ Nick Michaelian, "The real unsung heroes", Athens News, 16 July 2004. Thousands went to the airport to greet him., page: A04 Article code: C13075A041 via the Internet Archive
  46. ^ BBC News On This Day Retrieved 20 July 2008
  47. ^ Athens News on Metapolitefsi Archiviato il 6 novembre 2007 in Internet Archive.
  48. ^ a b c Michalis Spourdalakis, Securing Democracy in Post-Authoritarian Greece: The Role of Political Parties, Stabilizing Fragile Democracies: New Party Systems in Southern and Eastern Europe, Routledge 1995, p. 168. ISBN 0-415-11802-6
  49. ^ T. Pappas, Populism and Crisis Politics in Greece, Springer, 16 luglio 2014, pp. 15–17, ISBN 978-1-137-41058-0.
  50. ^ Theodore A. Couloumbis (a cura di), Greece in the Twentieth Century, Psychology Press, 2003, pp. 160–173, ISBN 978-0-7146-5407-2.
  51. ^ a b c d Richard Clogg, Parties and Elections in Greece: The Search for Legitimacy, Duke University Press, 1987, pp. 212–213, ISBN 0-8223-0794-4.
  52. ^ Hagen Fleisher, Authoritarian Rule in Greece (1934–1974) and Its Heritage, in Jerzy W. Borejsza (a cura di), Totalitarian and Authoritarian Regimes in Europe: Legacies and Lessons from the Twentieth Century, Berghahn Books, 2006, p. 244, ISBN 978-1-57181-641-2.
  53. ^ T. Pappas, Populism and Crisis Politics in Greece, Springer, 16 luglio 2014, p. 51, ISBN 978-1-137-41058-0.
  54. ^ a b c d The Colonels on Trial Time Magazine
  55. ^ Decision 477/1975 of the five-member Court of Appeal, which the Court of Cassation upheld (Decision 59/1976). See Pantelis Antonis, Koutsoumpinas Stephanos, Gerozisis Triantafyllos (eds), Texts of Constitutional History, II, Athens: Antonis Sakkoulas, 1993, p. 1113. ISBN 960-232-020-6
  56. ^ Book: The Trials of the Junta, 12 Volumes Pericles Rodakis (publisher), The Trials of the Junta: A: The Trial of the Instigators, B: The Trial of the Polytechnic, C: The Trials of the Torturers (Περικλής Ροδάκης (εκδ.), Οι Δίκες της Χούντας: Α: Η Δίκη των Πρωταιτίων, Β: Η Δίκη του Πολυτεχνείου, Γ: Οι Δίκες των Βασανιστών, 12 τόμοι, Αθήνα 1975–1976)
  57. ^ Greece Cancels Plan to Pardon Ex-Junta Members Time Magazine 31 dicembre 1990
  58. ^ Former dictator Ioannidis dies at 87, in Kathimerini, 17 agosto 2010. URL consultato il 4 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2010).
  59. ^ Professor of European Politics Jan Zielonka, Jan Zielonka e Alex Pravda, Democratic Consolidation in Eastern Europe: Volume 1: Institutional Engineering, Oxford University Press, 14 giugno 2001, p. 60, ISBN 978-0-19-924167-5.
  60. ^ a b c Giannēs Koliopoulos, John S. Koliopoulos e Thanos M. Veremis, Greece: The Modern Sequel, from 1831 to the Present, NYU Press, 30 ottobre 2002, pp. 102–101, ISBN 978-0-8147-4767-4.
  61. ^ a b Ino Afentouli, The Greek Media Landscape, Greece in the Twentieth Century, Routledge 2003, pp. 172–176. ISBN 0-7146-5407-8
  62. ^ Ελληνοαμερικανικές σχέσεις 1974–1999 Tου Θεοδωρου Κουλουμπη Article by Theodoros Kouloumbis from ekathimerini
    Backup link from Internet Archive
  63. ^ a b c Hellenic Foundation of European and Foreign Policy quote: "Ο Κωνσταντίνος Καραμανλής, παρά τους δισταγμούς του Χένρι Κίσινγκερ στην Ουάσιγκτον, επέστρεψε από το Παρίσι τα χαράματα της 24ης Ιουλίου του 1974 και ανέλαβε την τεράστια ευθύνη της αυθεντικής εδραίωσης των δημοκρατικών θεσμών στην τόσο ταλαιπωρημένη του χώρα. Η μετάβαση στη δημοκρατία έγινε με τρόπο υποδειγματικό από τον Ελληνα Μακεδόνα ηγέτη. Οι δύο μεγάλοι διχασμοί του 20ού αιώνα γεφυρώθηκαν με τη νομιμοποίηση των κομμουνιστικών κομμάτων και με το δημοψήφισμα για το πολιτειακό που καθιέρωσε το σύστημα της προεδρευόμενης δημοκρατίας. Οι δίκες των πρωταιτίων της χούντας με αυστηρότατες ποινές (ισόβια δεσμά) πέρασαν το μήνυμα στις ένοπλες δυνάμεις ότι η περίοδος της ατιμωρησίας των αντισυνταγματικών παρεμβάσεων του στρατού στην πολιτική είχε περάσει ανεπιστρεπτί. Και χωρίς αμφιβολία, το μεγαλύτερο επίτευγμα του Καραμανλή ήταν η ένταξη της Ελλάδας στην Ευρωπαϊκή Κοινότητα (σήμερα Ευρωπαϊκή Ενωση) την 1η Ιανουαρίου του 1981. Ισως περισσότερο από οποιαδήποτε άλλη εξέλιξη η ένταξη της Ελλάδας στην Ευρώπη άλλαξε τη μορφή και την ποιότητα της ελληνοαμερικανικής δυαδικής σχέσης. Η πατερναλιστική κατατομή προστάτη – προτατευόμενου θα περνούσε έκτοτε μέσα από ένα διαρθρωτικό φίλτρο με το όνομα «Βρυξέλλες»."
    Alternate link from Kathimerini
  64. ^ Britannica Konstantinos Karamanlis: statista greco che è stato primo ministro dal 1955 al 1963 e di nuovo dal 1974 al 1980. Ha poi prestato servizio come presidente dal 1980 al 1985 e dal 1990 al 1995. Karamanlis ha dato alla Grecia un governo competente e stabilità politica mentre le sue politiche economiche conservatrici hanno stimolato l'economia in crescita. Nel 1974-75 ha restaurato con successo la democrazia e il governo costituzionale in Grecia dopo che il governo di una giunta militare era crollato.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]