Messa in do minore K 427

Messa in Do minore
CompositoreWolfgang Amadeus Mozart
TonalitàDo minore
Tipo di composizionemessa cattolica
Numero d'operaK 427
Epoca di composizioneVienna, 17 agosto 1782-maggio 1783
Prima esecuzioneSalisburgo, Chiesa di San Pietro, 25 agosto 1783
PubblicazioneAndré, Offenbach, 1840
AutografoConservato nella Nationalbibliothek di Berlino
Durata media60 min.
Organico
  • 2 soprani, tenore, basso, doppio coro misto
  • flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, archi, organo
Movimenti
  1. Kyrie
  2. Gloria
  3. Credo
  4. Sanctus
  5. Benedictus

La Messa in do minore (in tedesco Große Messe in c-Moll) K1 427 (K6 417a), nota anche come Grande Messa, è una messa composta da Wolfgang Amadeus Mozart a Vienna negli anni 1782-1783. L'opera è incompiuta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Mozart si impegnò a comporre una Messa come voto affinché le difficoltà che si frapponevano al suo matrimonio con Constanze si risolvessero e, una volta divenuta sua moglie, potesse condurla a Salisburgo per farla conoscere al padre Leopold che si opponeva al matrimonio.[1]

Il 4 agosto 1782 il matrimonio ebbe luogo a Vienna, nel duomo di Santo Stefano, e il giorno seguente giunse anche il sospirato consenso del padre. Il viaggio a Salisburgo dovette attendere sino a luglio del 1783 sia per gli impegni di Mozart sia per la gravidanza di Constanze, che il 17 giugno 1783 diede alla luce il primo figlio, il quale vivrà appena due mesi.

A Salisburgo Mozart arrivò con la partitura della messa composta per oltre la metà: Kyrie e Gloria erano completi, Sanctus e Benedictus erano composti "in particella" (parti vocali, primi e secondi violini, bassi numerati e parti principali dell'orchestrazione), il Credo in forma di abbozzo e non completo, l'Agnus Dei nemmeno iniziato.

La celebrazione votiva ebbe luogo il 25 agosto 1783 nella chiesa arciabbaziale benedettina di San Pietro con brani tratti da altre composizioni sacre, e non nella cattedrale di Salisburgo che dipendeva da Colloredo, il quale non aveva dimenticato la repentina interruzione del rapporto di lavoro.

Il 25 ottobre successivo vennero rappresentati nella stessa chiesa il Kyrie e Gloria con Constanze, e il 26 l'intera Grande Messa sempre con Constanze.

Mozart non lavorò più all'opera. Tra i motivi dell'interruzione si può citare un editto imperiale del 1783 che limitava l'esecuzione di musica sacra con orchestra nelle chiese. Inoltre, l'incipiente carriera di Mozart come musicista indipendente non riusciva ancora a svincolarsi dal sistema delle committenze, e la messa, intrapresa senza una specifica commissione, fu accantonata.[1]

Stile[modifica | modifica wikitesto]

L'opera rappresenta il ritorno di Mozart alla musica sacra dopo gli anni salisburghesi. Per la prima volta nella sua vita egli compone una messa senza i vincoli stilistici impostigli dall'arcivescovo Colloredo; non deve quindi sorprendere se nello spartito troviamo uno sfoggio di fantasia e ispirazione inusuale rispetto alla sua produzione precedente.

Il Kyrie inizia con una breve introduzione orchestrale la cui drammaticità è resa più acuta dagli strumenti a fiato prima e dall'ingresso del coro di impostazione arcaica. Sull'introduzione del Kyrie non è molto chiara, su alcune partiture, la presenza di un quarto trombone, il trombone soprano, strumento pochissimo usato anche a quei tempi, presente solo nel Kyrie, e nelle edizioni di oggi eliminato dal brano. Con il Christe eleison la musica si addolcisce e l'assolo del soprano viene accompagnato dal coro e dai fiati. La ripresa del Kyrie ci riporta alla drammaticità di partenza.

Il Gloria, molto ampio, si compone di sette episodi tra cui Laudamus te (cantabile), lo struggente pezzo per soprano Domine Deus (con accompagnamento contrappuntistico degli archi), Quoniam (nella forma di terzetto), Jesu Christe (un adagio), Cum Sancto Spiritu (una fuga di raffinata composizione), il suggestivo Qui tollis (in Sol minore con doppio coro ad otto voci e basso ostinato).

Il Credo, pur solamente abbozzato, contiene tuttavia abbastanza informazioni per un suo completamento ragionevolmente fedele. Dopo il coro iniziale segue l'aria per soprano Et incarnatus est, di struggente bellezza.

Il Sanctus, che culmina con la doppia fuga nell'Osanna, è composto per doppio coro.

Il Benedictus è un pezzo che unisce complessità formale ad una estrema raffinatezza.

L'Agnus Dei, tradizionale conclusione dell'opera, manca completamente nella messa in do minore.

Kyrie e Gloria sono stati riutilizzati da Mozart nella cantata oratoriale del 1785 Davidde penitente (K 469).

Fortuna[modifica | modifica wikitesto]

Nella storia della musica la messa in Do minore di Mozart rappresenta uno dei maggiori lasciti della musica sacra del '700 ed idealmente si può considerare come il tratto d'unione fra la Messa in Si minore di Johann Sebastian Bach e la Missa solemnis in Re maggiore di Ludwig van Beethoven che intraprenderà strade diverse.

Note[modifica | modifica wikitesto]

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