Medea (Corneille)

Medea
Tragedia in cinque atti
AutorePierre Corneille
Titolo originaleMédée
Lingua originaleFrancese
GenereTragedia classica francese
Fonti letterarieMedea di Seneca
AmbientazioneA Corinto
Composto nel1635
Personaggi
  • Creonte, re di Corinto
  • Egeo, re di Atene
  • Giasone, marito di Medea
  • Polluce, argonauta, amico di Giasone
  • Creusa, figlia di Creonte
  • Medea, moglie di Giasone
  • Cleone, governante di Creusa
  • Nerina, del seguito di Medea
  • Theudas, domestico di Creonte
  • Guardie di Creonte
Autografosku
Trasposizioni operisticheMedea, tragédie-lyrique di Marc-Antoine Charpentier, 1693
 

Medea (Médée) è una tragedia in cinque atti, in versi, di Pierre Corneille; fu scritta nel 1635 ed è ispirata alla tragedia Medea di Seneca; è la prima opera tragica dell'autore francese.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

trama Dopo aver aiutato il marito Giasone e gli Argonauti a conquistare il vello d’oro, Medea si è trasferita a vivere a Corinto insieme al consorte ed ai due figli, abbandonando il padre per seguire l'amore. Dopo alcuni anni però, Giasone decide di ripudiare Medea per sposare Glauce,[3] la figlia di Creonte, re di Corinto.[1] Questo infatti gli darebbe diritto di successione al trono.

La donna si lamenta col coro delle donne corinzie in modo disperato e furioso, scagliando maledizioni sulla casa reale, tanto che il re Creonte, sospettando una possibile vendetta, le intima di lasciare la città. Tuttavia, nascondendo con abilità i propri sentimenti, Medea resta ancora un giorno, necessario per poter attuare il proprio piano. Medea rinfaccia a Giasone tutta la sua ipocrisia e la mancanza di coraggio, ma Giasone sa opporre solo banali ragioni di convenienza.

Di fronte all'indifferenza del marito, la donna attua la sua vendetta. Per prima cosa ottiene dal re di Atene Egeo (di passaggio per Corinto) la promessa di ospitarla nella propria città, offrendo le proprie arti magiche per dargli un figlio[4]; poi, fingendosi rassegnata, manda in dono alla futura sposa di Giasone una ghirlanda e una veste avvelenata. La ragazza, indossati i doni, muore tra atroci tormenti bruciata da un rivolo di fuoco che si propaga dalla ghirlanda e scarnificata dalla veste stessa; la stessa sorte tocca a Creonte, accorso per aiutarla. Tale scena viene raccontata da un messaggero.

A questo punto Giasone accorre per tentare di salvare almeno la propria prole, ma Medea appare sul un carro alato del dio Sole,[5] mostrando i cadaveri dei figli che ella stessa, seppur straziata nel cuore, ha ucciso, privando così Giasone di una discendenza. Alla fine la donna vola[6] verso Atene, lasciando il marito a maledirla, distrutto dal dolore.

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