Mauro Scoccimarro

Mauro Scoccimarro

Ministro delle finanze
Durata mandato21 giugno 1945 –
2 febbraio 1947
Capo del governoFerruccio Parri
Alcide De Gasperi
PredecessoreAntonio Pesenti
SuccessoreGiuseppe Grassi

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato8 maggio 1948 –
2 gennaio 1972
LegislaturaI, II, III, IV, V
Gruppo
parlamentare
Comunista
CircoscrizioneVeneto
CollegioChioggia
Incarichi parlamentari
  • vicepresidente del Senato
  • rappresentante al parlamento europeo
Sito istituzionale

Deputato dell'Assemblea Costituente
Durata mandato25 giugno 1946 –
31 gennaio 1948
LegislaturaCostituente
Gruppo
parlamentare
Comunista
CollegioCUN
Incarichi parlamentari
  • presidente della commissione speciale per l'esame delle leggi elettorali (18 ottobre 1947 - 31 gennaio 1948)
  • vicepresidente della commissione speciale per l'esame delle leggi elettorali (5 maggio 1947 - 18 ottobre 1947)
  • presidente della commissione speciale per riferire sul disegno di legge che modifica il decreto legislativo 10 marzo 1946, per la elezione della camera dei deputati (25 giugno 1946 - 31 gennaio 1948)
  • presidente della commissione speciale per riferire sul disegno di legge riguardante le norme per la compilazione delle liste elettorali nella provincia di Gorizia (25 giugno 1946 - 31 gennaio 1948)
  • presidente della commissione speciale per l'esame del disegno di legge che detta norme per la limitazione temporanea del diritto di voto ai capi responsabili del regime fascista (25 giugno 1946 - 31 gennaio 1948)
  • membro della commissione speciale per l'esame delle leggi elettorali (5 maggio 1947 - 31 gennaio 1948)
  • membro della seconda commissione per l'esame dei disegno di legge (27 febbraio 1947 - 19 luglio 1947, 28 gennaio 1948 - 31 gennaio 1948)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Comunista Italiano
Titolo di studioLaurea in economia
ProfessionePubblicista

Mauro Scoccimarro (Udine, 30 ottobre 1895Roma, 2 gennaio 1972) è stato un politico e partigiano italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato in una famiglia nazionalista, durante la prima guerra mondiale sostenne le posizioni dell'interventismo e si arruolò negli alpini col grado di sottotenente: la barbarie del conflitto lo convinse a passare dalla parte del pacifismo nonostante la sua decorazione al valor civile e militare e la sua promozione a capitano del Regio esercito.

Nel 1917 si iscrisse al Partito Socialista Italiano per poi staccarsene nel 1921, allorché venne fondato il Partito Comunista d'Italia, cui Scoccimarro aderì. Direttore del quotidiano marxista Il lavoratore friulano, egli divenne insieme ad Antonio Gramsci il più autorevole dirigente del PCdI, dopo l'omicidio di Giacomo Matteotti. Con il politico e filosofo sardo fu rappresentante dei comunisti italiani alla Terza Internazionale.

Arrestato nel 1926 a Milano per attività antifascista, Scoccimarro venne condannato dal Tribunale Speciale a vent'anni di carcere. Nel 1937 la pena fu commutata nel confino,[1][2] che egli scontò principalmente a Ponza e sull'Isola di Santo Stefano (Ventotene); in tale occasione conobbe Maria Baroncini (sorella di Nella, consorte di Antonio Cicalini), sua futura moglie. Liberato dai partigiani comunisti[senza fonte] il 17 agosto del 1943, partecipò alla Resistenza e fu uno dei membri più importanti del centro del partito a Roma.

Nel dicembre 1944 divenne Ministro dell'Italia occupata nel governo Bonomi III fino al giugno 1945.

Ferruccio Parri lo nominò Ministro delle finanze nello stesso giugno 1945, e conservò tale ruolo fino al 1947, con il governo De Gasperi II. Quale ministro, operò eliminando le bardature di guerra e liberalizzando il sistema concorrenziale, ma non riuscì nel proposito d'imporre una tassa sui sovraprofitti di guerra a causa della caduta del governo.

Ricoprì inoltre l'incarico di Alto commissario aggiunto per l'epurazione nella pubblica amministrazione.

Nella prima legislatura repubblicana fu senatore di diritto. Successivamente fu sempre rieletto al Senato, del quale fu anche vicepresidente e rappresentante al Parlamento europeo.

Emarginato all'interno del PCI, egli era deciso nel 1972 a tentare la scalata verso la segreteria nazionale, ma morì improvvisamente poche settimane prima del congresso che elesse Enrico Berlinguer.

Governi dei quali ha fatto parte[modifica | modifica wikitesto]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • La Costituente e il rinnovamento nazionale, Roma, l'Unità, 1946.
  • Dottrina marxista e politica comunista, Roma, l'Unità, 1946.
  • Su alcuni aspetti del nostro programma, Roma, l'Unità, 1946.
  • Il secondo dopoguerra, 2 voll., Roma, Editori Riuniti, 1956.
  • Nuova democrazia, Roma, Editori Riuniti, 1958.
  • Ideologia e politica, Roma, Editori Riuniti, 1960.
  • La crisi in Alto Adige, Roma, Editori Riuniti, 1960.
  • Antonio Gramsci, in Trent'anni di storia italiana, 1915-1945. Dall'antifascismo alla Resistenza, Torino, Einaudi, 1961.
  • Ideologia marxista e programmazione economica, Roma, Editori Riuniti, 1965.
  • Il rinnovamento e il rafforzamento del partito, Roma, Editori Riuniti, 1966.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Commissione di Roma, ordinanza del 5.4.1937 contro Mauro Scoccimarro e altri ("Dirigenti comunisti - alcuni di primissimo piano come Terracini, Scoccimarro e Frausin - e l'anarchico Vatteroni, coinvolto nell'attentato Lucetti, sono confinati dopo aver scontato lunghe pene detentive"). In Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1402.
  2. ^ Commissione di Littoria, ordinanza del 13.3.1942 contro Mauro Scoccimarro e altri ("Al termine della pena precedente riassegnati per la loro pericolosità politica"). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1305

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ministro delle finanze del Regno d'Italia Successore
Antonio Pesenti 21 giugno 1945 - 8 dicembre 1945
governo Parri
Mauro Scoccimarro I
Mauro Scoccimarro 10 dicembre 1945 - 1º luglio 1946
governo De Gasperi I
Mauro Scoccimarro II
Predecessore Ministro delle finanze della Repubblica Italiana Successore
sé stesso 14 luglio 1946 - 2 febbraio 1947 Piero Campilli
Controllo di autoritàVIAF (EN242619221 · ISNI (EN0000 0003 8566 5054 · SBN LO1V038231 · LCCN (ENno2003042278 · NDL (ENJA00526014 · CONOR.SI (SL203600227 · WorldCat Identities (ENlccn-no2003042278