Marchesato di Saluzzo

Marchesato di Saluzzo
Marchesato di Saluzzo – Bandiera
Marchesato di Saluzzo - Stemma
Motto: Noch, noch e Ne pour ce
(it.:"Ancòra, ancòra" e "Non sol per questo")
Dati amministrativi
Lingue ufficialiLatino, italiano
Lingue parlatepiemontese, provenzale alpino
CapitaleSaluzzo
Dipendente da Sacro Romano Impero
DipendenzeEnclavi di Carmagnola (sede della zecca), Ternavasso, Isolabella e Valfenera, Baldissero, Dogliani, Castiglione Falletto con Serralunga d'Alba e Lequio, Marsaglia, Centallo
Politica
Forma di StatoFeudo, Monarchia assoluta ereditaria
Forma di governoMarchesato
MarchesiElenco
Nascita1142[1] con Manfredo I, primo marchese di Saluzzo
CausaIl feudo fu concesso a Bonifacio del Vasto, padre di Manfredi I, dall'avo Olderico Manfredi II[2]
Fine23 febbraio 1548 con Gabriele
CausaAnnessione francese (1549), poi incorporazione nel ducato di Savoia (1601)
Territorio e popolazione
Bacino geograficoSaluzzese
Massima estensione6.000 km² circa nel secolo XV
Popolazione4.000 abitanti circa nel secolo XV
Economia
ValutaCavallotto, soldo, cornuto, testone (1475-1549)
RisorseAgricoltura, allevamento
Commerci conDucato di Savoia, Regno di Francia, Marchesato del Monferrato
Religione e società
Religione di StatoCattolicesimo
Religioni minoritarieEbraismo
Classi socialiNobili, clero, agricoltori
Evoluzione storica
Preceduto da Marca di Torino
Succeduto da Regno di Francia
Ducato di Savoia

Il marchesato di Saluzzo fu un antico Stato italiano confinante con il Ducato di Savoia, che comprendeva il territorio intorno a Saluzzo, tra le attuali province di Torino, Cuneo e i confini alpini francesi, in Piemonte.

Lo Stato era molto più antico delle signorie rinascimentali essendo un retaggio del feudalesimo dell'Alto Medioevo.

«Fra gl’Itali dominii, ecco Saluzzo
Non ultima in possanza: eccola altera
Di lunga tratta di montagne e valli
E feconde pianure, e di castella
Governate da prodi [...]»

Territori del marchesato[modifica | modifica wikitesto]

La Castiglia, principale residenza storica dei Marchesi di Saluzzo

Il marchesato di Saluzzo occupava parti delle attuali province di Cuneo e di Torino, arrivando a possedere, in taluni momenti storici, anche zone oggi sotto controllo francese. Territorio storicamente saluzzese era però l'area compresa tra la Stura di Demonte, il Po e le Alpi. Principali centri del marchesato erano Saluzzo, la capitale, Carmagnola (sede della zecca), Manta, Castellar e Racconigi.

Per tutto il periodo della sua indipendenza Saluzzo fu retta da un ramo dei Del Vasto, famiglia che aveva anche altri possedimenti in Liguria e Piemonte.[3] Le mire espansionistiche dei Savoia (e più tardi, con maggior vigore, dei francesi) non permisero a Saluzzo di ampliare i propri confini in altre parti del Piemonte, né di mantenere la propria autonomia. Anzi la Francia, dopo il 1494, trattò il marchesato prima da alleato-subordinato, poi da vero e proprio protettorato e vassallo, per finire con annetterlo in seguito, approfittando della situazione di discordia tra gli eredi rimanenti di Ludovico II e tra questi e i sudditi. Il trattato di Lione del 1601, sottoscritto dal re Enrico IV di Francia, sancì la cessione di Saluzzo a Carlo Emanuele I di Savoia in cambio della Bresse e del Bugey.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini e il governo dei Del Vasto[modifica | modifica wikitesto]

Saluzzo, dopo il crollo del regno carolingio e l'aumento del grado di autonomia dei diversi territori, divenne, a cavallo del IX e X secolo sede di una "curtis regia" sotto Berengario I (850 circa - 924). Divenne poi possesso degli Arduinici finché pervenne alla famiglia marchionale dei Del Vasto, antica e nobile dinastia aleramica, che controllava in origine i territori tra il Tanaro, l'Orba e il Mare Ligure. I Del Vasto dominarono sulla città quando Bonifacio l'ottenne in feudo da Olderico Manfredi II, marchese di Torino e di Susa, genitore di sua madre Berta.[5] Nel 1142[1], in seguito alla morte di Bonifacio del Vasto, la regione di Saluzzo fece parte dell'eredità del figlio primogenito Manfredo I. Da quel momento la cittadina piemontese e il suo territorio divennero un marchesato, trasmesso per via dinastica, come una vera e propria signoria feudale.[6]

La lotta per l'autonomia[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia con ritratto della reggente Margherita di Foix

Manfredo II, che aveva cercato di estendere oltre i suoi domini, spingendosi a inglobare luoghi che comprendevano anche Racconigi e Carmagnola, a sud di Torino, venne alle armi con i Savoia. Alla morte del marchese, la vedova Alasia dovette accettare il pagamento ai sabaudi di una serie di tributi annui: da questa condizione di vassallaggio accamparono le pretese sul loro presunto diritto di proprietà sul marchesato che li portarono a scontrarsi più volte contro i più deboli saluzzesi.[7]

Il benessere e l'ubicazione strategica del marchesato non lo favorirono nella realtà, per le continue pressioni dei più potenti Stati confinanti: il ducato di Savoia e il regno di Francia che miravano ad annetterlo.

I signori di Saluzzo non adottarono, però, una trasparente politica di alleanze, barcamenandosi tra i due vicini a seconda del giovamento da conseguire: tale atteggiamento causò difficili episodi legali e militari. Alla complessa situazione internazionale si aggiungevano i continui dissidi tra i membri della famiglia regnante che, a volte, cercavano di risolverli con le armi. I Savoia, inoltre, cinsero d'assedio la città per ben tre volte: nel 1363, nel 1415 e nel 1487. I marchesi riuscirono, comunque, nonostante gli effetti negativi sull'economia e sui sudditi ormai sfiduciati, a conservare l'indipendenza.[8]

Il governo comunale

Accanto al marchese e ai suoi funzionari si sviluppò a partire dal 1255 sotto Tommaso I la struttura del Comune. Ma a differenza di molte città del centro-nord in cui alle istituzioni comunali subentrò il potere signorile, a Saluzzo fu marchese a creare il Comune in seguito all'aumento delle funzioni amministrative. In effetti il comune aveva funzioni amministrative e fiscali (far rispettare la legge e riscuotere le tasse). Il comune era costituito dal Consiglio di Credanza, formato dai capi delle famiglie più importanti. Al vertice stava il podestà, magistrato supremo del comune. Inizialmente nominato direttamente dal marchese, venne poi scelto, sempre dal marchese, fra tre uomini indicati dal Consiglio. Altra figura era quella dei sindaci, nominati per risolvere particolari problemi. I rapporti fra Comune e marchese furono regolati da un patto nel 1299: il marchese manteneva il controllo di ogni azione all'interno dello Stato e come già detto, sceglieva il podestà. Inoltre le famiglie nobili gli giuravano fedeltà. Dal altro canto il marchese riconosceva il potere dei funzionari comunali e accettava gli Statuti, insieme di norme, scritte in latino stabilite dal Consiglio. A partire dal 1462 il Consiglio ebbe la sua sede ufficiale nel Palazzo comunale sulla Platea Castri (oggi Salita al Castello).

Il periodo d'oro: Ludovico I e Ludovico II[modifica | modifica wikitesto]

Moneta con effigie di Ludovico II

La Francia contribuì a peggiorare le circostanze con il sequestro del territorio saluzzese nel 1485, che poi restituì a Ludovico II.[9]

A dispetto di tali vicissitudini interne ed esterne, Saluzzo ebbe il periodo di maggior splendore sotto i marchesati di Ludovico I e di Ludovico II, nel XV secolo: il primo, con una politica neutrale alle belligeranze italiane, seppe porsi come mediatore tra le discordie e ottenere la stima dell'imperatore e del re di Francia; il secondo, cercando la gloria sui campi di battaglia, venne ripetutamente sconfitto generando l'inizio del declino del marchesato.[10]

Durante il suo regno comunque si preoccupò anche di sviluppare i commerci costruendo il primo traforo alpino, il Buco di Viso, che collegava con una via sicura, Saluzzo ai territori francesi del Delfinato e della Provenza. Favorì, inoltre, lo sviluppo urbano e artistico con la costruzione di importanti edifici e pregevoli chiese tra cui la San Giovanni dove fu sepolto, tanto da assumere un aspetto invidiabile secondo gli stili architettonici dell'epoca. La Zecca dello Stato aveva sede a Carmagnola, tuttavia i la Corte risiedeva principalmente nella Castiglia, la fortezza che sovrasta il centro storico di Saluzzo, ma alloggiavano anche nel Castello Sottano di Revello, con la cappella marchionale, nel Castello della Manta e nella rocca di Castellar.[11]

Il 29 ottobre 1511, con la Bolla Pontificia Pro Excellenti di Papa Giulio II Della Rovere, Saluzzo venne elevata a diocesi. Fu un evento storico molto atteso dalla corte dei Del Vasto e di grande rilevanza per la capitale del marchesato; il primo vescovo di Saluzzo fu monsignor Giovanni Antonio Della Rovere che fu anche nominato Gran Priore dell'Ordine degli Ospitalieri Gerosolimitani.[12][13]

La morte di Ludovico II determinò un lungo periodo di reggenza e di potere della vedova Margherita di Foix, donna volitiva e determinata, schierata, anche per le sue origini, con la Francia. Questo atteggiamento provocò controversie con i figli e rese più vicina la decadenza dello Stato.[14]

Il declino[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Gabriele di Saluzzo e Michele Antonio di Saluzzo.

Gli ultimi marchesi si contesero, pertanto, aspramente il trono prosciugando le finanze. Quando si riuscì a stabilire l'ordine, ormai era troppo tardi, il re Enrico II di Valois aveva messo gli occhi sul marchesato, così come il padre Francesco I e fu una formalità, dopo la deposizione dell'ultimo marchese Gabriele il 23 febbraio 1548, annetterlo alla corona francese (1549). Strettamente controllato dai funzionari francesi, il marchese morirà il 29 luglio successivo, ormai privo di potere e di eredi legittimi, poiché anche la madre lo abbandonò, ritirandosi nella sua terra natale.[15]

Saluzzo, con il territorio circostante, divenne parte integrante della Francia per poco più di mezzo secolo, fino a quando il duca Carlo Emanuele I di Savoia, al termine della guerra franco-savoiarda, con il trattato di Lione nel 1601, ne ottenne il definitivo possesso, cedendo in cambio al sovrano vittorioso Enrico IV alcuni territori d'oltralpe.[16]

Marchesi di Saluzzo (1175-1548)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Marchesi di Saluzzo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Il castello della Manta, presso Manta
  1. ^ a b M. Ruggiero,Storia del Piemonte.
  2. ^ Beltrami, p. 18
  3. ^ Saluzzo, p. 15
  4. ^ Beltrami, p. 38
  5. ^ Muletti, vol. 1, p. 45
  6. ^ Muletti, vol. 1, p. 43
  7. ^ Mola, p. 31
  8. ^ Antonioletti, p. 12
  9. ^ Antonioletti, p. 13
  10. ^ Comba, Ludovico II, p. 46
  11. ^ Gabrielli, pp. 30-32
  12. ^ S. Cerrini, 2018
  13. ^ P. Chinazzi, 2013
  14. ^ Muletti, vol. VI, p. 180
  15. ^ Antonioletti, p. 15
  16. ^ Muletti, vol. VI, p. 98

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Codex Astensis o Malabayla, dal 1065 al 1353. pubblicato da Quintino Sella nel 1880, Roma Tipografia dell'Accademia dei Lincei.
  • Gli statuti di Saluzzo (1480), pubblicati dalla Società per gli studi storici archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 2001 a cura di Giuseppe Gullino.
  • Lea Carla Antonioletti, Saluzzo, Editris Duemila, Torino 2000.
  • Fra Gabriele Bucci (1430-1497) Memoriale Quadripartitum, conservato dalla fine del sec. XVIII nella Biblioteca Nazionale di Torino, è stato pubblicato da Faustino Curlo, Pinerolo 1911.
  • Ludovico Della Chiesa, Della vita e de' fatti dei Marchesi di Saluzzo, 1597.
  • Pietro Granetto (Petrus Granetius) Stylus regius Galliarum iuridicus olim Salucianis præscriptus, Burgi Sebusianorum (Bourg en Bresse), Jean Tainturier, 1630.
  • Ludovico Della Chiesa (1568-1621), (1568-1621), Relazione dello stato presente del Piemonte, 1635.
  • Paolo Brizio, "De conventu annuntiationis Beatae Mariae Carmagnoliae", Dominici Tarini, 1647.
  • Guido Bentivoglio, "Memorie, overo, Diario", Giouanni Janssonio, 1648.
  • Antonio Chiusole, La genealogia delle case più illustri di tutto il mondo, J. B. Recurti, 1743.
  • Antonio Manno, Il patriziato subalpino, dattiloscritto conservato presso la Biblioteca reale di Torino, sub voce; Piemontesi illustri, Torino 1784, tomo IV, pp. 19–35, 82-93 (comprende un Elogio di Gioffredo.
  • Lodovico Antonio Muratori, "Annali d'Italia, dal principio dell'era volgare", 1744.
  • Lodovico Antonio Muratori, "Dissertazioni sopra le antichità italiane", Giambatista Pasquali, 1751.
  • Antonio Manno, Il patriziato subalpino, dattiloscritto conservato presso la Biblioteca reale di Torino, sub voce; Piemontesi illustri, tomo IV, Torino 1784.
  • Grato Molineri, Serie, e vita dei marchesi di Saluzzo, 1766, (ristampa anastatica e trascrizione del manoscritto di Grato Molineri eseguita dalla litografia AGAM di Cuneo in mille esemplari numerati, Agami, 1997).
  • Onorato Derossi, Francesco Agostino Della Chiesa, "Scrittori piemontesi, savoiardi, nizzardi, registrati nei catalogi del vescovo F.A. della Chiesa e del monaco A. Rossotto. Nuova compilazione", Nella Stamperia reale, 1790.
  • Delfino Muletti, Carlo Muletti Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo, Lobetti-Bodoni, 1830.
  • Raffaello Menochio, Le Memorie storiche della città di Carmagnola, Torino, 1890.
  • Carlo Beltrami, I Marchesi Di Saluzzo e i loro successori, 1885 (ristampato da Kessinger Publishing, 2010).
  • Anita Piovano, Lotte e intrighi alla corte dei Saluzzo, G.M., Sommariva Bosco 1990.
  • Cesare Saluzzo, Biografie saluzzesi, Saluzzo, 1905 (ristampa A. Forni, 1981).
  • Armando Tallone, Tommaso I, marchese di Saluzzo (1244-1296): monografia storica con appendice di documenti inediti, tip. di Bellafore e Bosco, 1916.
  • Piccolo archivio storico dell'antico marchesato di Saluzzo sotto il patronato del conte Ludovico di Saluzzo-Crissolo dei marchesi di Saluzzo, diretto da Domenico Chiattone; con la collaborazione di Costanzo Rinaudo, Ferdinando Gabotto, Giuseppe Roberti. - Rist. anast. - Saluzzo: Editoriale Rosso, 1987.
  • Orazio Roggiero, La zecca dei Marchesi di Saluzzo, Tip. Chiantore-Mascarelli, 1901.
  • Faustino Curlo, Storia della Famiglia Cavassa di Carmagnola e di Saluzzo, Bovo e Baccolo, 1904.
  • Noemi Gabrielli, Arte nell'antico Marchesato di Saluzzo, Istituto Bancario San Paolo, 1974.
  • Michele Ruggiero, Storia del Piemonte, Editrice Piemonte in Bancarella, Torino, 1979.
  • Aldo Alessandro Mola, Saluzzo: un'antica capitale, Newton & Compton, Roma 2001.
  • Rinaldo Comba, Ludovico I marchese di Saluzzo: un principe tra Francia e Italia (1416-1475), relazioni al convegno, Saluzzo, 6-8 dicembre 2003, Società per gli studi storici archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 2003.
  • Marco Fratini, L'annessione sabauda del Marchesato di Saluzzo tra dissidenza religiosa e ortodossia cattolica: secc. XVI-XVIII, Claudiana, 2004.
  • Luisa Clotilde Gentile, Araldica saluzzese: il medioevo, Società per gli studi storici archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 2004.
  • Rinaldo Comba, Ludovico II marchese di Saluzzo. Condottiero, uomo di Stato e mecenate (1475-1504), Soc. Studi Stor. Archeologici, 2005.
  • Rinaldo Comba, Santa Maria di Casanova: un'abbazia cistercense fra i marchesi di Saluzzo e il mondo dei comuni, Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 2006.
  • Attilio Bartoli Langeli, Andrea Giorgi, Stefano Moscadelli, "Archivi e comunità tra Medioevo ed età moderna", Dipartimento di filosofia, storia e beni culturali, Università di Trento, 2009.
  • Giovanni Boccaccio, Decameron (1349, 1351), l'ultima novella (con protagonista Griselda) è ambientata nel Marchesato di Saluzzo

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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