Marca Anconitana

Marca Anconitana
Informazioni generali
Nome ufficialeMarca Anconitana
Capoluogo
Dipendente da Stato Pontificio
Evoluzione storica
Inizioc. 1090
Fine1798
CausaOccupazione dell'Italia da parte dei francesi
Preceduto da Succeduto da
Ducato di Spoleto Repubblica Romana
Cartografia

La Marca Anconitana (chiamata anche Marca Anconetana o Marca d'Ancona) corrispondeva all'incirca all'attuale regione Marche, che ne riprende il nome. Eretta dall'imperatore Enrico IV (intorno al 1090) nel territorio del Patrimonium Sancti Petri, fu oggetto di contesa tra Papato e Impero. Nel 1177 Papa Alessandro III la dichiarò feudo sia dello Stato della Chiesa che del Sacro Romano Impero. Papa Innocenzo III (1198-1216) nel 1210 la incorporò nello Stato della Chiesa.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dalle origini al XVI secolo[modifica | modifica wikitesto]

La Marca Anconitana alla fine del XVI secolo.

La Marca venne costituita in seguito all'accorpamento di parte dei territori già compresi nella Pentapoli bizantina (di cui Ancona aveva fatto parte) con la Marca Fermana (corrispondente al territorio tra i fiumi Musone e il Tronto). Fino a quando la Marca fu sotto il potere imperiale, il marchese, rappresentante dell'imperatore, risiedeva ad Ancona; con il fiorire dell'indipendenza comunale il potere del marchese divenne sempre più labile e teorico, fino a poter essere considerato solo nominale.

In seguito la Marca passò sotto il dominio pontificio, anch'esso per i primi secoli solo teorico, sostanziandosi spesso solo in un pagamento di tributo annuale alla Camera Apostolica da parte delle varie autonomie comunali. Significativo in proposito è il fatto che la stessa città di Ancona, che dava il nome alla Marca, non era soggetta al dominio diretto della Chiesa, e per questo motivo non poteva ospitare il governatore papale, che risiedeva invece a Fermo.

Dal 1278 è documentata la presenza di un rettore, coordinatore delle attività dei governatori e referente diretto del pontefice.

La Marca Anconitana fu confermata nelle Costituzioni egidiane emanate nel 1357 a Fano dal cardinale Egidio Albornoz, che energicamente cercò di mettere sotto un più forte controllo papale tutto il territorio. Dalle costituzioni risulta che la Marca di Ancona aveva confini coincidenti con quelli dell'attuale regione Marche, e che le cinque città considerate "maggiori" erano Ancona, Urbino, Camerino, Fermo ed Ascoli; le città considerate "grandi" erano invece Pesaro, Fano, Fossombrone, Cagli, Fabriano, Jesi, Recanati, San Severino e Macerata. Le città mediocri erano ventidue, tra cui Osimo e Cingoli; le città piccole erano ventisei, tra cui Senigallia; le città minori, infine, erano dodici, tra cui Numana[1][2]. Ancona, dando il nome alla Marca, era la prima tra le città maggiori[3].

Nel XV secolo, in seguito a furiose rivolte scoppiate a Fermo contro il papato, il titolo di capoluogo passò (dopo essere stato trasferito ai comuni di Recanati, Fabriano e Tolentino) alla città di Macerata. Dal 1433 al 1447 la Marca Anconitana fu sotto la signoria del condottiero Francesco Sforza (1401-1466) che, dopo averla occupata quasi per intero, ebbe da parte del pontefice Eugenio IV il riconoscimento giuridico delle sue conquiste e governò con il titolo di vicario pontificio e gonfaloniere della Chiesa[4].

Dall'annessione di Ancona al 1797[modifica | modifica wikitesto]

Le legazioni di Marche ed Umbria nello Stato della Chiesa (1791).

A poco a poco le città conquistate dagli Sforza si arresero e tornarono a obbedire al papa e da quel momento la marca di Ancona seguì le vicende storiche dello Stato Pontificio. Furono due gli eventi che sancirono definitivamente l'affermazione del dominio papale sulla regione: la fine della Repubblica marinara di Ancona nel 1532 e, nel Ducato di Urbino, l'estinzione della dinastia dei Della Rovere nel 1631.

Dopo l'annessione del Ducato fu effettuata una riorganizzazione dei territori dello Stato Pontificio. L'ex ducato divenne Legazione, mentre la Marca Anconitana fu declassata a provincia («governo di prelati»). La Santa Sede nominò un governatore a Macerata che portò il titolo di "governatore delle Marche".

All’indomani della pace di Cateau-Cambrésis (1559), che concluse le guerre d’Italia, si consolidò un sistema di governo patrizio di tipo repubblicano e collegiale dove il Papa, «principe naturale», si appoggiava su classi dirigenti locali in maggioranza di origine comunale, che si sostituirono nel controllo del territorio alle signorie e agli ultimi residui di feudalità, marginalizzati dallo Stato Pontificio nel secolo precedente[5].

Dopo l'Età napoleonica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il ripristino della sovranità dello Stato Pontificio (1815) la regione, denominata a seconda dei periodi Marca, oppure le Marche, oppure Marca Anconitana e Fermana, olim Picenum (cioè "già Piceno"), viene suddivisa in sei Delegazioni (cioè province) con capoluoghi Urbino, Ancona, Camerino, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno. Tale organizzazione amministrativa perdurò, salvo qualche interruzione (come durante il periodo napoleonico), fino all'autunno 1860 quando da nord arrivò l'esercito sabaudo.

Marchesi della Marca[modifica | modifica wikitesto]

Casata d'Este

Altri

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Cronotassi dei legati apostolici[modifica | modifica wikitesto]

Con sede a Fermo

Macerata, Palazzo dei Legati Pontifici

Con sede a Macerata

1555 - Sospensione della nomina legatizia.

30 gennaio 1566 – Revoca di tutte le nomine legatizie.

Successivamente la Marca fu ridimensionata da legazione a provincia ("governo di prelati"). Nel 1662 il cardinale Lorenzo Imperiali fu nominato legato, carica ormai pleonastica.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Filippo Ermini, Gli ordinamenti politici e amministrativi nelle «Constitutiones Aegidianae», Fratelli Bocca, 1893 - Pagina web
  2. ^ Attilio Zuccagni-Orlandini, Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue isole corredata di un atlante., 1843, p. 987.
  3. ^ Peruzzi 1835, vol. 2, p. 87.
  4. ^ Marca di Ancona, su italiapedia.it. URL consultato il 22/09/2015.
  5. ^ B. G. Zenobi. Le ben regolate città. Modelli politici nel governo delle periferia pontificia in età moderna. Bulzoni editore, 1994. Giorgio Chittolini. Città, comunità e feudi negli Stati dell'Italia centro-settentrionale (XIV-XVI secolo). Edizioni Unicopli, 2004.
  6. ^ Condottieri di ventura. Berardo da Varano Guelfo.
  7. ^ Pompeo Litta, Famiglie celebri di Italia. Migliorati di Sulmona, Torino, 1880.
  8. ^ D-sign.it, Agnese Astorgio (Astorge) - Storia e Memoria di Bologna, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 30 novembre 2020.
  9. ^ AGNESI, Astorgio in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 30 novembre 2020.
  10. ^ Corriere Proposte - La signoria di Francesco Sforza a Fermo, su corriereproposte.it. URL consultato il 30 novembre 2020.
  11. ^ Aldo Adversi, Dante Cecchi, Libero Paci, "STORIA DI MACERATA" - Le origini e le vicende politiche. Vol. I pag. 175, Seconda edizione, Macerata, GRAFICA MACERATESE, 1986.
    «8 gennaio 1446 lettera del card. Capranica ai maceratesi "Curiam generalem provincie firmana civitate retinere"»
  12. ^ Aldo Adversi, Dante Cecchi, Libero Paci, STORIA DI MACERATA, II Edizione, Macerata, GRAFICA MACERATESE snc, 1986, p. 190.
    «"Soltanto nel marzo del 1469 il luogotenente Angelo Maccafani, vescovo di Avezzano, decise di tornare a Macerata. La curia restò a Macerata, grazie all'interessamento del comune..."»
  13. ^ Francesco Storti, GUZZONI, Boccolino, in Dizionario biografico degli italiani, LXI, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004. URL consultato il 23/09/2015.
  14. ^ Raffaele Tamalio, GONZAGA, Sigismondo, in Dizionario biografico degli italiani, LVII, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2001. URL consultato il 23/09/2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Appendice II. Legati (e figure equiparate) nello Stato pontificio, 1417-1700 in Armand Jamme, Olivier Poncet, Offices et Papauté (XIVe-XVIIe siècle), Publications de l'École française de Rome, 2005 (versione online)
  • Agostino Peruzzi, Storia d'Ancona dalla sua fondazione all'anno MDXXXII, vol. 2, Pesaro, tipografia Nobili, 1835.
  • Christoph Weber, Legati e governatori dello Stato Pontificio (1550-1809), 1994.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]