Lucera

Lucera
comune
Lucera – Stemma
Lucera – Veduta
Lucera – Veduta
La fortezza svevo-angioina, iconico monumento nazionale della città
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Puglia
Provincia Foggia
Amministrazione
SindacoGiuseppe Pitta (lista civica) dal 5-10-2020
Territorio
Coordinate41°30′N 15°20′E / 41.5°N 15.333333°E41.5; 15.333333 (Lucera)
Altitudine219 m s.l.m.
Superficie339,79 km²
Abitanti30 745[3] (31-8-2023)
Densità90,48 ab./km²
Frazionivedi elenco frazioni
Comuni confinantiAlberona, Biccari, Castelnuovo della Daunia, Foggia, Pietramontecorvino, San Severo, Torremaggiore, Troia, Volturino
Altre informazioni
Cod. postale71036
Prefisso0881
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT071028
Cod. catastaleE716
TargaFG
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[4]
Cl. climaticazona D, 1 473 GG[5]
Nome abitantilucerini
Patronosanta Maria, san Francesco Antonio Fasani e san Rocco di Montpellier
Giorno festivo16 agosto, 29 novembre
Soprannomechiave di Puglia[1]
MottoS.P.Q.L.[2]
(Senatus PopulusQue Lucerinus)
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Lucera
Lucera
Lucera – Mappa
Lucera – Mappa
Posizione del comune di Lucera nella provincia di Foggia
Sito istituzionale

Lucera (AFI: /luˈʧɛra/[6], Luciörë in dialetto lucerino, Lucérë nel locale italiano regionale[7]) è un comune italiano[8] di 30 745 abitanti[3] della provincia di Foggia in Puglia.

In virtù della sua posizione geografica di rilevante interesse Lucera fu storicamente contesa tra le varie popolazioni dominanti, a partire dall'epoca romana e per tutto il medioevo. Nota per la sua fortezza svevo-angioina e il suo anfiteatro augusteo[9], sede vescovile almeno dal V secolo, fu capoluogo della provincia di Capitanata e del contado di Molise dal 1584 al 1806[10].

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Puglia.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il nord del Tavoliere delle Puglie visto da viale Castello a Lucera

Il territorio ha una superficie di 339,79 km² ed è distribuito su un'altitudine compresa tra i 56 m e i 345 m s.l.m.[11] formata da tre colli. Il primo si estende dal castello sino alle vecchie mura della città ed è chiamato "Monte Albano" per l'argilla bianca lì rinvenuta. Il secondo, ove sorge il convento del Salvatore dei PP. Minori Riformati è denominato "Monte Belvedere", mentre il terzo deve il nome di "Monte Sacro" alla presenza nel passato dei templi dedicati a Minerva, Cerere e ad altre divinità.

Secondo la classificazione sismica la città è in zona 2 (sismicità media), come stabilito dall'ordinanza PCM n. 3274 del 20 marzo 2003[12].

Idrografia[modifica | modifica wikitesto]

Ai piedi dei colli cittadini scorrono i torrenti Salsola e Vulgano, entrambi confluenti nel Candelaro. Più a sud, alla confluenza tra i torrenti Lorenzo e Celone, è presente un invaso artificiale (realizzato nel 1990).

Clima[modifica | modifica wikitesto]

La città è caratterizzata da un clima mediterraneo, con lunghe estati calde caratterizzate da forti escursioni termiche diurne ed inverni miti, anche se per la sua vicinanza ai Subappennini la temperatura scende anche a valori inferiori a 0 °C, temperatura esterna minima di progetto della città. I venti sono abbastanza frequenti e, seppure talvolta piuttosto forti, sono mediamente moderati.

La temperatura media annua si aggira attorno ai 15 °C e le precipitazioni si attestano ad un valore medio di 497 mm/anno. Sono rare, ma non mancano, le precipitazioni nevose[13].

Dal punto di vista legislativo il comune di Lucera ricade nella fascia climatica D[14] in quanto i gradi giorno della città sono 1473, dunque il limite massimo consentito per l'accensione dei riscaldamenti è di 12 ore giornaliere dal 1º novembre al 15 aprile.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Il toponimo "Lucera" ha origini incerte, visti i molteplici nomi con cui il borgo è chiamato nelle fonti storiche. L'appellativo della città potrebbe derivare dal nome della tribù serviana dei Luceres, anche se secondo alcuni sarebbe da ricondurre alla dea Lucina che fu venerata in città[15].

Un altro studio suffraga l'ipotesi che uno degli appellativi con cui la città era conosciuta nel Medioevo provenga dalle colline su cui poggia la città. Esse infatti erano coperte di un bosco, sacro agli dei; nel primitivo linguaggio etrusco “bosco sacro” era detto luk-eri (luk in latino è lucus, eri significa "sacer, sacro"). Dall'etrusco Lukeri si arriva così a Luceria. Tuttavia, non è da escludere che il nome Lucera derivi dal greco leuka eria che significa “lana bianca”, perché anche i poeti latini Orazio e Marziale lodarono Lucera per la rinomata lana delle sue greggi e per i suoi pascoli, così come non si può escludere che Lucera derivi dal praenomen Lucius di Dauno, re eponimo dei Dauni, o più genericamente dalla parola latina lucem (da lux che significa luce), alla quale anche le precedenti ipotesi sono comunque etimologicamente connesse[15].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Lucera.

Dal neolitico all'età dei Dauni[modifica | modifica wikitesto]

Le prime testimonianze di vita nell'area della città sono state individuate sul Colle Albano, dove sono state rinvenute tracce di alcuni villaggi neolitici del III millennio a.C.

Considerata un'antica città dei Dauni, così definita dal geografo greco Strabone[16] (58 a.C.-24 d.C.) nella narrazione della leggenda secondo la quale Diomede, re d'Etolia, dopo la distruzione di Troia, fuggì verso l'Apulia e si stabilì presso Lucera, dove depose le armi e il Palladio nel tempio di Athena Iliàs. Tra i rinvenimenti di età daunia, si ricorda il carrello di Lucera, un gruppo di bronzetti con figure umane ed animali, oggi esposti quasi tutti presso l'Ashmolean Museum di Oxford[17].

Dal periodo romano all'alto medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Testa votiva appartenente alla stipe votiva del Salvatore (metà III sec. a.C)
Lo stesso argomento in dettaglio: Monetazione di Luceria.

In età repubblicana venne contesa tra i Sanniti e i Romani. Questi ultimi, durante la seconda guerra sannitica (326-304 a.C.), nel tentativo di prestare soccorso a Luceria, subirono una grave sconfitta nella Battaglia delle Forche Caudine (321 a.C.) e furono costretti a passare sotto il giogo dei Sanniti[18], ma il console Lucio Papirio Cursore nel 320 a.C. mise sotto assedio la città e sconfisse i Sanniti, che dovettero arrendersi e passare sotto il giogo dei romani[19], ottenendo per questa vittoria il trionfo a Roma[20]. Dopo che i consoli Petilio e Sulpicio sedarono una ribellione, nel 314 a.C. Luceria fu trasformata in colonia di diritto latino, ricevendone ampia autonomia, propri magistrati e diritto di conio; fu dedita al culto di Minerva come testimoniano i ritrovamenti della "stipe votiva" del Salvatore conservata presso il museo civico di archeologia urbana. Luceria restò al fianco di Roma nella guerra contro Pirro (280-275 a.C.) e nella seconda guerra punica contro Annibale (218-201 a.C.), e, durante guerra civile del 49 a.C., fu quartier generale delle truppe di Gneo Pompeo Magno, che vi risiedette per due settimane.[21]

Portale Anfiteatro Romano

A partire dall'età imperiale, la città assunse un ruolo di primaria importanza nella Regio II Apulia et Calabria, con la sua monumentalizzazione e istituzioni di edifici pubblici, tra cui l'anfiteatro augusteo, edificato dal magistrato Marco Vecilio Campo in onore di Augusto. Si registra inoltre la fondazione di una delle prime comunità cristiane, organizzatasi in diocesi in età costantiniana[22], quando Costantino I concede a Luceria l'appellativo di Civitas Constantiniana[23]. Al V secolo, è datato il nucleo paleocristiano di San Giusto, i cui mosaici pavimentali della chiesa A sono esposti presso ex convento del Santissimo Salvatore.

Quando l'Impero romano decadde, la contesa si spostò tra i longobardi e i bizantini. L'imperatore bizantino Costante II nel 663 prese la città e pare che venne quasi completamente distrutta.

L'età sveva e la colonia musulmana di Lūǧārah[modifica | modifica wikitesto]

Federico II
Lo stesso argomento in dettaglio: Insediamento musulmano di Lucera.

Dopo la conquista normanna ebbe diversi feudatari ma giocò un ruolo marginale rispetto al passato. Questa situazione si capovolse all'avvento degli svevi, in particolare con l'imperatore Federico II, che decise di insediarvi i musulmani ribelli della Sicilia a partire dal 1223. La città assunse fattezze arabe, con una moschea, una scuola coranica, libertà di culto e commercio, e nel 1233 l'imperatore fece erigere il suo Palatium su colle Albano. La colonia islamica di Lūǧārah[24] (o nella variante in arabo Lūshīra[25]) restò fedele alla casata sveva, a cui forniva arcieri, ospitando anche Manfredi, Sultano di Lucera[26] (durante il tradimento di Giovanni Moro, ucciso per aver cercato di mettere Luceria Sarracenorum nelle mani di papa Innocenzo IV)[27], e aiutandolo a vincere contro le truppe papali presso Foggia, conquistando la città il 2 dicembre 1254. Nel 1255, papa Alessandro IV emise la bolla Pia Matris contro Manfredi e i Musulmani di Luceria, inneggiando ad una crociata contro di essi.[28] I saraceni di Lūǧārah combatterono al fianco di Manfredi fino alla sua morte nella battaglia di Benevento del 1266, che segnò l'entrata in scena degli Angiò.

Età angioina[modifica | modifica wikitesto]

Fortezza Svevo-Angioina, Torre della Leonessa

Nel febbraio 1268 papa Clemente IV indisse una Crociata per debellare i musulmani[29], ma Lūǧārah rifiutò l'obbedienza a Carlo I d'Angiò e resistette al lungo assedio (con l'aiuto di Guglielmo de Parisio), anche dopo l'assassinio di Corradino, arrendendosi per fame il 27 agosto 1269; i saraceni furono privati della libertà di governarsi seguendo le leggi islamiche e furono gravati di un pesante tributo di guerra. Nei pressi del Palatium federiciano, l'angioino fece realizzare una maestosa fortezza, abitata da coloni cristiani provenienti dalla Provenza[30].

Icona di Santa Maria Patrona di Lucera

Carlo II d'Angiò, nell'anno del primo Giubileo (1300) indetto da papa Bonifacio VIII, decise di depopolare la città affidando l'incarico al miles Giovanni Pipino da Barletta, che dal 15 al 24 agosto perpetrò un eccidio dei saraceni, in parte massacrati e in parte venduti come schiavi o costretti a convertirsi al Cristianesimo[31][32]. A seguito dell'abbattimento delle mura e della moschea, la città venne ripopolata con cristiani e rinominata Civitas Sanctae Mariae: vennero edificate le chiese, tra le quali la Cattedrale dell'Assunta e al suo interno fu collocata una statua mariana, invocata da allora col titolo di Santa Maria Patrona di Lucera. Il dominio angioino portò con sé anche la riformulazione del terraggio.

Dal Quattrocento al Settecento[modifica | modifica wikitesto]

Sotto gli Aragonesi, nel Quattrocento per pochi decenni la città divenne sede della Regia dogana della mena delle pecore di Puglia ma, a partire dalla fine del secolo successivo, fu stabilmente sede della Regia Udienza, con a capo il preside (governatore) provinciale.

Dall'inizio del Cinquecento, la città fu sotto il dominio spagnolo e il titolo di Civitas Sanctae Mariae fu sempre meno usato, sostituito dall'attuale nome di Lucera.

Nel 1642 il viceré spagnolo Ramiro Guzmán assegnò la città Lucera in feudo al conte Mattia Galasso, su ordine del re Filippo IV. La città subì quindi l'abolizione di tutti i privilegi conferitigli da Carlo II d'Angiò, fino al 20 dicembre 1691 quando fu dichiarata “città libera, in virtù del potente patrocinio di Santa Maria.”[33]

San Francesco Antonio Fasani

A cavallo fra il Seicento e il Settecento, Lucera fu anche al centro della vita di frate Francesco Antonio Fasani (1681-1742), chiamato Padre Maestro; fu gran predicatore e innamorato della Vergine Immacolata, amante dei poveri e dei sofferenti. A seguito dei danni provocati dal forte terremoto del 20 marzo 1731, fece restaurare la chiesa trecentesca di San Francesco, riconsacrata nel 1739. Canonizzato nel 1986 da papa Giovanni Paolo II, oggi è il compatrono della città.

Ottocento[modifica | modifica wikitesto]

Panorama della città di Lucera (xilografia)

Sotto il dominio napoleonico Lucera iniziò a perdere la sua centralità amministrativa, superata dall'attuale capoluogo di provincia, Foggia. Perse infatti la titolarità di sede del capoluogo nel 1806.

Il 31 luglio 1887 venne inaugurata la stazione ferroviaria e la relativa tratta Lucera-Foggia[34].

Novecento[modifica | modifica wikitesto]

Durante la Grande guerra Lucera perse 157 uomini[35] e numerosi furono i mutilati; la città continuò ad impoverirsi e anche l'economia ebbe il suo tracollo.

Durante la seconda guerra mondiale, Lucera non fu mai bombardata e mai attaccata. Le migliaia di sfollati di Foggia e dei centri limitrofi trovarono riparo a Lucera nella chiesa di San Matteo e nei locali degli antichi conventi.

Lucera fiorì per le industrie molitorie e di laterizi. Vi fu un aumento delle colture ortofrutticole e di allevamenti di bestiame. Tutto ciò comportò la nascita di alcune banche locali, l'incremento demografico e la nascita di nuovi quartieri.

Nel 1967 la tratta ferroviaria Lucera-Foggia venne chiusa, in quanto il percorso era ormai obsoleto e necessitava di lavori di restauro, e solo il 14 luglio 2009, ha ripreso a funzionare. Tuttavia il progetto iniziale contemplava la realizzazione di un proseguimento della stessa linea verso Campobasso così da consentire i collegamenti con Roma[36].

Dopo secoli di attività, per decisione del Ministro della Giustizia Paola Severino, e della successiva Anna Maria Cancellieri, nonostante le proteste degli avvocati, della popolazione e dei sindaci del comprensorio di Lucera[37], il 14 settembre 2013 la Procura di Lucera viene chiusa e i documenti portati a Foggia. Il 31 agosto 2015 segna la data di chiusura definitiva del Tribunale.[38]

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma, riconosciuto con D.C.G. del 6 settembre 1935,[39] ha la seguente blasonatura:[8]

«d'azzurro, al leone passante al naturale su una campagna di verde, tenente nella branca anteriore destra una banderuola con l'effige della Vergine Assunta avente nelle braccia Gesù Bambino, sormontato da una fascia di argento con la sigla S.P.Q.L.»

Lo stemma viene fatto risalire all'età angioina: il leone rappresenterebbe re Carlo II di Napoli, che fondò la Civitas Sanctae Mariae.[40]

Il gonfalone civico, anche questo concesso con il decreto del 1935, ha la seguente descrizione:[8]

«drappo di colore azzurro, riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dello stemma sopra descritto con l'iscrizione centrata in oro Città di Lucera

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria
«Confermato con Decreto del Capo del Governo in data 06 settembre 1935.[41]»

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Lucera conserva un centro storico, con significativi monumenti, per il quale ha ottenuto il riconoscimento regionale di città d'arte, confermato con determina della Regione Puglia il 13 dicembre 2017[42].

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Duomo di Lucera

Basilica cattedrale di Santa Maria Assunta[modifica | modifica wikitesto]

Il duomo della città in stile gotico-angioino, costruito a partire dal 1302 e voluto da Carlo II d'Angiò dopo lo sterminio della colonia saracena. Al suo interno è venerata la statua trecentesca di Santa Maria Patrona di Lucera, il monumento funebre dei gemelli Mozzagrugno attribuito a Pietro Bernini, i resti del Beato Agostino Kazotic, un raffinato crocifisso di scuola renana e altre opere d'arte, inclusi altari e affreschi.

Basilica santuario di San Francesco Antonio Fasani[modifica | modifica wikitesto]

Santuario di San Francesco Antonio Fasani

Costruzione riconducibile al XIV secolo, considerata uno dei principali luoghi di culto cattolico della città nonché Monumento Testimone di una Cultura di Pace. Dedicata a San Francesco d'Assisi, oggi è Santuario di San Francesco Antonio Fasani, le cui reliquie sono conservate sotto l'altare maggiore.

Chiesa del Santissimo Salvatore[modifica | modifica wikitesto]

Costruita all'inizio del XV secolo ha annesso un convento oggi sede della Biblioteca e Pinacoteca Comunale.[43]

Chiesa di San Domenico[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Domenico

Originariamente costruita nel XIV secolo ora visibile in forma barocca. Ha custodito fino al 1812 le spoglie del Beato Agostino Kazotic, vescovo di Lucera dal 1322 al 1323. L'annesso monastero è oggi la sede della locale Stazione dei Carabinieri. Al suo interno è possibile visitare la cella dove la tradizione vuole che il beato pregasse.

Chiesa di San Leonardo[modifica | modifica wikitesto]

Costruita nel XIV secolo e, con annesso convento, ha subìto una lunga serie di modifiche durante gli anni.

Chiesa di Sant'Antonio Abate[modifica | modifica wikitesto]

Costruita nel XIV secolo, di particolare interesse per la sua cupola con maioliche.

Chiesa di Santa Caterina[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa con annesso ex convento furono costruiti tra il XIV e il XV secolo[44]

Chiesa di Santa Lucia[modifica | modifica wikitesto]

Originariamente costruita nel XIV secolo, fu riedificata completamente nel XVI secolo.

Chiesa di Santa Maria della Pietà[modifica | modifica wikitesto]

Costruta nel XV secolo e ampliata nel secolo successivo, comprendeva anche l'adiacente convento oggi struttura statale.

Chiesa di Santa Maria del Carmine[modifica | modifica wikitesto]

Xilografia del prospetto della chiesa di Santa Maria del Carmine

Costruita nel 1753 dai frati carmelitani e in stile barocco si staglia nell'omonima piazza. Al suo interno custodisce l'icona medievale della "Vergine del Monte Carmelo", venerata in origine nell'antico convento extra moenia. Pregevoli sono anche gli altari, tra cui spicca quello dedicato all'Addolorata, al cui centro è incastonata una celebre tela di Francesco De Mura.

Chiesa di San Giovanni Battista[modifica | modifica wikitesto]

Risalente al 1558 attualmente presenta caratteri dello stile barocco. Custodisce la statua lignea della cosiddetta "Madonna della Misericordia" risalente al XIV secolo.

Chiesa di San Giacomo Maggiore[modifica | modifica wikitesto]

Originariamente medievale, venne abbattuta e ricostruita diverse volte fino a quando, in accordo con la famiglia Curato, fu definitivamente sistemata nell'omonima piazza a partire dal 1900[45]. Custodisce la statua lignea della cosiddetta "Madonna della Vittoria" risalente al XIV secolo.

Chiesa di Santa Maria della Spiga[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Santa Maria della Spiga

Di probabile fondazione paleocristiana, ha subito numerose modifiche nel corso del secolo. Al suo interno custodisce un affresco medievale raffigurante la Madonna della Spiga e una statua devozionale di San Ciro martire.

Chiesa di San Bartolomeo[modifica | modifica wikitesto]

Costruita per volere di Giovanni Pipino da Barletta subito dopo lo sterminio della colonia saracena del 1300 attualmente presenta caratteri dello stile barocco. L'annesso convento è stato riconvertito nell'attuale Convitto Nazionale "Ruggiero Bonghi".

Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta della cappella dell'ex convento dei Cappuccini. Al suo interno, è conservata una pregevole statua di Sant'Anna.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Cavalli

Palazzi storici[modifica | modifica wikitesto]

Il centro storico di Lucera è ricco di palazzi, costruiti soprattutto nei secoli XVII e XVIII come dimore private delle maggiori famiglie della città; gli stili architettonici rappresentati nel centro cittadino sono molti, dal neogotico, al barocco all'eclettico sino al liberty e al razionalismo del dopoguerra. Interi quartieri sono composti da palazzi nobiliari, come nel rione San Giacomo o in Piazza della Repubblica, dove il tessuto urbano e i palazzi ricorda la Lucera dell'ottocento[46]. La storia degli edifici civili lucerini si estende fino ai giorni nostri, comprendendo le numerose architetture moderne caratterizzanti le zone di più innovativa concezione del territorio cittadino.[47][46]

Palazzo di Giustizia

Fra i palazzi pubblici, si ricorda:

  • Palazzo di Giustizia, edificato nel Settecento con materiale provenienti dal diruto Palatium Federiciano, è sito in Piazza Tribunali.

Fra le dimore private, si ricordano:

  • Palazzo Mozzagrugno, esempio di stile neoclassico, restaurato nel 1831, oggi sede del municipio e del Teatro Garibaldi, si trova in corso Garibaldi ed è affiancato da via Mozzagrugno che culmina in una piccola piazzetta, dove sorge la casa della serva di Dio Rosa Lamparelli;
  • Palazzo De Nicastri-Cavalli, oggi sede del Museo di archeologia urbana Giuseppe Fiorelli, si trova in via De Nicastri;
  • Palazzo De Troia, oggi sede degli uffici dell'anagrafe, si trova in piazza Nocelli;
  • Palazzo Vescovile, sede della Diocesi di Lucera-Troia, abitazione de vescovo e sede del Museo diocesano di Lucera; si trova in piazza Duomo.
  • Palazzo Cavalli, esempio di stile neoclassico, oggi abitazione privata, si trova in piazza Duomo.
  • Palazzo Curato, sito in piazza san Giacomo.
  • Palazzo Ramamondi, sito in piazza san Giacomo.
  • Palazzo Gifuni
  • Palazzo Lombardo
  • Palazzo Nocelli
  • Palazzo Candida

Fra le altre strutture abitative, si ricordano:

  • Casa Natale di San Francesco Antonio Fasani, casolare sito di via Torretta.
  • Casetta merlata, sita in Vico Valletta.

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Mura e porte della città[modifica | modifica wikitesto]

Fin dai tempi romani, Lucera era cinta di solide mura (di cui oggi restano solo alcuni tratti nei pressi del cimitero comunale) con l'apertura di quattro porte di accesso (Porta Ecana, Porta Albana, Porta Sacra e Porta Arga), più volte ricostruite nel corso dei secoli. Per difendere la città, Roberto d'Angiò, denominato il saggio, su richiesta degli abitanti cinse la città con nuove solide mura e cinque porte: Porta Troia a sud, Porta Sant'Antonio Abate a nord-ovest, Porta San Severo a nord, Porta San Giacomo ad est e Porta Foggia a sud-est). L'opera deperì col passare del tempo, fino a quando gli avanzi furono completamente rimossi dall'Amministrazione municipale a partire dal 1853[48].

Le porte sono:

Porta Troia[modifica | modifica wikitesto]

Porta Troia

È la prima porta delle mura, ancora esistente, e si trova all'inizio di corso Manfredi. Essa, ai tempi dei romani, era chiamata porta Ecana, e segnava l'ingresso nella città, provenendo da Aecae, lo snodo della via appia-traiana. Successivamente alla rifondazione della città ecana con la denominazione attuale di Troia, anche la porta cambia il proprio nome. Oggi segna l'entrata del "rione alle Mura" ed è l'accesso sud al centro storico, in corrispondenza della stazione ferroviaria. Si tratta dell'unico arco di epoca angioina, risalente agli ultimi anni di regno di Roberto d'Angiò, che si affaccia su Piazza del Popolo. La porta medievale è simile a quella contemporanea di Porta Napoli eretta a Sulmona, con l'arco a sesto acuto e la facciata a grosse bugne rettangolari[49][50].

Porta Sant'Antonio Abate[modifica | modifica wikitesto]

Costruita nel medioevo, la porta Sant'Antonio Abate prende questo nome poiché si trovava proprio vicino alla Chiesa di Sant'Antonio abate e segnava l'entrata nord-ovest nel centro storico, lungo via Federico II, verso il colle Belvedere, dove attualmente sorge la Villa comunale. Si ritiene che al tempo dei romani, la porta si aprisse fra il colle Albano e il colle Belvedere, secondo la mappa disegnata da Rocco del Preite a fine '600, e alcuni storici la denominarono Porta Albana. Con gli angioini l'area della fortezza venne separata dalla città, forse con l'arretramento delle mura e l'apertura di una nuova porta, che prenderà successivamente il nome di Porta Sant'Antonio Abate.

Porta San Severo[modifica | modifica wikitesto]

Costruita nell'attuale Piazza di Martiri di via Fani e in prossimità di Piazza delle Terme Romane, la porta San Severo prende questo nome poiché segnava l'entrata nord nel centro storico, collegando Lucera alla vicina città di San Severo. In alcune fonti si ritrova anche come Porta Casalis Novi (dalla denominazione di un centro nei pressi di San Severo). Venne abbattuta nel 1860[48].

Porta San Giacomo[modifica | modifica wikitesto]

La porta San Giacomo si apriva in un punto imprecisato delle mura, segnando l'entrata est nel centro storico in direzione dell'antico casale di San Giacomo sito extra moenia.

Porta Foggia[modifica | modifica wikitesto]

È la seconda porta delle mura, ancora esistente, e si trova all'inizio di corso Garibaldi. Costruita nel medioevo, la porta Foggia prende questo nome poiché segnava l'entrata sud-est nel centro storico, collegando Lucera alla vicina città di Foggia. Si ritiene che al tempo dei romani, la porta si aprisse più a sud, verosimilmente all'altezza dell'incrocio di Viale delle Porte Antiche con Viale Giovanni Paolo II, e si chiamava porta Arga, secondo la mappa disegnata da Rocco del Preite a fine '600, poiché collegava Lucera alla vicina città di Arpi. Oggi segna l'entrata del "rione san Giovanni" ed è l'accesso sud al centro storico, affacciandosi su Piazza di Vagno. Si tratta della ricostruzione ottocentesca della porta medievale[51].

Fortezza svevo-angioina[modifica | modifica wikitesto]

L'architettura militare più imponente è la fortezza svevo-angioina, risalente al XIII secolo, di età federiciana (per quanto riguarda il Palatium) e età angioina (per la cinta muraria e il suo interno). Ad oggi l'intera area costituisce zona archeologica. Sono infatti visibili tracce di epoche diverse: capanne neolitiche, ruderi del periodo romano, paleocristiano, svevo e angioino.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

La presenza di siti archeologici che raccontano la Lucera romana è di grande rilievo, soprattutto considerando la varietà dei resti che sono venuti alla luce nel corso dei secoli. I bronzetti antropomorfi e zoomorfi, rinvenuti nel 1800 sulla collina della fortezza, sono pertinenti a un carrello cultuale, attribuibile a un contesto funerario che ha restituito altri elementi del corredo, databile VII secolo a.C. I corredi delle tombe a grotticella scoperte vicino alla fortezza, provano la forte ellenizzazione del centro. L’area urbana della colonia latina venne definita con la costruzione della cinta muraria in blocchi di arenaria. La stipe votiva rinvenuta sul colle del Belvedere, ricca di ex voto e frammenti fittili di decorazione architettonica e frontonale, si riferisce a un santuario urbano, identificabile con quello di Atena Iliàs noto dalle fonti, impiantato dopo la fondazione coloniale su un luogo di culto daunio degli inizi del IV sec. a.C.

Anfiteatro Romano Augusteo[modifica | modifica wikitesto]

L'arena dell'anfiteatro romano di Lucera

L'anfiteatro[52] è un monumento di epoca romana situato nella periferia est della città. Risale all'età augustea ed è fra i più antichi dell'Italia meridionale.[53] Per le sue notevoli dimensioni, risulta essere la più importante testimonianza romana di tutta la Puglia, nonché più antico del Colosseo di Roma (Anfiteatro Flavio)[54]. Fu realizzato per un pubblico numeroso, con una capienza tra i 16.000 e i 18.000 spettatori.[55]

Il sito archeologico del periodo medievale è la fortezza svevo-angioina, al cui interno sono visibili tracce di epoche diverse: capanne neolitiche, ruderi del periodo romano, paleocristiano, svevo e angioino.

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Parchi[modifica | modifica wikitesto]

  • Villa Comunale, sorge su colle Belvedere, circondata dall'omonimo boschetto.

Piazze maggiori[modifica | modifica wikitesto]

Sono diverse le piazze di Lucera che hanno rilevanza storica, architettonica, sociale o commerciale. Tra le più celebri piazze del centro storico, vi sono:

  • Piazza del Duomo: cuore della città dove sorge la cattedrale, il palazzo Vescovile e i palazzi nobiliari Cavalli e Nocelli, nonché il complesso di sant'Anna;
  • Piazza Tribunali: chiamata dai lucerini familiarmente piazza San Francesco, in cui sorge la basilica santuario di San Francesco Antonio Fasan, il palazzo di Giustizia, la Casa Circondariale e palazzo Darco;
  • Piazza Nocelli: anticamera di piazza del Duomo, per chi proviene dal suo lato est, in essa si affaccia Palazzo De Troia e il laterale di Piazza Nocelli;
  • Piazza della Repubblica: antica piazza Mercato, ora zona pedonale;
  • Piazza del Carmine: in essa si erge la barocca chiesa del Carmine ed una villetta con la fontana;
  • Piazza San Giacomo: in essa si erge la chiesa di san Giacomo e i palazzi nobiliari Ramamondi e Curato;
  • Piazza Santa Caterina: in essa si erge il convento di Santa Caterina e la chiesa di San Gaetano;
  • Piazza Lecce: adiacente a Piazza Santa Caterina, si ricorda per il suo pozzo monumentale;
  • Borgo San Matteo: luogo del mercato ortofrutticolo giornaliero, si apre nei pressi del luogo in cui sorgeva Porta San Severo;
  • Piazza delle Terme Romane: in essa sorge l'ex chiesa di San Matteo e i resti romani delle terme romane;
  • Piazza Salandra: è la piazza che costeggia l'abside della Cattedrale;
  • Piazza San Leonardo: in essa si erge la chiesa di San Leonardo e il palazzo Nocelli-Cavalli;
  • Piazza Bruno: in essa si erge l'omonimo palazzo;
  • Piazza Guglielmo Oberdan: in esso si erge il palazzo d'Auria-Secondo.

Dove si aprono e dove si aprivano le porte cittadine, sorgono altrettante piazza:

  • Piazza del Popolo (Porta Troia);
  • Piazza Giacomo Matteotti (porta Sant'Antonio Abate);
  • Piazza Martiri di Via Fani (Porta San Severo);
  • Piazza di Vagno (Porta Foggia).

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[56]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Al 31 dicembre 2019 gli stranieri residenti a Lucera con regolare permesso di soggiorno (dati ISTAT) assommavano a 1 272, pari al 3,45% della popolazione comunale[57]. Le dieci nazionalità più rappresentate al 31 dicembre 2019 erano:

  1. Romania, 393
  2. Albania, 131
  3. Marocco, 124
  4. Nigeria, 114
  5. Bulgaria, 64
  6. Polonia, 63
  7. Cina, 46
  8. Ghana, 33
  9. Ucraina, 25
  10. India, 23

Tradizioni e folclore[modifica | modifica wikitesto]

Piazza del Duomo al rientro della processione del 16 agosto

La festa di Santa Maria Patrona, in dialetto lucerino i fist d'agust, è la festa patronale in onore della patrona principale della città e della diocesi di Lucera-Troia, che si svolge annualmente il 14-15-16 agosto[58]. I festeggiamenti si ricollegano alla ripresa del culto della Vergine dopo la conquista della città e la distruzione della colonia saracena a opera degli angioini nel 1300.

Con l'inizio della Quaresima, la città di Lucera viene riempita di numerose bambole di pezza, le Quarantane[59]. Le cosiddette “Vedove del Carnevale” sono vestite di stracci neri con la faccia bianca funerea e l'arancia con le sette penne, di cui sei nere che simboleggiano le domeniche di penitenza e una sola bianca che simboleggia la Santa Pasqua. Vengono arse in un falò il lunedì di Pasquetta.[60] Vari i riti della Settimana Santa, tra cui la tradizione dei “Sepolcri”, ovvero la visita agli altari della deposizione praticata la sera del Giovedì santo dai fedeli che affollano le vie del centro storico che collegano la Chiesa del Carmine, il Santuario di san Francesco Antonio Fasani e la Cattedrale dell'Assunta. La sera del Venerdì Santo si assiste alla secolare processione dal Santuario di san Francesco Antonio Fasani: vi prendono parte le parrocchie, le confraternite e il clero, seguiti dalle tre venerate statue del Crocifisso, del Cristo morto e dell'Addolorata; al rientro, in Piazza Tribunali, la lettura della Passione di Cristo fa da cornice al movimento delle statue. Nella tarda mattinata della Domenica di Pasqua, dalla chiesa di Sant'Antonio Abate si snoda la silenziosa processione di Gesù Risorto.

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto lucerino.
Dove è parlato il lucerino

«Món ‘a pròt o calcagn e èsc u sangh p’u nas
(Scaglia la pietra per colpire il tallone, ma gli esce il sangue dal naso)»

Il dialetto lucerino, parlato nella città di Lucera e in alcune frazioni limitrofe, è classificato tra i dialetti pugliesi settentrionali che appartengono al gruppo dei dialetti italiani meridionali. Di probabile derivazione greco-latina, ha affinità con l'arabo, il francese, lo spagnolo e il tedesco[62].

È una variante di lingua napoletana; si differenzia dal dialetto foggiano e dagli altri parlati del Tavoliere, dal dialetto garganico e dai dialetto apulo-barese, con i quali presenta delle affinità[7][63].

Religione[modifica | modifica wikitesto]

La città è sede della diocesi di Lucera-Troia, che comprende 19 comuni. La diocesi, suffraganea dell'arcidiocesi di Foggia-Bovino, nacque nel 1986 dall'unificazione delle diocesi di Troia e Lucera, entrambe di antica origine.

Papa Giovanni Paolo II la visitò il 25 maggio 1987, per venerare il corpo di San Francesco Antonio Fasani, da lui canonizzato l'anno precedente, e per rendere omaggio all'icona angioina di Santa Maria, definendola "città della luce e della voce"[64].

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Istruzione[modifica | modifica wikitesto]

Biblioteche[modifica | modifica wikitesto]

  • Biblioteca Comunale “Ruggero Bonghi” con sede presso l'ex Convento del SS. Salvatore in Piazza Beato Giovanni Vici da Stroncone.
  • Biblioteca Diocesana con sede presso il Seminario Vescovile in via Blanch.
  • Archivio di Stato di Lucera con sede in Piazzetta Mario Follieri.
  • Archivio Notarile Distrettuale con sede in Via San Domenico.
  • Biblioteca del Centro regionale servizi educativi e culturali (CRSEC) con sede in Viale Raffaello.

Scuole[modifica | modifica wikitesto]

Hanno sede a Lucera numerose scuole di ogni ordine e grado, di cui 16 dell'infanzia, 8 primarie e 3 secondarie di primo grado; le scuole secondarie di secondo grado si dividono in 5 licei (1 artistico, 1 classico, 1 scientifico, 1 linguistico, 1 delle scienze umane), 2 istituti tecnici (1 a indirizzo economico e 1 a indirizzo tecnologico), 2 istituti professionali (dell'industria e dell'artigianato)[65].

Università[modifica | modifica wikitesto]

Già sede universitaria di chirurgia, diritto e procedure penali, Lucera col passare del secoli perse tutte le cattedre. Dal 2001 al 2008 è stata sede distaccata dell'Università degli Studi di Foggia[66].

Musei[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Vescovile (XVIII secolo), sede del Museo Diocesano

Media[modifica | modifica wikitesto]

Hanno sede a Lucera SundayRadio e RadioEuropa, oltre all'emittente televisiva Telecattolica. Vi si stampano i periodici Il Centro, Il Meridiano e Il Sentiero.[Chiarire la rilevanza]

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

Teatro Garibaldi

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Lucera è stata scelta come location di vari set cinematografici. Nel 1923 fu girato il film Maria ...vieni a Marcello[70]. Nel 1976 fu la volta de Il soldato di ventura di Pasquale Festa Campanile, con Bud Spencer, Enzo Cannavale e Oreste Lionello[71]. Segue nel 1987 il film di Massimo Troisi, Le vie del Signore sono finite, con protagonista lo stesso Troisi, con Marco Messeri e Enzo Cannavale, vincitore di un Nastro d'argento per la miglior sceneggiatura[72]. Negli anni duemila, diverse sono state le produzioni cinematografiche al lavoro in città: Il procuratore (2000)[73], Ti voglio bene Eugenio (2001)[74], Il diario di un prete (2002)[73], Come il vento film del 2013 di Marco Simon Puccioni, con Valeria Golino, Filippo Timi e Enrico Silvestrin, ispirato ad una storia vera ed incentrato sulla vita di Armida Miserere[75]. Le più recenti riprese sono quelle del film La cornice (2017)[76] con Lorenzo Flaherty e Maria Grazia Cucinotta, e In viaggio con Adele (2018) di Alessandro Capitani, con Alessandro Haber, Sara Serraiocco e Isabella Ferrari.[77] Vari anche i cortometraggi girati a Lucera, tra i quali Un "corto" per un grande prodigio (2014)[78], per la regia di Daniele Costantini, con l'attrice lucerina Francesca Di Maggio[79] sulla vita di San Francesco Antonio Fasani, e Sadiq (2020), un cortometraggio storico sulla storia di Lucera, scritto e diretto da Andrea Vellonio e Agostino Di Cio.[80]

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

La cucina cittadina in generale si basa sui tre prodotti agricoli principali della regione cioè il grano, l'olio e il vino. È arricchita anche da ortaggi e frutta, abbondanti nell'agricoltura locale, e dalla produzione del pane e delle paste alimentari casalinghe: orecchiette, cavatelli, lasagne, troccoli e fusilli (ossia maccheroni arrotolati)[81].

Con la pasta fatta in casa si preparano anche panzerotti ripieni di ricotta, pomodoro, mozzarella o salsiccia piccante, pettole, pizze rustiche, focacce, taralli e gli scagliozzi, ossia fette di polenta fritta, preparate e vendute per le strade della città[82].

Condimenti sovrani sono l'olio d'oliva e l'aglio. Ottime sono le minestre di verdure e quelle a base di pane (pancotto), ceci, fave con cicorie, cavoli, sedani e finocchi che compaiono in tavola anche da soli con olio e aceto.

I piatti di carne sono per lo più a base di agnello, maiale (capocolli e salsicce varie, soprattutto condite con peperoncino), coniglio e cacciagione[83].

Come in molte parti del Mediterraneo, il vino accompagna i pasti lucerini. La tipica bevanda alcolica è il Cacc'e Mmitte, un vino DOC (denominazione attribuita nel 1975) la cui produzione è consentita nella zona compresa tra le pendici del Subappennino dauno e l'alto Tavoliere, nei territori dei comuni di Lucera, Biccari e Troia[84].

Primi piatti[modifica | modifica wikitesto]

Il primo piatto tipico sono i Cicatelli, accompagnate da verdure spontanee, in particolare con la rucola che cresce all'interno delle mura della fortezza svevo-angioina[85].

Altri primi piatti:

  • Orecchiette al ragù di carne; condite da un sugo di involtini: un piatto tipico dei pranzi domenicali lucerini[86].
  • Troccoli al ragù[87];

Secondi piatti[modifica | modifica wikitesto]

I secondi piatti della tradizione lucerina sono:

  • Fagiolini con patate e pomodoro, tipico piatto della cucina estiva lucerina, proposto come contorno o come piatto unico, può essere abbinato anche alla pasta[88]
  • Anguilla arrosto, è destinata tipicamente al consumo natalizio, generalmente preparata arrosto per gli esemplari più grandi, in umido, o anche fritta per gli esemplari più piccoli. Gli avanzi vengono di solito riciclati il giorno successivo dopo averli marinati in aceto aromatizzato con origano, alloro, aglio e pepe. Al di fuori della tradizione natalizia si preferisce la preparazione alla brace che, permettendo la colatura del grasso in eccesso, garantisce una digeribilità più elevata[89]
  • Brasciole, involtini di carne di dimensioni medio-grandi (10–15 cm), preparati con fettine di cavallo (o di vitello, contravvenendo alla ricetta tradizionale) ripiene di lardo e pecorino. È un piatto tipico del pranzo domenicale, tradizionalmente associate ai pezzetti di cavallo al sugo e alla classica pasta fatta in casa (orecchiette e maccheroni)[85]
  • Torcinello, formato da budella d'agnello ripiene di animelle d'agnello. Solitamente, si consuma cotto sui carboni, ma a volte viene mangiato anche al ragù[90]
  • Baccalà, cucinato in bianco o col pomodoro, variante pastellato e fritto uno dei pezzi del tradizionale fritto misto[91].

Dolci[modifica | modifica wikitesto]

Le Crustole, dolce tipico natalizio

I dolci tipici sono:

  • i Chiacchiere (dolce fritto con zucchero a velo), periodo carnevale[85];
  • a Farrate (pizza farrata), periodo feste pasquali[92];
  • u Pizze Palumme (ciambellone ricoperto di glassa al limone), periodo feste pasquali[93];
  • i Cicce Cutte (grano tenero e chicchi di melagrana con mosto cotto, cioccolato fondente e noci), periodo inizio novembre, in concomitanza della commemorazione dei defunti[94];
  • i Crùstele (pastafrolla fritta con miele bianco o mosto cotto a forma di corona), periodo feste natalizie[92];
  • i Ménel atterrat (mandorle tostate e poi passate nel cioccolato fondente), periodo feste natalizie[93];
  • i Pupurate (dolce speziati al cioccolato e mosto cotto, solitamente di forma romboidale), periodo feste natalizie[85];
  • Taralli al vino bianco, periodo tutto l'anno[95].

Eventi[modifica | modifica wikitesto]

Corteo storico e Torneo delle chiavi[modifica | modifica wikitesto]

Il corteo storico di Lucera[96] con il “Torneo delle chiavi” è una manifestazione storico-folkloristica che si tiene a Lucera dal 1983 nell'agosto di ogni anno, e che si ispira liberamente alle vicende storiche del periodo di Carlo II d'Angiò e della fondazione della Civitas Sanctae Mariae sulle rovine della Luceria Sarracenorum.[97] Oltre duecento personaggi in costumi dell'epoca attraversano la città per rievocare l'eccidio dei Saraceni ad opera di Pipino da Barletta.[98]

Altre manifestazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Festival della letteratura mediterranea, organizzato dall'Associazione Culturale “Mediterraneo è Cultura” sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica, si svolge nel mese di settembre. La manifestazione è ambientata nelle piazze del centro storico e nei cortili dei palazzi nobiliari della città. L'evento consiste in incontri con scrittori molto noti del panorama letterario del bacino mediterraneo[99].

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Cartello posto all'ingresso di Lucera, provenendo da Foggia

Suddivisioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Quartieri[modifica | modifica wikitesto]

La città è suddivisa in cinque macro aree chiamate "zone": Zona nord, Zona sud, Zona ovest, Zona est e Zona centro.

Quartieri Zona
Cappuccini - Ospedale - Porta San Severo - San Matteo - Santa Lucia - Terme Romane - Torretta Zona nord
167 CEP - Ferrovia - Mura - Pezza del Lago - Porta Troja Zona sud
Porta Croce - San Francesco Zona ovest
Anfiteatro - Lucera Due - Lucera Tre - Porta Foggia - San Giacomo - San Giovanni - Santa Caterina Zona est
Carmine - Carpentieri - Cassella - Convitto - Duomo - Piazza Mercato - San Domenico - San Leonardo Zona centro

Frazioni e località simili[modifica | modifica wikitesto]

Il comune è suddiviso in 25 frazioni, qui di seguito elencate;[Chiarire la differenza tra frazioni, centri abitati, nuclei abitati e case sparse]

  • Borgo San Giusto
  • Centragallo
  • Fattoria Cavalli
  • La Marchesa
  • La Motticella
  • Masseria Casanova
  • Masseria De Palma
  • Masseria Di Giovine
  • Masseria Ferula
  • Mezzana Grande
  • Mezzanelle
  • Masseria Monaco
  • Montaratro
  • Masseria Parisa
  • Masseria Petraiolo
  • Masseria Schiavone
  • Scorciabove
  • Masseria Villano
  • Melandro
  • Palmori
  • Ponte di Troja
  • Posta Santa Lucia
  • Reggente
  • Vigna Nocelli
  • Villa Napolitano

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

Mappa che raffigura la posizione geografica di Lucera

La città è servita dalla Strada statale 692, già nuova strada ANAS 2 Tangenziale Ovest di Lucera (NSA 2), il cui percorso si snoda nel territorio comunale. Rappresenta una variante al passaggio per il centro abitato di Lucera per tutto il traffico proveniente dal Molise (ovest) e diretto nella zona di San Severo e del Gargano (nord), e viceversa.

Per Lucera passano inoltre diverse strade statali e provinciali:

Ferrovie[modifica | modifica wikitesto]

Le due principali stazioni ferroviarie sono:

Oltre alle stazioni più importanti, sono presenti nella città le stazioni di Lucera Don Bosco, Lucera Vaccarella e Lucera Piazza del Popolo, quest'ultima dismessa.

Aeroporti[modifica | modifica wikitesto]

Lucera Airfield[modifica | modifica wikitesto]

Il Lucera Airfield ripreso dall'alto durante la guerra

Costruito alla fine del 1943 dagli americani[101], situato a circa 13 km a nord-ovest di Foggia, con una pista di volo, una torre di controllo in acciaio, strutture per il personale e per il ricovero degli apparecchi[101].

L’aeroporto diventò operativo dal febbraio del 1944 e da esso prendevano il volo i Boeing B-17 Flying Fortress[101], conosciuti anche come Fortezze volanti, aerei quadrimotore della classe dei bombardieri pesanti. Dall'aeroporto durante il conflitto mondiale partirono missioni d’appoggio alle forze impegnate ad Anzio e Cassino, azioni di appoggio all’esercito russo impegnato nei Balcani e successivamente le unità stanziate a Lucera supportarono l’avanzata degli alleati nella pianura padana con bombardamenti strategici su vie di comunicazione e centri di comando tedeschi. Negli ultimi mesi di attività la base aerea lucerina ospitò i North American P-51 Mustang[101], del 332º Gruppo Caccia denominato "Tuskegee Airmen", una squadriglia di volo composta integralmente da piloti afroamericani[101].

Mobilità urbana[modifica | modifica wikitesto]

Il trasporto pubblico urbano è organizzato su 6 linee di autobus ed è operato da mezzi della ditta Lucera Service s.c.a.r.l., la quale serve oltre la città, le frazioni vicine[102].

I collegamenti interurbani sono gestiti da tre imprese di trasporto (Ferrovie del Gargano, Marino Autolinee e SITA).

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1944 1946 Giovanni Amicarelli Sindaco [103]
1946 1947 Libero Giulio Follieri Sindaco [103]
1947 1948 Giovanni Amicarelli Sindaco [103]
1948 1952 Paolo Spina Sindaco [103]
1952 1952 Francesco Capano Comm. pref. [103]
1952 1956 Mario Ferrone Sindaco [103]
1956 1961 Giuseppe Papa Sindaco [103]
1961 1962 Biagio Di Giovine Sindaco [103]
1962 1963 Emanuele Loperfido Comm. pref. [103]
1963 1968 Giuseppe Papa Sindaco [103]
1968 1977 Vincenzo Scarano Sindaco [103]
1977 1978 Natale D'Agostino Comm. pref. [103]
1978 1979 Mario Carrescia Sindaco [103]
1979 1983 Biagio Di Giovine Sindaco [103]
1983 1984 Domenico Albano Sindaco [103]
1984 1985 Michele Pepe Sindaco [103]
1985 1988 Vincenzo di Siena Sindaco [103]
1988 9 giugno 1992 Giuseppe Melillo Democrazia Cristiana Sindaco [103]
11 settembre 1992 28 marzo 1993 Salvatore Tropea Comm. pref. [103]
28 marzo 1993 31 marzo 1994 Antonio Di Matto Partito Socialista Italiano Sindaco [103]
20 giugno 1994 5 dicembre 1994 Agostino Ricucci Comm. pref. [103]
31 dicembre 1994 30 novembre 1998 Domenico Bonghi Rifondazione Comunista Sindaco [103]
30 novembre 1998 29 ottobre 2001 Domenico Bonghi Sinistra Sindaco [103]
29 novembre 2001 11 giugno 2002 Vincenzo Madonna Comm. pref. [103]
11 giugno 2002 11 giugno 2007 Giuseppe Labbate centro destra Sindaco [103]
11 giugno 2007 17 ottobre 2008 Vincenzo Morlacco lista civica Sindaco [103]
7 novembre 2008 8 giugno 2009 Michele Di Bari Comm. pref. [103]
8 giugno 2009 27 giugno 2014 Pasquale Dotoli centro destra Sindaco [103]
27 giugno 2014 13 giugno 2019 Antonio Tutolo lista civica: Lista Tutolo Sindaco [103]
13 giugno 2019 26 luglio 2020 Antonio Tutolo lista civica: Lista Tutolo Sindaco [103]
26 luglio 2020 5 ottobre 2020 Ernesto Liguori Comm. pref. [103]
5 ottobre 2020 in carica Giuseppe Pitta lista civica: Lista Tutolo Sindaco [103]

Gemellaggi[modifica | modifica wikitesto]

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Calcio[modifica | modifica wikitesto]

Nel comune ha sede la società di calcio Unione Sportiva Lucera Calcio, fondata nel 1928 militante nel campionato di Promozione Pugliese. I colori della squadra, che gioca allo stadio comunale di Lucera, richiamano quelli del comune, il bianco e l'azzurro.

Ciclismo[modifica | modifica wikitesto]

Lucera ha ospitato il Giro di Puglia ed è stata sede di partenza o arrivo del Giro d'Italia in diverse occasioni:

Pallacanestro[modifica | modifica wikitesto]

La principale squadra di pallacanestro del comune è la Sveva Pallacanestro Lucera, militante nel campionato di Serie B

Pallavolo[modifica | modifica wikitesto]

La principale squadra di pallavolo del comune è la A.s.d. Volleyball Lucera, militante nel campionato di serie C.

Impianti sportivi[modifica | modifica wikitesto]

  • Stadio Comunale, ristrutturato nel 2017;
  • Palasport Comunale;
  • Tensostruttura “Mauro Abate”;
  • Tiro a segno nazionale Lucera;
  • Piscina Sport 2000;
  • Campo da Padel;[111]
  • Pista di pattinaggio su ghiaccio permanente.[111]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ comune.lucera.fg.it, http://www.comune.lucera.fg.it/lucera/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/30. URL consultato il 15 maggio 2018.
  2. ^ Storia, su laprovinciadifoggia.it. URL consultato l'8 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2016).
  3. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  4. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  5. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  6. ^ DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it. URL consultato il 20 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2018).
  7. ^ a b Dionisio Morlacco, Dizionario del dialetto di Lucera, Lucera, 2015, p. 401.
    «Lucére, np. Lucera; Lucére pe Llucére, Lucera per Lucera (si diceva alla posta, spedendo la corrispondenza nella stessa città)…»
  8. ^ a b c Comune di Lucera, Statuto comunale (PDF). URL consultato il 17-09-2013 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  9. ^ museionline.info, http://www.museionline.info/tipologie-museo/anfiteatro-romano-di-lucera. URL consultato il 25 febbraio 2019.
  10. ^ laprovinciadifoggia.it, https://www.laprovinciadifoggia.it/in-provincia/comuni/subappennino-dauno-nord/lucera.html. URL consultato il 15 maggio 2018.
  11. ^ Lucera: clima e dati geografici, su comuni-italiani.it. URL consultato il 23 agosto 2020.
  12. ^ Gli effetti dell'introduzione di una nuova mappa di pericolosità sulla valutazione del rischio sismico in Italia (PDF), su earth-prints.org. URL consultato l'8 maggio 2014 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2014).
  13. ^ Lucera: clima e dati geografici, su it.climate-data.org. URL consultato il 23 agosto 2020.
  14. ^ Pagina con le classificazioni climatiche dei vari comuni italiani, su confedilizia.it. URL consultato il 25 marzo 2007 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2010).
  15. ^ a b Origini del nome, su romanoimpero.com. URL consultato il 23 agosto 2020.
  16. ^ Strabone, Geographikà, VI,3,9.
  17. ^ Il "carrello di Lucera" Archiviato il 12 maggio 2006 in Internet Archive. sul sito del Circolo filatelico e numismatico dauno; Luisa Pietropaolo (a cura di), Sformate immagini di bronzo. Il Carrello di Lucera tra VIII e VII secolo a.C. (catalogo della mostra, Lucera 2002), Foggia 2002.
  18. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 1-7.
  19. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 15.
  20. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IX, 16.
  21. ^ Cicerone, lettera ad Atticum
  22. ^ Cosimo D'Angela, Luceria tra la tarda antichità e l'altomedioevo, in Lucera, Topografia storica Archeologia Arte, a cura di E. A. Sanpaolo, Adda Ed. 1999, pp. 85-94.
  23. ^ Marcella Chelotti, Rilettura di CIL, IX 801 (Luceria), in Caldelli–Gregori Epigrafia e Ordine Senatorio, 30 anni dopo, Edizioni Quasar, Roma 2014, p. 661
  24. ^ "La prima ā di Luģārāh va pronunciata ä, per il noto fenomeno dell'imāla diffuso in tanta parte del territorio linguistico arabo e segnatamente in Occidente)." G. Levi Della Vida, La sottoscrizione araba di Riccardo di Lucera, in <<Rivista degli Studi orientali>>, X, 1923-1925, p. 292
  25. ^ Si veda U. Rizzitano (a cura di), s.v. «Īṭaliya», in The Encyclopaedia of Islam, nuova edizione.
  26. ^ Raffaele Licinio, «Lucera», Enciclopedia fridericiana
  27. ^ L'entrata di Manfredi di Sicilia a Lucera nel novembre 1254, su lucera.altervista.org.
  28. ^ L'Islam e Lucera nel XIII secolo
  29. ^ Nunzio Tomaiuoli, Lucera, il Palazzo dell'Imperatore e la Fortezza del Re, Lucera 1990, pag. 46
  30. ^ Nunzio Tomaiuoli, Lucera, il Palazzo dell'Imperatore e la Fortezza del Re, Lucera 1990, pp. 51-52.
  31. ^ Tonino Del Duca, Vita e distruzione della Colonia Saracena di Lucera
  32. ^ Vito Bianchi, Sud ed Islam, una storia reciproca, Capone Editore, Lecce, 2003.
  33. ^ Dionisio Morlacco, Il culto di Santa Maria Patrona, in Giuseppe Trincucci (a cura di), Benignitas et humanitas, Foggia, Litostampa, 2007, pp. 208-209.
  34. ^ Antonio De Troia, Una breve storia ferroviaria di Lucera, su www.luceramemoriaecultura.it.
  35. ^ Massimiliano Monaco, Lucera nella Storia e nell'Arte, CRSEC FG/30, Lucera 2009, p. 158.
  36. ^ Il futuro della linea, su lestradeferrate.it. URL consultato il 28 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2019).
  37. ^ Luca Pernice, Chiusura del Tribunale di Lucera, incontro con i sindaci a Roma, su Corriere del Mezzogiorno. URL consultato il 12 luglio 2023.
  38. ^ (IT) Luceraweb.eu, Staccata la spina al tribunale, ma si chiedono lavori al Comune, su www.luceraweb.eu. URL consultato il 12 luglio 2023.
  39. ^ Lucera, su Archivio Centrale dello Stato, Ufficio araldico - Fascicoli comunali. URL consultato il 26 marzo 2023.
  40. ^ Rocco Del Preite, Breve Descrittione della Città di Lucera di S. Maria prima detta Luceria per Historia dalla sua Origine, Lucera, 2005, p. 106.
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  42. ^ Atto dirigenziale, su regione.puglia.it, Regione Puglia. URL consultato il 23 dicembre 2022.
  43. ^ a b Simone De Troia, Il convento del Santissimo Salvatore di Lucera, in Studi Bitontini, 2021, n. 111-112, pp. 5-15.
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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  • Julie Anne Taylor, Muslims in Medieval Italy. The Colony at Lucera, Lanham-Boulder-New York-Toronto-Oxford, Lexington Books, 2003, ISBN 0-7391-1484-0;
  • Dionisio Morlacco, Dimore gentilizie a Lucera, Foggia, 2005
  • Nunzio Tomaiuoli, Lucera, il Palazzo dell'Imperatore e la Fortezza del Re, Foggia, Leone editrice, 2005.
  • Massimiliano Monaco, Lucera nella storia e nell'arte, Lucera, 2009

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