Lelio Basso

Lelio Basso

Deputato dell'Assemblea Costituente
Durata mandato25 giugno 1946 –
31 gennaio 1948
Gruppo
parlamentare
Socialista
CollegioComo
Incarichi parlamentari
  • Componente della Commissione per la Costituzione
  • Componente della Prima Sottocommissione
Sito istituzionale

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato8 maggio 1948 –
24 maggio 1972
LegislaturaI, II, III, IV, V
Gruppo
parlamentare
Partito Socialista Italiano (I, II, III e IV legislatura), Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (V legislatura), Misto (V legislatura)
CollegioMilano
Incarichi parlamentari
  • Componente della I Commissione (Affari interni) - I legislatura
  • Vicepresidente della I Commissione (Affari interni) - I legislatura
  • Componente della II Commissione (Affari esterni) - I legislatura
  • Componente della II Commissione (Affari esteri) - II legislatura
  • Componente della III Commissione (Esteri) - III, IV e V legislatura
  • Componente della Commissione speciale per l'esame e l'approvazione dei disegni di legge sulla stampa (c. nn. 223 e 227) - I legislatura
  • Componente della Commissione speciale per l'esame dei provvedimenti relativi alla Corte Costituzionale (n. 469 e 1292) - I legislatura
  • Vicepresidente della Commissione speciale per l'esame del disegno di legge n. 1946: "Modificazioni ed aggiunte alle disposizioni sulla cinematografia" - II legislatura
  • Componente della Commissione speciale per l'esame del disegno di legge costituzionale n. 1942: "Facoltà di istituire, con legge ordinaria, giudici speciali in materia tributaria" e del disegno di legge n. 1944: "riforma del contenzioso tributario" - II legislatura
  • Componente della Commissione speciale per l'esame del disegno di legge n. 2814, per la ratifica dei trattati sul mercato comune e sull'Euratom - II legislatura
  • Componente della Commissione speciale per l'esame del disegno di legge n. 11: "Conversione in legge del Decreto-Legge 11 giugno 1958, n. 573, concernente la proroga del termine stabilito dall'art. 23 della Legge 31 luglio 1956, n. 897, contenente disposizioni sulla cinematografia e successive modificazioni" - III legislatura
Sito istituzionale

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato25 maggio 1972 –
16 dicembre 1978
LegislaturaVI, VII
Gruppo
parlamentare
Sinistra Indipendente
CircoscrizioneMilano VI
Sito istituzionale

Segretario del Partito Socialista Italiano
Durata mandato14 gennaio 1947 –
5 luglio 1948
PredecessoreIvan Matteo Lombardo
SuccessoreAlberto Jacometti

Dati generali
Partito politicoMUP (1943)
PSI[1] (1943-1962)
PSIUP (1964-1972)
SI (1972-1978)
Titolo di studioLaurea in Giurisprudenza e in Filosofia
ProfessioneAvvocato penalista; Scrittore

Lelio Basso (Varazze, 25 dicembre 1903Roma, 16 dicembre 1978) è stato un avvocato, giornalista, antifascista, politico e politologo italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Lelio Basso nel 1950

Lelio Basso nacque a Varazze, all'epoca in provincia di Genova (confluito poi, nel 1927, nella neo-costituita provincia di Savona), da una famiglia della media borghesia liberale.

Nel 1916 i Basso si trasferirono a Milano, dove il giovane Lelio frequentò il liceo classico Giovanni Berchet. Nel 1921 s'iscrisse alla Facoltà di Legge dell'Università di Pavia e aderì al Partito Socialista Italiano. Studiò le elaborazioni marxiste e di altre personalità del panorama socialista; fu al fianco di Piero Gobetti durante il breve periodo di pubblicazione della rivista politica La Rivoluzione liberale.

Lavorò per diversi giornali e riviste, tra cui Critica Sociale, Il Caffè, Avanti!, Coscientia, Il Quarto Stato e Pietre, che diresse nel 1928, inizialmente da Genova e poi da Milano.

Nel 1925 si laureò in legge con una tesi sul concetto di libertà nel pensiero marxista.

Antifascismo[modifica | modifica wikitesto]

Nell'aprile 1928 fu arrestato a Milano e internato sull'isola di Ponza, dove studiò per la sua laurea in filosofia.

Tornò a Milano nel 1931 e mentre faceva pratica da avvocato si laureò all'Università degli Studi con una tesi su Rudolf Otto. Nel 1934 tornò a fare politica in qualità di direttore del "Centro interno socialista", insieme a Rodolfo Morandi, Lucio Luzzatto ed Eugenio Colorni. Questo impegno fu però interrotto da un ulteriore arresto e la successiva reclusione nel campo di concentramento di Colfiorito (frazione di Foligno in provincia di Perugia) dal 1939 al 1940, insieme ad altri intellettuali antifascisti come Carlo Venegoni e Gilberto Gilioli.

Dopo lunghi, segreti preparativi, fu presente a Milano alla fondazione del Movimento di Unità Proletaria (MUP) il 10 gennaio 1943[3]. Il gruppo dirigente del movimento era formato da Basso, Lucio Luzzatto, Roberto Veratti e Umberto Recalcati.

Alla luce dell'esperienza maturata in quegli anni, a livello storiografico avrebbe poi proposto "una definizione della Resistenza italiana mirante a sottolineare il momento di diretta assunzione della responsabilità storica da parte delle masse popolari nel "volontariato di massa" che la Resistenza per la prima volta realizza nella storia italiana. Questo rilievo rimanda per un verso alla valutazione dei rapporti fra la Resistenza e la precedente storia italiana, in particolare il Risorgimento, per un altro alla correlazione fra la Resistenza italiana e le forze operanti nella coalizione antihitleriana durante la seconda guerra mondiale"[4].

Nascita dello PSIUP[modifica | modifica wikitesto]

Lelio Basso con Pietro Nenni

Dopo il 25 luglio il movimento si unì al Partito Socialista Italiano (PSI) per formare il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), in cui Basso rappresentava una delle figure dirigenti[5]. Nel 1943 Basso rifiutò la politica partitica per fondare il giornale clandestino Bandiera rossa e nel 1944 avanzò, tra l'altro, la proposta di una Camera dei consigli che affiancasse la Camera dei deputati[6].

Nel periodo precedente la Liberazione Basso fu membro attivo della Resistenza, e insieme a Sandro Pertini e Rodolfo Morandi fondò Alta Italia, il corpo esecutivo segreto dello PSIUP, che egli aveva la responsabilità di dirigere.

Attività politica[modifica | modifica wikitesto]

Lelio Basso (il primo da sinistra) e Pietro Nenni (secondo da sinistra) a Varsavia con Stanisław Szwalbe (ultimo a destra), esponente del Polska Partia Socjalistyczna (PPS, Partito Socialista Polacco) e vice-presidente del Consiglio Nazionale di Stato polacco

Dopo la Liberazione Lelio Basso fu eletto vicesegretario dello PSIUP e, nel 1946, divenne deputato dell'Assemblea Costituente.[7] Fece parte della Commissione, formata da 75 membri, che dovevano scrivere il testo della Costituzione e contribuì in particolar modo[8] alla formulazione degli articoli 3 e 49[9]: "il costituente socialista appare profondamente convinto che la Carta costituzionale democratica debba riconoscere ai partiti politici, che «nelle votazioni pubbliche avessero raccolto non meno di cinquecentomila voti», attribuzioni di carattere costituzionale.[10].

In sede di Assemblea costituente si oppose alla tesi della continuità dell'ordinamento giuridico e della continuità in democrazia degli apparati burocratici alimentati dal fascismo[11], esprimendo una posizione minoritaria alla quale sarebbe rimasto fedele anche in seguito[12], in difesa delle potenzialità della Costituzione come fonte di diritti sociali[13].

Dal 1946 al 1968 fu costantemente eletto alla Camera dei deputati. Fu eletto quindi senatore nel 1972 e nel 1976.

Nel 1946 fondò la rivista Il Quarto Stato, che si pubblicherà fino al 1950. Dal 1949 aveva cominciato a collaborare alla rivista di Gianni Bosio Movimento operaio.

Al momento della scissione di Saragat e del suo Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI) (1947), Basso divenne Segretario del PSI, un ruolo che occupò fino al Congresso di Genova nel 1948. Egli "era stato l'unico tra i principali dirigenti del partito a dedicarsi con impegno alle questioni organizzative. Sin dagli anni Trenta aveva sviluppato in merito una specifica concezione: il partito come strumento di diffusione della democrazia, fondato sulla partecipazione attiva e volto a vincere la passività che il fascismo aveva indotto. A tale scopo aveva proposto un modello strutturato intorno a due perni: un'organizzazione rigorosa ed efficace da un lato, una attenta preparazione ideologica dei militanti dall'altro. Solo in questo modo riteneva possibile raggiungere il proprio duplice obiettivo: sconfiggere il progetto socialdemocratico di un partito di ceti medi (orientato verso l'attività parlamentare) e contemporaneamente superare il modello comunista (incline alla gestione burocratica). Un partito di classe, dunque, formato da quadri ideologicamente preparati, consapevoli del proprio ruolo e capaci di diffondere nelle masse i valori della partecipazione e del socialismo"[14].

In quella veste, unitamente a Pietro Nenni, rispedì "sdegnosamente al mittente"[15] l'appello di Riccardo Lombardi, assieme a Ignazio Silone e Giuseppe Romita, per una riunificazione tra PSI, PSLI e Partito d'Azione.

Lelio Basso al XXX congresso del PSI del 1953 a Milano

Nel 1950 non fu rieletto a livelli dirigenziali, per via delle sue visioni contrarie all'inclinazione stalinista del partito a quel tempo. Al Congresso di Milano del 1953 non fu incluso nel comitato centrale e vi fu riammesso solo nel 1955[16], riassumendo incarichi direttivi solo dopo il congresso di Venezia del 1957. L'anno seguente avviò Problemi del socialismo (tuttora in stampa con il nuovo titolo Parolechiave).

Basso fu membro attivo della sinistra del PSI dal 1959. Nel dicembre 1963 egli fece una dichiarazione di voto alla Camera, sottoscritta da 24 membri della minoranza del gruppo parlamentare socialista, contro il primo governo di Centro-Sinistra. Questo gesto gli fece guadagnare la sospensione dal partito e nel gennaio 1964 partecipò all'assemblea costituente del nuovo PSIUP.

Basso fu uno dei leader del nuovo partito e ne fu presidente dal 1965 fino al 1968, quando, a seguito della Primavera di Praga, le truppe del Patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia. Basso non approvò infatti la decisione dello PSIUP di non condannare l'invasione, ed abbandonò pertanto il partito: anni dopo definirà un errore aver partecipato alla scissione del 1964 e i "bassiani" finiranno per rientrare nel PSI dopo lo scioglimento dello PSIUP[17].

Il permanere di un sottofondo di ostilità nei suoi confronti, all'interno del partito, si percepì nell'episodio della sua fallita candidatura alla Corte costituzionale, in cui il suo nome fu proposto dal segretario del PSI del tempo, Giacomo Mancini[18].

Attività culturale[modifica | modifica wikitesto]

Lelio Basso fondò e scrisse per numerose pubblicazioni internazionali. Era famoso in tutta Europa in qualità di avvocato penalista.

Sedette nel Tribunale Russell, il tribunale internazionale creato e presieduto da Bertrand Russell per giudicare i crimini di guerra statunitensi commessi nella guerra del Vietnam.

Fece parte del consiglio di amministrazione dell'Istituto lombardo di studi economici e sociali.[19]

Nel 1973 lavorò per costituire un secondo Tribunale Russell per esaminare la repressione portata avanti in America Latina: i suoi contatti con il partito di Salvador Allende datavano da molti anni e, proprio agli inizi di quell'anno, era stato in Cile alla testa di una delegazione di giuristi composta, tra l'altro, da Salvatore Senese, Guido Calvi e Gino Giugni[20].

Lavorò inoltre per fondare il Tribunale Permanente dei Popoli (costituito dopo la sua morte, nel 1979)[21]. Nel 1973 fondò inoltre la "Fondazione Lelio e Lisli Basso" a Roma[22] e, nel 1976, la "Fondazione Internazionale" e la "Lega Internazionale per i Diritti e la Liberazione dei Popoli".

Morì a Roma il 16 dicembre 1978. Cremato, le sue ceneri si trovano al cimitero monumentale di Milano[23].

Personalità e opera[modifica | modifica wikitesto]

Basso era uno dei fascinatori del Psi. Aveva scritto un libro di successo, Il principe senza scettro, e si atteggiava a Lenin italiano (cui un poco somigliava) ricalcandone le mosse. Era un oratore formidabile, capace di battute e d'ironia a non finire: una voce morbida, flessuosa, un po' femminile che persuadeva e incantava. Le donne lo adoravano e lui adorava le donne"[24].

La vita di Lelio Basso fu una miscela di attività e ricerca intellettuale, unita alla ricerca di uno strumento politico efficiente, il tutto su scala internazionale.

In qualità di esperto e interprete del lavoro di Marx, egli adottò un approccio originale nella sua rielaborazione della visione del socialismo e attinse a diverse linee di pensiero che venivano dalla sfera del pensiero democratico, nel significato più ampio possibile del termine (la tradizione democratica francese, il "socialismo accademico" tedesco, il pensiero socialista italiano e gli austromarxisti).

Durante il suo internamento egli lesse le opere di Rosa Luxemburg e lavorò poi instancabilmente, per promuovere una consapevolezza critica del suo pensiero in Italia[25].

Una approfondita ricostruzione del suo itinerario politico è stata fornita dallo storico Giancarlo Monina, anche grazie alle testimonianze dei parenti e alla documentazione disponibile presso la Fondazione Basso.[26]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Basso ha scritto un gran numero di saggi per periodici e raccolte. Tra i suoi libri più importanti ci sono:

  • Due totalitarismi: fascismo e democrazia cristiana (1951);
  • Il Partito socialista italiano (1956);
  • Il principe senza scettro (1958, ristampa 1998);
  • Da Stalin a Krusciov (1962);
  • introduzione e cura di R. Luxemburg, Scritti politici (1967, ristampe: 1970, 1976);
  • Neocapitalismo e sinistra europea (1969);
  • introduzione e cura di R. Luxemburg, Lettere alla famiglia Kautsky (1971);
  • introduzione e cura di Stato e crisi delle istituzioni (1978);
  • Socialismo e rivoluzione (1980);
  • Scritti sul cristianesimo (1983).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dal 1943 al 1947 denominato Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria
  2. ^ Cfr. Raffaele Liucci, L'eretico Martinetti, italiano per caso, in Il fatto quotidiano, 6 gennaio 2012. URL consultato il 20 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2014).
  3. ^ Cfr. Andrea Becherucci, Soprattutto socialista, in Mondoperaio, n° 10, 2014, p. 63.
  4. ^ Ernesto Ragionieri, La Conferenza di Varsavia sul carattere nazionale e internazionale della Resistenza, Studi Storici, Anno 3, No. 2 (Apr. - Jun., 1962), p. 446.
  5. ^ Il dirigente socialista e futuro Ministro della Giustizia Giuliano Vassalli così descrisse l'evento: «Il 25 agosto del '43 in clandestinità il Partito socialista [costituì] il Psiup, Partito Socialista di Unità Proletaria, che raggruppava personalità influenti della sinistra italiana antifascista come Ignazio Silone, Lelio Basso, Giuseppe Saragat, Sandro Pertini, Giuseppe Romita, Carlo Andreoni. A diventare segretario del partito è il romagnolo Pietro Nenni. Anche i Monaco vi aderiscono» (Cfr. Giuliano Vassalli, 24 gennaio 1944. Fuga da Regina Coeli, in Mondoperaio, n° 12, 2014, pp. 79-80).
  6. ^ L. BASSO, Parlamento e Camera dei Consigli, in Avanti!, 12 gennaio 1944.
  7. ^ Sul contributo di Basso ai lavori dell'Assemblea Costituente, si veda Fondazione Lelio e Lisli Basso. La via alla politica. Lelio Basso, Ugo La Malfa, Meuccio Ruini protagonisti della Costituente, a cura di Giancarlo Monina, Milano, Franco Angeli, 1999.
  8. ^ Cesare Pinelli, Lavare la testa all'asino, Mondoperaio, n° 11-12, 2015, p. 35.
  9. ^ In quella sede fu da lui delineata "una forma di governo nella quale gli attori dei processi decisionali dovevano essere i partiti, e non la maggioranza e la minoranza", che "si collegava ad una concezione del rapporto fra i partiti ed il parlamento sulla quale si era stabilita una concordanza di fondo fra Basso ed il PCI già in sede di Assemblea Costituente" (S. Merlini, «I partiti politici, il metodo democratico e la politica nazionale», in Associazione italiana dei costituzionalisti Annuario 2009, I Partiti politici, Napoli, Jovene, 2009, p. 62, ss.).
  10. ^ Elisabetta Canitano, Basso, Mortati e il problema dei partiti politici alla Costituente. Due chiavi di lettura a confronto, Il Politico, Vol. 63, No. 1 (184) (GENNAIO-MARZO 1998), p. 35.
  11. ^ "In Assemblea costituente l'unica voce favorevole a una rottura dell'ordinamento giuridico e della continuità amministrativa fu quella di un profeta disarmato, di un socialista autonomo e anomalo, Lelio Basso": Pio Marconi, La «giustizia giusta» (PDF), su La "grande riforma" di Craxi[collegamento interrotto], fondazionesocialismo.it, Fondazione Socialismo, p. 94.
  12. ^ Biblioteca della libertà, I limiti dell'ingegneria costituzionale, dibattito con Lelio Basso, Norberto Bobbio, Giorgio Galli e Nicola Matteucci, n. 43, marzo-aprile 1973.
  13. ^ Nel suo intervento al Congresso nazionale del Psi del 1961 Basso affermò con forza l’idea di «un’interpretazione non statica, ma dinamica della Costituzione, un’interpretazione che non si limita a vedere in essa una serie di istituti, ma in primo luogo vede la sovranità popolare come esercizio effettivo, permanente e quanto più possibile diretto del potere reale da parte delle masse popolari […]. Lottando per rendere effettiva la sovranità popolare noi lottiamo per la Costituzione, ma ne allarghiamo smisuratamente il quadro […]. Siamo al tempo stesso dentro e al di là della Costituzione, siamo con lo spirito dinamico che vi fu infuso e che rappresentò la non infeconda consacrazione dello spirito resistenziale» (citato in Giovanni Scirocco, La biografia di un socialista, Mondoperaio, n° 1, 2017, p. 94).
  14. ^ Paolo Mattera, Dopo il 18 aprile: La crisi e la "Seconda rifondazione" del Psi, Studi Storici, Anno 43, No. 4 (ott. - dic. 2002), p. 1155.
  15. ^ Tommaso Nencioni, Lo stigma dell'azionista, in Mondoperaio, n° 11, 2014, p. 68.
  16. ^ «Per bilanciare l'avventurosa proposta al mondo cattolico e alla gerarchia, a Torino venne restituita la parola a Basso (che non era certo amico dei clericali), da anni tenuto in naftalina», secondo Franco Gerardi, La conversione di Tolloy, in Mondoperaio, n° 2, 2015, p. 38.
  17. ^ Giuseppe Giudice, Maledetti carristi, su MelogranoRosso.eu (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  18. ^ Sull'intervento a suo favore di Stefano Rodotà, v. S. Truzzi, Stefano Rodotà, l’autobiografia in un’intervista: formazione, diritti, giornali, impegno civile e politica, Il Fatto quotidiano, 24 giugno 2017; sull'interdizione esercitata da una parte della Democrazia cristiana, v. Giulio Andreotti, Ricordo di Lelio Basso, 30giorni, 2003.
  19. ^ Corinna Nicosia - Politecnico di Milano - DAStU, La costruzione del sapere urbanistico negli anni Sessanta: il caso dell’Ilses, su academia.edu, 2014. URL consultato il 3 marzo 2020.
  20. ^ Andrea Mulas, Pablo D. Eiroa, Lelio Basso, el Istituto per lo Studio della Società Contemporanea (ISSOCO), de Italia, y el Centro de Estudios sobre la Realidad Nacional (CEREN), de Chile, Guaraguao, Año 8, No. 19, Diálogo sobre tolerancia y violencia (Winter, 2004), pp. 77-86.
  21. ^ Edmond JOUVE, DU TRIBUNAL DE NUREMBERG AU TRIBUNAL PERMANENT DES PEUPLES, Politique étrangère, Vol. 46, No. 3 (septembre 1981), pp. 669-675.
  22. ^ Fiamma Lussana, Politica e cultura negli anni Settanta: L'Istituto Gramsci, la Fondazione Basso, l'Istituto Sturzo, Studi Storici, Anno 42, No. 4, L'Italia repubblicana negli anni Settanta (Oct. - Dec., 2001), pp. 885-928.
  23. ^ Comune di Milano, App di ricerca defunti Not 2 4get.
  24. ^ Franco Gerardi, La conversione di Tolloy, in Mondoperaio, n° 2, 2015, p. 38.
  25. ^ Gilbert Badia, La place de Rosa Luxemburg dans le mouvement socialiste, Revue Historique, T. 252, Fasc. 1 (511) (JUILLET-SEPTEMBRE 1974), pp. 107-118.
  26. ^ Giancarlo Monina, Lelio Basso, leader globale. Un socialista nel secondo Novecento, Milano: Carocci, 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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