Legge di Linus

L'aforisma «Dato un numero sufficiente di occhi, tutti i bug vengono a galla» («given enough eyeballs, all bugs are shallow»), fu coniato da Eric Steven Raymond nel saggio La cattedrale e il bazaar[1][2] e fu ispirato dal successo dell'informatico finlandese Linus Torvalds nella realizzazione del kernel Linux. Per questo motivo l'aforisma è conosciuto come la legge di Linus.

Significato[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: La cattedrale e il bazaar.

Lo sviluppo del kernel Linux ha seguito un modello a bazaar, come definito dallo stesso Raymond nel suddetto saggio. Questo modello privilegia una forte collaborazione tra i programmatori, rendendo il codice sorgente aperto e visionabile da chiunque ed è tipico del software open source e del software libero.

Essendo il codice sorgente visionabile da chiunque, i bug sono facilmente scovati e risolti: da questo importante punto, il significato dell'aforisma.

Nel saggio di Raymond il modello a bazaar viene contrapposto al modello a cattedrale, nel quale il codice sorgente rimane chiuso e quindi visionabile e modificabile solo da pochi programmatori. Questo modello porta spesso a ciò che in inglese viene definito Security through obscurity, cioè ottenere la sicurezza del software tramite il segreto delle falle (bug) scoperte. Questo genere di modello di sviluppo è solitamente utilizzato per il software proprietario.

Diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Il concetto espresso dall'aforisma è tanto universale che viene spesso utilizzato anche al di fuori del contesto puramente informatico.

Wikipedia[modifica | modifica wikitesto]

Un esempio è quello di Wikipedia, che segue un modello a bazaar. Proprio a proposito di questo punto, Larry Sanger, riferendosi a questo aforisma, in passato affermò: "Dati sufficienti occhi, tutti gli errori sono superficiali".

L'etica hacker[modifica | modifica wikitesto]

Spesso con legge di Linus ci si riferisce anche alla definizione etico-filosofica dell'agire hacker data dallo stesso Torvalds.

L'agire hacker[modifica | modifica wikitesto]

Secondo questa definizione, l'agire che spinge gli esseri umani può essere diviso in tre fasi: l'avanzamento da una fase alla successiva determina il processo evolutivo.

Le tre fasi sono la sopravvivenza, la vita sociale e l'intrattenimento.

La sopravvivenza[modifica | modifica wikitesto]

La sopravvivenza si pone alla base dell'esistenza, dato che ogni essere innanzitutto cerca di sopravvivere. Essa quindi è un fattore motivazionale ma, in un sistema economico-sociale sviluppato, non è più una preoccupazione quotidiana.

La vita sociale[modifica | modifica wikitesto]

La vita sociale è una spinta motivazionale molto forte. L'individuo inserito in una società deve sempre rapportare le proprie azioni a quest'ultima, tenendo in certi casi in maggior considerazione i legami sociali piuttosto che la vita stessa: si pensi al concetto di morire per la propria famiglia/per amore/per la religione/per il proprio paese.

L'intrattenimento[modifica | modifica wikitesto]

L'intrattenimento è l'ultima di queste fasi. Non deve essere inteso come giocare ai videogame o guardare la tv, ma come qualcosa di intrinsecamente interessante e stimolante, una cieca passione che sta alla base delle nostre azioni.

«È la ginnastica mentale richiesta dal tentativo di spiegare l'universo.»

Il denaro[modifica | modifica wikitesto]

Esiste poi il denaro come motivazione, che è certamente utile come mezzo di scambio per le cose che ci interessano davvero, ma che di certo non potrà mai comprare né legami sociali né intrattenimento.

Conclusione[modifica | modifica wikitesto]

Gli hacker quindi vanno al di là dell'utilizzo del computer per sopravvivere. Il computer diventa un mezzo per i propri rapporti sociali ma soprattutto è intrattenimento.

Da tutto questo deriva il progetto di Linux, il sistema operativo free e open source che deve il proprio sviluppo alla passione per lo sviluppo in sé e non per fini puramente commerciali.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) The Cathedral and the Bazaar, su catb.org. URL consultato il 13 maggio 2020.
  2. ^ Traduzione dell'aforisma, su Apogeo Editore, 5 febbraio 2019. URL consultato il 13 maggio 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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