Kefiah

Un uomo iracheno con una kefiah rossa

La kefiah (in arabo كوفية?, kūfiyya), in italiano talvolta anche chefiah, è un copricapo tradizionale della cultura araba e mediorientale, specialmente diffuso negli ambienti agricoli. È utilizzato anche in Kurdistan - nota come la regione del Medio Oriente oppressa dallo Stato Turco - dove è conosciuto col nome di pushi o poshu.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Soldato giordano con lo shemāgh d'ordinanza
Yasser Arafat
Il principe Sultan bin 'Abd al-'Aziz Al Sa'ud con kefiah bianca
Peter O'Toole nel film Lawrence d'Arabia (1962)

Il nome è pronunciato spesso come "keffiyeh", "kaffiyah", "keffiya", "kaffiya", "kefiah" o con altre piccole variazioni. Queste pronunce mostrano l'evidente differenza della lingua araba, che varia da regione a regione, come i diversi metodi di traslitterazione dall'alfabeto arabo a quello latino, e viceversa.

La probabile origine del nome kefiah viene dalla città di Kufa (dall'in arabo الكوفة?, al-Kūfa). Il copricapo può essere chiamato "ghutra" (in arabo غطرة?, ghuṭra; particolarmente in Arabia Saudita e in Bahrain), "hatta" (in arabo حطّة?, ḥaṭṭa), spesso "shemagh" (in arabo شماغ?, shemāgh) o "sudra" (סודרא), sempre di origine palestinese, e usato da moltissimi eserciti (quello britannico, che lo ha adottato per primo, e anche l'esercito statunitense e quello italiano) come copertura antisabbia per il volto.

Materiale e vestibilità[modifica | modifica wikitesto]

In genere, una kefiah è fatta di seta, cotone, lana o anche lino. In genere è a scacchi neri e bianchi, ma non sono rare kefiah rosse e bianche e anche blu e bianche.

Viene indossata come copricapo, mettendola a triangolo sulla testa, di modo che ricada sulla nuca per un lato e sulle spalle con gli altri due. Spesso la kefiah è mantenuta, attorno alla fronte, con una sezione di cotone intrecciato, detta "egal" (in arabo عقال?, ʿiqāl).

Uso in Occidente[modifica | modifica wikitesto]

In occidente, la kefiah viene indossata spesso attorno al collo, dispiegando la kefiah per intero, collegando gli angoli opposti, piegandola diverse volte su sé stessa e avvolgendola attorno alla gola.

Spesso è utilizzata come segno di solidarietà verso il popolo palestinese.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni trenta la kefiah diventa un simbolo del patriottismo palestinese, grazie alla sua associazione alle aree rurali, in contrapposizione al fez indossato nelle aree urbane. Fu adottata da molti palestinesi che sostenevano il gran muftī Amin al-Husayni durante la grande rivolta araba. I britannici cercarono di vietarla nella città di Jenin e si arrivò al punto che un comandante dell'esercito britannico propose di imprigionare ogni palestinese che l'avesse indossata, ma la proposta fu bocciata dai suoi superiori.

Più tardi la kefiah sarebbe diventata il simbolo di Yasser Arafat, che fu visto raramente senza di essa. Arafat indossava la kefiah alla maniera tradizionale, attorno alla testa e avvolta da un egal.

Un'altra figura palestinese comunemente associata alla kefiah è Leila Khaled, una donna appartenente all'ala armata del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Diverse fotografie della Khāled circolarono sulla stampa occidentale dopo il dirottamento del volo TWA 804 e dei dirottamenti del Dawson's Field: queste foto spesso ritraevano la Khāled mentre indossava la kefiah alla maniera del hijāb delle donne musulmane, avvolta attorno alla testa e alle spalle. Questo modo fu inusuale, dato che la kefiah è comunemente associata alla virilità araba, e molti credono che quella della Khāled fosse una specie di "dichiarazione di moda", denotando la sua uguaglianza rispetto agli uomini nella lotta armata palestinese.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Al giorno d'oggi, questo simbolo dell'identità palestinese è in gran parte importato dalla Cina. Negli anni 2000, in seguito alla crescente popolarità della kefiah, i produttori cinesi sono entrati nel mercato, provocando la cessazione dell'attività di molti laboratori palestinesi.[1] Come scrive Pablo Castellani su «Il Manifesto», è stato soffocato «l’artigianato locale palestinese, già pesantemente compromesso dall’apertura del mercato alla competizione mondiale».[2] Nel corso degli ultimi anni, Hirbawi, l'ultima tessitoria tradizionale rimasta a Hebron e in tutta la Palestina, ha ampliato nuovamente la vendita di prodotti originali.[3][4][5]

Colori della kefiah e simbolismo politico[modifica | modifica wikitesto]

Sin dallo scoppio della prima intifada e dall'opposizione di Hamās all'OLP nei territori palestinesi, i colori della kefiah furono arbitrariamente associati alle simpatie politiche dei palestinesi.

La kefiah bianca e nera si dice sia accettata comunemente come simbolo palestinese, e sarebbe associata all'OLP e ad al-Fatḥ, movimenti nazionalisti, mentre la kefiah bianca e rossa sarebbe, invece, adottata di preferenza dai movimenti marxisti palestinesi, come il FPLP.[6] In realtà, nella Mezzaluna fertile l'abbinamento bianco-nero e bianco-rosso è assolutamente diffuso e casuale, anche se c'è chi afferma che il colore bianco e rosso rappresenta altresì i beduini che popolano le steppe del Vicino Oriente, vivendo in maniera nomade con i proventi e i prodotti dell'allevamento dei dromedari e capre[senza fonte].

L'esistenza di una kefiah bianca e verde riconducibile al movimento di Hamas è invece una leggenda metropolitana: i miliziani del movimento infatti indossano sia la kefiah bianco-nera sia quella bianco-rossa, prediligendo forse quest'ultima[senza fonte]. Non esistono comunque immagini che rappresentino una kefiah di colore verde. Inoltre, questo simbolismo cromatico non va sopravvalutato: il colore della kefiah infatti non identifica necessariamente chi la indossa con una determinata parte politica. Che sia nera o rossa, rappresenta genericamente un simbolo universale palestinese, diffuso anche in Siria, Giordania e nelle comunità Curde[senza fonte].

Oggi, a seguito di una commercializzazione su scala globale, è possibile reperire sul mercato kefiah di svariati colori. Anche gli israeliani hanno ideato una propria versione della kefiah, suscitando non poche polemiche, con la realizzazione di un modello bianco celeste con trama a stella di David.[7][8]

Il mondo occidentale e la kefiah[modifica | modifica wikitesto]

Il più famoso occidentale indossatore di kefiah, il colonnello Thomas Edward Lawrence (meglio conosciuto come "Lawrence d'Arabia") indossava una kefiah bianca a tinta unita con un egal (in arabo عقال?, ʿiqāl) per mischiarsi maggiormente alla società araba, durante il suo coinvolgimento nella rivolta araba durante la prima guerra mondiale. Quest'immagine di Lawrence fu resa popolare successivamente dal film sulla sua vita, in cui Peter O'Toole interpretò l'ufficiale britannico.

Forse a causa della visione degli arabi come parte degli alleati nella prima guerra mondiale, negli anni venti l'epoca del cinema muto vide gli studios proporre scenografie orientali dell'"esotico" Vicino Oriente e le kefieh divennero parte del guardaroba. Questi film e i loro interpreti maschili (come ne "Lo sceicco" e ne "Il figlio dello sceicco", con l'attore rubacuori Rodolfo Valentino) ebbero tipicamente attori occidentali nei ruoli di arabi che indossavano sempre kefiah con ʿiqāl.

Con la crescente simpatia e attivismo di alcuni occidentali nei confronti dei palestinesi all'interno dei conflitti arabo-israeliani, negli anni degli accordi di pace di Oslo e della seconda intifada, in alcuni contesti del mondo occidentale (come i centri sociali) le kefieh cominciarono a essere indossate come segno di solidarietà nei confronti dei palestinesi. Anche se sono diffusi stili e tonalità differenti, fra gli occidentali filopalestinesi che le indossano prevalgono le kefieh bianche e nere, ovvero le tonalità indossate dai palestinesi. In occidente le kefieh sono indossate tipicamente attorno al collo come fazzoletti o bandane, annodate in avanti con il tessuto avvolto sopra le spalle.

Altri modi diffusi per indossare kefieh includono quello che dà alla kefiah una forma rettangolare simile a una sciarpa, che va indossata similmente alle sciarpe con il motivo bianco e nero sul davanti del corpo, e con le frange lavorate a maglia a forma di bandiera palestinese.

Sin dalla cosiddetta "intifāḍa di al-Aqsà" queste sciarpe rettangolari aumentarono considerevolmente di numero fra i filopalestinesi occidentali, con una combinazione della bandiera palestinese e della moschea al-Aqsà stampata sull'estremità del tessuto.

Per differenti ragioni assieme, le truppe statunitensi e britanniche coinvolte nella guerra del Golfo e nell'occupazione irachena sono state fotografate e filmate mentre indossavano kefieh durante lo svolgimento delle loro mansioni (spesso con tessuto di cotone color kaki e con le cuciture nere), gesto probabilmente legato soprattutto alla comodità delle kefieh negli ambienti desertici come in quello iracheno.

Questi soldati ritratti sono spesso situati in cima a veicoli come carri armati, jeep e cingolati, vestendo kefieh quadrangolari ripiegate su un angolo, quindi formando un triangolo, e annodate sulla gola o sulle spalle. La lunghezza rimanente della kefiah può quindi esser posizionata sulla bocca e sul naso, spesso assieme a degli occhiali, per evitare di respirare o ingoiare sabbia o altri corpuscoli aerei mentre il veicolo è in movimento. Questo tipo di kefiah si chiama in realtà shemag ed è indossata soprattutto da alcuni corpi speciali, che essendo più liberi e meno legati alla rigidità del protocollo militare godono d'una sorta di "concessione" non scritta nel poter indossare alcuni capi fuori ordinanza; il primo corpo speciale ad adottarla è stato lo Special Air Service britannico. Ovviamente questa kefiah non ha alcun significato politico, ma è stata adottata da alcuni reparti proprio per le sue particolari caratteristiche di protezione e mimetismo negli scenari bellici di cui sopra. La kefiah è stata usata da eserciti di opposti schieramenti politici anche in Afghanistan e Pakistan proprio per dimostrare la non adesione a un determinato orientamento politico del copricapo in questione.

Nell'Europa centrale, occidentale e nelle città principali degli Stati Uniti, le kefieh sono alle volte diventate un accessorio di moda, a volte indossato alla stregua di una sciarpa da disinteressati sia dall'aspetto politico sia dal valore simbolico/idealistico di queste.

Nella primavera del 2009 il papa Benedetto XVI ha indossato diverse volte il copricapo arabo: la prima volta è accaduto durante l'udienza generale del mercoledì, quando una coppia di arabi cristiani salutando il pontefice gli ha posto sulle spalle una kefiah bianca e nera; in seguito, durante una celebrazione in Giordania, il pontefice ha indossato una kefiah bianca e rossa.

Il giorno di Natale del 2023 il cardinale Pierbattista Pizzaballa, in segno di solidarietà con le popolazioni palestinesi, si è mostrato in mondovisione a Betlemme con indosso una kefiah bianca e nera sopra l'abito talare rosso.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Sonia Sharp, Your Intifada: Now Made in China!, su Mother Jones, 22 giugno 2009. URL consultato il 22 dicembre 2016.
  2. ^ Pablo Castellani, Kefiah, l’ultima fabbrica, su Il Manifesto, 3 settembre 2015. URL consultato il 13 novembre 2019.
  3. ^ Davide Frattini, La kefiah cinese fa dimenticare Arafat, su Corriere della Sera, 17 luglio 2010. URL consultato il 22 dicembre 2016.
  4. ^ (EN) Howard Johnson, Social media offers last keffiyeh factory lifeline, su BBC News, 8 agosto 2011. URL consultato il 22 dicembre 2016.
  5. ^ (EN) The last and only Kufiya factory in Palestine - photo reportage, su Kufiya.org. URL consultato il 22 dicembre 2016.
  6. ^ (EN) Where Some See Fashion, Others See Politics - New York Times
  7. ^ Gli israeliani rubano la kefia palestinese | Comitato di solidarietà con il popolo palestinese, su palestinalibera.org. URL consultato il 30 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2010).
  8. ^ (EN) The Pro-Zionist keffiyeh
  9. ^ (IT) Betlemme: il cardinale bergamasco Pierbattista Pizzaballa alla messa di mezzanotte con la kefiah

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