Jean-Antoine Houdon

Jean-Antoine Houdon ritratto da Rembrandt Peale nel 1808

Jean-Antoine Houdon (Versailles, 25 marzo 1741Parigi, 15 luglio 1828) è stato uno scultore francese neoclassico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La formazione artistica di Houdon si svolse, dal 1752, alla Académie royale de peinture et de sculpture a Parigi sotto la guida di Jean-Baptiste Pigalle, in un'atmosfera impregnata dalle tendenze del neoclassicismo.

Nel 1761 Houdon si trasferì a Roma per specializzarsi alla Accademia di Francia. Ebbe così l'occasione di approfondire la conoscenza dell'arte classica, di quella rinascimentale e di quella barocca.[1]

Louis-Léopold Boilly
Jean-Antoine Houdon nel suo studio
(1804 ca)
Busto di Benjamin Franklin (1778)
Museo del Louvre, Parigi
Busto di Washington (1786)
National Portrait Gallery, Washington.

Dal 1771 divenne membro della Académie royale de peinture et de sculpture, nella quale pochi anni dopo assumerà il ruolo di insegnante.

Houdon è famoso per i suoi busti e statue di filosofi, inventori e politici dell'illuminismo, e personaggi storici. Alcuni dei suoi soggetti furono Denis Diderot (1771), Benjamin Franklin (1778), Jean-Jacques Rousseau (1778), Voltaire (due busti, 1778 e 1781), Molière (1781), George Washington (1785-88), Cagliostro (1789), Thomas Jefferson (1789), Luigi XVI (1790), Robert Fulton (1803-04) e Napoleone Bonaparte (1806).

L'arte ritrattistica di Houdon si caratterizzò per l'espressione degli elementi fondamentali dell'illuminismo, quali la verità umana.[1] Negli anni seguenti alla Rivoluzione francese Houdon, pur scavalcato dall'emergente David, conservò presso i suoi contemporanei la notorietà di maestro d'arte.[1]

Collaborò con il famoso laboratorio costruttore di orologi Lepaute, creando piccole statue in bronzo dorato, spesso ispirate alla mitologia greca.

La sua tomba si trova presso il cimitero di Montparnasse.

Massone, fu membro della Loggia parigina "Les Neufs Soeurs", del Grande Oriente di Francia.[2].

Ebbe tra i suoi allievi Henri-Joseph Rutxhiel.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Le Muse, vol. 6, Novara, De Agostini, 1965, p. 11.
  2. ^ (FR) "La Loge maçonnique des Neuf Soeurs", in: Giacometti-Ravenne, Le symbole retrouvé, Parigi, 2011, p. 41.

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