Ius primae noctis

«Lo ius primae noctis è una straordinaria fantasia che il Medioevo ha creato, che è nata alla fine del Medioevo, ed a cui hanno creduto così tanto, che c'era quasi il rischio che qualcuno volesse metterlo in pratica davvero, anche se non risulta che sia mai successo.
In realtà è una fantasia: non è mai esistito.»

Vasilij Dmitrievič Polenov: Le droit du Seigneur (1874)

Lo ius primae noctis (in italiano: "diritto della prima notte") è una locuzione latina che indica il presunto diritto del signore feudale di sostituirsi al marito nella prima notte di nozze, in occasione del matrimonio di un proprio servo della gleba. In realtà non esistono fonti che dimostrino l'effettiva esistenza di un simile diritto.[2][3][4]

Talvolta è indicato, in modo improprio, con l'espressione francese droit du seigneur, cioè "diritto del signore", la quale, in realtà, fa riferimento a un'ampia gamma di diritti riconducibili al signore feudatario, inerenti quindi anche alla caccia, alla riscossione di tasse e tributi, all'agricoltura.

Non vi sono testimonianze della reale esistenza e diffusione di tale diritto nell'Europa medievale. In particolare, nelle fonti storiche di epoca medievale non ne è rintracciabile alcuna menzione, né da parte delle autorità laiche (re, imperatori), né da parte di quelle ecclesiastiche. Ogni riferimento conosciuto risale, infatti, ad epoche successive. Questo ha portato parte della moderna critica storiografica a derubricare lo ius primae noctis a una sorta di mito moderno relativo all'epoca medievale, la cui fondatezza non si basa su alcuna fonte documentata.[2][3][4] Ci sono inoltre prove documentali che mostrano come alcuni dettagli circa certe tasse dovute e certi diritti pretesi, tratti fuori dal loro contesto, furono usati dagli eruditi a partire dal '400 come fonte utile a produrre la leggenda di questa istituzione del brutto tempo ormai andato.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La Mugnaia del Carnevale di Ivrea: secondo la leggenda, avrebbe approfittato dello ius primae noctis per uccidere il barone che opprimeva la città
Una leggenda narra che la balestra aviglianese nacque per armare una donna con l'intento di assassinare il feudatario a cui era costretta allo ius primae noctis[5]

Se e quanto lo ius primae noctis fosse effettivamente diffuso, e in quale misura i signori feudali ne facessero uso, è stato argomento molto discusso.

Secondo la visione che si affermò nell'età moderna, il servo della gleba era legato alla proprietà padronale e i vari aspetti della sua vita erano comunque condizionati dal legame con la terra che coltivava. Di conseguenza, anche al feudatario che possedeva i campi. Anche il matrimonio, come altri aspetti della vita sociale, vi era ricompreso e talvolta, per ottenere il consenso ad esso, doveva versare un tributo.

Secondo Régine Pernoud, nel corso del X secolo si istituì l'uso di reclamare un'indennità pecuniaria dal servo che, sposandosi, lasciava il proprio feudo per trasferirsi in un altro. Il "diritto signorile" era pertanto di natura prettamente economica[6]. La stessa Pernoud riconduce ad interpretazioni «completamente erronee» di lessico giuridico e di simboli con cui il feudatario autorizzava il matrimonio di un servo (che, per questo, abbandonava il proprio feudo e si trasferiva), il travisamento della natura pecuniaria del tributo[7].

In Italia esistono comunque diversi luoghi, paesi o città, nelle cui leggende di fondazione viene tuttavia menzionato questo presunto diritto. Tra questi: Fumone, Roccascalegna, Mesoraca, Melissa, Dolceacqua, Sant'Agata di Puglia, Fiuggi, Avigliano, Francavilla in Sinni, Onzo e Montalto Ligure. Per nessuna di queste tradizioni esistono conferme storiche sul fatto che lo ius sia mai stato realmente in vigore.[1]

In ogni caso, non si può parlare dello ius primae noctis come di un fenomeno generalizzato del diritto medievale. Oltre all'assenza di riferimenti legislativi ufficiali civili o ecclesiastici va notato come nel medioevo vi furono numerose rivolte dei contadini in occasione delle quali venivano redatte in forma scritta richieste e lamentele dei rivoltosi (vedi, per esempio i dodici articoli della guerra dei contadini tedeschi del 1525). In questi testi non si trovano mai accenni allo ius primae noctis, né a soprusi sessuali d'altro genere.[8]

Aspetti giuridici e possibili spiegazioni antropologiche[modifica | modifica wikitesto]

Anche se una parte degli storici contemporanei sostiene che non esista una prova definitiva dell'effettivo esercizio di questa usanza nel Medioevo, persiste comunque un profondo disaccordo riguardo all'origine, al significato e allo sviluppo della diffusa credenza popolare e dell'effettivo significato simbolico legato a questo presunto diritto. Esso viene segnalato a partire dal XIII secolo. Il documento più antico è un accordo scritto fra i monaci benedettini e il signore di Verson, datato al 1247, il quale impegna i servi della gleba residenti nella sua proprietà terriera a corrispondere una tassa al feudatario locale, perché questo rinunciasse ad esercitare il diritto di veto, permettendo di celebrare il matrimonio fra la figlia di un fittavolo con un uomo non residente nel contado.[9]

La ricerca storica, però, sottolinea la finzione che spesso caratterizza le opere giuridico-letterarie dell'epoca[10], per cui la convinzione che esistesse una pratica generalizzata di questo "diritto" potrebbe essere un mito moderno, che rivelerebbe poco sulla realtà del medioevo.

Si ritiene che l'origine di questa credenza risalga al XVI secolo. Il filosofo scozzese Hector Boece riporta il decreto del mitico re scozzese Evenio III secondo cui "il signore delle terre può disporre della verginità di tutte le ragazze che vi abitano"; la leggenda vuole che Santa Margherita di Scozia abbia fatto rimpiazzare lo ius primae noctis con una tassa di matrimonio chiamata merchet. Tuttavia Evenio III non è mai esistito e tutto il racconto di Hector Boece attinge largamente dal mito. Nella letteratura del XIII e XIV secolo e nei codici di legge fondati sul diritto consuetudinario lo ius primae noctis è strettamente correlato alle specifiche tasse di matrimonio dei servi o ex servi.

Secondo alcuni antropologi lo ius primae noctis può essere considerato la degenerazione di un rituale arcaico. La verginità era collegata a un tabù molto forte, che poteva essere rimosso solamente da un re/sciamano/personaggio potente. Ogni altro uomo ne sarebbe rimasto danneggiato. Studi recenti vedono nel mito dello ius primae noctis e nei riti carnevaleschi di eliminazione del tiranno ad esso spesso collegati (per es. Ivrea o Castello Tesino), una funzione apotropaica, tipica dei riti di eliminazione del male, e in ultima istanza propiziatoria della fertilità[11].

Analogie fra diverse culture[modifica | modifica wikitesto]

Uno studioso, Evans, ha sostenuto che lo ius primae noctis potesse essere effettivamente esistito nella tradizione dell'Europa medievale e che potrebbe essere stato simile ai riti di deflorazione dell'antica Mesopotamia o quelli tibetani del XIII secolo.[12] Nella letteratura mesopotamica, il diritto della prima notte, ossia il privilegio del signore di deflorare la sposa di un altro uomo, è un topos assai antico, risalente perlomeno al poema epico Gilgameš (2000 a.C. circa). Anche se le descrizioni letterarie dell'antica Mesopotamia e le leggende dello ius primae noctis nell'Europa medievale mettono in evidenza tradizioni culturali molto diverse, si ricongiungono nel fatto che, in entrambi i casi, sono coinvolti personaggi di elevato rango sociale.

Erodoto che scrive nel V secolo a.C. nelle Storie IV-168 riporta a proposito dei Libici Adimarchidi: "E al re soli [tra i libici gli Adimarchidi] le vergini che sono in procinto d'accasare presentano: quella che al re stima abbia generato, da questo è deflorata" (traduzione letterale).

Marco Polo, ne Il Milione, osservava che nel Tibet del XIII secolo "La gente di queste parti non è avvezza a sposare le ragazze fino a quando queste sono ancora vergini, ma al contrario desiderano che abbiano avuto affari con molti di sesso opposto"; gli studiosi hanno sottolineato l'analogia tra lo ius europeo, l'usanza mesopotamica e quella tibetana, evidenziando però che i tre esempi non rappresentano le istanze di un tiranno che impone la sua volontà ai soggetti femminili, bensì un "rituale di deflorazione", nel quale '"la comunità radunava attorno all'opera di supporto l'individuo", nella fattispecie il defloratore.[12]

Il castello di Roccascalegna

Anche in zona d'Abruzzo esistono diverse leggende inerenti al sopruso del feudatario con il suo conseguente omicidio da parte di un popolano. Esistono leggende del barone di Archi, del barone Corvo de' Corvis di Roccascalegna (tra le più famose), e del castello Malanotte ridenominato Buonanotte (Montebello sul Sangro).

Influenza culturale[modifica | modifica wikitesto]

Esistono varie opere letterarie, musicali, e cinematografiche, nella cui trama lo ius primae noctis ha un ruolo rilevante:

(EN)

«There was also something called the jus primae noctis which would probably not be mentioned in a textbook for children. It was the law by which every capitalist had the right to sleep with any woman working in one of his factories.»

(IT)

«Vi era anche una cosa che veniva chiamata ius primae noctis, probabilmente non da menzionarsi in un libro per bambini. Era la legge secondo la quale ogni capitalista aveva il diritto di andare a letto con ogni donna che lavorava nelle sue fabbriche»

Luoghi con leggende sullo ius-primae-noctis[modifica | modifica wikitesto]

Molte sono le leggende legate allo ius primae noctis, spesso associate a feste carnevalesche. Di seguito alcuni esempi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Alessandro Barbero, Medioevo da non credere. Lo ius primae noctis, Festival della Mente, Sarzana, 31 agosto 2013
  2. ^ a b Lo ius primae noctis è esistito davvero?, su Wired, 22 settembre 2017. URL consultato il 21 dicembre 2018.
  3. ^ a b Matteo Rubboli, "Ius Primae Noctis": Storia di una Leggenda Medievale, su vanillamagazine.it, 24 giugno 2018. URL consultato il 21 dicembre 2018.
  4. ^ a b ius primae noctis in Vocabolario - Treccani, su treccani.it. URL consultato il 21 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 14 gennaio 2017).
  5. ^ L’antico costume popolare femminile aviglianese e il codice delle leggi (PDF), su consiglio.basilicata.it. URL consultato il 16 agosto 2020.
  6. ^ «si stabilì (...) l'usanza di reclamare un'indennità pecuniaria dal servo che lasciava il feudo per sposarsi in un altro e nacque il famoso "diritto signorile" sul quale si sono dette tante sciocchezze» - Régine Pernoud, Luce del Medioevo, p. 52.
  7. ^ Régine Pernoud, Luce del Medioevo, p. 52
  8. ^ Piero Angela, Alessandro Barbero, Dietro le quinte della storia, Milano, RCS Libri, 2012. ISBN 978-88-17-06147-6
  9. ^ Filmato audio Alessandro Barbero, Alessandro Barbero Medioevo da non credere 2. Lo ius primae noctis, su Youtube, Davide Totaro, 12 settembre 2014., dal minutov24:28.
  10. ^ «Siccome nel Medio Evo tutto si traduceva in una cerimonia, tale diritto diede luogo a gesti simbolici come, ad esempio, posare una mano o una gamba sul letto coniugale, con impiego di particolari termini giuridici che hanno suscitato maliziose o astiose interpretazioni, completamente erronee» - Régine Pernoud, Luce del Medioevo, Milano, Piero Gribaudi Editore, 2007. ISBN 978-88-7152-579-2 - pp. 52, 53.
  11. ^ Cuniberti, 1996; Castelli, 1997
  12. ^ a b Evans Op. cit. p. 30

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Alain Boureau, The Lord's First Night: The Myth of the Droit de Cuissage, translated by Lydia G. Cochrane, University of Chicago Press, 1998. ISBN 0-226-06742-4.
  • (EN) Jörg Wettlaufer, "The jus primae noctis as a male power display: A review of historic sources with evolutionary interpretation", in Evolution and Human BehaviorVol. 21: No. 2: pages 111–123. Elsevier, 2000.
  • (EN) Hilary Evans, Harlots, whores & hookers : a history of prostitution, Taplinger Pub. Co., 1979
  • (DE) Alain Boureau, Das Recht der Ersten Nacht. Zur Geschichte einer Fiktion, Düsseldorf, Patmos, 2000, ISBN 3-538-07043-1 oder ISBN 3-491-96002-9
  • (DE) Jörg Wettlaufer, Das Herrenrecht der ersten Nacht. Hochzeit, Herrschaft und Heiratzins im Mittelalter und in der frühen Neuzeit, Francoforte-New York, Campus, 1998, ISBN 3-593-36308-9
  • Franco Castelli, La danza contro il tiranno. Leggenda storia e memoria della "Lachera" di Rocca Grimalda, Comune di Rocca Grimalda, Centro di cultura popolare "G. Ferraro", Accademia Urbense, Ovada (tradizioni popolari), 1996.
  • Franco Castelli, Grimaldi, Piercarlo (a cura di), Maschere e corpi, Meltemi ed., 1997
  • Paolo Cuniberti, Jus Primae Noctis: un rituale di eliminazione?, Alba Pompeia, rivista semestrale di studi storici per Alba e territori connessi, fasc. II 1996, ISSN 0394-9427
  • (EN) Matilda Joslyn Gage, Woman, Church, and State, 1893, (Capitolo IV: Marquette)
  • Régine Pernoud, Luce del Medioevo, Milano, Piero Gribaudi Editore, 2007, ISBN 978-88-7152-579-2.
  • Alessandro Secchi, Jus Primae Noctis, Nuovo Digesto Italiano UTET, 1938.
  • Luciano Spadanuda, Jus Primae Noctis, ovvero il piacere di impalmare le mogli altrui, Valentano (CT), Scipioni, 1995.

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