Istituti italiani di cultura all'estero

Gli istituti italiani di cultura all'estero sono, a tutti gli effetti, organi periferici del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Essi attualmente sono 85 e sono disciplinati dalla Legge 401/90 e dal Regolamento 392/95.

Palacio de Abrantes, sede dell'Istituto Italiano di Cultura a Madrid (Spagna)

Funzioni degli Istituti[modifica | modifica wikitesto]

Gli Istituti italiani di cultura (dall'articolo 8 della legge 401/90):

  1. stabiliscono contatti con istituzioni, enti e personalità del mondo culturale e scientifico del paese ospitante e favoriscono le proposte e i progetti per la conoscenza della cultura e della realtà italiane o comunque finalizzati alla collaborazione culturale e scientifica
  2. forniscono la documentazione e l'informazione sulla vita culturale italiana e sulle relative istituzioni
  3. promuovono iniziative, manifestazioni culturali e mostre
  4. sostengono iniziative per lo sviluppo culturale delle comunità italiane all'estero, per favorire sia la loro integrazione nel paese ospitante che il rapporto culturale con la patria d'origine
  5. assicurano collaborazione a studiosi e studenti italiani nella loro attività di ricerca e di studio all'estero
  6. promuovono e favoriscono iniziative per la diffusione della lingua italiana all'estero, avvalendosi anche della collaborazione dei lettori d'italiano presso le università del paese ospitante, e delle università italiane che svolgono specifiche attività didattiche e scientifiche connesse con le finalità del presente articolo.

Nel perseguimento dei propri obiettivi, l'Istituto Italiano di Cultura collabora con le diverse Università, Istituzioni, organizzazioni e associazioni presenti nel Paese in cui si trova la Sede.

L'Istituto inoltre organizza e promuove, come da sue finalità, eventi culturali quali mostre, rassegne cinematografiche, concerti, conferenze, spettacoli teatrali e di danza; favorisce la partecipazione di artisti italiani ai principali momenti artistici del Paese in cui risiede; assicura la presenza di autori, editori e libri nelle Fiere internazionali del libro; promuove e sviluppa le relazioni inter-universitarie e la cooperazione dei sistemi educativi.

All'interno dei vari Istituti di Cultura ci sono solitamente libri, riviste e DVD a libera consultazione.

Modalità di reclutamento e di carriera[modifica | modifica wikitesto]

Così come per la maggioranza delle cariche e delle funzioni legate al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, le modalità di accesso e i requisiti necessari per chi sia interessato a lavorare negli IIC sono disponibili, in occasione di concorsi pubblici, sul portale Concorsi MAE e sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Si tratta in parte di posti omologhi a quelli della carriera diplomatica, in parte attribuiti attraverso avvisi e bandi pubblicati in Gazzetta. Responsabile degli IIC nel mondo è la Direzione Generale per la diplomazia pubblica e culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con sede alla Farnesina.

Negli Istituti Italiani di Cultura all'estero esistono tre figure professionali: i direttori, gli addetti e i contrattisti. I direttori e gli addetti fanno parte dell'Area della Promozione Culturale (APC) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI). In tale Area si entra solamente mediante concorso (procedura di mobilità oppure concorso pubblico); i sindacati, in proposito, hanno rilevato che la maggior parte del personale "è iper qualificata rispetto alle mansioni ricoperte"[1].

I contrattisti vengono selezionati anch'essi con procedura concorsuale, ma ciò avviene in sede, cioè nella città e nel paese dove ha sede l'Istituto.

Esiste poi la possibilità di lavorare negli IIC (assunti e pagati dal singolo IIC) come insegnante nei corsi di lingua italiana. Tale problematica è regolata dalla legge 296/98. La selezione avviene tramite concorso espletato, anche questo, in loco e prevede un contratto per un anno rinnovabile al massimo per un altro anno. Se indire o meno il concorso è questione a totale discrezione del Direttore dell'Istituto di Cultura.

Esistono infine svariate forme di collaborazione con gli IIC, occasionali o più durature, retribuite e non retribuite. In tutto ciò gli IIC hanno una notevole autonomia e il punto di riferimento è quindi il Direttore del singolo e specifico IIC.

Pertanto, due sono i modi migliori per candidarsi:

  • tramite concorso per entrare nell'APC o per insegnare ai sensi della legge 296/98 (entrambi i tipi di bando vengono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale e sono reperibili anche sul sito esterno del MAE - www.esteri.it o, per l'insegnamento, sui singoli siti degli IIC).
  • con contatti diretti con gli IIC per ogni altra forma di collaborazione.

Sedi nel mondo[modifica | modifica wikitesto]

Gli Istituti Italiani di Cultura sono collocati in vari paesi del mondo, assicurando così una capillarità di punti di riferimento per la diffusione della lingua e della cultura italiane. Attualmente sono attivi 85 Istituti.

Sedi in Europa[modifica | modifica wikitesto]

L'Istituto Italiano di Cultura a Colonia (Germania)
L'Istituto Italiano di Cultura a Monaco di Baviera (Germania)
L'Istituto Italiano di Cultura a Mosca (Russia)
L'Istituto Italiano di Cultura a Vienna (Austria)
L'Istituto Italiano di Cultura a Budapest (Ungheria)
L'Istituto Italiano di Cultura a Belgrado (Serbia)
L'Istituto Italiano di Cultura a Edimburgo (Scozia).

Sedi in Africa[modifica | modifica wikitesto]

  • Addis Abeba, Etiopia: Costituito nel 1960 ed operativo dal 1974.
  • Algeri, Algeria: Sorto nel 1963, dopo numerosi cambi di sede dal 2011 ha sede sulle alture della città nel quartiere di El Biar, non lontano dall'Ambasciata. Nonostante la limitazione delle manifestazioni durante il periodo della guerra civile (1991-1999), continua ad essere un polo propulsore di cultura con eventi quali la Settimana della lingua italiana nel Mondo o la Saison culturelle italienne.
  • Il Cairo, Egitto: Fondato nel 1950, ha sede nel quartiere di Zamalek. Di notevole importanza il contributo della "Sezione Archeologica e di Studi di Arabistica" fondata nel 1961 e gestito per quasi trent'anni da Carla Burri, nonostante l'indipendenza della Sezione dal 1970, permane negli stessi locali. Un'ulteriore sede relativa all'archeologia è sita nei pressi del Museo Egizio.
  • Dakar, Senegal
  • Nairobi, Kenya: Istituito nel 1971 con sede nel Prudential Assurance Building fino al 1992, dal 2003 viene inaugurata un'apposita sede nella Grenadier Tower di Westlands, già di proprietà dell'Agip.
  • Pretoria, Sudafrica.
  • Rabat, Marocco: Costituito nel 1971, l'attuale sede in stile razionalista è occupata dal 2002.
  • Tripoli, Libia: Insediato al fianco del locale comitato della Società Dante Alighieri dal 1963, subisce una sospensione delle attività nel 1969-76 e nel 1992-99. Alla nuova apertura seguono vari trasferimenti nel 2003 e nel 2011, a seguito dei disordini bellici. Attualmente ha sede all'interno dell'Ambasciata in attesa di una nuova collocazione. Notevoli le pubblicazioni de I Quaderni dell'Istituto Italiano di Cultura di Tripoli.
  • Tunisi, Tunisia: Fondato nel 1961, negli anni Ottanta ha promosso l'istituzione della società italo-tunisina di produzione cinematografica, Carthago Film. Dal 2004, ha sede in pieno centro nei pressi della locale Cité de la Culture.

Sedi in Asia e Oceania[modifica | modifica wikitesto]

L'Istituto Italiano di Cultura a Tokyo (Giappone).

Sedi nelle Americhe[modifica | modifica wikitesto]

Sedi non più attive nel mondo[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franco Foschi, Sugli istituti italiani di cultura all'estero: note e riflessioni, Firenze, Vallecchi, 1980
  • Carlo Cirvilleri, Le istituzioni scolastiche educative e culturali all'estero, Firenze, Le Monnier, 1988
  • Ministero degli affari esteri - Direzione generale delle relazioni culturali, La promozione della cultura italiana all'estero, Roma, IPZS, 1996
  • Alessandro Carrera, Gli strumenti istituzionali per la promozione della cultura italiana all'estero, in Storia della letteratura italiana. Vol. XII: La letteratura italiana fuori d'Italia, Roma, Salerno editrice, 2002, pp. 1073-1109
  • Gian Giacomo Migone, Stefano Schwarz, Istituti italiani di cultura e promozione culturale: quale riforma?, in «Quaderni di rassegna sindacale - Lavori», VIII, 1 (2007), p. 221-263

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