Iberi

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Guerriero ibero (IIIII secolo a.C.)

Gli Iberi (in latino Hibērī, in greco Ἴβηρες?, Iberes) o Hispani erano un gruppo di popoli, imparentati linguisticamente tra loro, che abitavano la parte orientale e meridionale della penisola iberica durante il I millennio a.C.

Tuttavia, da vari autori e da varie fonti emerge come in antichità, con il termine “Iberia”, si identificasse spesso l'area geografica del nord-ovest dell'Italia e del sud della Francia, quindi un territorio che si affacciava sul bacino nord-occidentale del Mediterraneo.

A partire dal V secolo a.C., i soldati iberici furono spesso schierati nelle battaglie come mercenari in Italia, Grecia, Sardegna[1] e soprattutto in Sicilia per le loro qualità militari.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

Con ogni probabilità, i popoli iberici sono di origine autoctona e il loro sviluppo culturale e politico si deve al contatto con gruppi etnici, portatori di civiltà più avanzate, presenti nella penisola. Ricordiamo, a questo proposito, i Fenici e i Greci, stanziati con proprie colonie commerciali in terra ispanica fin dall'VIII secolo a.C.

Gruppi iberici si diressero inoltre nell'attuale Francia. Il geografo greco Strabone affermava che parte della Gallia meridionale era abitata da genti di origine iberica, come testimoniavano la lingua e i tratti somatici dei popoli ivi stanziati, diversi da quelli dei Galli. Secondo taluni, nuclei di Iberi raggiunsero, in epoca preistorica (cultura del vaso campaniforme), anche la Sicilia, la Sardegna, l'Europa centrale e le isole britanniche.

Espansione[modifica | modifica wikitesto]

Ceramica iberica

La loro civiltà iniziò a svilupparsi solo alla fine del VI secolo a.C., subito dopo la caduta di Tartessos, in Andalusia, per poi diffondersi, nel secolo successivo, in tutto il levante spagnolo e, nel corso del IV e del III secolo a.C. anche nelle valli del Segura, dell'Ebro (assorbendo le precedenti popolazioni protoceltiche dei campi di urne) e in parte delle regioni pirenaiche. La zona propriamente "iberica" della futura Hispania romana finì in tal modo con l'estendersi dai Pirenei alle foci del Guadalquivir e oltre, comprendendo, attorno al 240 a.C., alla vigilia dell'invasione punica, oltre un terzo dell'attuale Stato spagnolo.

L'influenza degli Iberi andò ben oltre le proprie zone di stanziamento. Alcune popolazioni celtiche, già presenti da lungo tempo nell'altopiano (meseta) castigliano-aragonese (e per questo chiamate anche celtibere), adottarono dagli Iberi il sistema di scrittura e in primo luogo l'alfabeto, e in taluni casi si fusero con essi. Monete e oggetti artistici iberici sono state rinvenuti persino nell'attuale Portogallo e in alcune zone della Francia meridionale.

Conquista romana[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista romana della Spagna.

Gli Iberi furono assorbiti nello Stato romano, dopo strenua resistenza, fra la fine del III secolo a.C. e la fine del secolo successivo. Nonostante l'intensa latinizzazione cui furono sottoposti fin dai primi decenni della dominazione romana, conservarono la propria lingua, il proprio alfabeto, alcune delle divinità del proprio Pantheon e molti dei loro usi e costumi fino all'età augustea.

Popoli Iberici[modifica | modifica wikitesto]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Insediamenti[modifica | modifica wikitesto]

Maleses

Gli iberici vivevano in villaggi e oppida (insediamenti fortificati) e le loro comunità erano basate su un'organizzazione tribale. Gli iberici del Levante spagnolo erano più urbanizzati rispetto ai loro vicini delle regioni centrali e nordoccidentali della penisola iberica. I popoli semi-pastorali delle regioni centrali e nord-occidentali parlavano dialetti celtici e vivevano in villaggi sparsi, sebbene avessero anche alcune città fortificate come Numantia.[2]

Organizzazione militare[modifica | modifica wikitesto]

Scultura di guerriero ibero

Il personaggio del guerriero iberico fu descritto dai Greci, che rimasero affascinati dai soldati che si lanciavano in battaglia senza paura e senza andare in ritirata nemmeno quando la battaglia era ormai persa. I guerrieri a cui si riferivano erano i mercenari iberici reclutati dai Greci per le loro guerre.

Anche i Romani successivamente ribadirono il carattere bellicoso degli Iberi, quando, dopo la rimozione della minaccia cartaginese, si lanciarono alla conquista della Spagna, trovandosi d'accordo con i Greci a proposito del coraggio e del disprezzo della morte in battaglia che mostravano gli Iberi, per il quale sia Roma che Cartagine li assumevano come mercenari. Roma si riferisce anche all'iberico come a un soldato molto leale.

Falcata iberica

La "devotio", un giuramento che consacravano a qualche dio, al quale offrivano senza paura la loro vita e che li legava indissolubilmente al loro capo. Diventavano guardie del corpo estremamente leali: se il capo moriva in battaglia, loro o combattevano fino a morire o, se sopravvivevano alla battaglia, si suicidavano. La cosa che approvarono alcuni imperatori romani era che, attraverso questo rituale sacro, si potevano servire degli Iberi perché sapevano di avere assicurata la loro lealtà e che il valore e il coraggio di questi guerrieri li avrebbe protetti nelle circostanze più avverse e sfavorevoli.

Religione[modifica | modifica wikitesto]

Ex voto iberico

La religione è un tema poco conosciuto della cultura iberica; tuttavia, negli ultimi tempi sono stati fatti passi avanti per quanto riguarda la sua conoscenza e la sua interpretazione. Le fonti più importanti sono costituite dai rinvenimenti archeologici e i testi scritti. I rinvenimenti principali sono costituiti dagli ex voto, oggetti votivi in bronzo, terracotta, pietra o ceramica.

Usanze funebri[modifica | modifica wikitesto]

Urna cineraria

Gli Iberi cremavano i loro morti (tradizione introdotta dai popoli dei campi di urne) e le loro ceneri venivano riposte in urne cinerarie che venivano successivamente interrate accompagnate da un corredo funerario.

Lingua[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua iberica.
Principali aree linguistiche e popoli dell'Antica Iberia nel 300 a.C. circa. Il territorio occupato dagli Iberi è evidenziato in arancio

Pur esistendo una notevole quantità di iscrizioni iberiche (oltre milleottocento) che ha permesso la decifrazione dell'alfabeto relativo, la lingua (o le lingue) iberica (iberiche), continua ad essere poco conosciuta. È considerata una lingua preindoeuropea. Quel che si può asserire con sicurezza è che non aveva né un'origine semiticaindoeuropea. Alcuni studiosi considerano tale idioma antenato del basco, con cui presenta non poche affinità.

Paleogenetica[modifica | modifica wikitesto]

Secondo uno studio di archeogenetica di Iñigo Olalde et al. del 2019, sebbene nell'area iberica vi sia stato un costante flusso migratorio di popolazioni discendenti dai pastori delle steppe occidentali dall'Eneolitico all'età del Ferro, «a differenza dell’Europa centrale o settentrionale, dove l’ascendenza steppica probabilmente ha segnato l’introduzione delle lingue indoeuropee, i nostri risultati indicano che, in Iberia, l’aumento dell’ascendenza steppica non è stato sempre accompagnato dal passaggio alle lingue indoeuropee».[3]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ R. Zucca, Storiografia del problema della ‘scrittura nuragica’, in Bollettino di studi sardi, vol. 5, 1º dicembre 2012, 5-78, DOI:10.13125/bss-4805.
  2. ^ J. S. Richardson, Hispaniae; Spain and the Development of Roman Imperialism, 218-82 BC, p. 16.
  3. ^ Iñigo Olalde e Swapan Mallik, The genomic history of the Iberian Peninsula over the past 8000 years, in Science, vol. 363, n. 6432, American Association for the Advancement of Science, 15 marzo 2019, pp. 1230–1234, Bibcode:2019Sci...363.1230O, DOI:10.1126/science.aav4040, PMC 6436108, PMID 30872528.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alfonso Moure Romanillo, Juan Santos Yanguas, José Manel Roldán, Vol. I del Manual de Historia de España, Prehistoria e Historia Antigua, Madrid, Historia 16 Ed., 1991, ISBN 84-7679-193-3
  • Jesús Bermejo Tirado, Breve historia de los Íberos, Madrid, Ediciones Nowtilus S.L., 2007, ISBN 978-84-9763-353-6
  • José R. Pellón, Íberos [de A a la Z], La vida en Iberia durante el primer milenio antes de Cristo, Madrid, Espasa Calpe, 2006
  • Arturo Ruiz y Manuel Molinos, Los Iberos, Análisis arquologico de un proceso histórico, Barcelona, Crítica Grijalbo Mondadori, 1995 (reimpresión de la ed. de 1993), ISBN 84-7423-566-9
  • Antonio Arribas, Gli Iberi ; traduzione di Elena Lattanzi, Milano, Il Saggiatore, 1967, 265 pp.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]