Henri Bosco

Henri Bosco

Henri Bosco (Avignone, 16 novembre 1888Nizza, 4 maggio 1976) è stato uno scrittore francese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Targa affissa sulla casa natale di Henri Bosco

Henri Bosco proviene da una famiglia italiana, ligure e piemontese. La famiglia paterna è imparentata con Giovanni Bosco, il fondatore dei salesiani. Il padre, Louis Bosco (1847-1927), era originario di Marsiglia, mentre la madre, Louise Falena (1859-1942) era nata a Nizza. Bosco era il quinto figlio della coppia, i cui primi quattro figli sono deceduti prematuramente. Dopo aver studiato greco e latino al liceo di Avignone ed essere diventato un musicista di talento, allo scoppio della Prima Guerra mondiale, viene mandato prima a Salonicco, e poi ai Dardanelli, in Macedonia, in Serbia, in Albania e in Ungheria.

Dopo la fine del conflitto, comincia a lavorare per l'Institut Français di Napoli, dove insegna per dieci anni. Qui scriverà il suo primo romanzo, Pierre Lampedouze. Durante il soggiorno in Italia, si appassiona agli scavi in corso a Pompei, e in particolare ai culti orfici.

Nel 1930, comincia la stesura del primo romanzo della trilogia di Hyacinthe, L'Ane culotte.

Nel 1931, parte per il Marocco, dove resterà fino al 1955. A Rabat, ha una lunga carriera di insegnante e diventa presidente dell'Alliance française. Alla fine della Seconda Guerra mondiale, ottiene il Premio Renaudot per il romanzo Mas Théotime (La Fattoria). In seguito, si trasferirà a Cimiez, sulle alture di Nizza.

Nel 1953, la sua carriera letteraria è coronata dal Grand Prix national des lettres.[1] Nel 1968, invece, gli sarà conferito il Grand Prix de littérature de l'Académie française per l'insieme delle sue opere.[2]

Henri Bosco muore nel 1976, all'età di 88 anni.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Dizionario delle costanti tematiche[modifica | modifica wikitesto]

  • Il mondo delle ombre
  • Poetica dello spazio
  1. casa solare
  2. figure dell'intimità
  • lsola: l'isola in Bosco è simbolo dell'intimità, del rifugio. A tal proposito lo studioso Gilbert Durand fa riferimento al tema del "ritorno alla Madre": in tutte le epoche e culture si immagina una donna materna verso cui regrediscono i desideri dell'umanità. I nomi a Lei attribuiti e gli epiteti rimandano tutti al ritorno o al rimpianto. Lo schema della discesa (analizzato nella scheda de L'Antiquaire) porta all'avvaloramento delle immagini della sicurezza chiusa\intimità. A tal proposito l'isola sarebbe una sorta di "Giona (profeta)" geografico. L'esilio insulare si configura dunque come un complesso di rifugio, cioè un ritorno alla Madre.

3. casa notturna e sotterranea Cantine e ambienti dimessi che immettono, attraverso botole, in dimore sotterranee, talvolta veri e propri mondi, entrano nell'immaginario di Bosco attraverso la lettura de Le mille e una notte nell'edizione di Galland, la prima in lingua francese e, più in generale, in una lingua dell'Occidente. Questa edizione, non scrupolosa dal punto di vista filologico e persino censurata per non urtare la sensibilità della borghesia francese cui il traduttore si rivolge, costituisce un momento fondamentale per la costituzione stessa dell'opera, poiché Galland vi inserì diversi racconti di tradizione orale, e anche il famoso Aladino e la lampada meravigliosa, a lungo ritenuto un'invenzione di Galland stesso; naturalmente Bosco è attratto dalla complessa simbologia che sta alla base delle Notti, e in particolare il male o le forze soprannaturali che in tanti racconti pervadono il sottosuolo hanno un evidente parallelo in romanzi come Antonin o l'Antiquaire. La dimora sotterranea ha dunque la valenza di un luogo di prova morale,di tentazione, e anche di male o aberrazione, per esempio nei racconti dei tre qalandar, una sorta di trilogia dei sotterranei tentatori, o nella grande cornice narrativa di Karim Hasib Al-din, imprigionato nel palazzo sotterraneo della Regina dei Serpenti. Grande importanza ha anche il motivo dell'interdizione; inoltre il sotterraneo è per eccellenza dimora del tesoro, come in Aladino e la lampada meravigliosa e Alì Babà, nonché di entità soprannaturali, i Genii, solitamente malvagi e ostili all'uomo ma anche controllabili e asservibili con la magia.

4. casa materna Bosco, si trasferisce in campagna da piccolo e comincia a percepire la Mas nella quale abita come una seconda madre. Viene colpito dal "genio del luogo", in quanto la Mas è carica di una vita propria. La casa-rifugio, di cui Bosco parlerà a lungo nelle sue opere, è quella che ritroviamo particolarmente nel Le Mas Théotime. Bosco ci appare quasi credente di una religione della famiglia e della casa, Théotime è madre in quanto: protegge, riscalda con il suo fuoco carico di valenza greco-latina e impartisce ordini e obblighi ai quali Pascal deve sottomettersi per non rovinare il rapporto con lei instaurato.

  • Poetica della rêverie
    • La rêverie di Bosco in G.Bachelard

La poetica della rêverie di Bachelard riserva molta attenzione alla figura di Bosco, in quanto sognatore e in quanto poeta. La rêverie è senza dubbio una forma di onirismo che il poeta Bosco è in diversi frangenti in grado di comunicare al lettore e dunque in primis di vivere da sognatore. Essa a ben vedere non può essere intesa come vero e proprio sogno quanto come esperienza estatica (il cosiddetto sogno ad occhi aperti) che suscitanto benessere mette in comunione sognatore e Mondo.

  • L'anima e l'immaginario
  • Forme di iniziazione
    • Il giudizio di G.Bachelard

Il falò di radici di Malicroix è oggetto di una lunga trattazione ad opera del filosofo Gaston Bachelard nella sua Poetica della rêverie. L'immagine del fuoco e quella delle radici danno luogo ad una rêverie potenziata, ovvero ad un collegamento del sognatore di rêveries con l'essenza stessa del mondo. Si partecipa, cioè, ad un vero e proprio rito di iniziazione che porta il sognatore all'abbattimento del principio di non contraddizione, dello spazio e della temporalità come comunemente intese. Il rito di iniziazione cui Bosco mette parte il lettore è dunque, essenzialmente, di natura mistica. Rito che, a ben vedere, Bachelard ravvisa anche relativamente all'eremo lacustre di Le Jardin d'Hyacinthe: l'acqua stagnante è un'altra immagine naturalmente poetica, e Bosco si configura così come uno dei massimi esempi della capacità del poeta creatore di condividere la propria rêverie con il lettore:

«Bosco ha scritto una pagina di psicologia universale. Se, su questo modello, potessimo sviluppare una psicologia universale, in accordo con una psicologia della rêverie, come abiteremmo meglio il mondo!»

  • L'acqua e i sogni
  1. Acque diurne: il fiume
  2. Acque notturne: il fiume, gli stagni
  • Importanza conferita alle parole e ai nomi
    • L'importanza della parola poetica in relazione alla rêverie: G.Bachelard

Bosco, come uno degli scrittori più presenti tra le citazioni di Bachelard, nella sua La poetica della rêverie spesso compare come tramite tra Mondo e lettore: egli, in quanto poeta, è in grado di mettere al servizio la sua Parola poetica alla rêverie del lettore. È cioè uno dei massimi interpreti della cosiddetta estetizzazione dello psichismo (per approfondire: La poetica della rêverie, sezione 5.1)

  • Bonheur
    • Bosco, attraverso le sue opere ricerca il vero significato di "Bonheur" (Felicià).

All'interno del Le Mas Théotime, i personaggi ne danno la propria visione. C'è chi con felicità intende la vita sedentaria: Pascal vive felicemente di solitudine. Per Geneviève, invece, la felicità è movimento e per Barthélemy il confine tra felicità e pace è talmente sottile da non saper parlare di una senza citare per forza l'altra. La concezione personale di felicità ci fa capire anche che Bosco e Pascal sono due persone distinte, uno appagato da una vita pressoché immobile, l'altro, sempre in viaggio quasi fosse un nomade che ha una continua e forte nostalgia per la propria patria.

  • Religione
    • Henri Bosco è un autentico religioso, sensibile alla presenza del sacro nel mondo invaso da una civiltà materialista.

Sa che l'uomo è al centro di una religione che unisce cristianesimo, paganesimo e misticismo. Dipinge la casa come dimora di una divinità ancestrale, protettrice della famiglia e del focolare domestico, quasi a richiamare la fede degli antichi Romani, subito dopo porta come esempio morale la conversione di Geneviève scappata in terra santa. Bosco, una volta concluso Le Mas Théotime, afferma che "Solo una volta che esso fu terminato, ho compreso il senso mistico del mio libro: da un lato l'uomo e la terra, dall'altro, la spiritualità, il cielo".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Grand prix national des Lettres, su revolvy.com. URL consultato l'11 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2020).
  2. ^ Grand Prix de Littérature, su academie-francaise.fr. URL consultato il 9 gennaio 2020.

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