Guerra libico-egiziana

Guerra libico-egiziana
parte della Guerra fredda
Cartina di Libia ed Egitto
Data21 - 24 luglio 1977
LuogoConfine tra Libia ed Egitto
Esito
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Perdite
400 tra morti e feriti
60 carri armati
40 veicoli trasporto truppe
20 Mirage 5
1 MiG 23 MS
100 morti
4 MiG-21
2 Su-20[2]
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La guerra libico-egiziana fu un breve ma intenso conflitto che vide contrapposta la Libia di Muʿammar Gheddafi e l'Egitto di Anwar al-Sadat nel luglio 1977.

Il 21 luglio 1977 si diede inizio ai combattimenti lungo la frontiera per iniziativa della Libia, seguita da attacchi aerei e terrestri condotti da ambo le parti. Sadat mosse da Sollum una colonna motocorazzata lungo la costa, mentre raid aerei sorprendevano a terra l'aviazione libica, danneggiando seriamente infrastrutture e velivoli della base aerea di Al Adem (per ironia della sorte intitolata a Nasser) e alcuni siti radar e missilistici. Il conflitto si risolse a vantaggio dell'esercito egiziano che occupò diverse città di confine. Fu solo per iniziativa di Houari Boumédienne, presidente dell'Algeria, che il 24 luglio venne firmato il cessate il fuoco che pose fine alle ostilità.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Il rapporto tra i due paesi si deteriorò dopo la guerra dello Yom Kippur combattuta nell'ottobre 1973: Il governo libico, ostile alla politica auspicata dal presidente egiziano Anwar al-Sadat per una pace con Israele[3], fece fallire le trattative per l'unione tra la Libia e l'Egitto proposto dal leader libico Muammar Gheddafi. L'Egitto recise i suoi legami con Mosca, mentre il governo libico continuò una politica di cooperazione con l'Unione Sovietica. Nel 1975 due membri del Consiglio del comando rivoluzionario, i maggiori Abd al-Munim al-Huni e Omar Muhayshi cercarono di rovesciare Gheddafi senza riuscirci, e si rifugiarono in Egitto, paese disposto a dar loro asilo politico.

Le tensioni aumentarono ulteriormente quando il governo egiziano sostenne di aver scoperto un complotto libico per rovesciare il governo egiziano. Il 26 gennaio 1976, Hosni Mubarak confidò all'ambasciatore americano che il governo egiziano aveva l'intenzione di sfruttare le divisioni interne alla Libia per agire contro di essa.[4]. Il 22 luglio 1976 il governo libico fece una dichiarazione pubblica minacciando di rompere le relazioni diplomatiche con l'Egitto se si fosse continuato a condurre attività ostili sul suo territorio[5]. L'8 agosto 1976, un'esplosione avvenuta nei bagni di un ufficio governativo situato in Piazza Tahrir, al Cairo, ferì 14 persone e sia il governo egiziano sia i media accusarono del fatto alcuni agenti libici[6]. La polizia arrestò due cittadini egiziani addestrati dai servizi segreti libici per effettuare sabotaggi in Egitto[7]. Il governo libico dal canto suo, dichiarò di avere scoperto una rete di spionaggio egiziana in Libia.

Sempre durante il 1976, truppe egiziane furono concentrate lungo il confine con la Libia col sostegno del governo degli Stati Uniti, ostile al regime di Gheddafi[8][9]

Alcuni analisti politici statunitensi e britannici ritennero che al momento Sadat stesse pianificando un attacco contro la Libia per rovesciare Gheddafi[10] mentre altri ambienti diplomatici USA ritenevano fosse la Libia a voler scatenare una guerra contro l'Egitto.[11]

(EN)

«L[ibyan] A[rab] R[epublic] G[overnment] anticipates military attack from Egypt, which it hopes to exploit and cause overthrow of Sadat.»

(IT)

«Il Governo della Repubblica Araba di Libia prevede un attacco militare dall'Egitto che spera di sfruttare per causare la caduta di Sadat.»

La tensione salì tra l'aprile ed il maggio del 1977 quando i manifestanti attaccarono le ambasciate nei due Paesi. Nel giugno 1977 Gheddafi ordinò a 225.000 lavoratori egiziani in Libia di lasciare il paese entro il 1º luglio pena l'arresto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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