Gli strumenti umani

Gli strumenti umani
AutoreVittorio Sereni
1ª ed. originale1965
GenereRaccolta di liriche
Lingua originaleitaliano

Gli strumenti umani è la terza raccolta poetica di Vittorio Sereni, pubblicata nel 1965 per Einaudi.[1]

Storia editoriale[modifica | modifica wikitesto]

La raccolta esce nel settembre 1965, interrompendo un silenzio poetico che durava dai diciott'anni del Diario d'Algeria (1947), e si afferma in breve tempo nel panorama poetico italiano insieme a La vita in versi di Giovanni Giudici e Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee di Giorgio Caproni, sempre dello stesso anno.[2]

Verrà ripubblicata nel 1975 sempre per Einaudi, passando dalla collana dei "Supercoralli" a quella di "Poesia", con l'aggiunta della poesia I ricongiunti e insieme al saggio di Pier Vincenzo Mengaldo Iterazione e specularità in Sereni.[3]

Tematiche[modifica | modifica wikitesto]

L'opera scandisce il difficile e tormentato dopoguerra del poeta,[4] reduce dai campi di prigionia dell'Algeria e del Marocco, vissuto con il senso di colpa di non aver potuto partecipare alla Resistenza, che lo condanna a una sensazione permanente di estraneità alla Storia («Non lo amo il mio tempo, non lo amo»[5]).[6]

Qua Sereni manifesta l'apertura a una maggiore volontà comunicativa e al contatto con il mondo esterno,[7] trovando nell'amore e nell'amicizia un conforto,[8] tuttavia temporaneo, al senso di disillusione e scoraggiamento verso la vita[9]. Prosegue il tema del dialogo con i morti già presente in precedenza.[10][11]

Nelle nuove liriche si fa strada la situazione sociopolitica italiana: le elezioni del 18 aprile 1948, il paesaggio milanese del neocapitalismo negli anni del boom economico, il Sessantotto e la contestazione del sistema.[12] Pur vagheggiando l'utopia della "città socialista", Sereni si sottrae a una scelta ideologica netta, verso la quale spingeva l'amico Franco Fortini, con cui dialoga in alcune liriche.[13]

Stile[modifica | modifica wikitesto]

L'opera segna il definitivo allontanamento sia dall'ermetismo che dalla tradizione simbolista che influenzavano le prime due raccolte[14] per approdare a uno stile maggiormente personale e meno oscuro.[15] Si fa strada una postura dell'io più nettamente lirica.[16]

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Nell'edizione definitiva, del 1975, la raccolta è articolata in cinque sezioni e comprende 52 liriche.[17]

Uno sguardo di rimando
  • Via Scarlatti[N 1]
  • Comunicazione interrotta
  • Il tempo provvisorio
  • La repubblica
  • Viaggio all'alba
  • Un ritorno
  • Nella neve
  • Paura
  • Viaggio di andata e ritorno
  • L'equivoco
  • Ancora sulla strada di Zenna[N 2]
  • Finestra
  • Gli squali
  • Mille Miglia
  • Anni dopo
  • Le ceneri
  • Le sei del mattino
  • Giardini
Una visita in fabbrica[N 3]
Appuntamento a ora insolita
  • La sonnambula
  • Il grande amico
  • Scoperta dell'odio
  • Un incubo
  • Quei bambini che giocano
  • Saba[N 4]
  • Di passaggio
  • Situazione
  • Gli amici
  • Appuntamento a ora insolita
Il centro abitato
  • Nel sonno
  • I versi
  • Corso Lodi
  • Il male d'Africa[N 5]
  • L'alibi e il beneficio
  • La poesia è una passione?
Apparizioni o incontri
  • Un sogno
  • Le Fornasette
  • Ancora sulla strada di Creva[N 6]
  • Intervista a un suicida
  • Il piatto piange
  • Sopra un'immagine sepolcrale
  • Al distributore
  • A un compagno d'infanzia
  • Dall'Olanda
  • La pietà ingiusta
  • Nel vero anno zero
  • La speranza
  • Metropoli
  • Il muro
  • Pantomima terrestre
  • I ricongiunti[N 7]
  • La spiaggia

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni
  1. ^ Il componimento proviene dalla prima edizione di Diario d'Algeria.
  2. ^ Il titolo fa riferimento al componimento Strada di Zenna, presente nella terza edizione di Frontiera (e, con il titolo Zenna, nella prima e nella seconda edizione).
  3. ^ Il componimento è un poemetto diviso in cinque tempi, pubblicato originariamente su Il Menabò, n. 4 (1961).
  4. ^ Il titolo fa riferimento al poeta Umberto Saba.
  5. ^ Il componimento è presente anche nella seconda edizione del Diario d'Algeria, pubblicata sempre nel 1965.
  6. ^ Il titolo fa riferimento al componimento Strada di Creva, presente nella seconda e nella terza edizione di Frontiera.
  7. ^ Il componimento è l'unico aggiunto all'edizione originale del 1965. Scritto nel 1966, comparirà anche ne Gli immediati dintorni primi e secondi (1983).
Fonti
  1. ^ Gli strumenti umani, su archiviovittoriosereni.it, Archivio Vittorio Sereni. URL consultato il 9 giugno 2020.
  2. ^ Damiano Frasca, Posture dell'io, su Le parole e le cose, 2 ottobre 2014. URL consultato il 20 settembre 2022.
  3. ^ Notizie biobibliografiche, in Isella (1993), p. XVII.
  4. ^ Scaffai (2015), p. 154.
  5. ^ Nel sonno, cfr. Sereni (2013), p. 195.
  6. ^ Mengaldo (1981), p. 749.
  7. ^ Maria Borio, Gli strumenti umani di Vittorio Sereni, su Nuovi Argomenti. URL consultato il 1º luglio 2020.
  8. ^ Scaffai (2015), p. 164.
  9. ^ Gilberto Lonardi, Introduzione a Vittorio Sereni, Il grande amico. Poesie 1935-1981, Milano, Rizzoli, 1990, pp. 21-23.
  10. ^ Negro (2020), p. 112.
  11. ^ Mengaldo (1981), p. XXI.
  12. ^ Mengaldo (1981), pp. 749-750.
  13. ^ Lenzini (2020).
  14. ^ Mengaldo (1981), p. 747.
  15. ^ Dante Isella, Presentazione, in Isella (1993), p. XII.
  16. ^ Mengaldo (1981), pp. 748-749.
  17. ^ Sereni (2013), pp. 1084-1085.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN292974365 · BNF (FRcb125621458 (data)
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