Giuseppe Cigala Fulgosi

Giuseppe Cigala Fulgosi
NascitaPiacenza, 25 luglio 1910
MorteRoma, 1º novembre 1977
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Anni di servizio1930-1946
GradoCapitano di vascello
GuerreSeconda guerra mondiale
BattaglieBattaglia di Punta Stilo
Battaglia di capo Teulada
Operazione Merkur
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Uomini della Marina, 1861-1946[1]
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Giuseppe Cigala Fulgosi (Piacenza, 25 luglio 1910Roma, 1º novembre 1977) è stato un militare italiano, che con il grado di capitano di corvetta della Regia Marina fu decorato con Medaglia d'oro al valor militare a vivente durante il corso della seconda guerra mondiale. Decorato anche con tre Medaglie di bronzo e due Croci di guerra al valor militare gli è stato intitolato un pattugliatore della Classe Comandanti.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La torpediniera Sagittario durante la seconda guerra mondiale.
La torpediniera Impetuoso durante la seconda guerra mondiale.
Il pattugliatore Cigala Fulgosi

Nacque a Piacenza il 25 luglio 1910, figlio di Alfonso, un ufficiale di carriera del Regio Esercito, e di Anna Teresa Osio.[2] Arruolatosi nella Regia marina, nel 1925 fu ammesso a frequentare la Regia Accademia Navale di Livorno, conseguendo nel 1930 la nomina a guardiamarina.[1] Imbarcato inizialmente sull'incrociatore pesante Trieste, passò poi sulla nave scuola Cristoforo Colombo dove conseguì la promozione a sottotenente di vascello.[1] Prestò poi servizio sul cacciatorpediniere Aquilone, sulla torpediniera Indomito come ufficiale in 2ª, e nel 1933 fu assegnato in servizio sull'esploratore Quarto, di stanza allora in Cina.[1] Nel 1934 fu trasferito al Distaccamento Marina a Tientsin in Cina, rientrando poi in Italia verso la fine di quell'anno.[1] Prestò servizio sull'esploratore Lanzerotto Malocello, sul Leone Pancaldo, dove fu promosso tenente di vascello, sul cacciatorpediniere Scirocco e quindi ebbe un incarico a terra come aiutante di bandiera del comandante in capo del dipartimento marittimo della Spezia.[1]

Nel 1936 si imbarcò a bordo della nave da battaglia Conte di Cavour come terzo direttore di tiro, e sbarcato verso la fine di quell'anno, ricoprì fino al giugno 1940 l'incarico di ufficiale di ordinanza di Sua Altezza Reale il Duca di Genova.[1] Nel 1939 conseguì la laurea in economia e commercio presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.[3]

All'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, si trovava imbarcato in qualità di ufficiale in 2ª a bordo del cacciatorpediniere Ascari su cui partecipò alle battaglie di Punta Stilo e di Capo Teulada[1] e successivamente assunse il comando della torpediniera Sagittario, con la quale si distinse eroicamente durante la battaglia di Creta, il 22 maggio 1941, quando avvistò in pieno giorno una formazione navale britannica composta da incrociatori e cacciatorpediniere.[1] Riuscì brillantemente a nascondere le navi che guidava dalla vista del nemico e si lanciò poi all'attacco con grande coraggio, riuscendo con il suo gesto a salvare il convoglio italiano da una distruzione certa.[1] Per questa azione gli venne attribuita la Medaglia d'oro al valor militare[3] e la Croce di Ferro di seconda classe dal governo tedesco.[1]

Promosso capitano di corvetta nel luglio 1941, ebbe il comando del cacciatorpediniere Euro e nel luglio 1942 divenne Capo di stato maggiore della flottiglia motozattere operante in Africa Settentrionale Italiana, rimanendo ferito a Marsa Matruh.[1] Nel novembre 1942 assunse il comando della 6ª Squadriglia Torpediniere alzando la sua insegna sulla Impetuoso,[1] non ancora entrata in servizio, del quale seguì la parte finale dell'allestimento.[2]

Il 10 giugno 1943 ricevette a Roma, in occasione della Giornata della Marina, la Medaglia d'oro al valor militare appuntatagli sul petto direttamente dal Re Vittorio Emanuele III, ma il giorno dopo lo raggiunse la notizia della scomparsa, nel cielo della Sardegna, del fratello minore Agostino, tenente della Regia Aeronautica e pilota di caccia.[2]

Nella notte del 9 settembre 1943, giorno seguente l'armistizio con gli Alleati, salpò con la sua nave al seguito della Forza Navale da Battaglia, al comando dell'ammiraglio Carlo Bergamini.[1]

Al comando dell'Impetuoso soccorse i naufraghi della nave da battaglia Roma, trasportandone i feriti a Port Mahon nelle Baleari.[1] Successivamente l'Impetuoso venne autoaffondata su suo ordine il 13 settembre 1943,[2] insieme alla Pegaso, per evitarne la consegna prevista in base alle clausole armistiziali.[1] Internato in Spagna rimpatriò nel luglio 1944, e nel novembre dello stesso anno fu promosso capitano di fregata.[1]

Durante l'internamento in Spagna venne colpito da un gravissimo lutto: il padre Alfonso, richiamato in servizio nel 1943 come comandante della piazza di Spalato, si rifiutò di seguire il generale Emilio Becuzzi che stava abbandonando la propria divisione a Spalato, la 15ª Divisione fanteria "Bergamo", dopo aver ordinato la cessione delle armi ai partigiani slavi e venne fucilato il 30 settembre 1943 da militi della divisione delle SS Prinz Eugen presso Signo con l'accusa di aver fatto consegnare le armi del proprio reparto ai partigiani.[4] Alfonso Cigala Fulgosi fu anch'egli decorato con la Medaglia d'oro al valor militare.[5]

Al rientro in Italia trattò con gli inglesi un possibile sbarco a Trieste del ricostituito Reggimento San Marco in vista della fine della guerra, ma ricevette un netto rifiuto. Nel 1946, in seguito all'avvenuta proclamazione della Repubblica, decise di lasciare il servizio attivo, e transitò nella riserva nel febbraio 1947.[1] Promosso al grado di capitano di vascello della riserva si dedicò alle attività della FISE, la Federazione Italiana Sport Equestri,[1] della quale divenne anche presidente e con cui vinse tutti i titoli e le competizioni internazionali alle quali partecipò, continuando a occuparsene fino al termine della sua vita.[2] Si spense a Roma il 1 novembre 1977.[1]

Al comandante Cigala Fulgosi, decorato con la Medaglia d'oro al valor militare, tre Medaglie di bronzo e due Croci di guerra al valor militare è stato intitolato un pattugliatore della Classe Comandanti.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di torpediniera di scorta ad un gruppo di motovelieri con truppe germaniche dirette a Creta per l’occupazione dell’isola, avvistata in pieno giorno una rilevante formazione navale nemica di incrociatori e cacciatorpediniere, manovrava con grande perizia e decisione per occultare il convoglio alle navi avversarie; si lanciava quindi all’attacco con temerario ardimento sfidando la schiacciante superiorità del nemico ed il suo violento tiro, e silurando un incrociatore che affondava colpito in pieno. Col suo gesto audace e coronato dal successo salvava il convoglio da sicura distruzione. Mare Egeo, 22 maggio 1941
— Regio Decreto 1 agosto 1941.[6]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale in 2ª di cacciatorpediniere e successivamente comandante di torpediniera ha dato opera appassionata ed assidua per la maggiore efficienza delle unità su cui era imbarcato. In lungo periodo di attività bellica ha partecipato a più scontri navali e a numerose missioni in acque aspramente insidiate, e, in avverse condizioni e nei pericoli corsi per l'attività nemica, ha dato costantemente prova di perizia marinaresca, consapevole ardimento ed elevate virtù militari. Mediterraneo Centrale e Orientale, giugno 1940-giugno 1941
— Regio Decreto 31 dicembre 1942.
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di cacciatorpediniere di scorta a convoglio, violentemente attaccato da una formazione navale nemica, manovrava con elevata capacità e sereno ardimento al fine di meglio proteggere i piroscafi del convoglio e reagire validamente all'attacco. Colpita la sua unità, impartiva sotto il martellamento costante del nemico, tempestive ed efficaci disposizioni per la rapida rimessa in efficienza della nave con imperturbabile calma e prontezza di decisione. Nelle successive operazioni di salvataggio dei naufraghi di altre unità danneggiate si prodigava con vivo senso di abnegazione e di cameratismo e contribuiva in alto grado e rendere minime le perdite umane. Mediterraneo Centrale, 9 novembre 1941
— Regio Decreto 31 ottobre 1942.
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale superiore di brillanti qualità militari, al comando di unità sottili ha effettuato in acque fortemente insidiate dal nemico numerose contrastate missioni di guerra, superando difficoltà, opposizioni e pericoli con perizia marinaresca, elevato senso di dedizione al dovere e consapevole esemplare coraggio. Mediterraneo Centrale, giugno 1941-giugno 1942
— Regio Decreto 18 maggio 1943.
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale in 2ª di cacciatorpediniere, partecipava a numerose, difficili missioni di guerra distinguendosi per attaccamento alla Nave e noncuranza del pericolo. Dotato di elevato sentimento del dovere, infondeva nei dipendenti tenace volontà ed entusiasmo contribuendo a mantenere l'Unità in perfetta efficienza. Nel corso di operazioni intese a rimorchiare in porto l'Unità capo pattuglia, gravemente danneggiata in aspro combattimento contro importante formazione nemica, si prodigava col massimo impegno per la riuscita del salvataggio, reso difficoltoso da attacchi aerei avversari contro le Unità della Divisione Navale. Mediterraneo, 28 novembre 1940
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
— Mediterraneo giugno 1943 - settembre 1943

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u Alberini, Prosperini 2015, p. 152.
  2. ^ a b c d e Marina Difesa.
  3. ^ a b Bollettino della associazione “Primo Lanzoni” n.143-14, luglio-ottobre 1941, p. 27.
  4. ^ Aga Rossi, Giusti 2011, pp. 155-156.
  5. ^ Medaglia d'oro al valor militare CIGALA FULGOSI conte Alfonso, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato il 29 aprile 2013.
  6. ^ Medaglia d'oro al valor militare CIGALA FULGOSI Giuseppe, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato il 29 aprile 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Elena Aga Rossi e Maria Teresa Giusti, Una guerra a parte, Bologna, Il Mulino, 2011, ISBN 978-88-15-15070-7.
  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2015, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Erminio Bagnasco, In Guerra sul Mare. Navi e marinai italiani nel secondo conflitto mondiale, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 2005, ISBN 88-87372-50-0.
  • Vero Roberti, Con la pelle appesa a un chiodo. La guerra sul mare: 1940-1943, Milano, Ugo Mursia Editore, 1966.
Periodici
  • Un cafoscarino medaglia d'oro, in Bollettino della associazione “Primo Lanzoni”, n. 143-144, Venezia, Libreria Emiliana Editrice, luglio-ottobre 1941, p. 1966.

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