Girolamo Pico della Mirandola

Girolamo Pico della Mirandola
conte della Mirandola e di Concordia
Stemma
Stemma
In carica1567
PredecessoreGiantommaso Pico
Erederamo esrinto
Altri titolisignore di Roddi
Nascita1525
Morte1588
DinastiaPico della Mirandola
PadreGiantommaso Pico
MadreCarlotta Orsini
ConsorteFrancesca Malaspina
Figlinessuno

Girolamo Pico della Mirandola (15251588) è stato un nobile e militare italiano.

Signore di Roddi, il 22 dicembre 1567 ottenne dall'imperarore Massiliano l'investitura a conte della Mirandola e di Concordia, successore del padre Giantommaso Pico che fu spodestato dal cugino Galeotto II Pico, a seguito dell'omicidio del nonno Gianfrancesco II Pico (fratello del filosofo Giovanni Pico della Mirandola).[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Come il padre, Girolamo tentò inutilmente per tutta la vita di rimpossessarsi del territorio mirandolese.

Il 30 agosto 1563 concesse licenza di godere tutti i privilegi su Roddi e le grazie spettanti al suo ruolo a Giovanni Verro, figlio di Battista di Castelletto Valdorba.[2]

Nel marzo 1567 morì a Roddi lo zio Paolo Pico, la cui vedova Costanza Del Caretto, insieme alle figlie Giovanna ed Eleonora, si impadronì del castello di Roddi (che nel 1598 sarà poi ereditato dal mantovano Ascanio Andreasi).[3] Ritenendosi leso nei suoi diritti, Giantommaso si rivolse al duca di Mantova e marchese del Monferrato, che rimise il caso al Senato di Casale Monferrato. Conferito l'incarico al proprio difensore Antonio Sebastiano Guaita il 14 maggio 1567, poco dopo Giantommaso morì improvvisamente, facendo subentrare il figlio Girolamo nella disputa giudiziaria.

Nel novembre 1568 venne scoperta una congiura contro Ludovico II Pico[4] da parte di alcuni traditori che volevano ucciderlo in nome di Girolamo Pico; dopo averli fatti giustiziare e confiscati i loro beni, passati otto giorni, morì a 41 anni d'età anche Ludovico II, forse per avvelenamento.[5] In seguito, Fulvia da Correggio seppe respingere energicamente le pretese di Girolamo.[6]

Girolamo visse per molto tempo a Milano, dove nel 1585 fece realizzare la sua tomba nella chiesa delle Grazie. Testò nel 1588, ma non avendo figli chiamò molti individui alla sua eredità, tra cui il cugino Pomponio Torelli, e implorando l'assistenza dell'imperatore Rodolfo II affiché gli eredi potessero rivendicare i diritti sul dominio della Mirandola usurpati dai cugini.

Girolamo morì poi nel 1588 senza prole avuta dalla moglie Francesca Malaspina, estinguendo così questo ramo della famiglia Pico,[5] ponendo così fine alle guerre con il ramo governante sulla Mirandola. Nel 1598 gli eredi dell'omicida trovarono infine accordo con Eleonora, figlia di Paolo Pico, che ricevette la corte di Magnacavallo.[7]

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Girolamo Pico sposò Francesca Malaspina, figlia di Cesare Malaspina, conte di Malgrate e già vedova di Fabrizio Serbelloni. Non ebbero prole, e il ramo degli eredi diretti di Gianfrancesco II Pico si estinse.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Galeotto I Pico Gianfrancesco I Pico  
 
Giulia Boiardo  
Giovanni Francesco II Pico  
Bianca d'Este Niccolò III d'Este  
 
Anna de' Roberti  
Giantommaso Pico  
Giovanni Tommaso Carafa Diomede II Carafa  
 
Maria Caracciolo Rossi  
Giovanna Carafa  
Giulia Sanseverino Roberto Sanseverino  
 
Elisabetta da Montefeltro  
Girolamo Pico  
Gentile Virginio Orsini Napoleone Orsini  
 
Francesca Orsini  
Gian Giordano Orsini  
Isabella Orsini  
 
 
Carlotta Orsini  
Ferdinando I di Napoli Alfonso I di Napoli  
 
Gueraldona Carlino  
Maria Cecilia d'Aragona  
Eulalia Ravignano  
 
 
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Miroslav Marek, Genealogy.eu, su Pico family - pag. 2, 16 settembre 2002. URL consultato il 29 maggio 2020.
  2. ^ Emilio Podestà, Documenti per la storia dell'Oltregiogo Monferrino, vol. 33, Accademia Urbense, 2000, p. 85.
  3. ^ Pozzetti, p. 83.
  4. ^ Pozzetti, p. 92.
  5. ^ a b Litta, p. 4.
  6. ^ Alberto Ghidini, Correggio, Fulvia da, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 29, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1983, pp. 434-436.
  7. ^ Veronesi, p. 44.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]