Gioacchino Bimboni

Gioacchino o Giovacchino Bimboni (Firenze, 9 agosto 1810Firenze, 12 gennaio 1895) è stato un compositore, trombonista e trombettista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Studiò flauto, organo e pianoforte (forse con Disma Ugolini[1]) e già nel 1824-'25 si esibisce con i fratelli Giovanni, Vincenzo e Gaetano in un ensemble di fiati al Teatro degli Intrepidi.[2] Già da giovanissimo cominciò la sua attività di insegnante: dette lezioni a Teodulo Mabellini[3] e al suo nipote Ettore De Champs.[4] Divenne flautista di alcuni teatri fiorentini (il Teatro della Quarconia, il Teatro del Cocomero, la Pergola)[5][6][7][8] e suonò anche nella banda del secondo reggimento di Toscana, dove cominciò a interessarsi al trombone. Nel 1831 dette concerti, con i fratelli, al Teatro Alfieri[9] e nel 1834 partecipò alle serate di musica strumentale promosse da Gioacchino Maglioni nella Sala Ciampolini di Borgo de' Greci.[10] Già a questa altezza cronologica si datano i suoi studi e i suoi esperimenti organologici sull'agilità degli ottoni che portano al suo interesse per la costruzione degli strumenti.[5] Nel 1839, alla Pergola, attirò l'attenzione della stampa per i suoi assoli virtuosistici nell'opera Adelson e Salvini di Luigi Savi[11] e dal 1840 divenne solista di tromba e dette concerti a Lucca, Roma e Bologna, dove fece amicizia con Gioachino Rossini, che compose per lui un pezzo per trombone e pianoforte.[5] Con Rossini, Bimboni applicò le sue teorie organologiche costruendo diversi ottoni con un suo sistema, denominando i suoi strumenti bimbonifoni.[5] Nel 1843 la Gazzetta di Firenze annuncia che uno strumento di Bimboni, detto contrabbasso a fiato, riesce a suonare un'ottava più in basso di un oficleide.[12] Ancora nel '43, le cronache del tempo registrano un suo concerto con banda alla Chiesa di San Giovannino degli Scolopi.[13] Dal 1845 fu assunto come trombonista nella cappella granducale lorenese diretta dal suo ex allievo Teodulo Mabellini dove suonò con Enea Brizzi, Francesco Paoli e Cesare Ciardi. Là, con i colleghi, le sperimentazioni organologiche si intensificarono ancora, con i primi brevetti e le prime botteghe di costruzione (ideate con Brizzi).[5] Con i contatti lorenesi riuscì a farsi ingaggiare con successo anche a Vienna: tra 1845 e 1848 ebbe incarichi anche nell'orchestra del Kärntnertortheater, e negli ensemble imperiali di Johann Strauss padre e dello Schloss Schönbrunn.[14][5][6] Continuò i suoi tour anche in Italia, con concerti a Torino, Milano e Voghera, e continuò a suonare per i teatri fiorentini, soprattutto alla Pergola, sia come trombonista sia come flautista (con Ciardi fu il flautista della prima mondiale del Macbeth di Verdi nel 1847[15]). Con i colleghi della cappella granducale (specie con Ciardi e Brizzi) dette anche numerosi concerti in teatri più piccoli (per esempio al Cocomero), non sempre, però, apprezzati dai giornali.[16] Dopo il 1848 cominciò a fare l'insegnante nel Regio Istituto Musicale fiorentino, e intensificò i suoi tour all'estero, con concerti a Parigi e Londra, dove presentò con successo le sue idee costruttive organologiche suonando virtuosisticamente coi bimbonifoni.[5] Dal 1859 tornò in seno all'esercito, nelle bande militari di Firenze e Siena: formazioni militari che, dopo il 1861, si trasformarono nella banda della Guardia Nazionale Italiana. Negli anni '60 dell'Ottocento raggiunse i gradi di sottotenente. Nel 1865 partecipò come musicista e arrangiatore ai festeggiamenti danteschi (con Mabellini e Giovanni Pacini). Dal 1873 dismise la carriera da solista per dedicarsi di più all'insegnamento (mai cessato dal 1848) e alla promozione dei bimbonifoni, che presentò all'Esposizione Universale di Vienna nel 1876.[7][8] Il suo sistema, pur migliorando la costruzione degli ottoni e ottenendo il plauso dei commentatori dell'epoca (in special modo di Casamorata)[8][7], non attecchì a livello industriale.[17]

Il sistema Bimboni[modifica | modifica wikitesto]

Il bimbonifono, strumento che Bimboni perfezionò nel corso di molti anni (dal 1845 al 1873), partecipava alle molte innovazioni ottocentesche in ambito organologico attuate prima da Joseph Riedl e poi da Adolphe Sax, Theobald Boehm e Charles Mahillon[17], effettuate anche in ambito italiano da Giulio Briccialdi e dal costruttore milanese Pelitti.[17] Era un trombone verticale con sette valvole da azionare con entrambe le mani[18][19], ispirato ai sistemi ideati da Sax e Boehm per i legni: le valvole riuscivano a facilitare l'emissione di moltissime note, rendendo il trombone uno strumento agilissimo anche nei registri acutissimi e bassissimi. La sua applicazione, nel rigoglio dei brevetti analoghi nel sassofono e nel flauto, contribuì non poco all'espansione della tavolozza orchestrale del periodo, aprendo la strada per le sonorità delle tube wagneriane (usate per la prima del Ring des Nibelungen a Bayreuth nel 1876) e dei bassi tuba (usati da Verdi dopo il 1871).[18][17][20]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Bimboni ha scritto un Metodo per tromba a macchina (Firenze, Bratti, 1885), dei Metodi graduati per strumenti a fiato (Firenze e Nocera, 1888).[5][6] e una mezza dozzina di pezzi didattici, editi soprattutto a Firenze (da Adolfo Lapini e da Saporetti & Cappelli), rimasti canonici nella didattica di trombone e tromba, riadattati nel corso degli anni (in special modo negli anni '10 e '40 del Novecento) anche per altri strumenti (basso tuba e anche clarinetto).[21]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Claudio Paradiso (a cura di), Il cavalier Ferdinando Giorgetti, musicista romantico a Firenze, Roma, Società Editrice di Musicologia (SEdM), 2015.
  2. ^ de Angelis, p. 17, 110.
  3. ^ Claudio Paradiso, voce Mabellini, Teofilo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 66, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006, consultabile on-line su Treccani.it.
  4. ^ De Champs, Ettore (sub voce), in Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, diretto da Alberto Basso, appendice, Torino, UTET, 1990, p. 218.
  5. ^ a b c d e f g h DBI.
  6. ^ a b c DEUMM, pp. 531-532.
  7. ^ a b c Fétis, p. 91.
  8. ^ a b c Schmidl, p. 56.
  9. ^ de Angelis, p. 115.
  10. ^ de Angelis, p. 31.
  11. ^ de Angelis, p. 120.
  12. ^ de Angelis, p. 127.
  13. ^ de Angelis, p. 129.
  14. ^ de Angelis, p. 132.
  15. ^ de Angelis, p. 57.
  16. ^ de Angelis, p. 133.
  17. ^ a b c d Baines, p. 263.
  18. ^ a b Gai, pp. 231-233.
  19. ^ Immagine del bimbonifono alla Galleria dell'Accademia di Firenze, su Musical Instruments Museums Online.
  20. ^ Alejandro Planchart, Il suono orchestrale da Monteverdi a Ravel, in Jean-Jacques Nattiez, Margaret Bent, Rossana Dalmonte, Mario Baroni (a cura di), Enciclopedia della musica, vol. IV: Storia della musica europea, Torino, Einaudi, 2004, pp. 515-527; Francesco Carreras, Alessandro Onerati, Produzione e commercio degli strumenti musicali a fiato nella Toscana del XIX secolo, in Claudio Paradiso (a cura di), Teodulo Mabellini. Il protagonista dell'Ottocento musicale toscano, Pistoia, Brigata del Leoncino, 2005, pp. 287-314.
  21. ^ Cerca «Gioacchino Bimboni», su SBN.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • David M. Guion, A History of the Trombone, Lanham (MD), Scarecrow, 2010.
  • Bimboni, (sub voce), in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, diretto da Alberto Basso, serie II: Le biografie, vol. 1: A-BUR, Torino, UTET, 1985.
  • Anthony Baines, Brass Instruments. Their History and Development, New York, Scribner, [ed. or. 1976] 1981. Edizione italiana a cura di Renato Meucci: Gli ottoni, Torino, EDT, 1991.
  • Marcello de Angelis, La musica del Granduca: Vita musica e correnti critiche a Firenze, 1800-1850, Firenze, Vallecchi, 1978.
  • Vinicio Gai (a cura di), Gli strumenti musicali della corte medicea e il Museo del conservatorio Luigi Cherubini di Firenze: cenni storici e catalogo descrittivo, Firenze, Licosa, 1969.
  • Raoul Meloncelli, Bimboni, Gioacchino, (sub voce) in Dizionario biografico degli italiani, vol. 10, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1968.
  • Carlo Schmidl, Dizionario universale dei musicisti (PDF), Milano, Ricordi, 1887. URL consultato l'11 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2020).
  • François-Joseph Fétis, Biographie universelle des musiciens et bibliographie générale de la musique, Supplément et complément de Arthur Pougin, vol. 1, Paris, Firmin-Didot, 1881.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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