Gian Francesco Malipiero

Gian Francesco Malipiero (Venezia, 18 marzo 1882Treviso, 1º agosto 1973) è stato un compositore italiano. È stato un esponente della cosiddetta "Generazione dell'Ottanta".

Malipiero nel 1955

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gian Francesco Malipiero all'età di 90 anni. Da "Oggi Illustrato" dell'8 aprile 1972.

Figlio di Luigi e di Emma Balbi, proveniva da una famiglia di musicisti: il padre era pianista e direttore d'orchestra, a sua volta figlio di Francesco, operista apprezzato da Gioachino Rossini. Dopo la separazione dei genitori, nel 1893, seguì il padre a Trieste, Berlino e Vienna; nel conservatorio di quest'ultima città, nel 1898, studiò armonia, ma non venne ammesso ai corsi di violino che studiava privatamente da otto anni. Tornato dalla madre a Venezia, tra il 1899 e il 1902 frequentò le lezioni di composizione al liceo musicale "Marcello" sotto la guida di Marco Enrico Bossi; quando questi passò al liceo musicale "Martini" di Bologna, proseguì gli studi da autodidatta.

Nel 1908 si reca alla Hochschule di Berlino per seguire alcuni corsi, mentre a Parigi entra in contatto con gli ambienti culturali, incontrando Casella, Ravel e D'Annunzio.

Dal 1921 al 1924 insegna al conservatorio di Parma. I suoi interessi per la musica antica italiana culminano nell'edizione completa delle opere di Claudio Monteverdi (16 voll. Asolo 1926-1942). Si ritira quindi per la prima volta ad Asolo per dedicarsi esclusivamente alla composizione.

Nel 1932 è insegnante nel Liceo musicale di Venezia (poi Conservatorio Statale), che dirigerà dal 1939 al 1952. Svolge anche attività didattica dal 1936 all'Università di Padova, città dove dirige l'Istituto Musicale Pollini.

Il 24 marzo 1934 ha luogo la prima rappresentazione italiana, al Teatro dell'Opera di Roma, de "La favola del figlio cambiato", su testo di Luigi Pirandello, interpreti Florica Cristoforeanu e Alessio De Paolis, direttore d’orchestra Gino Marinuzzi: vi assiste Benito Mussolini, il quale si infuria per una scena che si svolge in una casa di tolleranza. Dopo questo episodio burrascoso, il regime fascista ne vieta ogni ripresa nei teatri italiani.

Gli anni Trenta e Quaranta vedono Malipiero imporsi come autore di opere liriche, che vengono rappresentate con una certa fortuna sia in Italia che all'estero.

Trascorre a Venezia il periodo dell'occupazione nazista in Italia (1943-1945) e, come direttore del Liceo musicale (poi Conservatorio) Benedetto Marcello, si adopera per trarre in salvo allievi e docenti dal reclutamento e dai campi di concentramento.

Nel 1949 ottiene la nomina a membro del National Institute of Arts and Letters di New York.

Nel 1952 si ritira nuovamente ad Asolo per dedicarsi alla composizione. Negli anni successivi è impegnato in commissioni di concorsi di composizione anche a livello internazionale; ad esempio coadiuva Nadia Boulanger ed altri artisti nella selezione delle partiture per l'inno olimpico, nel contesto di un concorso finanziato dal principe Pierre de Polignac.

Nel 1964 muore Anna Wright, la sua seconda moglie.

Il 12 giugno 1965 all'Auditorium di Via della Conciliazione a Roma, assiste ad un concerto insieme con i compositori Darius Milhaud e Igor Stravinskij, su invito di Papa Paolo VI: i tre artisti rappresentano, in tale occasione, le fedi cattolica, ebraica ed ortodossa.[1] L'8 dicembre dello stesso anno, in occasione della chiusura del Concilio Vaticano II, è tra i destinatari del "messaggio agli artisti" da parte di Paolo VI, congiuntamente a Jacques Maritain, Pierluigi Nervi e Giuseppe Ungaretti. Si risposa per la terza volta nel 1967, con Giulietta Olivieri.

Chiude la sua ultradecennale attività di compositore nel dicembre 1971, con un breve Agnus Dei per soprano e organo.

Nel marzo del 1972 la SIAE lo omaggia con una targa d'oro per festeggiarne il 90º compleanno e la lunghissima attività artistica.[2]

La morte sopraggiunge il 1º agosto del 1973 all'ospedale Ca' Foncello di Treviso, dove era stato ricoverato per problemi cardiaci. Riposa ad Asolo, in una cripta nel giardino della sua villa, accanto alla terza moglie Giulietta Olivieri (1912-1996).

Percorso artistico[modifica | modifica wikitesto]

Opere principali della sua prima fase creativa sono: Sinfonia degli eroi (1905), Sinfonia del mare (1906), Sinfonie del silenzio e della morte (1908) e l'opera Canossa (composta nel 1911, rappresentata a Roma nel 1914).

Le Impressioni dal vero per orchestra (I-III 1910, IV-VI 1915, VII-IX 1922) mostrano un orientamento verso un'espressione più libera, analoga a quella che egli conobbe nelle opere di Debussy e Ravel, durante un suo lungo soggiorno a Parigi.

Malipiero è stato anche un ottimo prosatore, fine polemista, critico musicale, autore di raffinate memorie. Il suo epistolario, conservato con altri materiali d'archivio presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, testimonia la sorprendente vastità dei suoi contatti nazionali ed internazionali, da Giovanni Comisso a Graham Greene, da Paola Masino ad Aurel Milloss e Luchino Visconti.

La sua produzione abbraccia i più diversi generi musicali, dalle sinfonie (undici numerate, oltre ad altre sei), ai concerti (sei per pianoforte, due per violino, uno per violoncello, uno per flauto, uno per trio con pianoforte), alla musica da camera, nella quale emergono gli stupendi otto quartetti per archi, che sono da annoverare tra le più insigni pagine del Novecento che siano state scritte per tale formazione, assieme a quelli di Béla Bartók e Dmitrij Šostakovič. Nel fittissimo corpus dell'opera di Malipiero spiccano anche gli otto Dialoghi, composti tra il 1955 e il 1957, destinati alle più differenti formazioni, dal semplice duo all'orchestra sinfonica con strumento solista.

Nella sua immensa produzione teatrale spiccano L'Orfeide (1925), che comprende le Sette Canzoni (1920 al Palais Garnier di Parigi come Sept chansons), il Torneo notturno (1931), I Capricci di Callot (1942), Le metamorfosi di Bonaventura (1966). Fu inoltre autore prolifico di musica corale e vocale da camera e di molti pezzi da camera per complessi diversi. In un catalogo così ampio, non mancano pagine di secondaria importanza.

Malipiero curò inoltre la pubblicazione dell'opera omnia di Claudio Monteverdi e contribuì alla valorizzazione dell'opera di Antonio Vivaldi, del quale, dal 1947, diresse l'edizione dell'opera omnia strumentale. Diede alle stampe libri sull'orchestra, sul teatro musicale, su Stravinskij e memorie.

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Gian Francesco Malipiero, Manuel de Falla e Alfredo Casella
a Venezia nel settembre 1934

Il linguaggio musicale di Malipiero è caratterizzato da un'estrema libertà formale; egli, infatti, ripudiò sempre la disciplina accademica della variazione a favore dell'espressione più anarchica e fantastica del canto, oltre a evitare fortemente il rischio di cadere nel descrittivismo della musica a programma. Fino alla metà degli anni cinquanta Malipiero rimase legato a una scrittura diatonica e ampia, rifacentesi allo strumentalismo italiano pre-ottocentesco e alla melopea gregoriana, per spostarsi progressivamente verso territori espressivamente più inquieti e tesi, che lo avvicinarono al totale cromatico, senza però che avvenisse in lui la conversione verso la pratica dodecafonica (i suddetti Dialoghi sono una testimonianza di tale sperimentazione). Più che abbandonare del tutto il proprio stile precedente, l'autore fu capace di reinventarlo in maniera personalissima e con grande spirito di aggiornamento. Non è difficile intravedere, in alcune pagine tarde, suggestioni provenienti dagli allievi Luigi Nono o Bruno Maderna.

Nonostante il suo isolamento artistico, Malipiero ebbe contatti con i massimi compositori del '900, come Igor' Fëdorovič Stravinskij, Ernest Bloch, David Diamond, Luigi Dallapiccola (che lo riconobbe come maggior genio musicale dopo la morte di Giuseppe Verdi), Hindemith, Sessions, Luciano Berio e, pur senza dar vita a una vera e propria scuola, ha lasciato un segno profondissimo e inconfondibile nella cultura musicale italiana. Fu zio del compositore Riccardo Malipiero.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Pagine sinfoniche[modifica | modifica wikitesto]

Opere liriche[modifica | modifica wikitesto]

Colonne sonore[modifica | modifica wikitesto]

Musica da camera[modifica | modifica wikitesto]

  • Sonata per violoncello e pianoforte (1907-1908)
  • Armenia per pianoforte e violino (1918)
  • Canto della Lontananza per violino e pianoforte (1919)
  • Quartetto per archi n.1 "Rispetti e strambotti" (1920)
  • Quartetto per archi n.2 "Stornelli e ballate" (1923)
  • Ricercari per undici istrumenti (1925)
  • Sonata a tre per violino, violoncello e pianoforte (1927)
  • Quartetto per archi n.3 "Cantari alla madrigalesca" (1931)
  • Epodi e giambi per violino, oboe, viola e fagotto (1932)
  • Canto notturno per violino e pianoforte (1932)
  • Quartetto per archi n.4 (1934)
  • Sonata a cinque per flauto, arpa, viola, violino e violoncello (1934)
  • Quartetto per archi n.5 "dei capricci" (1941-1950)
  • Sonatina per violoncello e pianoforte (1942)
  • Quartetto per archi n.6 "l'Arca di Noé" (1947)
  • Quartetto per archi n.7 (1950)
  • Sonata a quattro per flauto, oboe, clarinetto e fagotto (1954)
  • Dialogo IV per cinque istrumenti a perdifiato (1956)
  • Impromptu pastorale(1957) per oboe e pianoforte
  • Le fanfaron de la fanfare (1958) per tromba e pianoforte
  • Serenata mattutina per 10 strumenti (1959)
  • Serenata per fagotto e 10 strumenti (1961)
  • Macchine per 14 strumenti (1963)
  • Quartetto per archi n.8 "per Elisabetta" (1964)
  • Endecatode per 14 strumenti e percussione (1966)

Composizioni vocali[modifica | modifica wikitesto]

  • Sonetti delle Fate, su testo di Gabriele D'Annunzio (1909)
  • Tre poesie di Angelo Poliziano (1920)
  • San Francesco d'Assisi, mistero per soli, coro e orchestra (1920-1921, New York 1922)
  • Quattro sonetti del Burchiello (1921)
  • Due sonetti del Berni (1922)
  • Le Stagioni Italiche per soprano e pianoforte (1923, Venezia 1925)
  • La principessa Ulalia, cantata per tenore, coro misto e orchestra (1924; New York 1927)
  • La Cena, cantata per coro e orchestra (1927, Rochester 1929)
  • Commiato per una voce di baritono e orchestra (1934)
  • La Passione, cantata per coro e orchestra (Roma 1935)
  • De Profundis per una voce, viola e grancassa e pianoforte (Venezia 1937)
  • Missa Pro Mortuis per baritono, coro e orchestra (Roma 1938)
  • Quattro Vecchie Canzoni per voce e strumenti (1940, Washington 1941)
  • Santa Eufrosina, mistero per soprano, due baritoni, coro e orchestra (Roma 1942)
  • Le Sette Allegrezze d'Amore per voce e strumenti (Milano 1945)
  • La Terra, dalle Georgiche di Virgilio (1946)
  • Mondi celesti per soprano e dieci strumenti (1948, Capri 1949)
  • La Festa della Sensa per baritono, coro e orchestra (1949-1950, Bruxelles 1954)
  • Cinque favole, per una voce e piccola orchestra (1950)
  • Passer mortus est, cantata per quattro voci miste a cappella, da Catullo(1952; Pittsburgh,1952)
  • Preludio e morte di Macbeth per baritono e orchestra (1958, Milano 1960)
  • L'asino d'oro, rappresentazione da concerto per baritono e orchestra (1959)
  • Concerto dei concerti ovvero dell'uom malcontento, rappresentazione da concerto in 6 sezioni per baritono, violino concertante e orchestra (1960)
  • Sette canzonette veneziane per voce e pianoforte (1960)
  • Abracadàbra, suite vocale-strumentale per baritono e orchestra (1961)
  • Ave Phoebae... dum quaeror per piccolo coro e 20 strumenti (1964)
  • L'Aredodese, canti del popolo veneziano per voce recitante, coro e orchestra (1968)
  • Agnus dei per soprano e organo (1971), inedito

Musiche per balletto e di scena[modifica | modifica wikitesto]

Musiche per piano[modifica | modifica wikitesto]

  • 6 morceaux (6 pezzi) (1905)
  • Bizzarrie luminose dell'alba, del meriggio, della notte (1908)
  • 3 danze antiche (1910)
  • Poemetti lunari (1909–10)
  • Tre improvvisi per Pianola
  • Impressioni (vor 1914)
  • Preludi autunnali (1914)
  • Poemi asolani (1916)
  • Barlumi (1917)
  • Maschere che passano (1918)
    • Risonanze (1918)
  • La siesta (1920)
  • A Claude Debussy (1920)
  • Omaggi: a un pappagallo, a un elefante, a un idiota (1920)
  • Cavalcate (1921)
  • Il tarlo (1922)
  • Pasqua di resurrezione (1924)
  • 3 preludi e una fuga (1926)
  • Epitaffio (1931)
  • Prélude à une fugue imaginaire (1932)
  • I minuetti di Ca'Tiepolo (1932)
  • Preludio, ritmi e canti gregoriani (1937)
  • Preludio e fuga (1940)
  • Hortus conclusus (1946)
  • Stradivario per due pianoforti (1955)
  • Dialogo no.2 per due pianoforti (1955)
  • 5 studi per domani (1959)
  • Variazione sulla pantomima dell'"Amor brujo" di Manuel de Falla (1959)
  • Bianchi e neri (1964)

Musica strumentale[modifica | modifica wikitesto]

  • Preludio per chitarra (1961)

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Il teatro (Bologna 1920)
  • L'orchestra (Bologna 1920)
  • I profeti di Babilonia (1924)
  • Claudio Monteverdi (1930)
  • La pietra del bando (1945)
  • Stravinsky (1945)
  • Cossì va lo Mondo (Venezia, 1946)
  • L'armonioso labirinto (1946)
  • Antonio Vivaldi (Piccola biblioteca Ricordi, Milano 1958).
  • Il Filo d'Arianna (1966)
  • Ti co mi e mi co ti (All'insegna del Pesce d'Oro, Milano 1966)
  • Di palo in frasca (1967)
  • Così parlò Claudio Monteverdi (1967)

Film[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1968, l'Accademia dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per la Musica.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Armando Gentilucci, Guida all'ascolto della musica contemporanea, Milano, Feltrinelli, 1992, ISBN 88-07-80595-2.
  • Daniele Di Virgilio, I quartetti per archi di Malipiero. Storia, poetica e percorsi d’analisi, Lucca/Torino, Libreria Musicale Italiana (LIM)/De Sono, 2023, ISBN 9788855433365.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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