Forte Belvedere

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Forte Belvedere
Fortezza di Santa Maria in San Giorgio del Belvedere
La facciata del Forte domina la città di Firenze
Ubicazione
StatoItalia, Toscana
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
CittàFirenze
IndirizzoVia San Leonardo
Coordinate43°45′46.99″N 11°15′13.46″E / 43.763054°N 11.253738°E43.763054; 11.253738
Mappa di localizzazione: Italia
Forte Belvedere
Informazioni generali
Costruzione1590-1595
CostruttoreBernardo Buontalenti
Primo proprietarioMedici
Condizione attualerestaurato negli anni novanta
Informazioni militari
Funzione strategicadifesa delle residenze medicee e dell'Oltrarno
Azioni di guerranessuna
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Il Forte Belvedere, nome comune della fortezza di Santa Maria in San Giorgio del Belvedere, è una delle fortezze di Firenze, oltre a un celebre punto panoramico e pregevole opera architettonica della città. Posto nel punto più alto della collina di Boboli, vi si accede dalla costa San Giorgio, da via Belvedere o da via San Leonardo, ed è costeggiata dalla via del Forte di San Giorgio.

Il complesso appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Preesistenze[modifica | modifica wikitesto]

Preesistenze del forte nell'affresco dell'Assedio di Firenze dello Stradano in palazzo Vecchio
Il forte nella pianta del Buonsignori (1584)

In questo sito già il duca d'Atene aveva pensato a una fortificazione militare, e anche ai tempi dell'assedio di Firenze Michelangelo Buonarroti, responsabile delle fortificazioni per la rinata Repubblica, aveva individuato questo luogo come di grande importanza strategica, facendo realizzare dei bastioni in terra e gabbioni, come si vede nell'accurato affresco dell'Assedio dello Stradano nella sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio.

Epoca medicea[modifica | modifica wikitesto]

Il Forte Belvedere che domina il giardino di Boboli e palazzo Pitti nella lunetta di Giusto Utens (1599, conservata a villa La Petraia)

La costruzione in questo sito dovette avviare dalla palazzina centrale, riferibile al settimo decennio del Cinquecento e comunque precedentemente alla pianta di Firenze disegnata da Stefano Buonsignori (1584) dove già appare delineata. Interpretando la fabbrica nel contesto dei lavori di ampliamento di palazzo Pitti (svincolata dal complesso del forte appare in effetti come elemento posto al limitare della proprietà in posizione dominante e consona ad abbracciare con un solo sguardo il palazzo e il suo giardino) e tenendo presente come i documenti indichino una sostanziale condivisione di operai e manovali tra questo cantiere e quello del forte vero e proprio avviato qualche decennio dopo, appare tuttavia ben più probabile una direzione dei lavori anche di questo primo nucleo riconducibile a Bartolomeo Ammannati[1].

Le fortificazioni vere e proprie furono realizzato tra il 1590 e il 1591 per volontà del granduca Ferdinando I de' Medici, figlio di Cosimo I, con dedica alla Madonna (la protettrice di Firenze assiema a san Giovanni Battista, a cui era dedicata la Fortezza da Basso) e a san Giorgio, per la vicinanza con porta San Giorgio; tuttavia la fortezza fu presto detta del Belvedere, per la spettacolare vista sulla città e sulla campagna. Il progetto e la realizzazione furono affidati a Bernardo Buontalenti, architetto di corte, in collaborazione con don Giovanni de' Medici e Alessandro Pieroni. La cerimonia della posa della prima pietra è ricordata con dovizia di particolari dal cronista contemporaneo Agostino Lapini e, più sinteticamente, da Filippo Baldinucci che, nelle notizie raccolte su Bernardo Buontalenti, così scrive: "Fu anche fatta in Firenze, con suo disegno ed assistenza, la bellissima fortezza di Belvedere sopra il monte a San Giorgio, per guardia della città e palazzo serenissimo, della quale alla presenza del granduca, con isparo e salva dell'altre fortezze, dal vescovo d'Arezzo, dopo la celebrazione della messa dello Spirito Santo, fu posta la prima pietra agli 28 del mese d'ottobre dell'anno 1590".

Al contrario della fortezza da Basso, la cui costruzione fu iniziata in un momento storico nel quale i Medici volevano innanzi tutto difendersi dalle spinte repubblicane della città stessa[2], questo forte nasceva nel momento in cui Ferdinando si sentiva ormai al sicuro come granduca della già riottosa città, ed aveva perciò molteplici scopi: proteggere la sede del governo, Palazzo Pitti, proteggere la zona sud della città e più in generale tutto l'Oltrarno, dimostrare con la sua maestosità tutta la potenza medicea e infine garantire un rifugio per il granduca anche da eventuali sommosse: la fortezza rappresentava infatti l'ultima tappa del Corridoio vasariano che collegava palazzo Vecchio a palazzo Pitti con un percorso sospeso, via Boboli, tramite un suggestivo intreccio di passaggi, appartamenti, corridoi, ponti e giardini. La fortezza era inoltre probabilmente stata prevista come repositorio del tesoro di famiglia dei Medici, poiché è stato recentemente riscoperto un antro realizzato in fondo ad un profondo pozzo scavato nella collina dall'interno della palazzina centrale. La cripta era protetta anche da trappole mortali collegate al congegno di apertura nel caso qualcuno avesse cercato di forzarla[3].

L'architetto si attenne ai principi teorici della fortificazione alla moderna, in particolare in luogo del fronte bastionato Buontalenti progettò un avveniristico (per l'epoca) fronte tanagliato, soprattutto nel lato rivolto all'esterno, ispirandosi ai disegni di Antonio da Sangallo il Giovane per le fortificazioni di Castro.

Posta alla sommità del colle a diretto contatto col giardino di Boboli, la fortezza ha in effetti una complessa articolazione planimetrica riconducibile sostanzialmente a una pianta stellare, con due fronti bastionati (verso nord e verso sud) e tanagliati (a est e a ovest), e si adatta alla variazione altimetrica con una disposizione a due livelli. Vi si accede dal lato est, per un portale aperto fra due bastioni della cortina (già tamponato e nuovamente reso accessibile con gli ultimi restauri), coronato da un grande stemma mediceo. Oltre questo è una ripida rampa cordonata e voltata a botte, un tempo utilizzata per trainare carri, cannoni e masserizie fino al terrazzamento superiore, che precede la palazzina di Belvedere o del Comandante per il quale si veda alla scheda dedicata. I terrazzamenti sono in parte rivestiti di manto erboso. In quello posto a nord, a guardare la città, è un passaggio coperto che conduce alle rampe ricavate a inizio dell'Ottocento nel contrafforte detto della Diamantina, oggi utilizzato come collegamento con il giardino di Boboli.

Come in altre opere del Buontalenti, l'originalità del Forte Belvedere, fortezza "urbana" che quindi doveva presentare finiture di prestigio, si manifesta nei dettagli unici della costruzione sia della fortificazione che della villa interna, l'elegante e bianco palazzetto del Belvedere a tre piani che domina l'intera costruzione, non si adattava ai principi militari cui il resto del forte obbedisce, ma anzi coi suoi muri bianchi da "villa medicea" costituisce un segnale visibile della dominazione medicea[5].

L'edificio centrale servì infatti da residenza del granduca in tempi insalubri, come durante l'epidemia di peste del 1630. Federico Fantozzi (1843) precisò: "Ferdinando II se ne valse d'asilo nella pestilenza, che per quattro mesi infierì nella città l'anno 1630, mietendo 6921 de' suoi abitanti. Occupa un'area di braccia 52,846 ed ha una circonferenza di braccia 1242. Meritano osservazione il palazzino, il pozzo incavato nel sasso, ed una scala che discende ove si custodiva il tesoro mediceo, la porta del quale era congegnata in modo da ucciderne chiunque si provasse ad aprirla senza conoscerne il segreto". Unico espediente difensivo era che i piani superiori fossero accessibili solo attraverso un'unica entrata, una scala strettissima ricavata all'interno della muratura, facilmente sbarrabile in caso di pericolo.

"Le nitide superfici intonacate, tese tra gli angolari di pietra forte, sono forate da aperture simmetriche, disposte con acuta sensibilità alla peculiare caratteristica del luogo, il 'bel vedere'. Al piano terreno si aprono, al centro delle fronti lunghe, due logge architravate passanti, e le due vedute che se ne godono 'equivalgono quasi ad una scena cambiata'[6]: sul modo urbano e su quello agreste. Ai piani superiori l'allineamento di porte e finestre ripropone fugaci e mutevoli scorci. [...] L'orologio che corona la facciata nord è aggiunta settecentesca"[7].

Per quanto riguarda le finestre si noti come queste non siano posizionate in ragione degli assi mediani delle specchiature laterali della facciata, ma su assi marginali, e decrescano di ampiezza dal primo all'ultimo piano, secondo un gusto prettamente manierista che volutamente rifugge dalle regole classiche.

Un bastione

Epoca lorenese[modifica | modifica wikitesto]

Bastione all'entrata
Stemma dei Medici all'entrata
Terrazze sui bastioni
Vista dai bastioni

Per oltre un secolo dalla costruzione il forte fu presidiato dalle ronde dei soldati che vigilavano sugli spalti. Fu poi il granduca Pietro Leopoldo che a fine Settecento, avendo praticamente liquidato l'esercito toscano, aprì ai suoi sudditi l'impareggiabile balcone su Firenze: il forte non ha mai subito un assedio, né le sue artiglierie hanno mai sparato un colpo in un'azione bellica. Le cannonate a salve del Forte annunciavano solo il mezzogiorno, tanto che per i fiorentini quel frastuono era bonariamente chiamato "il cannone delle pastasciutte".

Dopo il 1859, cessato ormai l'uso militare, il complesso fu reso meglio accessibile al pubblico con la costruzione della rampa che sbocca sul terrapieno detto di Santo Spirito, accantonando, probabilmente per le difficoltà di portare a compimento l'opera, un iniziale ordine di smantellamento, motivato dalla notizia che il granduca Leopoldo II, prima di essere cacciato da Firenze, avrebbe voluto cannoneggiare da qui la città per reprimere i moti risorgimentali (la demolizione avrebbe quindi avuto l'obiettivo di impedire che la fortezza potesse essere utilizzata non per difesa ma per offesa).

Uso militare e restauro[modifica | modifica wikitesto]

Nuovamente adibita a caserma fu sede della milizia contraerea durante l'ultimo conflitto mondiale. Passata al demanio civile nel 1954 fu a partire dall'anno successivo oggetto di un importante e complesso cantiere di restauro curato dalla Soprintendenza ai Monumenti con la direzione di Nello Bemporad, a spese dell'Azienda Autonoma del Turismo. In occasione dell'intervento furono rimosse notevoli masse di terra addossate ai bastioni e abbattute alcune costruzioni reputate non attinenti al progetto originario, nell'intento di restituire alla fabbrica l'originaria stereometria.

Passata al demanio civile nel 1954 fu a partire dall'anno successivo oggetto di un importante e complesso cantiere di restauro curato dalla Soprintendenza ai Monumenti con la direzione di Nello Bemporad, a spese dell'Azienda Autonoma del Turismo. In occasione dell'intervento furono rimosse notevoli masse di terra addossate ai bastioni e abbattute alcune costruzioni reputate non attinenti al progetto originario, nell'intento di restituire alla fabbrica l'originaria stereometria.


L'AZIENDA DEL TVRISMO
MARIO GOBBO PRESIDENTE
RESTITUVÌ QVESTO LVOGO
ALLA BELLEZZA ORIGINARIA
E ALL'VNIVERSALE AMMIRAZIONE
A. D. MCMLVII

LA SOPRINTENDENZA AI MONVMENTI ESEGVÌ I LAVORI

Sede per mostre ed eventi[modifica | modifica wikitesto]

I lavori, terminati nel 1957 (si veda la targa collocata negli spazi interni della palazzina che tuttavia non tiene conto di ulteriori interventi alla casermetta protrattisi fino al 1961), consentirono l'apertura al pubblico del complesso, utilizzato per esposizioni (memorabili quelle del 1972 dedicata a Henry Moore, quella del 1978 di Dani Karavan, quella dedicata alle autovetture Ferrari nel 1990 o quella delle sculture di Fernando Botero nel 1991) ed eventi vari e comunque ben presto diventato una delle mete turisticamente più suggestive della città in ragione del panorama che - come già accennato - da qui si gode. Spesso, al termine di quelle mostre, gli artisti donarono un'opera a Firenze o al suo territorio, per cui molti arredi urbani di altissimo pregio sono legati ancora oggi a quegli eventi (si pensi alla Forma squadrata con taglio di Moore a Prato, o al Piccione di Botero a Peretola).

Chiusa nuovamente nel 2000 per lavori di messa in sicurezza (progetto e direzione dei lavori dell'ingegnere Giancarlo De Renzis) e riaperta nel 2004, la struttura fu al centro delle manifestazioni estive di quegli anni, con aperture serali e l'esposizione, tra l'altro, della Collezione Alberto della Ragione (2006). Tuttavia il forte fu purtroppo scenario di due incidenti mortali in occasione di manifestazioni notturne nel 2006 e nel 2008, causati dall'altezza dei parapetti inferiore a quella minima prevista e dall'illuminazione che, funzionale a creare effetti di grande suggestione, al tempo risultava inadatta a garantire la sicurezza delle persone[8].

Mostre d'arte[modifica | modifica wikitesto]

Il Forte Belvedere è stato riaperto al pubblico tra l'8 luglio e il 13 ottobre 2013, con la mostra dell'artista cinese Zhang Huan L'anima e la materia - Soul and Matter[9] ideata e curata da Olivia Turchi con la direzione artistica di Sergio Risaliti e organizzata da Once Extraordinary Events.
Dal 5 luglio al 5 ottobre 2014 il Forte ha ospitato la mostra di Giuseppe Penone "Prospettiva vegetale" promossa dal Comune di Firenze, curata da Sergio Risaliti e Arabella Natalini, organizzata da Once Extraordinary Events.
Dal 26 aprile al 27 settembre 2015 è la volta di "Human", mostra dell'artista inglese Antony Gormley promossa dal Comune di Firenze e organizzata da MUS.E con il sostegno di Galleria Continua e White Cube, curata da Sergio Risaliti e Arabella Natalini, allestimenti a cura di Once Extraordinary Events.

Dal 14 maggio al 2 ottobre 2016 il Forte di Belvedere ha ospitato la mostra "Spiritual Guards" dell'artista belga Jan Fabre, curata da Joanna De Vos e Melania Rossi con la direzione artistica di Sergio Risaliti e organizzata da MUS.E.

Dal 2 giugno al 1º ottobre 2017 è stata la volta della grande collettiva "YTALIA. Energia Pensiero Bellezza", con opere di Mario Merz, Giovanni Anselmo, Jannis Kounellis, Luciano Fabro, Alighiero Boetti, Giulio Paolini, Gino De Dominicis, Remo Salvadori, Mimmo Paladino, Marco Bagnoli, Nunzio, Domenico Bianchi, a cura di Sergio Risaliti e organizzata da MUS.E.

Dal 2 giugno al 14 ottobre 2018 gli spalti e la palazzina del Forte di Belvedere hanno ospitato "Gong", mostra antologica dedicata a Eliseo Mattiacci. Mostra a cura di Sergio Risaliti in collaborazione con Studio Eliseo Mattiacci, promossa dal Comune di Firenze e organizzata da MUS.E.

Dal 29 giugno al 20 ottobre 2019 il Forte Belvedere ha ospitato il fotografo Massimo Listri con la mostra "A perfect Day" e l'artista Davide Rivalta con l'esposizione "My Land".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ , come sostenuto in più di una occasione e con valide motivazioni da Beatrice Mazzanti
  2. ^ dopo l'ultima cacciata e il lungo assedio di Firenze del 1529-1530.
  3. ^ I "trabocchetti" sono ripetutamente richiamati della letteratura, a partire dalle annotazioni dei Filippo Baldinucci che appunto all'architetto riconduce "la formidabile serratura della porta del tesoro nella fortezza di Belvedere con mirabil modo accomodata ad uccidere chiunque, che, senza saperne l'occultissimo artifizio e segreto, tentasse di aprirla".
  4. ^ a b Mauro Bonciani, La trappola del tesoro, nel Forte che non sparò mai, articole del Corriere Fiorentino del 1º ottobre 2001.
  5. ^ Laura Alidori. Le dimore dei Medici in Toscana. Firenze, Edizioni Polistampa, 1995
  6. ^ Luciano Berti
  7. ^ Firenze 2005
  8. ^ Il 3 settembre 2006 Luca Raso, ragazzo romano di 20 anni, è morto cadendo dai bastioni del forte; il 15 luglio 2008 Veronica Locatelli, trentasettenne fiorentina, è precipitata ed è morta nello stesso modo, dopo un volo di 10 metri. Precipita dal Forte Belvedere e muore Il monumento sequestrato dalla procura, su Corriere della Sera, 16 luglio 2008. URL consultato l'8 gennaio 2023 (archiviato l'8 gennaio 2023). Nel 2006 e nel 2008 due incidenti mortali, su La Nazione, 18 giugno 2022. URL consultato l'8 gennaio 2023 (archiviato il 6 luglio 2022).. Le inchieste si sono concluse con un'assoluzione e due condanne, tra cui quella dell'ex-assessore Siliani (Articolo sul CorriereFiorentino.it) per la morte di Luca Raso e quella dell'ex Sindaco Leonardo Domenici, l'ex dirigente dell'assessorato alla Cultura Giuseppe Gherpelli e l'allora gestore del Forte Susanna Bianchi per la morte di Veronica Locatelli.
  9. ^ Articolo su LaNazione.it

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marco Lastri, Fortezza di Belvedere e ricchezza della Casa Medici, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, XIV, pp. 72-73;
  • Pietro Thouar, Notizie e guida di Firenze e de' suoi contorni, Firenze, G. Piatti, 1841, p. 379;
  • Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, p. 610, n. 322;
  • Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 230, n. 572;
  • Nuova Guida Di Firenze, Firenze, Editore Ricci, 1845, p. 256;
  • Filippo Baldinucci, Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua, con nuove annotazioni e supplementi per cura di Ferdinando Ranalli, 5 voll., Firenze, V. Batelli e Compagni, 1845-1847, II, 1846, pp. 500, 507;
  • Giuseppe Formigli, Guida per la città di Firenze e suoi contorni, nuova edizione corretta ed accresciuta, Firenze, Carini e Formigli, 1849, pp. 220-221;
  • Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, p. 558;
  • Iscrizioni e memorie della città di Firenze, raccolte ed illustrate da M.ro Francesco Bigazzi, Firenze, Tip. dell’Arte della Stampa, 1886, p. 58;
  • Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 251;
  • L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, (1910) 1909, pp. 156-159;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 101;
  • Piero Bargellini, Vita senza miracoli del Forte di Belvedere, Firenze, 1953;
  • Nello Bemporad, Il forte Belvedere e il suo restauro, in "Bollettino d'Arte", XLII, 1957, 2, pp. 122-134;
  • Nello Bemporad, D'un Belvedere nell'orto de' Pitti, in "Bollettino tecnico degli Ingegneri e Architetti della Toscana", 1957;
  • Nello Bemporad, The Fort of St. George, called Belvedere, in "Florence", VIII, 1957, 3, pp. 8-11;
  • 2a mostra internazionale del restauro monumentale, catalogo della mostra (Venezia, palazzo Grassi, 25 maggio-25 giugno 1964) a cura di Marco Dezzi Bardeschi e Piero Sanpaolesi, Venezia, Stamperia di Venezia, 1964, p. 14, n. 35;
  • Nello Bemporad, Storia e restauro del Forte di Santa Maria a Belvedere in Firenze, in "Castellum", 1965, 1, pp. 41-52;
  • Michelangelo Muraro, Il Forte Belvedere, Torino, Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana, 1965;
  • N.V., Rendere invitante il forte Belvedere, in "La Nazione", 2 marzo 1966;
  • Belvedere sotto inchiesta, in "La Nazione Sera", 2 marzo 1966;
  • Nello Bemporad, Forte di Belvedere, in Il restauro dei monumenti dal 1944 al 1968, catalogo della mostra (Firenze, Orsanmichele, settembre-ottobre 1968) a cura di Mazzino Fossi, Firenze Giunti Barbèra, 1968, pp. 6-8. n. 3;
  • Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 101;
  • Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, pp. 355-356;
  • Amelio Fara, L'architettura fortificata nella delimitazione del giardino di Boboli: un fronte bastionato d'Oltrarno, la forma delle cittadelle e la fortezza di Belvedere, in Boboli 90, atti del Convegno Internazionale di Studi per la salvaguardia e la valorizzazione del giardino (Firenze 9-11 marzo 1989) a cura di Cristina Acidini Luchinat e Elvira Garbero Zorzi, Firenze, Edifir, 1991, II, pp. 403-409;
  • Rosamaria Martellacci in Firenze. Guida di Architettura, a cura del Comune di Firenze e della Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, coordinamento editoriale di Domenico Cardini, progetto editoriale e fotografie di Lorenzo Cappellini, Torino, Umberto Allemandi & C., 1992, p. 134, n. 98;
  • Guido Zucconi, Firenze. Guida all’architettura, con un saggio di Pietro Ruschi, Verona, Arsenale Editrice, 1995, p. 94, n. 136;
  • Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, pp. 524-525;
  • Beatrice Mazzanti, La difesa di Firenze nel secondo Cinquecento e la 'nova fortezza di Belvedere', in "Castellum", 2006, 48, pp. 53-72;
  • Cento Anni di Restauro a Firenze, Firenze, Polistampa, dicembre 2007.
  • Beatrice Mazzanti, Belvedere prima del Forte di Belvedere. Cosimo I de' Medici e la costruzione della Palazzina del Belvedere sull'orlo delle mura d'Oltrarno, in Alessandro Rinaldi, Sul limitare della città. Storia e vita delle mura urbane a Firenze tra Seicento e Ottocento, Firenze, Edifir, 2008, pp. 241-258;
  • Beatrice Mazzanti, La palazzina del Belvedere. Bartolomeo Ammannati (attr.), in Ammannati e Vasari per la città dei Medici, a cura di Cristina Acidini e Giacomo Pirazzoli, Firenze, Polistampa, 2011, pp. 221-222.
  • Mariella Zoppi, Firenze: giardini, parchi, ville e piazze, Firenze, Pontecorboli Editore, 2019, pp. 18-19.

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