Fonti e storiografia su Otone

Voce principale: Otone.
Statua dell'imperatore Otone (Museo del Louvre, Parigi)

Per fonti e storiografia su Otone si intendono le principali fonti (letterarie, numismatiche, archeologiche, ecc.) contemporanee alla vita dell'imperatore romano Otone, nonché la descrizione degli eventi di quel periodo e l'interpretazione datane dagli storici, formulandone un chiaro resoconto (logos), grazie anche all'utilizzo di più discipline ausiliarie.

Storiografia antica[modifica | modifica wikitesto]

I grandi storiografi antichi, come Tacito, Svetonio e Cassio Dione, ci raccontano tutti del periodo della guerra civile del 68-69. Tacito scrive l'opera che ci dà le informazioni più obbiettive e, soprattutto, più dettagliate: infatti, nelle sue Historiae, ci racconta di tutti gli eventi dall'inizio dell'anno 69 all'ascesa di Vespasiano, includendo quindi anche il breve principato di Otone.[1] L'opera di Svetonio, le Vite dei Cesari, ci illumina anche sulle origini, la giovinezza, l'aspetto ed il carattere di Otone, dando una dettagliata descrizione di questo personaggio.[2] Dione, invece, ci da una semplice cronistoria del suo regno nella sua monumentale Historia Romana.[3] Altre fonti antiche sono:

Ecco la descrizione che Svetonio ci riporta dell'imperatore e dell'angoscia dei romani alla notizia della sua morte:

«Il fisico e le maniere di Otone non rispondevano per niente ad un simile coraggio [quello del sacrificio di sé stesso]. Infatti si dice che fosse di piccola statura, mal piantato sui piedi, con le gambe storte; aveva delle civetterie quasi femminili giacché si faceva depilare e, avendo i capelli radi, portava una parrucca così ben fatta e perfettamente sistemata che nessuno se ne accorgeva; inoltre si radeva tutti i giorni e poi si applicava sul viso la mollica di pane bagnata, abitudine che aveva preso fin da quando gli era spuntata la prima barba, allo scopo di non averne mai. Spesso celebrò anche pubblicamente il culto di Iside, indossando il rituale abito di lino. Per questo penso che la sua morte, per niente intonata con la sua vita, abbia suscitato grande meraviglia. Molti soldati che si trovavano presenti, dopo aver coperto di baci le mani e i piedi del suo cadavere steso a terra, piangendo a lungo e proclamandolo il più coraggioso degli uomini, il modello degli imperatori, si diedero prontamente la morte sul luogo stesso, poco lontano dal suo rogo. Anche molti di coloro che erano lontani, per il dolore che causò la notizia della sua morte, si precipitarono in armi gli uni contro gli altri per uccidersi. Infine, la maggior parte delle persone, dopo averlo coperto di insulti, finché era vivo, lo colmò di lodi quando fu morto e si cominciò a dire tra il popolo che egli aveva ucciso Galba non tanto per dominare, quanto per ristabilire la repubblica e la libertà.»

Giovenale critica così i comportamenti effeminati di Otone:[12]

«Un terzo di costoro in man lo specchio / Tiene, armatura del passivo Ottone, / Ch’egli portava con più boria e fasto / Che Turno l’asta d’Attore d’Aurunca; / E in quello si mirava, quando in campo / Levar faceva li stendardi. È cosa / Degna che i nuovi annali e la moderna / Storia tramandi ai posteri, uno specchio / Di civil guerra fra i bagagli. Oh! certo / È da gran capitano uccider Galba, / E lisciarsi la pelle; è gran costanza / Di sommo cittadin spinger l’ingorde / Brame del Palatino ai ricchi arredi / Dal campo di Bebriaco, e d’inzuppato / Pane coi diti inzavardarsi il muso! / Tanto non fece mai nel suolo Assiro / Semiramide armata, ovver la mesta / Cleopatra sugli Aziaci navigli.»

Così invece parla Marco Valerio Marziale della morte di Otone:

«Le sorti della guerra civile erano ancora incerte e probabilmente il flebile Otone stava per diventare il vincitore; ma egli vide con orrore dei combattimenti che avrebbero fatto scorrere fiumi di sangue e, con mano ferma, trafisse il suo petto nudo. Sia pure Catone, durante la sua vita, anche più grande di Cesare; ma, alla sua morte, fu più grande di Otone?»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tacito, Historiae, I, 2.
  2. ^ Svetonio, Vite dei CesariOtone.
  3. ^ Cassio Dione, LXIII.
  4. ^ Tacito, Annales, XIII.
  5. ^ PlutarcoOtone.
  6. ^ Marziale, Epigrammi, VI, 32.
  7. ^ Eutropio, Breviarium ab Urbe Condita, VII, 17.
  8. ^ Aurelio Vittore, De Caesaribus, VII.
  9. ^ Aurelio Vittore, Epitome, VII.
  10. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XIII, 22.
  11. ^ Giovenale, Satire, II, 99-109.
  12. ^ A questi comportamenti accenna Svetonio, Vite dei CesariOtone, II. Un'immagine di Otone simile a quella che presenta Giovenale è in Sidonio ApollinareCarmina, II (Panegirico per Antemio), 107-108; 323-324. Sull'effeminatezza di Otone si veda anche Charles, Anagnostou-Laoutides.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne
in italiano
in inglese
in francese
  • Mariette Cuénin-Lieber, Corneille et le monologue: une interrogation sur les hʹeroes, Gunter Narr Verlag, 2002, ISBN 9783823355465.
in tedesco
raccolte numismatiche

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