Phaethon rubricauda

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Fetonte codarossa
Phaethon rubricauda in volo sull'oceano.
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Aves
Sottoclasse Neornithes
Superordine Neognathae
Ordine Phaethontiformes
Famiglia Phaethontidae
Genere Phaethon
Specie P. rubricauda
Nomenclatura binomiale
Phaethon rubricauda
Boddaert, 1783
uovo di Phaethon rubricauda

Il fetonte codarossa (Phaethon rubricauda Boddaert, 1783) è un uccello della famiglia Phaethontidae[2], diffuso tra le aree tropicali degli oceani Indiano e Pacifico.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il fetonte codarossa è un uccello di mare, candido e riconoscibile grazie alle lunghe penne timoniere centrali della coda, che sono di colore rosso. Maschi e femmine hanno livree simili.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Si nutrono di pesci, molluschi e crostacei, che catturano tuffandosi in acqua.

Si radunano in luoghi di nidificazione sulla terraferma, in particolare picchi o falesie. Dopo l'accoppiamento, la femmina depone le uova, che vengono covate per 24 giorni, da entrambi i genitori.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

L'areale di questa specie comprende la parte meridionale dell'oceano Indiano e la fascia tropicale dell'oceano Pacifico.[1] Nidifica in numerose isole nonché sulla costa nord-occidentale dell'Australia.

Sistematica[modifica | modifica wikitesto]

Phaethon rubricauda ha quattro sottospecie:[2]

  • Phaethon rubricauda rubricauda Boddaert, 1783
  • Phaethon rubricauda melanorhynchos J.F.Gmelin, 1789
  • Phaethon rubricauda westralis Mathews, 1912
  • Phaethon rubricauda roseotinctus (Mathews, 1926)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) BirdLife International. 2013, Phaethon rubricauda, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 21 aprile 2016.
  2. ^ a b (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Phaethontidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 21 aprile 2016.

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