Elezioni regionali in Italia del 2005

Voce principale: Elezioni regionali in Italia.
Elezioni regionali del 2005
14 regioni
Centro-sinistra
12 / 14
Centro-destra
2 / 14
2003 2008

Le elezioni regionali italiane del 2005 si tennero domenica 3 e lunedì 4 aprile (domenica 17 e lunedì 18 aprile in Basilicata).

Riguardarono 14 delle 15 regioni a statuto ordinario,[1] e si svolsero insieme alle elezioni amministrative.

Le elezioni furono un netto successo per il centro-sinistra, che risultò vincente in tutte le regioni tranne che nelle roccheforti di centro-destra della Lombardia e del Veneto, dove comunque il vantaggio del centrodestra risultò più che dimezzato rispetto alle precedenti elezioni regionali. A seguito di una crisi di maggioranza, il governo Berlusconi II si dimise e dopo pochi giorni fu sostituito dal nuovo governo Berlusconi III.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Quadro politico[modifica | modifica wikitesto]

Situazione prima l'elezione

In tutte le regioni si contrapposero principalmente la coalizione dell'Unione, nome esordiente della nuova alleanza di centrosinistra creata e guidata da Romano Prodi, e la Casa delle Libertà, la coalizione di Silvio Berlusconi, che era all'epoca presidente del consiglio, avendo vinto le Elezioni politiche del 2001.

In questa fase, l'Unione era composta da: Uniti nell'Ulivo (DS, Margherita, SDI e Repubblicani Europei), Rifondazione Comunista (tranne in Toscana), Verdi, Comunisti Italiani, Popolari UDEUR, Italia dei Valori, Partito Socialista Democratico Italiano (tranne che nelle Marche). A questi si aggiunsero: Patto dei Liberaldemocratici, Pensionati per l'Europa, Liga Fronte Veneto, Consumatori Uniti, Forza Roma, Avanti Lazio, Repubblicani Democratici, Democrazia Federalista, Governo Civico, Democratici Cristiani Uniti, Consumatori, liste dei candidati alla presidenza e in alcune regioni la Lista Consumatori (Veneto, Campania e Calabria) e i Pensionati (Lombardia e Liguria).

La Casa delle Libertà era invece composta da: Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC, Lega Nord, Nuovo PSI (tranne che in Toscana, Umbria, Marche e Basilicata), PRI (tranne che in Toscana e nelle Marche), PLI (tranne che in Toscana e Marche), Movimento Idea Sociale, Verdi Verdi, Pensionati-Animalisti, Costituente Democratica, Il Trifoglio, Moderati e Riformisti, le liste del candidato alla presidenza e in alcune regioni la Lista Consumatori (Piemonte, Ligura e Lazio) e i Pensionati (Piemonte e Campania).

Fuori dai due poli vi era in tutte le regioni Alternativa Sociale, occasionalmente alleata con: Lega Padana Lombardia (Lombardia), Pensioni & Lavoro (Lombardia), No Euro (Marche), Lista Quadrifoglio (Lazio).

Altre liste indipendenti erano: Democrazia Cristiana, Lista Consumatori (Emilia-Romagna), Liberaldemocratici (Lombardia), Socialisti e Laici (Nuovo PSI-PRI-PLI-civiche) (Toscana) e Unità Popolare (Basilicata).

Nelle settimane precedenti alle elezioni, numerosi analisti avevano individuato tre importanti regioni governate dal centrodestra il cui risultato era in bilico: Piemonte, Lazio e Puglia; dall'esito finale di queste consultazioni sarebbe dipesa la valutazione generale su quale coalizione avesse nel complesso vinto le elezioni. In Liguria, Abruzzo e Calabria appariva certo il passaggio dalla Casa delle Libertà all'Unione. In tutte le altre regioni era scontata la riconferma del presidente in carica.

Irregolarità nelle firme per le liste di Alternativa Sociale[modifica | modifica wikitesto]

Nella fase precedente alle elezioni, divampò una disputa riguardo all'ammissione della formazione Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini, recentemente uscita dal partito Alleanza Nazionale e candidata nel Lazio come presidente di regione in concorrenza all'uscente Francesco Storace, proveniente dal suo ex partito.

Secondo le accuse, le firme sottoscriventi i relativi candidati erano insufficienti poiché parzialmente frutto di falsificazioni. Gli episodi sono rimasti non provati, e le liste si sono potute presentare in tutte le regioni, ma senza riuscire a ottenere un seggio e senza influire sul risultato del voto.

Sulla vicenda, indicata con il nome di Laziogate, fu aperto un procedimento in tribunale. Nel Lazio, il candidato dell'Unione Piero Marrazzo, giornalista e conduttore della celebre trasmissione "Mi manda Raitre", sconfisse Francesco Storace, rappresentante del centrodestra.

Rinvio in Basilicata[modifica | modifica wikitesto]

In Basilicata, per un inconveniente burocratico (la riammissione della lista Unità Popolare, precedentemente esclusa dalla competizione), le elezioni si svolsero due settimane più tardi.

Esito[modifica | modifica wikitesto]

Conseguenze del voto[modifica | modifica wikitesto]

Situazione dopo l'elezione

L'esito delle elezioni fu il successo in dodici delle quattordici regioni dei candidati della coalizione dell'Unione, togliendo agli avversari l'amministrazione di Abruzzo, Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, e Piemonte, mentre la Lombardia e il Veneto confermarono i presidenti di regione della Casa delle Libertà eletti in occasione delle regionali del 2000.

Queste elezioni furono fatali per il Governo nazionale, guidato da Silvio Berlusconi, costretto in seguito alle pressioni dell'UDC e di Alleanza Nazionale ad aprire ufficialmente una crisi di governo. Con la sostituzione di alcuni ministri, si costituì il Governo Berlusconi III.

Risultato in Puglia[modifica | modifica wikitesto]

I margini della vittoria furono netti nella maggior parte dei casi, ma in Puglia l'esito delle votazioni rimase incerto fino all'ultimo, risolvendosi con una lieve prevalenza, lo 0,7%, del candidato dell'Unione, Nichi Vendola, su Raffaele Fitto, della Casa delle Libertà.

L'Unione aveva scelto il proprio candidato alla presidenza con un meccanismo innovativo e per la prima volta sperimentato in Italia, le elezioni primarie. Vendola, che rappresentava la sinistra della coalizione, aveva sconfitto sul filo di lana l'economista Francesco Boccia, rappresentante dei partiti più moderati (DS e Margherita).

Alla vigilia della tornata elettorale sussistevano forti dubbi sull'eventualità che un esponente di Rifondazione Comunista potesse espugnare una regione che negli ultimi anni era stata una roccaforte della Casa delle Libertà. Vendola e Boccia decisero di affrontare insieme le elezioni e si candidarono l'uno come presidente, l'altro come vice.

Il risultato finale stupì tutti gli osservatori, anche perché il presidente uscente di centrodestra, Raffaele Fitto, era considerato un astro nascente della politica nazionale e il favorito per la vittoria. Il successo di Vendola fu probabilmente dovuto anche ad un'eccellente campagna pubblicitaria, costruita per demolire tutte le etichette che erano state applicate al candidato dell'Unione («estremista», «pericoloso», eccetera).[senza fonte]

Risultati[modifica | modifica wikitesto]

Candidati presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Regione Candidati Presidenti uscenti
L'Unione La Casa delle Libertà Alternativa Sociale Altri
Piemonte
(3 - 4 aprile)
Mercedes Bresso (DS)
50,9%
Enzo Ghigo (FI)
47,1%
Ludovico Ellena
1,0%
Gianfranco Rotondi (DC)
1,0%
Enzo Ghigo (FI)
Liguria
(3 - 4 aprile)
Claudio Burlando (DS)
52,6%
Sandro Biasotti (FI)
46,6%
Angelo Riccobaldi
0,8%
- Sandro Biasotti (FI)
Lombardia
(3 - 4 aprile)
Riccardo Sarfatti (LG)
43,2%
Roberto Formigoni (FI)
53,8%
Gianmario Invernizzi
2,7%
Marco Marsili (Liberaldemocratici)
0,3%
Roberto Formigoni (CDL)
Veneto
(3 - 4 aprile)
Massimo Carraro (DS)
42,4%
Giancarlo Galan (FI)
50,6%
Roberto Bussinello
1,0%
Giorgio Panto (PNE)
6,0%
Giancarlo Galan (FI)
Emilia-Romagna
(3 - 4 aprile)
Vasco Errani (DS)
62,7%
Carlo Monaco
35,2%
Gianni Correggiari
1,0%
Bruno Barbieri (Lista Consumatori)
1,1%
Vasco Errani (DS)
Toscana
(3 - 4 aprile)
Claudio Martini (DS)
57,4%
Alessandro Antichi (FI)
32,8%
Marzio Gozzoli
1,0%
Luca Ciabatti (RC)
7,3%

Renzo Macelloni (NPSI)
1,5%

Claudio Martini (DS)
Marche
(3 - 4 aprile)
Gian Mario Spacca (DL)
57,7%
Francesco Massi
38,6%
Vincenzo Rosini
1,4%
Angelo Maria Tiraboschi (Patto Democratico)
2,3%
Vito D'Ambrosio (DS)
Umbria
(3 - 4 aprile)
Maria Rita Lorenzetti (DS)
63,0%
Pietro Laffranco (AN)
33,6%
Luca Romagnoli
1,5%
Marcello Ramadori (NPSI)
1,9%
Maria Rita Lorenzetti (DS)
Lazio
(3 - 4 aprile)
Piero Marrazzo (Ind.)
50,7%
Francesco Storace (AN)
47,4%
Alessandra Mussolini
1,9%
- Francesco Storace (AN)
Abruzzo
(3 - 4 aprile)
Ottaviano Del Turco (SDI)
58,1%
Giovanni Pace (AN)
40,6%
Fabrizio Bosio
1,3%
- Giovanni Pace (AN)
Campania
(3 - 4 aprile)
Antonio Bassolino (DS)
61,6%
Italo Bocchino (AN)
34,4%
Alessandra Mussolini
1,9%
Gianfranco Rotondi (DC)
2,1%
Antonio Bassolino (DS)
Puglia
(3 - 4 aprile)
Nichi Vendola (PRC)
49,8%
Raffaele Fitto (FI)
49,2%
Gianfelice Galassi
0,47%
Laura Scalabrini (DC)
0,45%
Raffaele Fitto (FI)
Basilicata
(17 - 18 aprile)
Vito De Filippo (DL)
67,0%
Cosimo Latronico (FI)
28,8%
Roberto Fiore
1,0%
Margherita Torrio (NPSI)
2,5%

Angela Rosa Mancuso
(Unità Popolare)
0,7%

Filippo Bubbico (DS)
Calabria
(3 - 4 aprile)
Agazio Loiero (DL)
59,0%
Sergio Abramo (FI)
39,7%
Fortunato Aloi
1,1%
Giuseppe Bilello (DC)
0,2%
Giuseppe Chiaravalloti (FI)

Risultati di lista[modifica | modifica wikitesto]

Riepilogo nazionale delle liste circoscrizionali[modifica | modifica wikitesto]

Elettori 41.675.135
Votanti 29.751.294 (71,39%)
Schede nulle 1.614.745
di cui bianche 517.263
Liste Voti % Seggi
Uniti nell'Ulivo[2] 5.409.739 21,770 152
Forza Italia 4.640.093 18,673 120
Alleanza Nazionale 2.630.020 10,584 70
Unione dei Democratici Cristiani e di Centro 1.452.117 5,844 39
Democratici di Sinistra[3] 1.511.163 6,081 46
Partito della Rifondazione Comunista 1.384.228 5,570 34
Lega Nord[4] 1.381.282 5,559 26
Democrazia è Libertà - La Margherita[3] 1.160.688 4,671 36
Federazione dei Verdi[5] 667.000 2,684 17
Partito dei Comunisti Italiani[6] 653.815 2,631 16
Popolari UDEUR[7] 628.575 2,530 18
Socialisti Democratici Italiani[3] 402.693 1,621 12
Italia dei Valori[8] 285.812 1,150 8
Nuovo PSI[9] 243.759 0,981 5
Alternativa Sociale 232.642 0,936 -
La Puglia Prima di Tutto[10] 196.281 0,790 5
Lista Storace[11] 195.356 0,786 4
Lista civica Piero Marrazzo[11] 186.740 0,751 4
Partito Pensionati[12] 156.352 0,629 1
Progetto NordEst[13] 125.690 0,506 2
Democrazia Cristiana[14] 108.667 0,437 1
Per il Veneto[13] 107.333 0,432 2
Per la Liguria[15] 71.067 0,286 3
Italia dei Valori - Lista Consumatori[16] 68.741 0,277 1
Lista Consumatori[17] 64.389 0,259 1
Insieme per Bresso[18] 60.314 0,243 1
La Primavera Pugliese[10] 55.335 0,223 3
Nuovo PSI - Partito Repubblicano Italiano[10] 48.109 0,194 1
Socialisti Autonomisti - Repubblicani Europei - PSDI[10] 47.511 0,191 2
Progetto per le Calabrie (PdCI - IdV)[19] 45.865 0,185 2
Democrazia Liberale - Repubblicani[16] 41.170 0,166 1
Lega Padana Lombardia[20] 39.012 0,157 -
Gente della Liguria[15] 35.831 0,144 1
Movimento Idea Sociale[21] 34.590 0,139 -
Uniti per la Calabria (Patto-Verdi-PSDI)[19] 34.208 0,138 -
Nuovo PSI-PLI-Verdi Verdi-FLC-LID[13] 32.851 0,132 1
Democrazia Federalista[16] 29.179 0,117 -
Partito Repubblicano Italiano[16] 27.620 0,111 -
Liga Fronte Veneto[13] 27.524 0,111 -
Con Abramo (PRI-PLI-altri)[19] 27.268 0,110 -
Alleanza Popolare-Repubblicani Europei per la Calabria[19] 26.780 0,108 -
Repubblicani Europei[16] 26.385 0,106 -
L'Ambienta-Lista[18] 23.761 0,096 1
Socialisti e Laici (Nuovo PSI-PRI-PLI-civiche)[22] 23.379 0,094 -
Socialisti e Liberali (Nuovo PSI-PLI)[23] 22.689 0,091 -
Consumatori Uniti[11] 18.163 0,073 -
Governo Civico[16] 15.956 0,064 -
Il Trifoglio[11] 15.763 0,063 -
Partito Liberale Italiano - Partito Repubblicano Italiano[11] 11.763 0,047 -
Liberaldemocratici[20] 11.579 0,047 -
Polo Laico (Liberaldemocratici-PRI-PLI)[20] 11.196 0,045 -
Forza Roma[11] 10.336 0,042 -
Moderati e Riformisti[24] 8.509 0,034 -
Democratici Cristiani Uniti[10] 8.397 0,034 -
Pensioni & Lavoro[20] 7.409 0,030 -
Repubblicani Socialisti Liberali (PRI-Nuovo PSI-PLI)[24] 7.035 0,028 -
Patto dei Liberaldemocratici[25] 6.455 0,026 -
Liguria Nuova - Lista Castellaneta[15] 5.857 0,024 -
Liste Civiche Marche[26] 5.780 0,023 -
Pensionati per l'Europa[18] 5.156 0,021 -
Patto Democratico (Nuovo PSI-PRI-PLI-PSDI-altri)[26] 5.125 0,021 -
Pensionati e Invalidi - Anima-listi Ambientalisti[15] 4.495 0,018 -
Avanti Lazio[11] 3.285 0,013 -
Federazione di Centro (PRI-DCU-DC-PLI-Altri)[27] 3.124 0,013 -
Costituente Democratica[11] 2.915 0,012 -
Partito Socialista Democratico Italiano[24] 2.346 0,009 -
Lista Quadrifoglio[11] 1.908 0,008 -
Consumatori[15] 1.774 0,007 -
Unità Popolare[27] 1.014 0,004 -
No Euro[26] 390 0,002 -
Totale 24.849.353 100,00 636

Riepilogo nazionale delle liste regionali[modifica | modifica wikitesto]

Liste Voti % Seggi
centrosinistra[28] 14.752.022 52,430 70
centrodestra[29] 12.430.754 44,180 38
Alternativa Sociale[30] 426.166 1,515 0
Progetto NordEst[13] 161.642 0,574 0
A Sinistra per la Democrazia[22] 151.560 0,539 -
Democrazia Cristiana[31] 103.099 0,366 0
Socialisti e Laici - Liste Civiche[22] 30.062 0,107 -
Lista Consumatori[32] 26.712 0,095 0
Patto Democratico[26] 19.778 0,070 0
Nuovo PSI[33] 30.062 0,065 0
Liberaldemocratici[20] 14.008 0,050 0
Unità Popolare[27] 2.436 0,009 0
Totale 28.136.549 100,00 108

In Toscana e in Puglia le liste regionali non concorrevano all'attribuzione di ulteriori seggi in Consiglio Regionale. In Puglia però il miglior candidato presidente sconfitto veniva comunque eletto consigliere.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tutte tranne il Molise, ove si votò nel 2001 e nel 2006.
  2. ^ Non presente in Piemonte, Abruzzo, Campania, Puglia e Calabria
  3. ^ a b c Presente solo in Piemonte, Abruzzo, Campania, Puglia e Calabria
  4. ^ Presente solo in Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Marche
  5. ^ Escluso la Calabria, dove era in lista unica con Patto e PSDI
  6. ^ Escluso la Calabria, dove era in lista unica con IdV
  7. ^ Non presente in Lombardia e Toscana
  8. ^ Non presente in Umbria ed escluso la Campania e la Calabria, dove era in lista unica rispettivamente con Lista Consumatori e PdCI
  9. ^ Escluso Piemonte, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Abruzzo e Puglia dove era in lista unica con altri
  10. ^ a b c d e Presente solo in Puglia
  11. ^ a b c d e f g h i Presente solo in Lazio
  12. ^ Presente solo in Piemonte, Lombardia, Liguria, Lazio, Campania e Puglia
  13. ^ a b c d e Presente solo in Veneto
  14. ^ Presente solo in Piemonte, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia e Calabria
  15. ^ a b c d e Presente solo in Liguria
  16. ^ a b c d e f Presente solo in Campania
  17. ^ Presente solo in Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Lazio e Calabria, ed esclusa la Campania dove era in lista unica con l'Italia dei Valori
  18. ^ a b c Presente solo in Piemonte
  19. ^ a b c d Presente solo in Calabria
  20. ^ a b c d e Presente solo in Lombardia
  21. ^ Presente solo in Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia e Calabria
  22. ^ a b c Presente solo in Toscana
  23. ^ Solo in Piemonte e Liguria
  24. ^ a b c Presente solo in Abruzzo
  25. ^ Presente solo in Liguria e Basilicata
  26. ^ a b c d Presente solo nelle Marche
  27. ^ a b c Presente solo in Basilicata
  28. ^ Liste sostenute dalle coalizioni imperniate sui Democratici di Sinistra/Uniti nell'Ulivo.
  29. ^ Liste sostenute dalle coalizioni imperniate su Forza Italia.
  30. ^ Liste sostenute anche da coalizioni imperniate su Alternativa Sociale laddove presenti.
  31. ^ Presente solo in Piemonte, Campania, Puglia e Calabria.
  32. ^ Presente solo in Emilia-Romagna.
  33. ^ Presente solo in Umbria e Basilicata.