Elezioni parlamentari in Israele del 2021

Elezioni parlamentari in Israele del 2021
Stato Bandiera d'Israele Israele
Data
23 marzo
Legislatura XXIV
Assemblea Knesset
Affluenza 67,4% (Diminuzione 4,1%)
Benjamin Netanyahu 2012.jpg
Yair_Lapid_-_portrait.jpg
Herzliya Conference 2016 1228.jpg
Leader
Liste
Voti
1.066.892
24,19%
614.112
13,93%
316.008
7,17%
Seggi
30 / 120
17 / 120
9 / 120
Distribuzione del voto per distretto
Governi
Bennett-Lapid
2020 2022

Le Elezioni parlamentari in Israele del 2021 si sono tenute il 23 marzo per eleggere i 120 membri della Knesset.

Contesto precedente[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta della quarta tornata elettorale in meno di due anni: in seguito alla mancata approvazione della legge di bilancio nei termini di legge, il 23 dicembre 2020 la Knesset è stata sciolta e sono state indette nuove elezioni.

Elezioni del 2020 e formazione del governo[modifica | modifica wikitesto]

Dalle elezioni del 2020, le terze in meno di un anno, risulta l'ennesima situazione di stallo, che si risolve quando i partiti Likud e Blu e Bianco raggiungono un accordo che prevede un governo di coalizione della durata di 36 mesi, con primo ministro a rotazione (Benjamin Netanyahu per i primi 18 mesi, Benny Gantz in seguito).[1]

Il governo Netanyahu V è sostenuto dai partiti Likud, Blu e Bianco (solo le fazioni Resilienza per Israele e Derech Eretz), Shas, Ebraismo della Torah Unito, Partito Laburista Israeliano (due parlamentari su tre, Merav Michaeli si pone all'opposizione), Gesher e La Casa Ebraica.

Si pongono all'opposizione le fazioni di Blu e Bianco Yesh Atid e Telem, la Lista Comune, Israel Beitenu, Yamina e Meretz.

Scioglimento della Knesset[modifica | modifica wikitesto]

Il 2 dicembre 2020 la Knesset approva, con 61 voti a favore e 54 contrari, la lettura preliminare di un disegno di legge per lo scioglimento del parlamento.[2] Il 22 dicembre un voto per evitare lo scioglimento della Knesset viene bocciato con 49 contrari e 47 favorevoli.[3]

A causa della mancata approvazione del bilancio entro il 23 dicembre 2020, la Knesset viene sciolta e vengono indette le nuove elezioni 90 giorni dopo, il 23 marzo 2021.[4]

Liste[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Likud, partito del primo ministro Benjamin Netanyahu, subisce la scissione di vari suoi membri, guidati da Gideon Sa'ar. Nella lista figurano la ministra e leader di Gesher Orly Levy in posizione 26[5], Ofir Sofer, membro del Partito Sionista Religioso, in posizione 28 e Nail Zoabi, primo candidato musulmano della storia del partito, in posizione 39.[6]
  • L'ex ministro e parlamentare Gideon Sa'ar abbandona il Likud l'8 dicembre 2020[7] e fonda Nuova Speranza. Lo seguono vari membri del partito, tra cui la leader della fazione Kulanu Yifat Shasha-Biton (numero 2 della lista) e i componenti di Derech Eretz, ex fazione di Blu e Bianco, Yoaz Hendel e Zvi Hauser[8] (nelle posizioni 4 e 8 della lista).
  • L'alleanza Blu e Bianco si sfalda nel marzo 2020, quando Benny Gantz decide di formare un governo con Netanyahu, mentre Yair Lapid, leader di Yesh Atid, e Moshe Ya'alon, leader di Telem, si pongono all'oppozione.[9]
    Gantz mantiene il nome Blu e Bianco per la sua lista, mentre Lapid si presenta da solo come leader di Yesh Atid e Ya'alon decide di non presentare la lista di Telem alle nuove elezioni.[10]
  • Il partito islamista Ra'am (Lista Araba Unita) abbandona la Lista Comune il 28 gennaio 2021[11], a causa di divisioni sui diritti LGBT[12] e sul progressivo avvicinamento di Mansour Abbas, leader di Ra'am, al primo ministro Netanyahu.[13] L'alleanza tra Hadash, Balad e Ta'al mantiene il nome di Lista Comune e Ayman Odeh ne rimane il leader.[14]
  • La lista degli ebrei ultra-ortodossi aschenaziti Ebraismo della Torah Unito cambia leader: il primo posto in lista, occupato nei 18 anni precedenti da Yaakov Litzman (della fazione Agudat Yisrael), diventa di Moshe Gafni (di Degel HaTorah).[15]
  • Il partito degli ebrei ultra-ortodossi sefarditi e mizrahì Shas mantiene come leader Aryeh Deri.[14]
  • Il partito di destra secolare Israel Beitenu conferma come proprio leader Avigdor Lieberman.[14]
  • Il Partito Laburista Israeliano affronta un periodo di crisi dopo che due dei suoi tre parlamentari entrano a far parte del governo nel 2020. Il partito ritorna tuttavia sopra la soglia di sbarramento nei sondaggi in seguito all'elezione di Merav Michaeli come leader il 24 gennaio 2021.[16]
  • Il partito di sinistra Meretz torna a presentarsi da solo, con Nitzan Horowitz come leader[14], dopo l'esperienza negativa dell'alleanza elettorale con Partito Laburista e Gesher.
  • Nell'area del centro-sinistra nascono due nuovi partiti: Gli Israeliani, fondato da Ron Huldai, sindaco laburista di Tel Aviv, e Tnufa, fondato da Ofer Shelah, ex parlamentare di Yesh Atid. Entrambi i partiti, tuttavia, rinunciano in seguito a partecipare alle elezioni.[17]
  • L'alleanza di destra Yamina viene abbandonata dai partiti La Casa Ebraica e Tkuma. L'ex ministro Naftali Bennett ne mantiene il nome e ne rimane il leader.[14]
  • Il partito di estrema destra Tkuma, guidato da Bezalel Smotrich, cambia nome in Partito Sionista Religioso e forma una lista insieme al partito kahanista Otzma Yehudit e al partito anti-LGBT Noam.[18]
  • La Casa Ebraica, erede del Partito Nazionale Religioso, in seguito ad un mancato accordo per una lista comune con Tkuma decide di non partecipare alle elezioni per la prima volta dal 1948 e dà indicazione di voto per Yamina.[19]
  • Il Nuovo Partito Economico, fondato da Yaron Zelekha, partecipa per la prima volta alle elezioni.[20]

Sistema elettorale[modifica | modifica wikitesto]

I 120 membri della Knesset sono eletti con sistema proporzionale a collegio unico e listini bloccati, con soglia di sbarramento fissata al 3.25% dei voti validi.

Accordi pre-elettorali[modifica | modifica wikitesto]

La legge elettorale israeliana consente a due partiti di accordarsi per sommare i propri voti in vista dell'assegnazione dei seggi supplementari previsti dalla variante Hagenbach-Bischoff del Metodo D'Hondt. Prima del voto si sono quindi stipulati i seguenti accordi:

Risultati[modifica | modifica wikitesto]

Liste
Voti % Seggi
1 066 892 24,19 30
614 112 13,93 17
316 008 7,17 9
292 257 6,63 8
273 836 6,21 7
268 767 6,09 7
248 391 5,63 7
248 370 5,63 7
225 641 5,12 6
212 583 4,82 6
209 161 4,74 6
202 218 4,59 6
167 064 3,79 4
Nuovo Partito Economico
34 883 0,79
Rapeh solo Salute
17 346 0,39
Altri (<0,05%)
12 523 0,28
Totale
4 410 052
100
120
Voti non validi
26 313
0,59
Votanti
4 436 365
67,44
Elettori
6 578 084
Riepilogo dei seggi

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     Hadash
3
▼ 2
     Balad
1
▼ 2
     Ta'al
2
▼ 1
     Lista Araba Unita[N 1]
4
     Meretz
6
▲ 3
     Laburisti
7
▲ 4
     Yesh Atid
17
▲ 4
     Blu e Bianco
8
▼ 7
     Nuova Speranza
6
Nuovo
     Israel Beitenu
7
     Yamina
7
▲ 4
     Likud
30
▼ 7
     Tkuma
6
▲ 4
     Shas
9
     Yahadut HaTora
7
  1. ^ Parte integrante della Lista Comune alle elezioni precedenti, concorre autonomamente in questa tornata

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Il 5 aprile, nel primo giro di consultazioni presidenziali, non emerge nessuna maggioranza chiara. Benjamin Netanyahu riceve indicazioni dai partiti per un totale di 52 parlamentari (Likud, Shas, Ebraismo della Torah Unito e Partito Sionista Religioso), Yair Lapid ne ottiene 45 (Yesh Atid, Blu e Bianco, Partito Laburista, Israel Beitenu e Meretz), Naftali Bennett 7 (Yamina), mentre Nuova Speranza, la Lista Comune e la Lista Araba Unita si astengono dall'indicare un candidato Primo Ministro. Il presidente Reuven Rivlin affida a Netanyahu l'incarico di trovare una maggioranza di governo.[26]

Dopo il fallimento del tentativo di Netanyahu, Yair Lapid riceve l'indicazione di 56 parlamentari (si sono aggiunti Nuova Speranza e le fazioni Hadash e Ta'al della Lista Comune) e viene incaricato dal Presidente Rivlin di formare un governo.[27]

Il 2 giugno Yair Lapid comunica al presidente Rivlin di essere riuscito a formare una maggioranza di governo insieme a Naftali Bennett.[28] In base al loro accordo, Bennett avrebbe ricoperto il ruolo di Primo Ministro per due anni, per poi essere sostituito da Lapid.[29]

Il 13 giugno il Governo Bennett-Lapid ottiene la fiducia della Knesset con 60 voti favorevoli e 59 contrari.[30]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Ruth Eglash, After three elections and political deadlock, Israel finally swears in new government, in The Washington Post, 17 maggio 2020. URL consultato l'8 febbraio 2021.
  2. ^ (EN) Israel elections loom as lawmakers back bill to dissolve parliament, in BBC. URL consultato l'8 febbraio 2021.
  3. ^ (EN) Gil Hoffman e Cody Levine, Election prevention bill fails, Israel headed to elections on March 23, in The Jerusalem Post, 22 dicembre 2020. URL consultato l'8 febbraio 2021.
  4. ^ (EN) Raoul Wootliff, Israel calls 4th election in 2 years as Netanyahu-Gantz coalition collapses, in The Times of Israel, 23 dicembre 2020. URL consultato l'8 febbraio 2021.
  5. ^ (EN) 39 parties register for elections, in The Times of Israel, 4 febbraio 2021. URL consultato il 4 febbraio 2021.
  6. ^ (EN) Netanyahu vows to appoint Likud’s Muslim candidate as minister in next coalition, in The Times of Israel, 5 febbraio 2021. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  7. ^ (EN) Gideon Sa'ar quits Likud, "a tool for Netanyahu's interests", to lead new party, in The Times of Israel, 8 dicembre 2020. URL consultato l'8 dicembre 2020.
  8. ^ (EN) Raoul Wootliff, Sa'ar party gets first boost as Derech Eretz MKs Hendel, Hauser join up, in The Times of Israel, 9 dicembre 2020. URL consultato il 10 dicembre 2020.
  9. ^ (EN) Raoul Wootliff, Knesset panel okays breakup of Blue and White; Gantz keeps the name, su timesofisrael.com. URL consultato il 5 gennaio 2021.
  10. ^ (EN) Jonathan Lis, Ex-Defense Minister Ya'alon Quits Politics Ahead of Israel's March Election, in Haaretz, 1º febbraio 2021. URL consultato il 1º febbraio 2021.
  11. ^ (EN) Knesset panel approves Joint List’s breakup after talks with Ra’am faction fail, in The Times of Israel, 28 gennaio 2021. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  12. ^ (EN) Joint List may break up due to division on conversion therapy - report, in The Jerusalem Post, 25 luglio 2020. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  13. ^ Michele Giorgio, Normalizzazione con gli islamisti, Netanyahu così smantella la Lista araba, in il manifesto, 17 novembre 2020. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  14. ^ a b c d e (EN) Israel Election 2021: All the Official Party Slates, in Haaretz, 3 febbraio 2021. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  15. ^ (EN) Raoul Wootliff, After 18 years, Litzman to give up leadership of United Torah Judaism, in The Times of Israel, 1º febbraio 2021. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  16. ^ L’ultima speranza della sinistra israeliana, in Il Post, 4 febbraio 2021. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  17. ^ (EN) Bar Peleg, Israel Election: As Left-wing Mergers Fail, Tel Aviv Mayor and Lapid’s Ex-partner Drop Out of Race, in Haaretz, 4 febbraio 2021. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  18. ^ (EN) Far-right parties led by Smotrich and Ben Gvir, a Kahane disciple, join forces, in The Times of Israel, 3 febbraio 2021. URL consultato il 5 febbraio 2021.
  19. ^ (EN) Gil Hoffman, Israel Elections: Bayit Yehudi Party not running in election, in The Jerusalem Post, 4 febbraio 2021. URL consultato il 4 febbraio 2021.
  20. ^ (EN) Bar Peleg, Leading Economist Zelekha Announces New Party, Vows to Save Israel From Financial Ruin, in Haaretz, 30 dicembre 2012. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  21. ^ a b (EN) Gil Hoffman, Four parties conspire against Netanyahu with vote deals, in The Jerusalem Post, 4 gennaio 2021. URL consultato il 5 febbraio 2021.
  22. ^ (EN) Moran Azulay, Blue & White, New Economic Party sign surplus agreement, in Ynet, 7 febbraio 2021. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  23. ^ (EN) Netanyahu’s Likud signs surplus vote-sharing deal with far-right party, in The Times of Israel, 10 febbraio 2021. URL consultato il 10 febbraio 2021.
  24. ^ (EN) Gil Hoffman, Israel Elections: Labor, Meretz sign vote sharing deal, in The Jerusalem post, 11 febbraio 2021. URL consultato l'11 febbraio 2021.
  25. ^ (EN) Kobi Nachshoni, Ultra-Orthodox parties sign vote-sharing agreement, in Ynet, 8 marzo 2021. URL consultato l'8 marzo 2021.
  26. ^ (EN) Jonathan Lis, Israel Election Results: President Rivlin Tasks Netanyahu With Trying to Form Government, in Haaretz, 6 aprile 2021. URL consultato il 7 aprile 2021.
  27. ^ (EN) Raoul Wootliff, President tasks Lapid with forming coalition; Bennett would likely head it first, in The Times of Israel, 5 maggio 2021. URL consultato il 6 maggio 2021.
  28. ^ (EN) Gil Hoffman, Lapid tells Rivlin: I have succeeded in forming coalition with Bennett, in The Jerusalem Post, 3 giugno 2021. URL consultato il 21 luglio 2021.
  29. ^ Israele, c’è l’accordo sul nuovo governo. Ma Netanyahu non si arrende, in Il Sole 24 ore, 3 giugno 2021. URL consultato il 21 luglio 2021.
  30. ^ Israele: il governo Bennett ottiene la fiducia della Knesset - Ultima Ora, su Agenzia ANSA, 13 giugno 2021. URL consultato il 13 giugno 2021.

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