Elaine May

Elaine May nel 1959.
Statuetta dell'Oscar Oscar alla carriera 2022

Elaine May, nata Elaine Iva Berlin (Filadelfia, 21 aprile 1932), è una regista, sceneggiatrice e attrice statunitense, attiva sia in teatro che al cinema.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlia dell'attore Jack Berlin, impresario e regista di una compagnia teatrale di giro[1], Elaine May debuttò sulle scene all'età di sei anni, recitando sul palcoscenico con il padre[1]. Alla morte di Berlin nel 1942, la May si trasferì a Los Angeles con la famiglia e si sposò all'età di 17 anni[1]. Al matrimonio fece seguito la decisione di intraprendere la carriera di attrice, che la portò a studiare recitazione sotto la guida della grande Maria Ouspenskaya, proveniente dal Teatro d'Arte di Mosca[1]. In seguito si iscrisse all'Università di Chicago, dove incontrò l'attore e futuro regista Mike Nichols[2]. Il sodalizio artistico tra la May e Nichols diede vita durante gli anni cinquanta a un fortunato duo cabarettistico, specializzato in rapidi e spiritosi sketch comici[1], che raggiunse il massimo successo con lo spettacolo An Evening with Mike Nichols and Elaine May, rappresentato a Broadway nel 1960[1][2].

Dopo la separazione artistica da Nichols, che si dedicò alla regia, la May debuttò come attrice cinematografica nel 1967, con un ruolo secondario nella commedia Luv vuol dire amore?, e raggiunse il grande successo sul grande schermo con il film È ricca, la sposo e l'ammazzo (1971), di cui curò al tempo stesso la regia e la sceneggiatura[2], e in cui recitò da protagonista nel ruolo di una ricca botanica, goffa e sciatta, indotta al matrimonio da un cacciatore di dote interpretato da Walter Matthau[1]. Nello stesso anno scrisse la sceneggiatura di Ma che razza di amici!, che fu diretto da Otto Preminger, mentre l'anno successivo diresse la commedia Il rompicuori (1972), interpretato da sua figlia Jeannie Berlin nel ruolo di una ragazza di buona famiglia che, durante la luna di miele, viene scaricata dal marito a causa di una ricca e seducente bionda[1]. Il successo del film consolidò la fama della May come creatrice di satire sul matrimonio, il sesso, l'amore, il suicidio e la solitudine, temi da lei particolarmente sentiti a causa delle sue esperienze matrimoniali non particolarmente felici[1], la prima (dal 1949 al 1960) con Marvin Irving May, la seconda (dal 1962 al 1963) con il poeta e scrittore Sheldon Harnick.

Nel 1976 tornò alla regia con Mikey e Nicky[2], interpretato da John Cassavetes e Peter Falk. Nel 1978, ottenne una candidatura al premio Oscar per la collaborazione alla sceneggiatura del film Il paradiso può attendere di Warren Beatty[2], e recitò nella commedia California Suite (1978) di Herbert Ross.

Nel 1987 curò la regia di un ambizioso progetto, il film d'avventura Ishtar, interpretato da Dustin Hoffman e Warren Beatty, ma la pellicola si rivelò un clamoroso flop al botteghino, tanto che la carriera di regista della May subì una battuta d'arresto[2]. L'attività di sceneggiatrice continuò invece a dare grandi soddisfazioni professionali alla May, prima con la commedia Piume di struzzo (1996) di Mike Nichols, quindi con la seconda candidatura all'Oscar per la miglior sceneggiatura grazie al film I colori della vittoria (1998)[2]. Ha anche partecipato a diverse sceneggiature in qualità di script doctor[3]. Nel 2018 è tornata a Broadway dopo sessant'anni d'assenza nella pièce The Waverly Gallery e per la sua interpretazione di una donna con i primi sintomi di Alzheimer ha vinto il Tony Award alla miglior attrice protagonista in un'opera teatrale.[4]

Dopo essere rimasta vedova del terzo marito David L. Rubinfine, la May è stata legata al regista Stanley Donen dal 1999 fino alla morte di lui nel 2019[5].

Filmografia parziale[modifica | modifica wikitesto]

Attrice[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Regista[modifica | modifica wikitesto]

Sceneggiatrice[modifica | modifica wikitesto]

Teatro (parziale)[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatrici italiane[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Il chi è del cinema, Vol. II, De Agostini, 1984, pag. 346-347
  2. ^ a b c d e f g Le Garzantine - Cinema, Garzanti, 2000, pag. 758
  3. ^ Sam Kashner, Exclusive: The Reunion of Mike Nichols and Elaine May, su Vanity Fair. URL consultato il 21 marzo 2016.
  4. ^ (EN) Peter Libbey, 2019 Tony Award Winners: Full List, in The New York Times, 9 giugno 2019. URL consultato il 10 giugno 2019.
  5. ^ John Heilpern, Singin’ in the Rain Director Stanley Donen Has Asked Elaine May to Marry Him “About 172 Times”, su Vanity Fair. URL consultato il 21 marzo 2016.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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