Donna guerriera

Santa Giovanna d'Arco, la "pulzella d'Orleans", donna guerriera per eccellenza della tradizione storica occidentale.

Quella della giovane donna guerriera è un'immagine archetipica raffigurante un personaggio femminile, spesso di sangue reale, con un carattere forte e coraggioso; qualità che, secondo la concezione comune, appartengono tipicamente al genere maschile, il che mette la donna guerriera allo stesso livello degli uomini più valorosi. È la rappresentazione antitetica della damigella in pericolo.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la tradizione letteraria medioevale della fanciulla o "vergine guerriera" questa appartiene ad una famiglia reale, o quantomeno dell'alta nobiltà, la quale assume provvisoriamente una funzione maschile di comando; requisito indispensabile perché possa essere accettata in questo ruolo è il rispetto della sua condizione di verginità: perdendo l'innocenza sessuale verrebbe privata del carisma necessario al comando diventando di colpo una donna come tutte le altre.
Solo dopo aver eseguito il proprio compito, al termine di tutte le battaglie assegnatele, ella può accettare di sposarsi con un uomo; ma sempre a condizione ch'egli riesca a superare una certa prova che ne dovrà dimostrare il valore.

Vi sono varie ipotesi riguardo alla formazione e allo sviluppo d'una tale figura, con diverse teorie circa la sua origine e l'importanza che questo concetto poteva avere. Si avanza l'idea che la società arcaica, dominata ancora dai culti rituali inneggianti alla Natura erano ancora essenzialmente matriarcali, potevano quindi creare modelli costituiti da personaggi femminili forti; la magia naturale e il paganesimo delle origini si sarebbe ad esempio riflettuto nelle immagini mitologiche delle Valchirie, le nove donne guerriere della mitologia norrena[1].

Un'indagine comparata sui miti arcaici d'Oriente ed Occidente divide i personaggi mitologici femminili in due categorie, da una parte la vergine guerriera e dall'altra la fanciulla destinata a diventare una brava moglie e madre[2]; la prima categoria è costituita dalle ragazze che si trovano in una fascia d'età per lo più adolescenziale e che pertanto possono essere ancora per un tempo limitato assimilate al mondo e alla realtà dei giovani maschi, godendo di una relativa libertà sessuale associata al combattimento e all'esercizio nelle arti marziali o in alternativa in quelle intellettuali (Ganika nel mondo indo-ariano e la figura dell'Etera in quello greco).
L'incarnazione mitologica di tali gruppi sociali è rivelata anche dalle Apsaras induiste, dalle sorelle irlandesi Mórrígan e così via.

In certi casi possono giungere fino al punto di morire sul campo di battaglia[3][4]; secondo questa versione l'immagine della fanciulla guerriera si trasforma nel ricordo in esempio che accompagna i soldati in guerra. Nella letteratura mondiale, ma soprattutto europea, vi è una chiara linea di successione tra le donne guerriere: gli antichi miti greci riguardanti le Amazzoni penetrano nel mondo medioevale per giungere fino al romanticismo e risorgere in nuove forme più moderne nel XX secolo. Lo stesso percorso di emancipazione e autonomia della donna, dal femminismo al lesbismo, è intriso dell'archetipo della donna guerriera.

Vi è un ramo separato del mito, ma degno di nota in quanto costituito da una certa originalità: le saghe riguardanti fanciulle guerriere sono una caratteristica distintiva della letteratura islandese: se in altre tradizioni letterarie si verifica sporadicamente l'apparizione di immagini femminili dominanti, nell'antica letteraria d'Islanda vi è un particolare tipo di genere di saghe cavalleresche. Storie basate su sovrane autocratiche che rifiutano in toto l'idea del matrimonio e quindi della sottomissione ad un uomo in quanto ciò minaccerebbe la solidità del regno, indebolirebbe il loro potere provocando una perdita di status sociale.
Nelle saghe cavalleresche per le eroine di queste storie vi è una designazione speciale, esse vengono difatti chiamate "meykongr" ovvero grande signore/sovrano ed esse stesse si definiscono sempre re-kongr e mai regine-drottning[5].

Mondo moderno[modifica | modifica wikitesto]

Lo stereotipo della "donna maschile, che si comporta come un uomo" all'interno della cultura popolare si è attivamente ampliato durante gli anni '70 del '900, a causa anche dello sviluppo del movimento femminista in tutto l'Occidente[6]: cominciò a declinare la tipica protagonista femminile costituita dalla passiva e inerme fanciulla in pericolo, fortemente assimilata all'idea della necessità per essa di difesa maschile.

Lo stereotipo contemporaneo raffigura una donna eccezionale e indipendente, che si sforza di raggiungere da sola i propri obiettivi, posizionandosi così all'antitesi dei ruoli tipici creati all'interno del tradizionale modello patriarcale sociale. Quest'immagine si riverbera e può essere facilmente utilizzata anche nelle opere artistiche del mondo moderno, un esempio cinematografico è quello dato dal sottogenere Girls with guns[7].

A differenza di altre immagini di donne forti, la femme fatale o il maschiaccio, quello della vergine guerriera continua a sussistere nelle opere creative maschili, senza perdere nulla della propria essenziale femminilità. Inoltre la cultura di massa sembra aver perduto completamente l'ideale dell'amor cortese medioevale della principessa da salvare.

Esempi storici[modifica | modifica wikitesto]

Amazzone ferita, Franz von Stuck 1903.
Brunilde, Gaston Bussière 1897.

Nella mitologia[modifica | modifica wikitesto]

Britomart riscatta Faire Amoret, William Etty (1833)

In letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Analisi di genere della religione e teologia femminista Archiviato il 20 aprile 2014 in Internet Archive.
  2. ^ Diaconi MM miti arcaici di Oriente e Occidente. s. 89-91 e altri
  3. ^ Diaconi MM miti arcaici di Oriente e Occidente. s. 146, 159-160; Mer Dumézil G. Dei degli Uomini del Nord antica. Berkeley: Los Angeles: L., 1973, pag. 42; Strada Ellis-Davidson H. The Viking a Bisanzio. Cambridge., 1972, pag. 65
  4. ^ Donna in Oriente; moglie, schiava o Valchiria, su woman.upelsinka.com. URL consultato il 26 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2014).
  5. ^ Sull'evoluzione della saga cavalleresca di genere, su norse.ulver.com. URL consultato il 26 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2013).
  6. ^ Karlyn, Kathleen Rowe. "Scream, Popular Culture, and Feminism’s Third Wave: 'I’m Not My Mother'. Genders: Presenting Innovative Work in the Arts, Humanities, and Social Sciences No. 38 (2003).
  7. ^ Rappresentazioni di donne forti nei film e nella fiction
  8. ^ Plutarch • On the Bravery of Women — Sections I‑XV
  9. ^ http://books.google.com/books?id=uYGay_yqBLUC&pg=PA33&dq=telesilla&hl=en&sa=X&ei=_X5EUpjOI4qE4ASX3oDQDw&ved=0CCwQ6AEwAA#v=onepage&q=telesilla&f=false
  10. ^ Alessandro Luzio e Rodolfo Renier, Delle relazioni d'Isabella d'Este Gonzaga con Lodovico e Beatrice Sforza, Milano, Tipografia Bortolotti di Giuseppe Prato, 1890, pp. 99-100; Charles VIII et son milieu, 1470-1498: la jeunesse au pouvoir, Yvonne Labande-Mailfert, Klincksieck, 1975, p. 281-282.
  11. ^ Paolo Negri, Studi sulla crisi italiana alla fine del secolo, Archivio storico lombardo: giornale della Società storica lombarda, anno 51, fasc. 1-2 (1924), p. 130; Paolo Negri, Milano, Ferrara e Impero durante l'impresa di Carlo VIII in Italia, Archivio Storico Lombardo, (1917 dic, Serie 5, Fascicolo 3 e 4), p. 425.
  12. ^ René Maulde-La-Clavière, Histoire de Loius XII: ptie. Louis d'Orléans., vol. 3, pp. 221-224.
  13. ^ (EN) Shane Mcleod, Warriors and women: the sex ratio of Norse migrants to eastern England up to 900 ad, in Early Medieval Europe, vol. 19, n. 3, 1º agosto 2011, pp. 332–353, DOI:10.1111/j.1468-0254.2011.00323.x. URL consultato il 4 ottobre 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]