Domenico Cavagnari

Domenico Cavagnari

Sottosegretario di Stato al Ministero della Marina
Durata mandato6 novembre 1933 –
8 dicembre 1940
PresidenteBenito Mussolini
PredecessoreGioacchino Russo
SuccessoreArturo Riccardi

Domenico Cavagnari
SoprannomeMingo
NascitaGenova, 20 luglio 1876
MorteRoma, 2 novembre 1966
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
ArmaMarina
GradoAmmiraglio d'armata
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Libia
BattaglieBattaglia di Punta Stilo
Notte di Taranto
Comandante diSupermarina
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Domenico Cavagnari (Genova, 20 luglio 1876Roma, 2 novembre 1966) è stato un ammiraglio italiano.

Con l'ammiraglio Domenico Cavagnari, sottosegretario di Stato dal 1933 e capo di stato maggiore dal 1934, la Regia Marina raggiunse la sua massima espansione. Genovese, entrò nella Regia Marina alla fine dell'Ottocento e partecipò alla guerra italo-turca e alla prima guerra mondiale imbarcato su naviglio silurante. Diventato ammiraglio negli anni Venti, comandò dapprima l'Accademia navale e la 2ª Divisione Navale raggiungendo poi i vertici della marina nel 1933. Impostò un programma di sviluppo incentrato soprattutto sulle navi da battaglia e sui sommergibili, trascurando completamente le portaerei e la formazione di un'aviazione navale imbarcabile, come avveniva invece nella Royal Navy. Dopo l'entrata in guerra nel 1940, a causa del grave smacco durante la Notte di Taranto, ma in generale per la condotta passiva della guerra navale, Mussolini lo sostituì con l'ammiraglio Arturo Riccardi. Morì a Roma nel 1966.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di un farmacista, nel novembre 1889 entrò nell'Accademia navale di Livorno; al primo anno venne bocciato in due materie, ma nel 1895 venne nominato guardiamarina. Nel 1897 fu promosso sottotenente di vascello e nel 1900 tenente di vascello. Vista la partecipazione dell'Italia alla repressione dei Boxer, nell’aprile 1903 salpò con l’incrociatore corazzato Vettor Pisani con destinazione la Cina. Una volta rientrato in patria, trascorse gli anni 1906 e 1907 presso lo yacht del re, servizio di grande prestigio per un giovane ufficiale. Cavagnari partecipò alla Campagna di Libia del 1911 e alla prima guerra mondiale in Adriatico, dove fu promosso capitano di fregata per merito di guerra.

Dal novembre 1922 fino al febbraio 1925 fu capo di gabinetto del ministro della Marina. Tra l'aprile e il settembre 1925, come Capitano di vascello, fu al comando del "Gruppo Autonomo Esploratori Leggeri" (composto dai tre nuovi esploratori Classe Leone) nel corso di una crociera nel Mare del Nord e nel Mar Baltico.[1] Dal 1928 al ’29 fu comandante dell’arsenale militare marittimo della Spezia. Dal 1929 al 1932 fu comandante della Accademia navale di Livorno e lavorò sin dalla fine degli anni Venti per rendere più legata al regime l'Accademia.

Capo di SM e Sottosegretario alla Marina[modifica | modifica wikitesto]

Era al comando della 2ª divisione navale della I squadra quando, nel novembre 1933, Mussolini lo nominò Sottosegretario del Ministero della Marina e poco dopo, promosso ammiraglio di squadra, assunse anche la carica di Capo di Stato Maggiore della Marina. Riuniva cioè di fatto nelle sue mani sia la massima responsabilità militare, in qualità di Capo di Stato Maggiore, che politica, come Sottosegretario del Ministero della Marina, affidato formalmente allo stesso Benito Mussolini (come i Ministeri della Guerra e dell'Aeronautica).

In questa posizione fu Cavagnari a preparare la Marina al secondo conflitto mondiale. È opinione abbastanza condivisa dagli storici che la flotta affrontò la guerra senza un adeguato grado di preparazione. Malgrado disponesse di una delle maggiori flotte sommergibilistiche del mondo (seconda solo a quella dell'Unione Sovietica), e con una flotta da guerra di rilevanti dimensioni (con le nuovissime navi da battaglia Classe Littorio da 40 000 t) non erano stati risolti alcuni problemi strutturali, tra cui è il caso di ricordare il coordinamento inesistente tra lo strumento navale e quello aeronautico, la mancanza di portaerei (solo con troppo ritardo ci si accinse alla costruzione delle portaerei Aquila e Sparviero, che comunque non furono completate in tempo per poter intervenire nel conflitto).

Grandi e gravi responsabilità oggettive ebbe il Cavagnari nel mancato sviluppo e utilizzo, da parte italiana, delle moderne tecnologie elettroniche, come il radar. Da lui considerate "diavolerie", esse diedero un vantaggio decisivo alla flotta inglese, in particolare negli scontri notturni. Queste sue scelte influenzarono in modo decisamente negativo per la Regia Marina l'esito del conflitto sul mare. Fu sicuramente l'uomo sbagliato al momento sbagliato e nel posto sbagliato. Era però uno degli ammiragli prediletti dal regime ed uno degli ammiragli giunti in ruoli apicali più vicini alle posizioni del fascismo.

Come ministro de facto e capo di Stato Maggiore fu scelto da Mussolini quando, alla metà degli anni Trenta, il regime volle militari che fossero esecutori precisi delle direttive (sempre più avventuriste) della politica estera fascista, in maniera sempre più acritica. Fu infatti un sostenitore fedele del fascismo, e anche nel momento delle sue dimissioni ricevette attestati di stima da parte del Duce. Come quest'ultimo era famoso per la propria pignoleria nella gestione del ministero, oltre all'attenzione ai fattori morali, alla forma, all'immagine. Inoltre fu decisamente un conservatore, sia a livello amministrativo che strategico, e un sostenitore della marina delle grandi navi, contro l'idea del naviglio leggero e di scorta (oltre che delle portaerei) che erano state molto diffuse nelle aspirazioni e nella programmazione dei suoi predecessori. Fu, infine, l'artefice di un appiattimento delle dottrine strategiche italiane sulle posizioni ufficiali del governo, non gradendo affatto (e non permettendo anche a livello disciplinare, oltre che di carriera) che gli ufficiali, anche su pubblicazioni non ufficiali della marina e in conversazioni private, esprimessero critiche verso gli orientamenti militari e politici della nazione, la programmazione strategica, le politiche industriali e cantieristiche, le alleanze e il regime.[2]

Importante documento della posizione dell'ammiraglio è la lettera da lui inviata in data 15 gennaio 1935, interamente riprodotta dallo storico Renzo De Felice [3], nella quale Cavagnari esprimeva il più ampio consenso all'impresa etiopica (“o oggi o mai”), sottolineando al tempo stesso l'esigenza di giungere ad un accordo preventivo con la Gran Bretagna, a motivo del controllo da essa esercitato sul Canale di Suez. Tale posizione conferma l'orientamento prevalentemente anti-francese della marina italiana, che viceversa manifestava la volontà costante di evitare lo scontro con la flotta britannica[4]. Dal 1939 fece parte della Camera dei fasci e delle corporazioni nel corso della XXX legislatura, in quanto membro del governo.

Nella seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Cavagnari illustrò a Mussolini già nel marzo 1940 le scarse probabilità di vittoria della Regia Marina nell'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale, sottolineando la prospettiva di dovere mantenere un atteggiamento difensivo in una guerra sul mare.[5] In seguito ai primi insuccessi della Marina nei primi mesi di guerra nella battaglia di Punta Stilo e soprattutto con l'attacco britannico alla base navale di Taranto, conosciuto come Notte di Taranto, l'ammiraglio Cavagnari fu costretto a dimettersi già il 7 dicembre 1940. Il suo successore a Supermarina fu l'ammiraglio Arturo Riccardi.

Cavagnari visse allora praticamente da pensionato gli anni della guerra. Dopo l'allontanamento dal governo fu nominato presidente del Comitato ammiragli ma si ritirò poco dopo, a domanda, dal servizio attivo. Il 2 maggio 1943 gli venne affidata l'inchiesta contro il generale Carlo Geloso, accusato di corruzione e malcostume durante la sua permanenza in Grecia, ma la vicenda si chiuse con un nulla di fatto. Dopo la caduta del Duce il 25 luglio 1943 e l'armistizio dell'8 settembre si tenne lontano da ogni polemica politica. Nel marzo 1945 fu collocato in ausiliaria.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Attraverso il passaggio tra Zadubaki e Punta Bianca penetrava risolutamente con il cacciatorpediniere Orsini nel porto fortificato e base navale di Lussin Piccolo, in piena efficienza operativa, e lo occupava con forze esigue prima dell'entrata in vigore dell'armistizio, dimostrando di possedere qualità di tatto politico, energia e retto discernimento. Compiva anche un'altra missione da Venezia a Fiume attraverso zone minate e mai percorse e sotto la minaccia di sommergibili tedeschi. Lussin Piccolo, 4 novembre 1918
— Regio Decreto del 24 luglio 1919.[6]
Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Capo di Stato Maggiore della R. Marina, ha svolto opera tenacemente dinamica e di sicura fede per la preparazione, la continuità e la condotta delle operazioni che riaffermarono e conclusero il trionfo della Patria
— Regio Decreto n.229 del 31 luglio 1939.[6]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Per aver compiuto in condizioni molto difficili un'importante operazione di guerra sulla costa nemica assolvendo brillantemente il compito che gli era stato affidato, e per aver dato prova, durante otto mesi di comando di una squadriglia torpediniere costiere in guerra, di possedere ottime qualità militari, sia per la intelligente preparazione, si per l'ardita esecuzione delle varie missioni di guerra che gli furono affidate. Alto Adriatico, 4 aprile 1916
— Decreto Luogotenenziale 25 giugno 1916.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di torpediniera in una difficile ed arditissima missione di guerra eseguita nottetempo contro la base navale principale del nemico dava prova di alte qualità militari e marinaresche riuscendo ad avvicinare inosservato con due unità affiancate le ostruzioni che sbarravano l'accesso al porto, e con rapida e sicura manovra ad abbassarle senza destare il minimo allarme, ottenendo che la nostra silurante potesse sicuramente penetrare all'interno del porto. Fasana, 1-2 novembre 1916
— Regio Decreto 20 novembre 1916.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In numerose missioni di guerra in vicinanza di costa nemica e sotto le offese nemiche, dava prova di ardimento, abilità, sprezzo del pericolo, sempre ottenendo splendidi risultati. In un combattimento notturno, comandante di squadriglia cacciatorpediniere e delle unità capofila, prese l'iniziativa del fuoco contro il nemico e lo mantenne con la massima intensità pur essendo fatto bersaglio in modo speciale dall'intero gruppo delle siluranti avversarie; inutilizzate temporaneamente alcune caldaie, proseguiva tuttavia sino alla fine del combattimento, dimostrando ardire, energia e prontezza di decisione. Alto Adriatico, 2 luglio 1918
— Regio Decreto 13 dicembre 1923.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pier Paolo Ramoino, Un "rapporto di fine campagna" (PDF), su marina.difesa.it.
  2. ^ Fabio De Ninno, Fascisti sul mare, La Marina e gli ammiragli di Mussolini, Laterza, Bari, ISBN 978-88-581-2922-7, pp. 119-120, pp. 173 e ss. pp. 188 e ss..
  3. ^ Renzo De Felice, Mussolini il Duce, I, Gli Anni del consenso, 1929-1936., Einaudi, Torino, 1974, pp. 638-649.
  4. ^ Si veda anche R. Mallett, La politica ed i piani strategici della Regia Marina fra il 1935 e il 1940, collana Bollettino d'Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare, anno XII, settembre 1998, Roma, USMM, 1998, pp. 14-15.
  5. ^ Storia Illustrata, ed. Portoria, ottobre 1996.
  6. ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enrico Cernuschi, Domenico Cavagnari. Storia di un ammiraglio, supplemento alla Rivista Marittima, n. 2, febbraio 2001.
  • Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della marina italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1987.
  • Giovanni Cecini, I generali di Mussolini, Newton & Compton, Roma, 2016.

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Predecessore Capo di stato maggiore della Regia Marina Successore
Gino Ducci 1934-1940 Arturo Riccardi
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