Dittatura militare

Una dittatura militare è una forma di governo autoritaria in cui il potere politico è detenuto da leader militari (tipicamente ufficiali delle forze armate). Come tutte le dittature quella militare può essere dichiarata ufficialmente o non esserlo, ovvero alcuni dittatori militari sono formalmente subordinati ad un governo civile o no. Esistono anche forme intermedie, in cui i vertici delle forze armate esercitano una fortissima influenza nel Paese, senza però reprimere del tutto le libertà democratiche.

Organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Alcune dittature militari sono guidate da un organo collegiale, che nei paesi latinoamericani è tradizionalmente denominato giunta (dallo spagnolo "junta", 'comitato', 'consiglio'), composto dai militari delle varie forze armate di rango più elevato. Altre dittature militari sono interamente nelle mani di un singolo alto ufficiale, solitamente il comandante supremo delle forze armate. Il presidente della giunta o il comandante unico possono assumere la carica di capo di Stato.

In Medio Oriente e in Africa, i governi militari sono, più spesso che altrove, controllati da un'unica potente personalità e hanno spesso i caratteri di un'autocrazia, in aggiunta a quelli di una dittatura militare. Leader come Idi Amin Dada, Muʿammar Gheddafi e Gamal Abd el-Nasser hanno cercato di alimentare il proprio culto della personalità, diventando l'emblema stesso della nazione sia all'interno che all'esterno dei loro paesi.

Costituzione[modifica | modifica wikitesto]

La maggior parte delle dittature militari è sorta a seguito di un colpo di Stato che ha rovesciato il precedente regime. Un'eccezione significativa è costituita dal regime di Saddam Hussein in Iraq, cominciato come Stato a partito unico, dominato dal Partito Ba'th, e successivamente evolutosi gradualmente in una dittatura militare, con i leader che indossavano l'uniforme e quadri militari sempre più coinvolti in tutte le mansioni amministrative (anche se molti di loro erano dei civili che non avevano mai svolto una carriera militare nelle forze armate dell'Iraq).

Nel passato le giunte militari hanno spesso cercato di legittimare la presa del potere con l'intento di portare stabilità politica alla nazione "salvandola" dalla minaccia di "pericolose ideologie". Nell'America Latina è stato spesso usato l'argomento della minaccia da parte del comunismo o del capitalismo, mentre in Medio Oriente è stato usato il desiderio ad opporsi ad Israele o, più recentemente, al fondamentalismo islamico.

Come detto, America Latina, Africa e Medio Oriente sono state teatro di dittature militari con maggior frequenza rispetto agli altri Continenti. Una delle ragioni di ciò risiede probabilmente nel fatto che nei paesi di queste aree in seno alle forze armate si riscontra una coesione e una strutturazione interna tradizionalmente più forti rispetto a quelle delle istituzioni civili.

A partire dagli anni novanta il numero di paesi retti da dittature militari si è progressivamente ridotto. Fra le ragioni di questo fenomeno si può citare la maggior difficoltà a raccogliere una legittimazione internazionale ed il fatto che molte aristocrazie militari, che avevano governato con pochissimo successo negli ultimi decenni, sono ora poco inclini a farsi coinvolgere in dispute politiche. Inoltre la fine della guerra fredda e la dissoluzione dell'Unione Sovietica hanno tolto a molti regimi il pretesto di agitare la minaccia del comunismo come giustificazione delle proprie azioni o come espediente per chiedere aiuti da altri paesi.

Si è quindi assistito, soprattutto in America Latina, alla transizione da regimi militari a governi democratici. Per contro in Medio Oriente, regimi come quello siriano e quello egiziano, che erano sicuramente da annoverare fra le dittature militari, si sono gradualmente evoluti verso forme diverse di dispotismo.

Esercizio del governo[modifica | modifica wikitesto]

I regimi militari tendono ad autodefinirsi "non-partisan", ossia neutrali rispetto ai partiti del precedente regime rovesciato, e in quanto tali in grado di garantire una leadership provvisoria in periodi di instabilità e turbolenza; spesso, inoltre, si sforzano di dipingere i politici civili come corrotti ed incompetenti. Una delle misure che le dittature militari adottano quasi sempre è la proclamazione della legge marziale, ovvero dello stato di emergenza permanente.

Sebbene vi siano state eccezioni, solitamente i regimi militari dimostrano poco rispetto per i diritti umani e sono disposti ad usare qualsiasi mezzo pur di ridurre al silenzio gli oppositori politici.

Inoltre un regime militare spesso abbandona il potere solo sotto la pressione di una rivolta popolare già in corso oppure imminente, anche se in diversi casi i militari hanno ceduto democraticamente il potere tramite plebiscito o convocando libere elezioni.

Stati attualmente retti da dittature militari[modifica | modifica wikitesto]

Stati il cui attuale leader è salito al potere a seguito di un colpo di Stato[modifica | modifica wikitesto]

Diversi Paesi non sono formalmente dittature militari, ma il capo di Stato o di governo che ha ottenuto tale carica attraverso un golpe militare o una guerra civile, è ancora al potere:

Stati che in passato sono stati governati da dittature militari[modifica | modifica wikitesto]

Africa[modifica | modifica wikitesto]

America[modifica | modifica wikitesto]

Asia[modifica | modifica wikitesto]

Europa[modifica | modifica wikitesto]

Oceania[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Global Security "Songun Chongch'I [Army First]. Global Security.org. 27 aprile 2005. 20 marzo 2007.

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