De fato (Pseudo-Plutarco)

Sul fato
Titolo originaleΠερὶ τῆς εἱμαρμένης
Altro titoloDe fato
Busto moderno di Plutarco nella sua Cheronea.
AutorePseudo-Plutarco
PeriodoII secolo
1ª ed. italiana1841
Generesaggio
Sottogenerefilosofia
Lingua originalegreco antico
SerieMoralia

Il De fato è un'opera filosofica attribuita a Plutarco, con seri dubbi di autenticità, giuntaci nei suoi Moralia.

Analisi critica[modifica | modifica wikitesto]

Lo scrittore, evidentemente un platonico[1], appare sia come un insegnante, sia come un compagno di studi dell'altrimenti ignoto Pisone a cui è rivolta la trattazione[2]. Una dottrina molto simile alla sua, e senza dubbio derivata da una fonte comune, si trova nel commento di Calcidio al Timeo platonico[3], ed echi di questa dottrina appaiono in Albino e Apuleio[4]. Il nostro trattato, allora, probabilmente non è stato scritto prima dei primi decenni del II secolo.

Nell'operetta l'autore si interroga sull'essenza del fato, evidenziando che una cosa è il fato (la necessità) in generale, altra cosa è la sua manifestazione nei singoli casi.

Scopo del nostro autore è quello di costruire una teoria del destino compatibile con la provvidenza di Dio e il libero arbitrio nell'uomo. La sua visione si oppone alla concezione stoica che "tutto si conforma al destino", e una polemica contro lo stoicismo è implicita nel trattato. Eppure, per molti aspetti l'argomento rivela l'influenza di dottrine stoiche.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ A. Gercke, Eine Platonische Quelle des Neuplatonismus, in "Rheinisches Museum", XLI (1886), pp. 266-291.
  2. ^ Cfr. i passi 568df.
  3. ^ Cap. CXLIII, p. 203, 9‑13 ed. Wrobel.
  4. ^ De Platone et eius dogmate, II 12

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Plutarco, Il fato, a cura di E. Valgiglio, Napoli, D'Auria, 1993.
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