Costituente di Destra - Democrazia Nazionale

Costituente di Destra - Democrazia Nazionale
SegretarioErnesto De Marzio (1976-1978)
Raffaele Delfino (1978-1979)
Pietro Cerullo (1979)
StatoBandiera dell'Italia Italia
SedeRoma
Fondazione20 gennaio 1977
Derivato daMovimento Sociale Italiano
Dissoluzione16 dicembre 1979
IdeologiaConservatorismo nazionale
Nazionalismo italiano[1]
CollocazioneDestra[2][3]
Coalizionenessuna
Seggi massimi Camera
15 / 630
(massimo raggiunto nel 1977)
Seggi massimi Senato
9 / 315
(massimo raggiunto nel 1977)
TestataIl Borghese

Costituente di Destra - Democrazia Nazionale (CD-DN) è stato un partito politico italiano nato nel febbraio 1977 dall'omonima corrente del MSI-DN, e durato sino allo scioglimento nel 1979.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La Costituente di destra per la libertà[modifica | modifica wikitesto]

Il segretario missino Giorgio Almirante volle proseguire nella politica di aggregazione della destra anticomunista e dopo aver accorpato i monarchici con la nascita del MSI-DN, nel gennaio 1975 promosse la Costituente di destra per la libertà, associazione cui aderirono personalità della destra Liberale e cattolica e, in funzione anticomunista, anche personalità antifasciste come l'ex deputato DC Enzo Giacchero, che era stato comandante partigiano, che ne fu il presidente[5], l'ex parlamentare DC Agostino Greggi, che ne fu il segretario, e il generale Giulio Cesare Graziani[6]

La scissione dal MSI-DN[modifica | modifica wikitesto]

Fondatori e dirigenti di Democrazia Nazionale furono gli esponenti di primo piano del MSI-DN, quali Ernesto De Marzio, Gastone Nencioni, Raffaele Delfino, Mario Tedeschi, Pietro Cerullo, Angelo Nicosia, il sindacalista della CISNAL e parlamentare Giovanni Roberti, personalità entrate nel MSI con la Costituente di destra per la libertà come il Giacchero e Graziani (Greggi restò nel partito), esponenti del disciolto PDIUM, quali Alfredo Covelli e Achille Lauro, e militari come l'ammiraglio Gino Birindelli. Aderì anche il generale delle ausiliarie della RSI Piera Gatteschi Fondelli[7] e il filosofo e senatore Armando Plebe. [8]

Nata come corrente interna al partito, Democrazia Nazionale dopo le elezioni del giugno 1976, che ridimensionarono il successo elettorale del 1972, diventò gruppo parlamentare autonomo nel dicembre 1976[9][10].

Dopo il congresso del MSI del gennaio 1977 che confermò Almirante, a seguito della scissione dal MSI-DN, si trasformò in partito politico il 20 gennaio 1977, scegliendo come proprio simbolo un nastro tricolore inscritto in dodici stelle[11].

Aderirono 9 senatori su 15 del MSI-DN (che perse il gruppo) e 21 deputati su 35, 13 consiglieri regionali su 40, 51 consiglieri provinciali su 160, 350 consiglieri comunali su 1500. Praticamente gran parte del vertice della classe dirigente missina, dove restarono solo il segretario Almirante con la sua corrente e due suoi avversari interni, i romualdiani e i rautiani. Tuttavia a Democrazia Nazionale non aderì neppure una federazione provinciale.[12][13][14]

Qualche mese dopo verranno raggiunti da alcuni esponenti della corrente giovanile di Destra Popolare di Massimo Anderson, segretario del Fronte della Gioventù, e da esponenti della CISNAL.

Sotto il profilo politico, la rottura fu motivata con l’indisponibilità di Almirante a sostenere in Parlamento il governo Andreotti IV, un monocolore democristiano nato sulla base della solidarietà nazionale dovuta al caso Moro.

Sostenendo una linea aperta alla Democrazia Cristiana[15] e ai partiti dell'arco costituzionale, si cercò ripetutamente di aprire a quanti non avessero nulla a che vedere con i trascorsi post-fascisti. Significativo fu il sostegno dato da DN al governo Andreotti e alla politica di "solidarietà nazionale" che ebbe luogo in quegli anni, e che fu condannata dal MSI-DN come un atto di accettazione del sistema.

Alla ricerca di alleanze (1977-78)[modifica | modifica wikitesto]

Democrazia Nazionale – che ebbe vita interna molto movimentata e tre segretari: Ernesto De Marzio, Raffaele Delfino e Pietro Cerullo - sopravvive per un triennio, quasi esclusivamente come presenza parlamentare alla ricerca di un rapporto con la Democrazia Cristiana, che tuttavia si rivelò impossibile essendo il partito di maggioranza relativa impegnato nella fase della “solidarietà nazionale”.

Notevole impegno fu anche profuso nel tentativo di stabilire, all’estero, organici rapporti con il Partito Repubblicano americano, con il partito gollista francese e con la Csu bavarese.[senza fonte]

Le elezioni politiche ed europee del 1979[modifica | modifica wikitesto]

Le elezioni politiche anticipate del 1979 colsero Democrazia Nazionale impreparata. Consapevole della propria debolezza, la dirigenza sperò che si votasse prima per il Parlamento europeo (con una legge elettorale proporzionale pura).

DN offrì alla DC i suoi voti parlamentari per sostenere il governo, tuttavia Benigno Zaccagnini, allora segretario, e Andreotti, presidente del Consiglio, rifiutarono.

Sciolte le Camere, DN tentò inutilmente un apparentamento tecnico con il PLI guidato da Valerio Zanone – anch’esso a rischio quorum – e, in alternativa, un accordo di desistenza, al Senato, con la DC.

Presentatosi alle politiche del 3 giugno 1979 raccolse lo 0,6% con nessun eletto[16]; di poco inferiore fu la percentuale ottenuta alle elezioni europee del 10 giugno successivo, mentre il MSI riprese sostanzialmente i voti della legislatura precedente.

Lo scioglimento[modifica | modifica wikitesto]

In seguito al deludente ed effimero risultato (che rivelò il carattere puramente verticistico della scissione) fu deciso il suo scioglimento il 16 dicembre 1979. Diversi ex esponenti del partito confluirono in un secondo momento nella corrente andreottiana della DC[17][18]. Saverio D'Aquino negli anni '80 fu deputato e sottosegretario per il PLI.

Altri nel gennaio 1995 entrarono in Alleanza Nazionale, a seguito del congresso di Fiuggi. Pietro Cerullo tornò alla Camera nel marzo 1994 con la Lega d'Azione Meridionale dell'allora sindaco di Taranto Giancarlo Cito[19].

Ernesto De Marzio sostenne successivamente che tale esperienza potesse essere appunto considerata propedeutica ad Alleanza Nazionale[1][20].

Segretari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b https://romeocastiglione.wordpress.com/tag/costituente-di-destra/
  2. ^ https://www.dabitonto.com/politica/la-politica-ieri-e-oggi-i-mutamenti-della-destra-italiana-bitonto-piu-vicina-alla-corrente-di-almirante.htm
  3. ^ secoloditalia.it
  4. ^ Democrazia nazionale, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 17 marzo 2024.
  5. ^ Marco Tarchi, "Continuità ed evoluzione della destra italiana negli anni di piombo", in "Sistema politico e istituzioni", Rubbettino, 2003, pag. 164
  6. ^ Raffaele Delfino, Prima di Fini, Bastogi, 2004, pagina 117
  7. ^ Raffaele Delfino, Prima di Fini, Bastogi, 2004, pagina 127
  8. ^ Senato.it
  9. ^ https://legislature.camera.it/frameset.asp?content=%2FAltre%5FSezioniSM%2F9964%2F9965%2F9966%2Fdocumentotesto%2EASP%3FGruppo%3D281%26GruppoMisto%3D
  10. ^ https://www.senato.it/legislature/7/composizione/gruppi-parlamentari/riepilogo-della-composizione/composizione?did=55
  11. ^ https://www.secoloditalia.it/2019/12/fondazione-tatarella-a-gennaio-il-4-corso-di-formazione-politica-ecco-come-iscriversi/
  12. ^ Nel libro Prima di Fini, Raffaele Delfino ricorda che il giovane imprenditore Silvio Berlusconi concesse un finanziamento per la nascita di Democrazia Nazionale
  13. ^ https://www.ilcentro.it/abruzzo/biondi-e-l-omaggio-a-raffaele-delfino-grande-interprete-della-destra-italiana-1.3260059
  14. ^ https://www.ilmessaggero.it/abruzzo/pescara_morto_raffaele_delfino-7946747.html
  15. ^ ilgiornale.it
  16. ^ Mininterno
  17. ^ La vera storia di Democrazia Nazionale, su lsdmagazine.com.
  18. ^ https://www.barbadillo.it/96909-destre-la-fiamma-dimezzata-di-parlato-racconta-dettagli-inediti-della-scissione-di-democrazia-nazionale/
  19. ^ https://storico.org/italia_boom_economico/democrazia_nazionale.html
  20. ^ Fiuggi Avanti Cristo, su marcelloveneziani.com.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Raffaele Delfino, Prima di Fini: intervista su Democrazia nazionale, 2004, Bastogi
  • Massimo Anderson, I percorsi della Destra, intervista di Gennaro Ruggiero, prefazione di Marcello Veneziani, con testimonianze di Pietro Cerullo e Adriano Cerquetti, Napoli, Controcorrente Edizioni, 2003.
  • Paolo Nello, Il partito della fiamma: la destra in Italia dal MSI ad AN, 1998
  • Il Borghese, annate 1976-1979

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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