Costanzo Cloro

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Costanzo Cloro
Testa marmorea di Costanzo I Cloro alla Ny Carlsberg Glyptotek
Augusto d'Occidente dell'Impero romano
In carica1º maggio 305 –
25 luglio 306
PredecessoreMassimiano
SuccessoreFlavio Severo
Cesare d'Occidente dell'Impero romano
In carica1º marzo 293 –
1º maggio 305
(sotto Massimiano)
SuccessoreFlavio Severo
Console dell'Impero romano
In carica294; 296; 300; 302; 305; 306
Nome completoFlavius Valerius Constantius[1]
Altri titoliPersicus maximus II (298[2] e 304-306[3])
Sarmaticus maximus III (294, 299, 301-306)[3][4])
Britannicus maximus II (297[4] e 304-306[3])
Carpicus maximus V (296 e quattro iterazioni assunte nel periodo 301-304)[2][3]
Germanicus maximus V (293, 299, tre iterazioni assunte nel periodo 301-306)[3][4]
Armeniacus maximus (298)[3]
Medicus maximus (298)[3]
Adiabenicus maximus (298)[3]
NascitaDardania, 31 marzo 250 circa
MorteEburacum, 25 luglio 306
Dinastiacostantiniana
PadreEutropio[5]
MadreClaudia[6]
ConiugiElena
(?-293)

Teodora
(293-306)
Figli
da Elena

Costantino I
da Teodora

Dalmazio
Giulio Costanzo
Annibaliano
Costanza
Anastasia
Eutropia
Religioneromana
Flavio Valerio Costanzo
Sul rovescio di questo argenteo coniato ad Antiochia a nome di Costanzo Cloro, i tetrarchi sacrificano per celebrare la vittoria contro i Sarmati
NascitaDardania, 31 marzo 250 circa
MorteEburacum, 25 luglio 306
Cause della mortenaturali
Etniailliro
Religioneromana
Dati militari
Paese servitoImpero romano
Forza armataEsercito romano
GradoCesare e poi Augusto d'Occidente
ComandantiAureliano e Massimiano
Guerre
Battaglie
Comandante diEsercito occidentale
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Flavio Valerio Costanzo, meglio noto come Costanzo Cloro o Costanzo I (in latino Flavius Valerius Constantius[1]; Dardania, 31 marzo 250 circa – Eburacum, 25 luglio 306), è stato un imperatore e militare romano (305-306) durante la tetrarchia. Padre di Costantino I, è il capostipite della dinastia costantiniana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Origini e carriera militare[modifica | modifica wikitesto]

Albero genealogico della dinastia costantiniana che ha in Costanzo Cloro il vero capostipite, e una discendenza da Claudio II

Elogiato dai contemporanei come Pius (osservante della religione, in senso pagano) è invece passato alla storia come Chlorus ("pallido"), un epiteto datogli dagli storici bizantini. Nacque in Dardania[7] da una famiglia di illiri romanizzati[8][9].

Secondo l'Historia Augusta, Costanzo era figlio di Flavio Tito Eutropio, un nobile proveniente dalla Dardania settentrionale, nella provincia della Mesia Superiore, e di Flavia Claudia Crispina, variamente imparentata, a seconda della fonte, con i due fratelli e imperatori Claudio il Gotico e Quintillo. Molti storici moderni, tuttavia, dubitano che egli potesse essere realmente imparentato ai due augusti, e sospettano che tali genealogie nobiliari possano essere un'invenzione di suo figlio Costantino[10], e che la sua famiglia potesse essere di umili origini, ipotesi peraltro avvalorata dal fatto che nell'esercito aveva incominciato la propria carriera dai gradi inferiori. Nondimeno, tramite tale discendenza fittizia da Claudio il Gotico, la sua famiglia avrebbe potuto rivendicare anche una discendenza dai Flavi, come ancora affermato dall'Historia Augusta.

Fece carriera nell'esercito romano, ricoprendo le cariche di protector sotto gli imperatori Aureliano e Probo[11], tribunus, e praeses Dalmatiarum (governatore della Dalmazia) sotto l'imperatore Caro[12]. Ebbe un legame con Elena, che gli diede un figlio, Costantino, nato all'inizio degli anni 270.

Nel 288 era prefetto del pretorio dell'imperatore Massimiano. All'inizio di quell'anno Massimiano incaricò Costanzo di condurre una campagna contro gli alleati franchi di Carausio – un usurpatore che deteneva il potere sulla Britannia romana –, i quali controllavano gli estuari del Reno, impedendo attacchi via mare a Carausio. Costanzo si mosse verso nord attraverso il loro territorio, portando distruzione e diffondendo panico, e raggiunse il Mare del Nord. I Franchi chiesero la pace e con l'accordo conseguente Massimiano rimise al potere il deposto re franco Gennobaude[13].

Costanzo cesare[modifica | modifica wikitesto]

Essendosi distinto per la sua abilità militare, il 1º marzo 293, a Mediolanum, Massimiano nominò Costanzo proprio Cesare, una sorta di vice-imperatore per la parte occidentale dell'impero[14]; lo stesso giorno, o un mese dopo, Diocleziano fece lo stesso con Galerio: era nata la tetrarchia, il «governo a quattro»[15]. A Costanzo – che aveva sposato la figlia di Massimiano, Teodora – furono assegnate la Gallia e la Britannia e fu fatto capire che avrebbe dovuto avere successo lì dove Massimiano aveva fallito: sconfiggere Carausio[16].

Follis battuto tra il 298 e 299 ad Augusta Treverorum, capitale dei territori controllati dall'imperatore, ovvero la diocesi delle Gallie, la diocesi delle Britannie e la diocesi di Vienne, secondo la divisione dell'impero romano sotto i tetrarchi. Al dritto profilo di Costanzo I come cesare, rivolto a destra e cinto dalla corona triumphalis. La legenda reca CONSTANTIVS NOB(ilissimus) CAES(ar). Al rovescio il Genio del Popolo Romano, stante e rivolto a destra, regge una patera sacrificale nella destra e un cornucopia nella sinistra, con la clamide appuntata sulla spalla destra e un modio sulla testa. La legenda reca GENIO POPV-LI ROMANI; in esergo TR(everorum), la zecca di provenienza, e ai lati della figura B e la lettera Gamma. Mediante tale rovescio, con questa divinità e i suoi attributi, il pezzo si inserisce nel repertorio tipologico, e ideologico, della monetazione tetrarchica. La patera e l’atto di sacrificare, rimandano infatti alla pietas e alle tradizioni romane tutte, il cui conservatorismo fu alla base della ristrutturazione della Res Publica di Diocleziano. Quest’ultima permise allo Stato il superamento della crisi del III secolo, garantendo una nuova epoca di sicurezza, forza e prosperità all’impero, qui simboleggiata dalla cornucopia. Infine si segnala la menzione di numerose capitali, sedi di altrettante figure imperiali, governanti organicamente le diverse parti del mondo romano.

Costanzo svolse il proprio compito velocemente ed efficientemente, ed entro il 293 espulse le forze di Carausio dalla Gallia settentrionale; quello stesso anno il sovrano ribelle fu assassinato e sostituito dal suo tesoriere Alletto[17]. Costanzo marciò su per la costa fino agli estuari del Reno e della Schelda, dove riportò una vittoria sugli alleati franchi di Carausio e assunse il titolo di Germanicus maximus[18]; il suo successivo obiettivo era la Britannia, e quindi passò gli anni successivi a costruire una flotta d'invasione[19]. Massimiano, che si trovava ancora in Italia dopo la nomina di Costanzo, fu soddisfatto dei piani di invasione e nell'estate del 296 tornò in Gallia[20], dove controllò le frontiere renane difendendole dagli alleati franchi di Carausio mentre Costanzo lanciò l'invasione della Britannia[21]. Alletto fu sconfitto e ucciso in battaglia dal prefetto del pretorio di Costanzo, Giulio Asclepiodoto; Costanzo sbarcò nei pressi di Dubris (Dover) e marciò su Londinium (Londra), dove fu accolto come un liberatore dalla popolazione[22][23]. Nel 298 Costanzo spinse gli Alamanni nel territorio dei Lingoni (nella moderna Langres in Francia) e rinforzò le difese sul fiume Reno. Durante le persecuzioni dei cristiani nel 303 non si verificarono grandi episodi di violenza nella zona amministrata da Cloro, sia per il suo animo relativamente tollerante sia per l'impegno preponderante mosso nel contenimento delle popolazioni ostili, che assorbì l'imperatore per la quasi totalità del suo principato.

Costanzo augusto[modifica | modifica wikitesto]

Con il ritiro degli augusti Diocleziano e Massimiano, divenne egli stesso augusto il 1º maggio del 305, scegliendo come proprio cesare e successore designato Flavio Valerio Severo. Tuttavia, alla sua morte l'anno seguente a Eboracum (York) durante una spedizione contro i Pitti e gli Scoti, le truppe proclamarono augusto il figlio Costantino che finì con il riunificare l'impero romano sotto il suo potere nel 324.

Costantino fece cremare le spoglie paterne e le portò a Treviri, dove i resti del mausoleo di Costanzo Cloro sarebbero stati identificati nel 2003. Invece non è pertinente il monumento funerario di Treviri noto come La Colonna di Igel, ma grazie a un equivoco sfuggì alla distruzione nel medioevo, perché la scena principale sul suo lato meridionale venne ritenuta raffigurare Costanzo Cloro con la moglie sant'Elena, madre di Costantino il Grande.

Titolatura imperiale[modifica | modifica wikitesto]

Medaglione in oro, trovato ad Arras, in Francia settentrionale. Coniato a Treviri nel 297/298, celebra la liberazione di Londra e la restituzione della Britannia romana all'Impero dopo la morte di Alletto nel 296. Al rovescio Costanzo a cavallo è accolto dal genio della città fuori le mura, con la legenda REDDITOR LVCIS AETERNAE – LON(DINIVM), «Restauratore della luce eterna – Londra»[24].

I titoli onorifici e i consolati assunti da Costanzo Cloro furono, in ordine cronologico:

  • 293: accetta il titolo Germanicus maximus per la campagna in Batavia;
  • 294: console assieme a Galerio; accetta il titolo Sarmaticus maximus per la campagna gotico-sarmatica di Diocleziano;
  • 295: accetta il titolo Persicus maximus per una vittoria di Galerio;
  • 296: console (II) assieme a Diocleziano (VI); accetta il titolo di Carpicus maximus per una vittoria di Galerio;
  • 297: accetta il titolo Britannicus maximus per la vittoria su Alletto;
  • 298: accetta i titoli di Armeniacus maximus, Medicus maximus, Adiabenicus maximus e di Persicus maximus per le vittorie in Oriente di Galerio;
  • 299: accetta il titolo di Germanicus maximus II per la vittoria presso Lingones; accetta il titolo di Sarmaticus maximus II per una vittoria di Galerio;
  • 300: console (III) assieme a Galerio (III);
  • 301304: accetta quattro iterazioni del titolo Carpicus maximus (V);
  • 301306: accetta tre iterazioni del titolo Germanicus maximus (V);
  • 302: console (IV) assieme a Galerio (IV);
  • 304306: accetta il titolo Britannicus maximus II;
  • 305: console (V) assieme a Galerio (V);
  • 306: console (VI) assieme a Galerio (VI).

Costanzo Cloro e il cristianesimo[modifica | modifica wikitesto]

Nell'opera Vita Constantini, Eusebio di Cesarea sostiene che Costanzo Cloro fosse un cristiano che fingeva di essere pagano e che per questo non applicò nei propri domini le persecuzioni deliberate da Diocleziano. Un indizio in questa direzione sarebbe il fatto che diede a una figlia il nome Anastasia, che significa "resurrezione". In mancanza di dati certi la grande maggioranza degli storici ritiene che Costanzo Cloro, come tutti gli imperatori da Aureliano fino a Costantino, fosse piuttosto un aderente del culto del Sol Invictus.

Leggenda medievale[modifica | modifica wikitesto]

Goffredo di Monmouth scrive nella sua leggendaria Historia Regum Britanniae che Costanzo sarebbe stato un senatore romano all'inizio della sua carriera. Nel testo si afferma che all'inizio della sua attività avrebbe costretto la Spagna a sottomettersi all'impero romano e che durante la sua carriera avrebbe continuato a elevare la potenza di Roma. Questa versione dei fatti non coincide con il racconto riguardo Coel Hen, secondo il quale le rivolte erano state placate prima della sottomissione a Roma.

Le leggende si riferiscono anche alla figura della madre di Costantino, Elena, che viene riportata come una schiava costretta a prostituirsi in una taverna.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Nelle iscrizioni sono attestate anche le varianti Marcus Flavius Valerius Constantius, Valerius Constantius, Gaius Valerius Constantius, e Gaius Fabius Constantius.
  2. ^ a b CIL XVI, 157.
  3. ^ a b c d e f g h AE 1961, 240.
  4. ^ a b c AE 1890, 66.
  5. ^ Di nobile stirpe, secondo la tradizione marito di Claudia e padre di Costanzo (Historia Augusta, Divus Claudius, 13.2). Probabilmente questa famiglia è fittizia e ha lo scopo di collegare Costanzo a Claudio il Gotico (Martindale, "*!Eutropius!* 1", p. 206).
  6. ^ Secondo la tradizione della Historia Augusta che lega la dinastia costantiniana al sovrano del III secolo, era figlia di Crispo e nipote di Claudio il Gotico Quintillo (Historia Augusta, Divus Claudius, 13.2). Sposò Eutropio cui diede Costanzo (Martindale, "*!Claudia!* 1", p. 206).
  7. ^ Barnes 1981, p. 3; Lenski, "Reign of Constantine" (CC), 59–60; Odahl, 16–17.
  8. ^ Charles M. Odahl, Constantine and the Christian empire, London, Routledge, 2001, pp. 40–41, ISBN 978-0-415-17485-5.
  9. ^ Ada Gabucci, Ancient Rome : art, architecture and history, Los Angeles, CA, J. Paul Getty Museum, 2002, p. 141, ISBN 978-0-89236-656-9.
  10. ^ Southern, p. 172.
  11. ^ Aurelio Vittore, De Caesaribus, xxxix.28; Anonimo Valesiano, i.2; Pierfrancesco Porena, Le origini della prefettura del pretorio tardoantica, L'erma di Bretchneider, 2003, p. 108, ISBN 88-8265-238-6.
  12. ^ Historia Augusta, Caro, xvii.6; CIL III, 9860; CIL III, 08716a.
  13. ^ Barnes 1981, p. 7; Bowman, p. 72; Williams, p. 51.
  14. ^ Barnes 1981, pp. 8–9; Barnes 1982, pp. 4, 36–37; Potter, p. 288; Southern, p. 146; Williams, pp. 64–65.
  15. ^ Barnes 1981, pp. 8–9; Barnes 1982, pp. 4, 38; Potter, p. 288; Southern, p. 146; Williams, pp. 64–65.
  16. ^ Barnes 1981, pp. 8, 15; Williams, p. 71.
  17. ^ Barnes 1981, p. 15; Potter, p. 288; Rees, Layers of Loyalty, p. 99; Southern, pp. 149–50; Williams, pp. 71–72.
  18. ^ Barnes 1981, pp. 15–16; Barnes 1982, p. 255.
  19. ^ Barnes 1981, pp. 15–16; Southern, p. 150.
  20. ^ Barnes 1982, pp. 58–59.
  21. ^ Barnes 1982, p. 59; Southern, p. 150; Williams, p. 73.
  22. ^ Southern, p. 150; Williams, pp. 73–74; Barnes 1981, p. 16.
  23. ^ Per celebrare la sua vittoria, Costanzo fece coniare dalla zecca di Treviri un multiplo da 10 aurei (RIC Volume VI, Treveri, n. 34) al cui rovescio, con la leggenda REDDITOR LVCIS AETERNAE («restitutore della luce eterna») è raffigurato Costanzo a cavallo fuori dalle mura di Londra, con una donna in ginocchio che lo accoglie fuori dalla porta principale e una nave militare pronta allo sbarco.
  24. ^ Martin Millett, The Romanization of Britain: an essay in archaeological interpretation, Cambridge University Press, 2003, p. 143, ISBN 0-521-42864-5.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Imperatore romano Successore
Massimiano (con Diocleziano) 305 - 306 (con Galerio) Costantino I
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