Consiglio Nazionale delle Ricerche

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Consiglio Nazionale delle Ricerche
Sede del CNR a Roma, piazzale Aldo Moro 7
SiglaCNR
StatoBandiera dell'Italia Italia
TipoEnte pubblico di ricerca
Istituito18 novembre 1923
PresidenteMaria Chiara Carrozza
Direttore generaleGiuseppe Colpani
Bilancio1 miliardo di euro [1]
Impiegati8 457 (26 novembre 2022)
SedeRoma
IndirizzoPiazzale Aldo Moro, 7 - 00185 Roma
Sito webwww.cnr.it

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (in sigla CNR) è il principale ente pubblico di ricerca italiano.

Sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'università e della ricerca,[2] ha il compito di svolgere, promuovere, diffondere, trasferire e valorizzare attività di ricerca scientifica e tecnologica nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni, favorendo il progresso scientifico, tecnologico, economico e sociale.[3]

Secondo la rivista scientifica Nature, nel 2018 il CNR si è classificato al decimo posto tra gli enti pubblici di ricerca più innovativi al mondo per numero di articoli scientifici pubblicati su una ottantina di riviste monitorate dalla stessa rivista.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Costituito il 18 novembre del 1923 e trasformato nel 1945 in organo dello Stato ha svolto prevalentemente attività di formazione, di promozione e di coordinamento della ricerca in tutti i settori scientifici e tecnologici.

Subito dopo lo scoppio della guerra in molti paesi europei gli scienziati cercarono di dar vita ad organismi in grado di aggregare tutte le attività relative alle invenzioni e alla ricerca. Nel 1916 venne costituito il Comitato nazionale scientifico tecnico per lo sviluppo e l'incremento dell'industria italiana[5] (CNST) con il compito di "stringere maggiormente i legami fra la Scienza e le sue applicazioni"; mentre nel 1917 venne autorizzata, con decreto del 25 novembre, una spesa straordinaria di 3 milioni di lire per "gli impianti e gli arredamenti degli Istituti Superiori di fisica, chimica e le loro applicazioni tecniche"; sempre nel 1917 venne costituito l'Ufficio invenzioni e ricerche.

Attraverso queste iniziative cominciava a farsi avanti una maggiore sensibilità verso il tema della scienza, confermata dalla costituzione nel novembre del 1918 di un Consiglio internazionale delle ricerche (CIR), al quale l'Italia prese parte con Vito Volterra[6] assieme a rappresentanti di Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Belgio. Ma soprattutto da un decreto presidenziale del 17 febbraio 1919, che istituiva una commissione "con l'incarico di preparare un progetto di costituzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche", il quale in un articolo precisava che "il Consiglio Nazionale delle Ricerche deve avere per fine di organizzare e promuovere ricerche a scopo scientifico industriale e per la difesa nazionale". Con questo atto veniva sancito il punto d'inizio ufficiale del processo di costituzione del CNR, che si sarebbe concluso con l'emanazione del decreto del 18 novembre 1923.[7]

Il 23 dicembre 1987 il CNR registra il primo dominio internet italiano: cnr.it Archiviato il 27 ottobre 2013 in Internet Archive.[8]

Nel 1999, a seguito del decreto legislativo 30/01/1999 n. 19 ("Riordino del Consiglio nazionale delle ricerche") il CNR è divenuto "ente nazionale di ricerca con competenza scientifica generale e istituti scientifici distribuiti sul territorio, che svolge attività di prioritario interesse per l'avanzamento della scienza e per il progresso del paese".

Negli ultimi anni il CNR è stato oggetto di critiche per la preponderanza dell'apparato amministrativo di gestione rispetto all'attività di ricerca: infatti, secondo una relazione della Corte dei Conti, nel 2010 il 70% delle risorse di bilancio sono state destinate ad affitti, manutenzione della sede romana e retribuzioni del personale[9]. Una valutazione periodica dei risultati conseguiti, decisa nel 2011, è entrata però in vigore solo dal 2017[9]. Nel 2021, con l'insediatura di Maria Chiara Carrozza, per la prima volta una donna ottiene l'incarico di presidente del CNR, ruolo fino ad allora esercitato solamente da uomini.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Finalità[modifica | modifica wikitesto]

Svolgere attività di ricerca nei propri laboratori, sia promuovendo l'innovazione e la competitività del sistema industriale, sia fornendo tecnologie e soluzioni capaci di dare risposte ai bisogni emergenti, individuali e collettivi. Promuovere l'internazionalizzazione del sistema della ricerca; fornire attività di consulenza al Governo e ad altre istituzioni su temi strategici per il Paese e la collettività; contribuire alla qualificazione delle risorse umane. La cooperazione con le Università e il mondo industriale è la scelta sistematica che ha lo scopo di "creare valore per il paese attraverso le competenze della ricerca scientifica" dell'Ente.[10]

Le strutture[modifica | modifica wikitesto]

La rete scientifica del Consiglio Nazionale delle Ricerche è strutturata attualmente in sette Dipartimenti[8], con funzioni essenzialmente di programmazione, ai quali afferiscono gli Istituti; è in questi ultimi che si svolgono le attività di ricerca vere e proprie.

I dipartimenti[modifica | modifica wikitesto]

Gli istituti[modifica | modifica wikitesto]

Gli istituti del CNR sono ottantotto[8], di seguito elencati in ordine alfabetico secondo la sigla con la quale sono conosciuti.

Istituto di genetica vegetale[modifica | modifica wikitesto]

Istituto di Genetica Vegetale, sede di Bari

L'Istituto di genetica vegetale è uno degli istituti parte integrante del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Scopo dell'IGV è lo sviluppo delle conoscenze necessarie per affrontare e risolvere problematiche prioritarie di interesse nazionale nel settore agrario in funzione della domanda dell'industria alimentare, farmaceutica e chimica utilizzando tecnologie avanzate.

Istituto di Genetica Vegetale, sede di Firenze

Attualmente i preesistenti istituti formano altrettante sezioni territoriali in Campania, Toscana, Umbria e Sicilia. Per dare maggiore visibilità ed autonomia all'attività più specificamente condotta a Bari, è stata creata la Sezione Tematica "Reperimento, gestione e valorizzazione delle risorse genetiche vegetali".

La sede di Bari, ed in particolare la Sezione Tematica "Reperimento, gestione e valorizzazione delle risorse genetiche vegetali", ha la responsabilità scientifica e gestionale dell'unica banca del germoplasma vegetale erbaceo presente in Italia, con compiti esclusivi legati alla raccolta, distribuzione e valutazione di materiale delle più importanti specie vegetali del mediterraneo.

Istituto di Genetica Vegetale, sede di Portici

L'attività dell'istituto si articola in sei direttrici principali:

  • Linea 1: Reperimento, caratterizzazione e valorizzazione delle risorse genetiche;
  • Linea 2: Processi che controllano la crescita, lo sviluppo e la produttività;
  • Linea 3: Interazione della Pianta con l'ambiente fisico e biologico;
  • Linea 4: Analisi dei genomi;
  • Linea 5: Qualità prodotti;
  • Linea 6: Nuovi prodotti agricoli per l'industria alimentare, farmaceutica e chimica.
Attività di ricerca realizzate[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito un elenco delle attività di ricerca già portate a termine:

  • Genomica e Proteomica per il miglioramento della produttività e della qualità delle piante;
  • Interventi biotecnologici finalizzati all'utilizzazione delle piante per l'ottenimento di nuovi prodotti per la salute, l'alimentazione e l'industria;
  • Caratterizzazione e valorizzazione delle risorse genetiche vegetali con tecniche innovative;
  • Banca del DNA vegetale: C.A.P.R.I.( Center for Advanced Plant Resources Implements), Conservazione della Biodiversità d'interesse agro-alimentare;
  • Nuovi strumenti bio-molecolari per la comprensione dei sistemi riproduttivi delle piante;
  • Evoluzione ed adattamento dei complessi genici in sistemi vegetali;
  • Metabolismo della cellula vegetale: adattamento a segnali esogeni ed endogeni;
  • Funzionalità e caratterizzazione genetica di ecosistemi forestali.
Banche dati on line[modifica | modifica wikitesto]

L'istituto è responsabile della gestione delle seguenti banche dati on line:

Istituto di Informatica e Telematica[modifica | modifica wikitesto]

L'Istituto di informatica e telematica (IIT) è un istituto di ricerca italiano, facente parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche e avente sede presso l'area della ricerca di Pisa. Ha inoltre una Sede Secondaria dislocata presso il campus dell’Università della Calabria a Rende (CS). Direttore dell'Istituto dal 2019 è il Dott. Marco Conti.

Lo IIT-CNR svolge attività di ricerca, valorizzazione, trasferimento tecnologico e formazione nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) e delle scienze computazionali. L'Istituto fa parte del Dipartimento di Ingegneria, ICT e tecnologie per l'energia (DIITET) del CNR.

Tra i molti ambiti di ricerca dell'Istituto ci sono la cybersecurity, lo studio delle reti mobili e pervasive, la social network analysis, la smart mobility, la bioinformatica, l'e-health, la big data analysis, l’algoritmica applicata a Internet, le tecnologie per l'industria 4.0, l’intelligenza artificiale e il quantum computing.

Lo IIT gestisce fin dalle origini il servizio di registrazione dei domini Internet a targa .it (Registro .it). Con oltre 3.400.000 domini registrati al 2022[15] il Registro .it è il quinto country code d'Europa e il settimo del mondo.

L'Istituto vanta numerose collaborazioni nazionali ed internazionali, con istituzioni, strutture accademiche e aziende, tra cui:

Lo IIT svolge un'ampia e diversificata attività di formazione nelle tematiche dell'ICT e cura il coordinamento scientifico e l'organizzazione di un Master di I livello in Cybersecurity, di un Master di II livello in Internet Ecosystem, governance e diritti e di un Master di II Livello in Big Data Analytics & Social Mining, tutti in collaborazione con l'Università degli Studi di Pisa.

Le aree della ricerca[modifica | modifica wikitesto]

Le aree della ricerca sono aree territoriali che si caratterizzano come poli di aggregazione di Istituti dove alcuni servizi sono gestiti in maniera accentrata. Concepite nel 1979, la fase attuativa partì nella seconda metà degli anni ottanta con la realizzazione delle prime quattro aree di Montelibretti, Milano, Genova e Potenza.

  • Area della ricerca di Bari - Via Amendola, Bari
  • Area della ricerca di Bologna - Via Gobetti, Bologna
  • Area della ricerca di Cosenza - Via Cavour, Rende (Cosenza)
  • Area della ricerca di Firenze - Via Madonna del Piano, Sesto Fiorentino (Firenze)
  • Area della ricerca di Genova - Via De Marini, Genova
  • Area della ricerca di Napoli - Via Pietro Castellino, Napoli
  • Area della ricerca di Napoli (Pozzuoli) - Via Campi Flegrei, Pozzuoli (Napoli)
  • Area della ricerca di Milano (Bassini) - Via Corti, Milano
  • Area della ricerca di Milano (Bicocca) - Via Cozzi, Milano
  • Area della ricerca di Milano (Segrate) - Via fratelli Cervi, Segrate (Milano)
  • Area della ricerca di Padova - Corso Stati Uniti, Padova
  • Area della ricerca di Palermo - Via Ugo La Malfa, Palermo
  • Area della ricerca di Pisa - Via Giuseppe Moruzzi, Pisa
  • Area della ricerca di Potenza - Via Santa Loja, Tito Scalo (Potenza)
  • Area della ricerca di Roma 1 - Montelibretti - Strada della neve, Montelibretti (Roma)
  • Area della ricerca di Roma 2 - Tor Vergata - Via Fosso del Cavaliere, Roma
  • Area della ricerca di Sassari - Traversa la Crucca, Sassari
  • Area della ricerca di Torino - Strada delle Cacce, Torino

Elenco dei presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Risorse digitali[modifica | modifica wikitesto]

Dal 2012, la biblioteca del CNR-IRCrES e la funzione IT hanno sviluppato e gestito una serie di repository contenenti testi, immagini, file audio e video.[16] Byterfly è il maggiore di questi archivi digitali. Lanciato nel 2017 con architettura, contenuti e dati completamente open access, ha oltre un milione di file anche archivistici ad alta risoluzione, che sono consultabili e scaricabili liberamente in formato aperto.[17]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Attestato e medaglia di bronzo dorata di eccellenza di I classe di pubblica benemerenza del Dipartimento della Protezione civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza»
— Roma, decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 ottobre 2010 [18]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ [1]
  2. ^ Ministero dell'università e della ricerca, Enti di ricerca pubblici, su mur.gov.it. URL consultato il 19 maggio 2021.
  3. ^ CNR - Chi siamo, su cnr.it. URL consultato il 4 giugno 2017.
  4. ^ Davide Patitucci, Nature, Infn e Cnr fra i dieci enti pubblici più innovativi del mondo, su ansa.it, 23 agosto 2019. URL consultato il 23 agosto 2019.
  5. ^ Giuseppe Belluzzo. Tecnico e politico nella storia d'Italia 1876-1952, su books.google.it.
  6. ^ Vita dura per la scienza, su ilsole24ore.com.
  7. ^ Storia CNR, su cnr.it. URL consultato il 1º febbraio 2018 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2018).
  8. ^ a b c Il Cnr in numeri | Consiglio Nazionale delle Ricerche, su www.cnr.it. URL consultato il 30 agosto 2017.
  9. ^ a b settimanale "Panorama" del 30 ottobre 2013, articolo "I tagli dimenticati" di Stefano Vespa, pag. 56
  10. ^ Chi siamo, su cnr.it.
  11. ^ Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, su irpps.cnr.it.
  12. ^ ISAFOM CNR, su isafom.cnr.it.
  13. ^ Istituto nanoscienze, su nano.cnr.it.
  14. ^ Istituto di nanotecnologia, su nanotec.cnr.it.
  15. ^ Registro.it.
  16. ^ Giancarlo Birello e Anna Perin, Nuove forme di fruizione del digitale. Il repository Byterfly: la conservazione e il riuso con l'open source, access e data (PDF), su garr.it, 5. URL consultato il 30 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2021).
  17. ^ 'Byterfly' un repository aperto, un milione di pagine, su cnr.it, 5 aprile 2018. URL consultato il 30 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2021).
  18. ^ https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2010/11/26/277/sg/pdf

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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