Conquista italiana della Somalia Britannica

Conquista italiana della Somalia Britannica
parte della Campagna dell'Africa Orientale Italiana
Cartina dell'attacco italiano alla Somalia Britannica nell'agosto 1940
Data3-19 agosto 1940
LuogoSomalia britannica (Somaliland)
EsitoVittoria italiana
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
35.000 uomini (30.000 dei quali coloniali)[1]11.000 uomini[1]
Perdite
truppe regolari:

465 morti, 1530 feriti, 34 dispersi (161 italiani e 1.868 ascari);
4 aerei abbattuti[2]

truppe irregolari:

Circa 1.000 membri delle tribù locali non affiliati uccisi o feriti combattendo contro il dominio britannico.[3]
truppe regolari:

50 morti
102 feriti[4]
120 dispersi;[2]
7 aerei abbattuti
10 aerei danneggiati[5][6]
1 rimorchiatore perso
2 navi leggermente danneggiate[7];
5 cannoni abbandonati;
3 carri armati e 128 automezzi abbandonati;
5.400 fucili, 100 mitragliatrici e notevoli quantità di materiali abbandonati[2]

truppe irregolari:

Circa 2.000 membri delle tribù locali uccisi o feriti durante i combattimenti con gli Italiani.[8]
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La conquista italiana della Somalia Britannica[9] (3-19 agosto 1940) rappresenta l'unica operazione militare italiana vittoriosa nella seconda guerra mondiale senza alcun intervento da parte dell'alleato tedesco. È inoltre, insieme all'occupazione tedesca delle isole del Canale, l'unico caso di occupazione di territori britannici o soggetti alla corona britannica nel corso della guerra[10] (l'Egitto infatti, parzialmente occupato dagli italo-tedeschi, nonostante la presenza militare britannica era ufficialmente indipendente). L'occupazione della Somalia britannica durò dall'agosto 1940 al marzo 1941.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La situazione prima dell'attacco[modifica | modifica wikitesto]

Nei mesi immediatamente successivi all'entrata in guerra italiana del 10 giugno 1940, i vertici militari nell'Africa Orientale Italiana decisero, dopo l'occupazione di Cassala, Gallabat e Kurmuk nel Sudan e dopo alcune operazioni in Kenya (conquista di Moyale e della zona circostante), di passare all'offensiva contro la Somalia britannica. Quest'azione avrebbe impedito un'azione britannica contro l'Harrar italiano; avrebbe inoltre eliminato ogni contatto tra i francesi a Gibuti e i britannici e avrebbe anche notevolmente ridotto l'ampiezza del fronte da controllare, passando dagli oltre 1 100 chilometri di frontiera terrestre a circa 700 chilometri.

Le forze inglesi nella Somalia britannica ammontavano a 11 000 uomini: 2 battaglioni fucilieri, 2 battaglioni di indiani del Punjab, 1 battaglione scozzese (5 battaglioni in tutto) e 5 compagnie di cammellieri[11]

Quelle italiane, comandate dal generale Guglielmo Nasi, ammontavano a 35 000 uomini (30 000 indigeni e 5 000 italiani): 23 battaglioni coloniali, 3 battaglioni nazionali (26 battaglioni in tutto) e 21 batterie di artiglieria di vario calibro[1].

Il Corriere annuncia l'avanzata italiana dell'agosto 1940

Le forze italiane[modifica | modifica wikitesto]

L'attacco alla Somalia britannica venne autorizzato da Pietro Badoglio il 28 luglio 1940, ma iniziò il 3 agosto. Le forze italiane, comandate dal generale Guglielmo Nasi, erano divise in due tronconi, ciascuno dei quali a sua volta diviso in due colonne:

  • Scacchiere Est

LXX Brigata coloniale e XVII Brigata coloniale;

Divisione Harar, XIII Brigata coloniale, XIV Brigata coloniale, XV Brigata coloniale, 1 compagnia carri M (12 M11/39), 1 compagnia carri L (12 L-3/35), 1 squadrone autoblindo (Fiat 611), 1 batteria da 149/13;

  • Forze direttamente controllate dal generale Nasi:
    • Colonna costiera, comandata dal generale Passerone: 1 Battaglione CC.NN., 1 Battaglione, unità miste;
    • Colonna di destra, comandata dal generale Bertello: 1 Battaglione coloniale, 2 Battaglione di Dubat, 1 batteria di artiglieria cammellata.

A queste forze si aggiungeva la riserva, comprendente la II Brigata coloniale e comandata dal colonnello Lorenzini.

L'attacco[modifica | modifica wikitesto]

Già il 6 agosto il generale Nasi ordinò alle sue colonne di muovere in direzione di Berbera lungo quattro direttrici di marcia, con l'intento di superare di slancio le difese britanniche poste a semicerchio intorno alla città. Il 7 agosto prese il via la seconda fase dell'attacco che, dopo tre giorni di marce di avvicinamento alle posizioni nemiche, portò alla battaglia dell'Argan, la principale posizione difensiva britannica nella Somalia posta all'ingresso di Berbera.

Dopo una preparazione iniziale, che comprese il giorno 11 agosto anche un intenso bombardamento aereo, 3 brigate coloniali italiane (XIV a sinistra e XV a destra, con la XIII in seconda schiera) passarono lo stesso giorno all'attacco senza tuttavia ottenere risultati particolarmente significativi. Il 13 agosto i reparti italiani furono in grado di compiere progressi lungo la strada per Berbera e il 14 agosto con una serie di colpi di mano furono occupati due fortini presidiati dalle truppe britanniche.

L'operazione ebbe successo per le forze italiane, che entrarono vittoriose a Berbera il 19 agosto 1940, poco più di 2 settimane dopo l'inizio dell'offensiva.

Dal Bollettino di guerra

«L’attacco ebbe inizio nel pomeriggio del giorno 11, preceduto ed accompagnato dall’azione dell’aviazione che, agli ordini del generale di brigata aerea Collalti, agiva con ondate successive di bombardieri sugli apprestamenti difensivi nemici e con incursioni di cacciatori mitraglianti sui campi dell’aviazione nemica. L’avversario sfruttando gli apprestamenti difensivi opponeva però tenace e valida resistenza con il fuoco, con il contrattacco, con bene organizzate azioni di artiglieria.La nostra azione riprendeva il giorno 12 e continuava accanita nei giorni 13 e 14. Malgrado le difficoltà opposte dal clima e dal terreno manovrando sagacemente, concentrando gli sforzi alle ali, le nostre truppe valorose, con il valido appoggio dell’artiglieria e i ripetuti bombardamenti aerei, progredivano metodicamente travolgendo successivi e muniti ordini di difesa avversaria. Il giorno 15, previo violento bombardamento aereo seguito da precisa preparazione di artiglieria, la XV brigata alla nostra ala destra conquistava di slancio gli ultimi capisaldi nemici a cavallo della rotabile per Lafaruk: nel solo caposaldo n. 1 venivano fatti prigionieri 13 ufficiali ed altri militari inglesi e nel suo interno si contavano oltre 200 morti di un battaglione rhodesiano. Contemporaneamente, alla sinistra la II brigata, travolti gli ultimi centri di resistenza del nemico, ne avvolgeva l’ala destra. A notte gli inglesi ripiegavano lasciando sul terreno centinaia di morti e nelle nostre mani numerosi prigionieri ed ingente quantità di materiale, fra cui artiglierie. Dopo quattro giorni di lotta accanita il sistema difensivo inglese era così completamente travolto. Terza fase: dal 16 al 19 agosto. Superata in tal modo la principale posizione difensiva del nemico, le nostre truppe proseguivano nella loro avanzata: XV brigata su Lafaruk, fiancheggiata a sinistra dalla XIII e a destra dal gruppo delle bande Bertello, con il compito di avvolgere le difese da esse investite; in riserva le brigate LXX e XIV. L’aviazione continuava a conservare il predominio del cielo proteggendo le sottostanti colonne, bombardava e volgeva in fuga rinforzi nemici accorrenti, infliggendo loro sensibilissime perdite ed iniziava un sistematico bombardamento delle navi da carico e da guerra che il nemico faceva affluire nel porto di Berbera. Una nostra colonna autocarrata, costituita con elementi di volontari tratti da tutte le forze armate, da un battaglione di Camicie nere e da uno indigeno, agli ordini del luogotenente generale Passerone, partita da Zeila raggiungeva nel frattempo Bulhar, lungo la strada costiera che da Zeila conduce a Berbera. Il gruppo de Simone presto urtava presso Lafaruk con il secondo sistema difensivo anch’esso munitissimo di reticolati, trincee e caverne, sul quale avevano ripiegato le truppe sconfitte e dove erano affluiti gli ultimi rinforzi disponibili nel territorio della colonia. Il 18 agosto anche tale ultimo baluardo inglese, investito frontalmente ed avvolto alle ali, veniva sfondato. Battaglioni indiani con accaniti contrattacchi, cercavano invano di liberarsi della pressione dei nostri, per poi fuggire in direzione di Berbera. Il generale Nasi lanciava allora verso Berbera la colonna motorizzata già predisposta per lo sfruttamento del successo e costituita con unità della polizia A. I., mentre gli inglesi, in disordinata fuga, dopo l’inutile prodezza di incendiare la parte europea di Berbera, si sforzavano di mettersi in salvo sull’ultima nave da guerra rimasta in porto, ripetutamente bombardata dalla nostra aviazione. Il 19 le nostre truppe entravano in Berbera. Durante le operazioni abbiamo catturato alcune centinaia di automezzi e di armi automatiche, numerose artiglierie e carri armati, ingenti quantità di munizioni, di viveri e di materiale del genio e di sanità. Nelle nostre mani sono inoltre rimasti qualche centinaio di prigionieri delle truppe regolari e tutte le truppe somale, ammontanti a circa un migliaio di uomini. Tali truppe erano state impiegate per proteggere l’imbarco degli inglesi e abbandonate poi al loro destino. “Bollettino ufficiale di Guerra” #78 dell’Agosto 1940»

Le perdite umane[modifica | modifica wikitesto]

Gli inglesi persero in tutto 272 uomini: 50 morti, 102 feriti e 120 dispersi.[4] Le truppe italiane ebbero invece le seguenti perdite: 465 morti, 1.530 feriti e 34 dispersi per un totale di 2.029 uomini, dei quali 161 italiani e 1.868 àscari.

A queste cifre vanno aggiunte quelle delle tribù locali che appoggiarono i britannici contro gli italiani (ebbero circa 2.000 perdite[3]) e quelle dei somali locali che invece lottarono dalla parte di questi ultimi (un migliaio di vittime[8]).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Molinari,  p. 115.
  2. ^ a b c Molinari,  p. 117.
  3. ^ a b Maravigna, Generale Pietro, Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Roma, 1949. Tosi. OCLC 643646990 p. 453.
  4. ^ a b A. Wavell, Operations in the Somaliland Protectorate, 1939–1940 (Appendice A – G. M. R. Reid e A. R. Godwin-Austen) (37594). Londra, 4 giugno 1946, London Gazette, p 2.725
  5. ^ Christopher Shores, Dust Clouds in the Middle East: The Air War for East Africa, Iran, Syria, Iran and Madagascar, 1940–42. London, 1996, Grub Street. ISBN 1-898697-37-X, pag. 54
  6. ^ Bill Stone, The Invasion of British Somaliland. The Aftermath. Stone & Stone Second World War Books, 1998
  7. ^ Collins, D. J. E., The Royal Indian Navy, 1964
  8. ^ a b Rovighi (1952), p. 188
  9. ^ Video originale sulla conquista della Somalia Britannica, Archivio luce. URL consultato il 22 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2011).
  10. ^ Molinari,  p. 118.
  11. ^ Molinari,  pp. 114-15.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Collins, D. J. E., The Royal Indian Navy, 1939–1945. Official History of the Indian Armed Forces in the Second World War, 1939–1945. General War Administration and Organization, collana Saggi storici, Prasad, Bisheshwar, ed., 1964.
  • Andrea Molinari, La conquista dell'Impero, 1935-1941. La guerra in Africa Orientale, collana Saggi storici, Milano, Hobby & Work, 2007.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]