Congiarium

Nerone: Sesterzio[1]
NERO CLAVDIVS CAESAR AVG GER P M TR P IMP P P, testa laureata verso destra; CONG(iarium) II DAT(um) POP(uli) S-C, Nerone a capo scoperto con toga, seduto verso sinistra su una sedia curule sopra una bassa piattaforma, il prefetto di fronte a lui, in basso un attendente che sta a sinistra e distribuisce monete ad ogni cittadino, Minerva in piedi davanti tempio sullo sfondo.
coniato nel 64-66, dove si celebrano i congiaria.

Per congiarium (dal latino congius) o congiaria (al plurale) si intendevano i contenitori ai tempi dell'antica Roma, pari ad un congio ovvero sei sextarii (corrispondente grosso modo a poco più di tre litri attuali).[2]

Nei primi tempi della Repubblica romana, il congio era una misura utilizzata per olio e vino, che in certe occasioni venivano distribuite tra il popolo di Roma. Da ciò ne derivò il significato di congiarium (in italiano congiario), vale a dire di libera donazione (liberalitas) al popolo (plebe), in generale, potendo riguardare sia vino, olio, grano, sale, denaro o altri beni come gli stessi spettacoli, mentre le donazioni fatte all'esercito furono chiamate donativa, sebbene a volte fossero anch'esse chiamate congiaria.[2]

Sempre per Congiaria si intendevano semplicemente un regalo o una pensione data da una persona di alto rango,[3] o dallo stesso princeps ai suoi amici.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Fornitura di grano per la città di Roma.

Sappiamo che durante la seconda guerra punica, agli inizi del 212 a.C. i due edili, Scipione Africano e Marco Cornelio Cetego, organizzarono i Ludi Romani con grande dispendio, tenendo conto delle scarse possibilità del momento. Essi vennero rinnovati per un solo giorno. Ad ogni vicus di Roma vennero concessi cento congi di olio (pari a 327 litri).[4]

Da Svetonio sappiamo che Augusto ne concesse numerosi di congiaria:

(LA)

«Populi recensum vicatim egit, ac ne plebs frumentationum causa frequentius ab negotiis avocaretur, ter in annum quaternum mensium tesseras dare destinavit; sed desideranti consuetudinem veterem concessit rursus, ut sui cuiusque mensis acciperet.

(IT)

«Fece il censimento del popolo per quartieri e affinché i plebei non fossero allontanati dalle loro occupazioni troppo spesso a causa della distribuzione di grano, assegnò di distribuire tre volte all'anno tessere per l'approvvigionamento di quattro mesi; ma poiché essi desideravano tornare alla vecchia abitudine, concesse nuovamente che ciascuno prelevasse ogni mese ciò che gli era dovuto.»

(LA)

«Congiaria populo frequenter dedit, sed diversae fere summae: modo quadringenos, modo trecenos, nonnumquam ducenos quinquagenosque nummos; ac ne minores quidem pueros praeteriit, quamvis non nisi ab undecimo aetatis anno accipere consuessent. Frumentum quoque in annonae difficultatibus saepe levissimo, interdum nullo pretio viritim admensus est tesserasque nummarias duplicavit

(IT)

«Fece frequenti distribuzioni di denaro al popolo, ma ogni volta per somme differenti: una volta 400, un'alta 300, qualche volta anche per 250 sesterzi a testa. E non escluse neppure i bambini più piccoli, sebbene non fosse consuetudine che ricevessero alcunché prima degli 11 anni. Spesso, nelle difficoltà annonarie, fece distribuire a ciascuno il frumento a bassissimo prezzo, talvolta a prezzo nullo (gratuitamente), e duplicò il valore delle tessere monetizzabili.»

(LA)

«Festos et sollemnes dies profusissime, nonnumquam tantum ioculariter celebrabat. Saturnalibus, et si quando alias libuisset, modo munera dividebat, vestem et aurum et argentum, modo nummos omnis notae, etiam veteres regios ac peregrinos, interdum nihil praeter cilicia et spongias et rutabula et forpices atque alia id genus titulis obscuris et ambiguis. Solebat et inaequalissimarum rerum sortes et aversas tabularum picturas in convivio venditare incertoque casu spem mercantium vel frustrari vel explere, ita ut per singulos lectos licitatio fieret et seu iactura seu lucrum communicaretur

(IT)

«Celebrava i giorni di festa e le solennità riccamente e qualche volta con semplici divertimenti. Per i Saturnali e quando gli faceva piacere, distribuiva doni, vestiti, oro e argento, ora monete di ogni conio, anche antiche dell’epoca dei re o straniere, a volte nulla oltre a delle coperte o spugne, mestoli, pinze e altri oggetti di questo genere accompagnati da cartelli oscuri e ambigui. Era solito, durante i banchetti, vendere una serie di oggetti di valore diverso e di pitture su tavole voltati per alimentare o frustrare nell'incertezza del caso la speranza dei compratori; e così presso ogni letto si organizzava un’offerta all'incanto e ciascuno dichiarava i suoi guadagni e le sue perdite.»

Ecco nel dettaglio come ci vengono raccontate dallo stesso Augusto nelle sue Res Gestae:

«Alla plebe di Roma[5] pagai in contanti a testa trecento sesterzi in conformità alle disposizioni testamentarie di mio padre[6], e a mio nome diedi quattrocento sesterzi a ciascun provenienti dalla vendita del bottino delle guerre, quando ero console per la quinta volta[7]; nuovamente poi, durante il mio decimo consolato[8], con i miei beni pagai quattrocento sesterzi di congiario a testa, e console per l'undicesima volta[9] calcolai e assegnai dodici distribuzioni di grano, avendo acquistato a mie spese il grano in grande quantità e, quando rivestivo la potestà tribunizia per la dodicesima volta[10], diedi per la terza volta quattrocento nummi a testa. Questi miei congiari non pervennero mai a meno di duecentocinquantamila uomini. Quando rivestivo la potestà tribunizia per la diciottesima volta ed ero console per la dodicesima volta[11] diedi sessanta denari a testa a trecentoventimila appartenenti alla plebe urbana. E ai coloni che erano stati miei soldati, quando ero console per la quinta volta, distribuii a testa mille nummi dalla vendita del bottino di guerra; nelle colonie ricevettero questo congiario del trionfo circa centoventimila uomini. Console per la tredicesima volta diedi sessanta denari alla plebe che allora riceveva frumento pubblico; furono poco più di duecentomila uomini[12]

Quando poi il popolo gli richiese un congiarium che aveva promesso, rispose che era un uomo di parola. Quando invece ne sollecitò uno che non Augusto non si era impegnato a distribuire, denunciò con un editto la menzogna, dichiarando che, sebbene avesse avuto in animo di farlo, non l'avrebbe fatto.[13] In un'altra circostanza, accortosi che all'annuncio di un nuovo congiarium molti avevano affrancato i loro schiavi, dichiarò che lo avrebbero ricevuto solo quelli ai quali era stato promesso, e diede meno di quanto aveva stabilito, affinché la somma stanziata risultasse sufficiente.[13] Svetonio aggiunge che,

(LA)

«Magno vero quondam sterilitate ac difficili remedio cum venalicias et lanistarum familias peregrinosque omnes exceptis medicis et praeceptoribus partimque servitiorum urbe expulisset, ut tandem annona convaluit, impetum se cepisse scribit frumentationes publicas in perpetuum abolendi, quod earum fiducia cultura agrorum cessaret; neque tamen perseverasse, quia certum haberet posse per ambitionem quandoque restitui. Atque ita posthac rem temperavit, ut non minorem aratorum ac negotiantium quam populi rationem deduceret

(IT)

«Durante una terribile carestia, difficile da rimediare, [Augusto] aveva espulso dalla città [di Roma] tutti coloro che dovevano essere venduti, le famiglie dei gladiatori, gli stranieri, ad eccezione dei medici, dei precettori e di una parte dei servi e finalmente migliorarono i vettovagliamenti, egli stesso scrive di aver pensato di sopprimere definitivamente la distribuzione pubblica di frumento (frumentationes publicas), perché la fiducia di loro [popolo] portava ad abbandonare la cultura della coltivazione dei campi; ma non insistette perché era certo di poterla ripristinare un giorno per ambizione [verso il popolo]. E così da allora in poi regolò le distribuzioni in modo da difendere gli interessi degli agricoltori e dei commercianti tanto quanto quelli del popolo.»

Dispose, infine, nel suo testamento che venissero distribuiti quaranta milioni di sesterzi al popolo romano, tre milioni e mezzo di sesterzi alle tribù. Invece all'esercito, come donativa fece distribuire ai pretoriani mille sesterzi ciascuno, cinquecento a ciascun soldato delle coorti urbane e trecento ai legionari. Dispose che questa somma venisse pagata senza ritardo, avendola tenuta come sua riserva personale.[14]

Sappiamo che l'Imperatore Tiberio distribuì un congiarium, pari a 300 sesterzi ad ogni cittadino della capitale, allestendo per la città 1.000 mense.[15] Caligola, il suo successore, ne diede la stessa quantità, in due differenti occasioni (300 + 300 sesterzi).[16]

«[...] due volte offrì un sontuoso banchetto al Senato ed all'ordine equestre, comprese le loro mogli e figli. Durante il secondo, fece distribuire degli abiti da passeggio agli uomini e delle fasce di porpora alle donne ed ai bambini.»

Claudio spesso distribuì congiaria, accompagnati da spettacoli frequenti e magnifici, non soltanto secondo gli usi abituali, ma anche di nuovo genere ed in luoghi dove mai nessuno ne aveva offerti prima di lui.[17] Nerone celebrò i suoi congiaria anche sulla propria monetazione, distribuendo 400 sesterzi. Si racconta che in occasione del suo tirocinio al foro romano egli concesse un congiarium al popolo ed un donativo ai soldati, marciando egli stesso alla testa dei pretoriani.[18]

Congiaria sotto i Giulio-Claudii
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sesterzio NERO CLAVDIUS CAESAR AVG GER P M TR P IMP P P, testa laureata di Nerone verso destra, con un globo alla base del busto; CONG(iaria) II DAT(a) POP(ulo) S-C, Nerone, con la toga siede verso sinistra su una sedia curule su un podio, un prefetto alle sue spalle, in basso un assistente in piedi sulla sinistra distribuisce monete ai cittadini che indossano una toga, Minerva in piedi davanti al tempio sullo sfondo. 64/66 32 mm, 26.73 gr, 7 h (zecca di Roma antica); RIC I 162; WCN 93; BMCRE 141; BN 282; BMC 139.
sesterzio IMP NERO CAESAR AVG PONT MAX TR P P P, testa laureata di Nerone verso sinistra; sul collo la scritta X ed una barra più sotto (probabilmente contromarcata durante la guerra civile nel 68 dalla legio X Gemina, di stanza a Carnuntum); ANNONA AUGUSTI CERES, l'Annona in piedi verso destra tiene una cornucopia, di fronte Cerere seduta sulla destra, tiene del grano ed una torcia; un modio sull'altare con una ghirlanda tra di loro; sullo sfondo la poppa di una nave. 66 27.02 gr, 7 h (zecca di Lugdunum); RIC Nero, I 494.

Vespasiano fece invece numerosi congiaria a poeti insigni o ai migliori artigiani, come a quello che restaurò la Venere di Coo o il Colosso di Nerone.[19] Spesso offriva anche banchetti sontuosi, per far guadagnare i macellai. In occasione dei Saturnalia offriva doni agli uomini, alle calende di marzo alle donne.[20] Il figlio Domiziano ne fece tre, di 300 sesterzi ciascuno.[21]

«[...] e in occasione del Septimontium offrì durante l'intervallo tra gli spettacoli, uno splendido banchetto. Quella volta fece distribuire vivande dentro alcuni panieri ai senatori ed ai cavalieri, in piccole sporte alla plebe, essendo lui stesso a dare il segnale del pranzo. Il giorno seguente fece lanciare agli spettatori ogni genere di regali, e poiché la maggior parte di questi erano caduti in mezzo al popolo, promise cinquanta tessere per ogni settore dell'ordine equestre e senatorio»

Traiano invece, che aveva risanato le finanze romane, grazie alla conquista della Dacia, condannò l'utilizzo dei congiaria, distribuiti in modo stravagante. Il primo congiarium (nel 99) fu probabilmente pari a quello del padre adottivo Nerva (75 denari a persona),[22] il secondo ed il terzo invece, dopo ogni campagna dacica (nel 103 e 107), furono invece pari a 650 denari a persona. Il successore Adriano ne concesse uno, doppio, dopo aver fatto distribuire in precedenza a ciascun cittadino tre aurei.[23] A parte la distribuzione di congiaria, molte delle monete di Traiano celebrarono anche alcuni provvedimenti amministrativi o fiscali come una sovvenzione per ragazzi e ragazze bisognosi dell'Italia romana (alimenta Italiae).[24] Si trattava di aurei, denari, sesterzi, dupondi ed assi.

Congiaria sotto Traiano
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Æ Sesterzio IMP CAES NERVAE Traiano AUG GER DAC P M TR P COS V P P, testa laureata a destra con drappeggo su spalla. S P Q R OPTIMO PRINCIPI, l'Abundantia (o l'Annona) in piedi verso destra, pone la sua mano su un bambino alla sua destra mentre presenta un altro bambino a Traiano, seduto verso sinistra su una sedia curule, tiene uno scettro; ai lati la scritta S C, ALIM ITAL in esergo. 103 30 mm, 26.86 gr, 6 h
zecca di Roma
RIC Traianus, II 461; Banti 12.
Aureo IMP Traiano AUG GER DAC P M TR P, testa laureata a destra con corazza e drappeggo su spalla. COS V P P S P Q R OPTIMO PRINCIPI, Traiano con la toga in piedi verso sinistra, tiene un rotolo nella sua mano sinistra, la mano destra è tesa verso un ragazzo ed una ragazza verso sinistra, i quali gli stanno di fronte, il ragazzo tende all'imperatore la sua mano sinistra, la ragazza entrambe le mani; ALIM ITAL in esergo. 111 18 mm, 7.18 gr, 6 h
zecca di Roma
RIC Traianus, II 93 var. (senza corazza); MIR 14, 345f; Strack 155; Calicó 984; BMCRE 380; BN 427.

Nel 136, Adriano offrì al popolo spettacoli, congiaria e donativa alle truppe, per celebrare l'adozione di Elio Cesare.[25] Il successore Antonino Pio fece dono al popolo ed all'esercito di una somma a noi sconosciuta, oltre a donare alimenti ai fanciulli più bisognosi, per onorare la moglie Faustina maggiore.[26] E durante un successivo congiarium (nel 145), furono donati a ciascun abitante di Roma 100 denari (pari a 400 sesterzi), per celebrare il matrimonio tra la figlia Annia Faustina ed il futuro erede al principato, Marco Aurelio.[27]

L'Imperatore Marco Aurelio donò un congiarium al popolo, quando diede al figlio Commodo la toga virile nel 175.[28] Due anni più tardi nel 177, quando associò al trono il figlio, attribunedogli la tribunicia potestas, organizzò un nuovo congiarium con spettacoli gladiatori.[29] Il figlio Commodo distribuì un nuovo congiarium al popolo di ben 725 denarii durante il suo regno (180-192).[30]

Congiaria sotto gli Antonini
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sesterzio ANTONINUS AVG PI US P P TR P, testa laureata di Antonino Pio verso destra; COS IIII, Antonino Pio seduto a sinistra su una sedia curule su un podio, tende la mano ad una figura alla sua destra in segno di riceverla; la statua della Liberalitas in piedi a sinistra, tiene un abaco ed una cornucopia nella parte fontale; un ufficiale alle spalle dell'Imperatore tiene lo scettro; LIBERALITAS AVG IIII su due righe in esergo. 145 23.52 gr; Roman Imperial Coinage, Antoninus Pius, III 774; BMCRE 1690A; Cohen 498.
denario M ANTONINVS AVG Armeniacus, testa laureata di Marco Aurelio verso destra; PM TR P XIX IMP III COS III, l'Annona in piedi verso sinistra, tiene una cornucopia e due spighe di grano sopra un modio; una prua ai piedi sulla destra. coniato nel 165; 3.43 gr; RIC Marcus Aurelius, 142; BMCRE 371; RSC 484.
Æ Sesterzio M ANTONINVS AVG GERM SARM TR P XXXI, testa laureata di Marco Aurelio verso destra; IMP VIII COS III [...], Marco Aurelio e Commodo seduti sulla sinistra su una piattaforma, ognuno tende la mano destra, la Liberalitas in piedi davanti a loro tiene un abaco ed una cornucopia, un ufficiale alle spalle dei due Imperatori; un cittadino in piedi che sale le scale con la toga; LIBERALITAS AUG VII in esergo. coniato nel 177; 32 mm, 25.56 gr; RIC Marcus Aurelius, 1208; MIR 18, 380-6/30; BMCRE 1606; Cohen 424.

Una volta ucciso Commodo, venne eletto dalla guardia pretoriana Pertinace, il quale offrì un congiarium al popolo di 100 denarii.[31] Morto poi Caracalla, Macrino offrì altri congiaria nel 218, insieme al figlio Diadumeniano.[32]

Cassio Dione Cocceiano parla di un congiarium (600 sesterzi cad.) distribuito dall'Imperatore Eliogabalo in occasione del suo matrimonio con Giulia Cornelia Paula (nel 219).[33] Una volta scoppiata la ribellione in Africa contro Massimino Trace, Gordiano I, si affrettò ad inviare numerosi messaggi, a tutti coloro che egli considerava fra i più facoltosi cittadini di Roma, oltre allo stesso Senato e Popolo di Roma,[34] promettendo grande clemenza per coloro che avessero collaborato; ai soldati (guardia pretoriana e legio II Parthica), un donativum, come mai prima di allora era stato distribuito; al popolo di Roma una nuova distribuzione di denaro.[35] Numerosi furono, quindi, i congiaria donati al popolo romano dall'Imperatore Gallieno durante il suo regno (253-268).[36]

Congiaria nel III secolo
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aureo IMP C M OPEL SEV MACRINVS AVG, testa laureata di Macrino verso destra, busto con corazza; LIB-ERALITAS AVG, Diadumeniano, a capo scoperto in toga, insieme a Macrino, laureato e togato che siede a sinistra sulla sedia curule, ognuno tende la mano destra verso una figura che si avvicina e riceve una tessera; la Liberalitas in piedi a sinistra tiene un abaco nella destra ed una cornucopia nella sinistra; un littore alle spalle della coppia imperiale. 217-218 7.51 gr, 6 h (zecca di Roma antica); RIC IV 79; Clay Issue 3; BMCRE 71; Calicó 2947; Cohen 43.
sesterzio IMP MAXIMINUS PIUS AVG, testa laureata di Massimino verso destra, busto con corazza; LIB-ERALITAS AVG, Massimino Trace, in seduto su una piattaforma al centro, rivolto verso sinistra; due soldati con delle lance alle sue spalle, la dea della Liberalitas in piedi a sinistra, tiene un abaco ed una cornucopia; cittadini salgono le scale della piattaforma dove ai suoi piedi sono posizionati cinque soldati con le lance. 236 27 mm, 15.00 gr, 12 h (zecca di Roma antica); RIC IV 48.
antoniniano IMP C CLAVDIVS AVG, testa radiata e busto con drappeggio e corazza di Claudio. LIBER-ALITAS AVG, la Liberalitas in piedi di fronte, la testa verso sinistra, tiene una cornucopia nella mano sinistra ed una tessera nella destra (vengono distribuiti congiaria alla plebe di Roma). settembre 268/gennaio 269 (l'imperatore giunto a Roma, omaggia il Senato e il popolo romano con gratuite distribuzioni di grano) 19 mm, 3.18 g, 12 h, zecca di Roma antica, seconda emissione, prima fase; RIC V 57; Venèra 5936-5994.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ BMC 139.
  2. ^ a b Questo articolo comprende il testo di pubblico dominio dal Dizionario di antichità greche e romane di William Smith (1870).
  3. ^ Svetonio, Vita di Cesare, 27.
  4. ^ Livio, XXV, 2.8.
  5. ^ La plebe urbana erano i cittadini residenti a Roma, appartenenti non soltanto alle quattro tribù urbane (Esquilina, Palatina, Collina, Suburbana) , ma anche ai cittadini iscritti alle tribù rustiche e residenti a Roma da più generazioni.
  6. ^ 44 a.C.
  7. ^ Nel 30 a.C.; il bottino è in gran parte il tesoro dei Tolomei acquisito per diritto di conquista nella campagna contro Cleopatra (e Antonio) dello stesso anno.
  8. ^ Al ritorno dalle Guerre cantabriche nel 24 a.C.
  9. ^ Nel 23 a.C.
  10. ^ In occasione dell'elezione di Augusto a pontefice massimo nel 12 a.C.
  11. ^ 5 a.C. in occasione della deductio in Forum di Gaio Cesare
  12. ^ In occasione della deductio in Forum di Lucio Cesare nel 2 a.C.
  13. ^ a b SvetonioAugustus, 42.
  14. ^ SvetonioAugustus, 100.
  15. ^ SvetonioTiberius, 20.
  16. ^ SvetonioCaligula, 17.
  17. ^ SvetonioClaudius, 21.
  18. ^ SvetonioNero, 7.
  19. ^ SvetonioDivus Vespasianus, 18.
  20. ^ SvetonioDivus Vespasianus, 19.
  21. ^ SvetonioDomitianus, 4.
  22. ^ CIL XIV, 4539.
  23. ^ Historia Augusta, Vita Hadriani, 7.3.
  24. ^ CIL XI, 1147; CIL IX, 1455.
  25. ^ Historia Augusta, Vita di Adriano, 23.12.
  26. ^ Historia Augusta, Vita di Antonino Pio, 8.1.
  27. ^ AE 1936, 98; Historia Augusta, Vita di Antonino Pio, 10.1-2.
  28. ^ Historia Augusta, Vita di Marco Aurelio, 22.12; Vita di Commodo, 2.1.
  29. ^ Historia Augusta, Vita di Marco Aurelio, 27.4-8.
  30. ^ Historia Augusta, Vita di Commodo, 16.8.
  31. ^ Historia Augusta, Vita di Pertinace, 7.5 e 15.7.
  32. ^ RIC Macrinus, IV 79; Clay Issue 3; BMCRE 71; Calicó 2947; Cohen 43.
  33. ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LXXIX, 9.1-2.
  34. ^ Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 6.3.
  35. ^ Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VII, 6.4.
  36. ^ Historia Augusta, Vita dei due Gallieni, 16.5.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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