Condizione della donna in Svizzera

Donne di Champéry, 1912.

Il ruolo di genere, la condizione femminile e i diritti delle donne in Svizzera si sono evoluti in maniera significativa a partire dalla metà del XX secolo in poi.

Il "Gender Inequality Index" per il 203 è fissato a 0.030, 2ª posizione su 152 paesi; le parlamentari costituiscono il 27.2% del totale[1]. Il tasso di occupazione nel 2015 è posizionato al 76%[2]; mentre il Global Gender Gap Report per il 2013 è fissato a 0.7736, 9ª posizione su 144 paesi[3].

Opinioni tradizionali[modifica | modifica wikitesto]

Gruppo di ragazze svizzere nel 1924 a Yvonand.

La tradizione culturale impone che il posto delle donne svizzere sia all'interno dell'ambiente familiare, come responsabile del lavoro domestico e della cura dei bambini; essendo una società con forti radici inserite nel patriarcato la visione tradizionale pone le donne sotto l'autorità dei loro padri e e mariti[4]. Tale adesione alla tradizione è cambiata e migliorata quando le donne hanno ottenuto il diritto di voto a livello federale il 7 febbraio del 1971[5].

Tuttavia, nonostante l'acquisizione dello status di pari diritti con gli uomini, alcune donne devono ancora essere in grado di raggiungere un tipo d'istruzione femminile che vada al di là del livello post-secondario, quindi guadagnano meno soldi rispetto agli uomini e occupano posti di lavoro subordinate[4].

Secondo "swissinfo.ch" nel 2011 la "Segreteria di Stato per l'economia" (Seco) ha incoraggiato le imprese a "nominare più donne in posizioni di alto livello". Quelle donne che già lavorano in imprese commerciali, secondo la stessa relazione "guadagnano in media il 20% in meno degli uomini" e il rapporto è di 6 donne su 10 che hanno solamente un contratto di lavoro a tempo parziale[6].

Figure eminenti nei settori dell'economia svizzera e della legge includono Emilie Kempin-Spyri (1853-1901), la prima donna a laurearsi in giurisprudenza e ad essere accettata come docente accademico nel paese[5] e Isabelle Welton, direttrice della IBM svizzera e una delle poche donne del paese a detenere una posizione di primo livello all'interno del mondo imprenditoriale[7][8].

Foto di Carla Del Ponte.

Diritto di voto[modifica | modifica wikitesto]

Le donne hanno per la prima volta ottenuto il diritto al suffragio femminile nelle elezioni nazionali del 1971[9]; a livello cantonale invece tra il 1959 (canton Vaud e canton Neuchâtel) e il 1991 (Canton Appenzello Interno)[10][11].

Matrimonio e vita familiare[modifica | modifica wikitesto]

La vita familiare è sempre stata tradizionalmente conservatrice, seguendo il modello di un maschio sostegno della famiglia e di una femmina casalinga.

Nel continente europeo la Svizzera è stata uno degli ultimi paesi a stabilire l'uguaglianza di genere in campo matrimoniale: i diritti delle donne sposate sono stati severamente limitati fino al 1988, quando sono entrate in vigore riforme giuridiche che garantiscono la parità tra i sessi nel matrimonio, abolendo l'autorità legale del marito sulla moglie. Sono stati approvati nel 1985 da parte degli elettori in un referendum, che hanno votato in maniera limitata a favore con il 54,7%[12][13][14][15].

L'adulterio è stato decriminalizzato nel 1989[16]; anche le leggi sul divorzio sono state riformate nel 2000 e nel 2005. Nel 1992 la legislazione è stata modificata per porre fine alla discriminazione nei confronti delle donne sposate per quanto riguarda la cittadinanza nazionale[17]. Nel 2013 sono state seguite ulteriori riforme al codice di diritto civile, rimuovendo le restanti disposizioni discriminatorie relative alla scelta del cognome di famiglia e della cittadinanza cantonale[18].

Fino alla fine del XX secolo la maggior parte dei cantoni aveva regolamenti che vietavano la convivenza delle coppie. L'ultimo cantone a porre termine a tale divieto è stato il Canton Vallese nel 1995[19][20]. A partire dal 2015 il 22,5% delle nascite erano dovute a donne non sposate[21].

Foto di Michelle Hunziker.

Occupazione[modifica | modifica wikitesto]

Le donne continuano ad affrontare lotte significative per quanto riguarda il lavoro e la retribuzione[22]. Anche se la maggior parte di esse sono impiegate, molte lo sono soltanto a tempo parziale o in un'occupazione marginale. L'opinione che le donne, soprattutto quelle sposate, non dovrebbero lavorare a tempo pieno rimane prevalente. Tra l'OCSE solo i Paesi Bassi hanno una percentuale maggiore femminile occupata a tempo parziale[23].

Anche se la legge non richiede più il consenso del marito affinché una donna possa lavorare, nei colloqui d'impiego alle donne continua spesso ad essere richiesto; in alcuni cantoni esistono inoltre imposte penalizzanti per le famiglie a doppio reddito. L'OCSE ha affermato che "la mancanza di politiche familiari e di supporto ai luoghi di lavoro rende molto difficile per molti genitori svizzeri, di solito mamme, la combinazione della vita professionale e della vita familiare"[24].

L'OCSE ha anche sollecitato la Svizzera a porre fine alla pratica delle ore scolastiche irregolari e interrotte, che rendono più difficoltoso lavorare per le madri e di rivedere le proprie politiche fiscali e complementari[24]. Nonostante ciò le donne hanno un diritto legale per lavorare e non essere discriminate nella forza lavoro, nel quadro della legge sull'uguaglianza del 1996[17].

Nel 2005 è stato introdotto il permesso di congedo parentale retribuito, dopo che gli elettori lo hanno approvato in un referendum. Quattro tentativi precedenti per assicurarlo erano falliti alla prova del voto[25].

La violinista Simone Zgraggen.

Violenza contro le donne[modifica | modifica wikitesto]

Come è accaduto anche per altri paesi occidentali gli anni novanta e il XXI secolo hanno visto riforme in materia di legislazione sulla violenza domestica. Lo stupro coniugale è stato reso illegale nel 1992 e dal 2004 è perseguibile "ex-officio" (il che significa che può essere perseguito anche se la moglie non si lamenta)[26][27]. La Svizzera ha inoltre ratificato la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani nel 2012[28].

La modella e attrice Christa Rigozzi.

Fertilità e diritti riproduttivi[modifica | modifica wikitesto]

Il tasso di mortalità materna è di 8 morti su 100.000 nascite vive (a partire dal 2010)[29]. Le leggi sull'aborto sono state liberalizzate nel 2002; esso è legale durante il primo trimestre di gravidanza, con la condizione di una consulenza, per le donne che affermano di essere in difficoltà, mentre nelle fasi successive solo per motivi medici[30]. Il tasso di fecondità totale è di 1,54 bambini nati per donna (stabilito nel 2014), che è al di sotto del tasso di sostituzione generazionale di 2,1.

Un'inserviente sul Glacier Express.

Politica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2010 The New York Times ha riferito che le donne sono diventate la maggioranza all'interno del governo svizzero, con 6 donne in possesso di posizioni ministeriali al Consiglio federale[31].

Utilizzo di un linguaggio non sessista[modifica | modifica wikitesto]

L'Amministrazione federale utilizza regolarmente tre lingue: tedesco, francese e italiano (il romancio viene usato meno regolarmente).

Un articolo di Daniel Elmiger[32] afferma che "la nuova legge sulla lingua federale adottata nel 2007 richiede che l'uso ufficiale della lingua [per i testi ufficiali] sia adeguato, chiaro e intelligibile e non affetto da sessismo. Nella sezione tedesca della "Cancelleria federale" è richiesta una lingua non sessista a partire dai 15 anni d'età, mentre le sezioni francesi e italiane hanno mostrato poco interesse a modificare l'uso del linguaggio, attaccandosi all'uso più tradizionale della lingua in cui vengono utilizzati termini maschili sia in modo specifico che generico"[33].

Personalità di rilievo[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Table 4: Gender Inequality Index, su hdr.undp.org, United Nations Development Programme. URL consultato il 7 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2015).
  2. ^ http://stats.oecd.org/Index.aspx?DatasetCode=LFS_SEXAGE_I_R
  3. ^ The Global Gender Gap Report 2013 (PDF), su www3.weforum.org, World Economic Forum, pp. 12-13.
  4. ^ a b Switzerland, everyculture.com
  5. ^ a b The right to vote, swissworld.org
  6. ^ Wilton, Isabelle. Women still climbing to the top in business, swissinfo.ch, March 7, 2011
  7. ^ Communication Styles in Switzerland Archiviato il 17 agosto 2016 in Internet Archive., worldbusinessculture.com Quote: (...) "Women are making ever-deeper inroads into what was once a predominantly male-dominated world of Swiss business life. Although it is not too common to see women at the very top end of the management strata, the 'glass ceiling' is being slowly dismantled. " (...)
  8. ^ Doing business in Switzerland Archiviato il 10 agosto 2014 in Internet Archive., expatica.com Quote: (...) "In Swiss business culture, few women hold high-level positions" (...)
  9. ^ BBC ON THIS DAY - 7 - 1971: Swiss women get the vote, in bbc.co.uk.
  10. ^ Women dominate new Swiss cabinet, su BBC News.
  11. ^ BBC NEWS - Europe - Naked Swiss hikers must cover up, in bbc.co.uk.
  12. ^ SWISS GRANT WOMEN EQUAL MARRIAGE RIGHTS, in The New York Times, 23 settembre 1985. URL consultato il 17 giugno 2016.
  13. ^ Switzerland profile - Timeline - BBC News, su bbc.com. URL consultato il 17 giugno 2016.
  14. ^ Markus G. Jud, Lucerne, Switzerland, The Long Way to Women's Right to Vote in Switzerland: a Chronology, su geschichte-schweiz.ch. URL consultato il 17 giugno 2016.
  15. ^ Women's movements of the world: an international directory and reference guide, edited by Sally Shreir, p. 254
  16. ^ Anne-Lise Head-König, Adultère, su hls-dhs-dss.ch. URL consultato il 17 giugno 2016.
  17. ^ a b Concluding comments of the Committee on the Elimination of Discrimination against Women: Switzerland : Combined initial and second periodic report (PDF), su Un.org. URL consultato il 28 giugno 2016.
  18. ^ Pétition Jeanneret Michel-Alain. Contre la discrimination des personnes homosexuelles, bisexuelles et trans-genres (PDF), su Parliament.ch. URL consultato il 17 giugno 2016.
  19. ^ Dictionnaire Suisse de politique sociale : Union libre, su socialinfo.ch. URL consultato il 17 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2016).
  20. ^ NATIONAL REPORT: SWITZERLAND (PDF), su Ceflonline.net. URL consultato il 17 giugno 2016.
  21. ^ Naissances et fécondité, su admin.ch. URL consultato il 17 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2016).
  22. ^ Leigh Baldwin, Why Swiss Women Can’t Work After Winning Votes to Lead Nation, su bloomberg.com. URL consultato il 28 giugno 2016.
  23. ^ Archived copy (PDF), su oecd.org. URL consultato il 4 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  24. ^ a b Give Swiss Working Mothers More Support to Avoid Labour Shortages and Foster Economic Growth - OECD, su oecd.org. URL consultato il 28 giugno 2016.
  25. ^ Maternity benefit finally sees light of day - SWI swissinfo.ch, su swissinfo.ch. URL consultato il 28 giugno 2016.
  26. ^ Dictionnaire Suisse de politique sociale : Infractions contre l'intégrité sexuelle, su socialinfo.ch. URL consultato il 17 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2015).
  27. ^ Que faire spécifiquement en cas de viol ou de contraintes sexuelles ? - Centre LAVI Genève - Agressions Violences conjugales Violences sexuelles Accidents de la circulation, su centrelavi-ge.ch. URL consultato il 17 giugno 2016.
  28. ^ Liste complète, su coe.int. URL consultato il 17 giugno 2016.
  29. ^ The World Factbook, su cia.gov. URL consultato il 17 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2015).
  30. ^ Template:Cite swiss law
  31. ^ Cumming-Bruce, Nick. Women Now a Majority in Swiss Government, The New York Times, September 22, 2010.
  32. ^ Dr. Daniel Elmiger: Maître d'enseignement et de recherche, su unige.ch, Département de langue et de littérature allemandes, Université de Genève. URL consultato il 25 febbraio 2015.
  33. ^ Daniel Elmiger, The government in contact with its citizens: Translations of federal information in multilingual Swiss administration, in Gender and Language, vol. 7, n. 1, Equinox, February 2013, pp. 59-74, DOI:10.1558/genl.v7i1.59.

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