Comunità degli Stati Indipendenti

Comunità degli Stati Indipendenti
(RU) Содружество Независимых Государств
Sodružestvo Nezavisimych Gosudarstv
(AZ) Müstəqil Dövlətlər Birliyi
(BE) Садружнасць Незалежных Дзяржаў
Sadružnasć Nezaležnych Dzjaržaú
(HY) Անկախ Պետությունների Համագործակցություն/Ankah Petutyunneri Hamagorcakcutyun
(KK) Тәуелсіз Мемлекеттер Достастығы
Täuelsız Memleketter Dostastyğy
(KY) Көз карандысыз мамлекеттердин шериктештиги
Köz qarandısız mamleketterdin şerikteştigi
(RO) Comunitatea Statelor Independente
(TG) Иттиҳоди давлатҳои муштаракулманофеъ
Ittihodi davlathoi muştarakulmanofe’
(TK) Garaşsyz Döwletleriň Arkalaşygy
(UZ) Mustaqil Davlatlar Hamdoʻstligi
Bandiera ufficiale dell'organizzazione.
AbbreviazioneCSI
TipoOrganizzazione internazionale
Fondazione8 dicembre 1991
Sede centraleBandiera della Bielorussia Minsk
Area di azioneex Unione Sovietica
Comitato esecutivoBandiera della Russia Sergej Lebedev
Lingua ufficialeRusso
Sito web
Paesi membri
Membri
Osservatori
Associati
Ex membri
Statistiche complessive
Superficie20.996.932 km²
Popolazione276.917.629 (2008)
Densità12,53 ab./km²
Fusi orarida UTC+2 a UTC+12
Valute

La Comunità degli Stati Indipendenti (in russo Содружество Независимых Государств, СНГ?, Sodružestvo Nezavisimych Gosudarstv) o CSI è un'organizzazione internazionale composta da nove delle quindici ex repubbliche sovietiche, cui si aggiunge il Turkmenistan come membro associato.[1][2]

La sede della CSI è a Minsk, capitale della Bielorussia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Dissoluzione dell'Unione Sovietica.

La Comunità degli Stati Indipendenti nacque formalmente l'8 dicembre 1991 con la firma dell'Accordo di Belaveža, sottoscritto dai Capi di Stato di Bielorussia, Russia e Ucraina in una dacia nella foresta di Białowieża (circa 50 chilometri a nord di Brėst). L'accordo entrò formalmente in vigore il 12 dicembre successivo, in seguito alla ratifica dei tre Stati. L'annuncio dell'accordo, a cui furono invitati anche le altre repubbliche nate dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, sancì di fatto la fine stessa dell'URSS.

Il 21 dicembre 1991 i leader di Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Turkmenistan, Tagikistan e Uzbekistan annunciarono la loro adesione alla CSI tramite la firma dei protocolli di Alma-Ata, con i quali furono inoltre stabiliti i principi fondativi della Comunità. L'ultimo Stato ex-sovietico ad aderire alla CSI fu la Georgia, il 3 dicembre 1993.

Nel gennaio del 1993 fu approvato lo Statuto della Comunità degli Stati Indipendenti, in base al quale fu formalizzato il requisito minimo per essere considerato "Stato membro" (ossia, in base all'articolo 7, aver ratificato lo Statuto stesso). Il primo Stato a ratificarlo fu la Russia il 20 luglio 1993, a cui seguirono altri nove Paesi firmatari (l'ultimo fu il Kazakistan il 20 luglio 1994). Ucraina e Turkmenistan furono gli unici due Stati a non aver mai ratificato lo Statuto: il primo contestò la scelta compiuta ad Almaty di riconoscere alla sola Russia lo status di "Stato successore" dell'URSS (in particolare all'interno dell'ONU), il secondo rivendicando il proprio status di neutralità. Ad entrambi fu riconosciuto lo status di "Stato associato", rispettivamente nel 1993 e nel 2005.

Nel febbraio del 2006 la Georgia annunciò il ritiro del proprio rappresentante dal Consiglio dei Ministri della difesa della CSI, poiché «la Georgia ha intrapreso un cammino di integrazione nella NATO e non può prendere parte a due strutture militari simultaneamente»[3][4]. Nell'agosto del 2009, anche a seguito del conflitto in Ossezia del Sud, la Georgia si ritirò completamente dalla Comunità.

Nel 2014, in seguito alla crisi della Crimea ed al conflitto nell'Ucraina orientale, il Parlamento ucraino ha discusso vari disegni di legge per il ritiro dalla CSI, senza mai però formalizzare il ritiro completo. Nel 2015 è stato annunciato il ritiro del rappresentante permanente dell'Ucraina, ma è stato confermato che la partecipazione sarebbe stata decisa di volta in volta, «in base all'argomento»[5][6]. Il ritiro ufficiale dell'Ucraina è infine giunto il 19 maggio 2018[7][8][9].

Al contrario, in Asia centrale i cinque ex Stati sovietici (Kazakhstan, Kirghizistan, Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan) dove Mosca tradizionalmente gode di grande influenza politica ed economica, erano rimasti nell’orbita del Cremlino; eppure, «quando, il 2 e il 24 marzo 2022, l’Assemblea generale dell’Onu ha messo ai voti le risoluzioni che condannavano l’“operazione militare speciale” russa, nessuno dei cinque si è schierato con Mosca: hanno votato per astenersi o non hanno votato affatto»[10].

Il 15 maggio 2023 il presidente del parlamento moldavo ha annunciato l'avvio dell'iter per il ritiro dall'Assemblea interparlamentare della Csi in vista del completo abbandono della partecipazione all'organizzazione del proprio paese.[11]

Membri[modifica | modifica wikitesto]

Paese Entrata Ratifica dell'accordo
di fondazione
Ratifica dello statuto
Bandiera dell'Armenia Armenia 21 dicembre 1991 18 febbraio 1992 16 marzo 1994
Bandiera dell'Azerbaigian Azerbaigian 21 dicembre 1991 24 settembre 1993 14 dicembre 1993
Bandiera della Bielorussia Bielorussia 8 dicembre 1991 10 dicembre 1991 18 gennaio 1994
Bandiera del Kazakistan Kazakistan 21 dicembre 1991 23 dicembre 1991 20 aprile 1994
Bandiera del Kirghizistan Kirghizistan 21 dicembre 1991 6 marzo 1992 12 aprile 1994
Bandiera della Moldavia Moldavia 21 dicembre 1991 8 aprile 1994 27 giugno 1994
Bandiera della Russia Russia 8 dicembre 1991 12 dicembre 1991 20 luglio 1993
Bandiera del Tagikistan Tagikistan 21 dicembre 1991 26 giugno 1993 4 agosto 1993
Bandiera del Turkmenistan Turkmenistan¹ 21 dicembre 1991 26 dicembre 1991 Non ratificato
Bandiera dell'Uzbekistan Uzbekistan 21 dicembre 1991 1º aprile 1992 9 febbraio 1994

¹ Membro associato dal 26 agosto 2005.

Fini e scopi dell'organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Emblema del Centro antiterrorismo della CSI
Stemma della CSI

La CSI è nata in seguito alla dissoluzione dell'Unione Sovietica con lo scopo di costituire una più limitata forma di associazione tra i nuovi Stati indipendenti. Sin dalla sua origine alla CSI non hanno partecipato gli Stati Baltici, ormai orientati subito verso gli Stati occidentali, la Scandinavia e l'Unione Europea.

Secondo alcuni[chi?], anche questi limitati obiettivi si sono in realtà rivelati di difficile realizzazione e la CSI si è ben presto dimostrata incapace di porre un freno alle spinte centrifughe e ai conflitti fra gli Stati nati dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, mancando sostanzialmente fra l'altro la realizzazione dell'obiettivo iniziale di realizzare una politica comune in materia di difesa.

Altri[senza fonte] sottolineano il fatto che l'organizzazione, nonostante abbia pochi poteri sovranazionali, è comunque più che un'entità simbolica e ha un reale potere di coordinamento nel commercio, nelle finanze, nel campo legislativo e nella sicurezza. Il più significativo sforzo della CSI è stato la creazione di una zona di libero scambio ed unione economica fra gli Stati membri, che è entrata in vigore nel 2005. Ha anche promosso iniziative di cooperazione nella democratizzazione e nella prevenzione dei crimini internazionali.

Ai fini sportivi, fino ai Giochi olimpici di Barcellona del 1992, le rappresentative sportive della C.S.I. portarono a termine gli impegni dell'ex Unione Sovietica nei tornei nei quali tale Paese era impegnato. Dopo tale data, ognuno dei quindici Paesi agì indipendentemente con il proprio comitato olimpico e le proprie federazioni sportive; fu la Russia a ereditare il titolo sportivo dell'ex URSS in tutte le competizioni ufficiali alle quali quest'ultima aveva preso parte.

Integrazione economica[modifica | modifica wikitesto]

La CSI ha lo scopo di creare una zona di libero scambio tra i suoi membri. Il 16 luglio 2006 gli Stati membri, ad eccezione di Uzbekistan, Azerbaigian e Turkmenistan (Stato associato), hanno convenuto di abolire integralmente le tasse di importazione applicate al commercio di beni intracomunitari e di non alzare nel futuro le tasse all'esportazione.[12]

Organi della CSI[modifica | modifica wikitesto]

  • Consiglio dei Capi di Stato
  • Consiglio dei Capi di Governo
  • Consiglio dei Ministri degli Esteri
  • Comitato esecutivo

Strutture militari / cooperazione di polizia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sistema di difesa aerea della CSI
  • Centro antiterrorismo della CSI
  • Consiglio dei Comandanti delle truppe di frontiera

Altri organismi della CSI[modifica | modifica wikitesto]

  • Consiglio per la cooperazione umanitaria

Organizzazioni collegate[modifica | modifica wikitesto]

  • Assemblea interparlamentare degli Stati membri della CSI
  • Organizzazione per il monitoraggio elettorale della CSI
  • Commonwealth regionale nel campo delle comunicazioni
  • Central Asian Regional Information and Coordination Centretre

Segretari esecutivi della CSI[modifica | modifica wikitesto]

Riunione dei leader della CSI a Bishkek nel 2008
Nome Paese Mandato
Ivan Korotčenja Bandiera della Bielorussia Bielorussia 26 dicembre 1991 - 29 aprile 1998
Boris Berezovskij Bandiera della Russia Russia 29 aprile 1998 - 4 marzo 1999
Ivan Korotčenja (facente funzioni) Bandiera della Bielorussia Bielorussia 4 marzo - 2 aprile 1999
Jurij Jarov Bandiera della Russia Russia 2 aprile 1999 - 14 giugno 2004
Vladimir Rušajlo Bandiera della Russia Russia 14 giugno 2004 - 5 ottobre 2007
Sergej Lebedev Bandiera della Russia Russia dal 5 ottobre 2007

Dati economici[modifica | modifica wikitesto]

Nazione Popolazione (2015) PIL 2007 PIL 2012 Crescita PIL (2007/2012) PIL pro capite (2007) PIL pro capite (2012)

[13]

Bandiera della Bielorussia Bielorussia 9 475 100 45 275 738 770 58 215 000 000 4,3% 4 656 6 710
Bandiera del Kazakistan Kazakistan 17 417 447 104 849 915 344 196 642 000 000 5,2% 6 805 11 700
Bandiera del Kirghizistan Kirghizistan 5 776 500 3 802 570 572 6 197 000 000 0,8% 711 1 100
Bandiera della Russia Russia 146 270 033 1 294 381 844 081 2 022 000 000 000 3,4% 9 119 14 240
Bandiera del Tagikistan Tagikistan 8 610 000 2 265 340 888 7 263 000 000 2,1% 337 900
Bandiera dell'Uzbekistan Uzbekistan 31 025 500 22 355 214 805 51 622 000 000 4,1% 831 1 800
Bandiera dell'Azerbaigian Azerbaigian 9 356 100 33 049 426 816 71 043 000 000 3,8% 3 829 7 500
Bandiera della Moldavia Moldavia 3 558 200 4 401 137 824 7 589 000 000 4,4% 1 200 2 100
Bandiera dell'Armenia Armenia 3 022 000 9 204 496 419 10 551 000 000 2,1% 2 996 3 500

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (RU) Государства - участники СНГ, su cis.minsk.by. URL consultato il 13 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2014).
  2. ^ (EN) Ukraine to analyze expediency of taking part in CIS projects, su unian.info, 19 agosto 2008. URL consultato il 13 ottobre 2017.
  3. ^ 3 February 2006, Georgia opts out of ex-Soviet military cooperation body, su english.pravda.ru, Pravda.Ru, 11 settembre 2001. URL consultato il 23 luglio 2013.
  4. ^ RIA Novosti – World – Georgia's quitting CIS council will not affect security – Russian minister, su en.rian.ru. URL consultato il 23 luglio 2013.
  5. ^ Ukraine to selectively work as part of CIS, BelTA (21 September 2015)
  6. ^ Yatsenyuk says Ukraine will drop Commonwealth of Independent States criminal search database system on Aug 24, Kyiv Post (20 August 2015)
  7. ^ Unian info, Poroshenko signs decree on final termination of Ukraine's participation in CIS statutory bodies
  8. ^ Kyiv Post, Ukraine withdraws all envoys from CIS bodies
  9. ^ Agenzia Nova, Ucraina: presidente Poroshenko firma decreto per cessazione partecipazione a organismi coordinamento Csi
  10. ^ Rosalba Castelletti, La rivolta degli “Stan”: i Paesi satellite di Mosca si schierano con Kiev, La Repubblica, 22 aprile 2022.
  11. ^ Moldavia verso ritiro da Csi, 'via dal tavolo con l'aggressore' - Europa, su Agenzia ANSA, 15 maggio 2023. URL consultato il 15 maggio 2023.
  12. ^ Treccani.
  13. ^ The World Factbook, su cia.gov. URL consultato il 19 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2018).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN131775197 · ISNI (EN0000 0001 2159 2250 · LCCN (ENn92019874 · GND (DE2128486-6 · BNE (ESXX194913 (data) · BNF (FRcb12333917h (data) · J9U (ENHE987007511404005171 · NSK (HR000376735 · WorldCat Identities (ENlccn-n92019874