Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza

Voce principale: servizi segreti italiani.
Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza
(CESIS)
Stemma del CESIS
Descrizione generale
Attivain servizio dal 1977 al 2007
NazioneBandiera dell'Italia Italia
TipoComitato
RuoloIntelligence
Guarnigione/QGRoma
Voci su unità militari presenti su Wikipedia

Il Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza (CESIS) è stato un organo di coordinamento dei servizi segreti italiani, Autorità nazionale per la sicurezza, in attività dal 1978 fino alla riforma dell'intelligence italiana del 2007.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Riforma dell'intelligence italiana del 2007.

Fu istituito con la legge 24 ottobre 1977, n. 801, che riformava l'intelligence italiana, sopprimeva il SID e istituiva il Servizio per le informazioni e la sicurezza militare e il Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica. Il comitato aveva il compito di coordinare i due servizi. Era posto sotto le dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Funzioni[modifica | modifica wikitesto]

La sua segreteria generale rappresentava il punto d'incontro fra i due servizi, e aveva il compito di presentare il materiale raccolto al Governo e Parlamento; attraverso di essa il presidente del Consiglio garantiva l'unità della direzione politica dei servizi.
Il segretario generale esercitava la funzione di Autorità nazionale per la sicurezza, formalmente propria del presidente del Consiglio.

Il personale che lavorava sotto la supervisione dell'Autorità per la Sicurezza era collocato presso il terzo reparto dell'ufficio. Al suo interno è posto l'"Ufficio Centrale per la Sicurezza" (UCSI) con la funzione di tutelare il segreto di stato[1].

Il primo responsabile del comitato fu il prefetto Gaetano Napoletano, mentre l'ultimo a ricoprirne l'incarico fu Giuseppe Cucchi che traghetta il servizio nel nuovo Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

Segretari Generali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Copia archiviata, su interno.gov.it. URL consultato il 27 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014)..
  2. ^ Profilo biografico di Walter Pelosi, su ricerca.repubblica.it, Venezia, 7 febbraio 1986. URL consultato il 28 settembre 2019 (archiviato il 28 settembre 2019).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]