Ciclo dei Vinti

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Ritratto di Giovanni Verga.
Frontespizio della prima edizione de I Malavoglia, prima opera del ciclo dei Vinti.

Con il termine Ciclo dei Vinti viene indicato l'insieme dei romanzi di cui avrebbe dovuto comporsi un impegnativo progetto letterario dello scrittore siciliano Giovanni Verga.

A costituire il corpus di tale ciclo avrebbe dovuto essere un gruppo di cinque romanzi a definizione tematica:

  • I Malavoglia: rappresenta la lotta per la sopravvivenza;
  • Mastro-don Gesualdo: rappresenta l'ambizione di scalare la gerarchia sociale;
  • La duchessa di Leyra (che lascia a metà, oggi si trova solo una piccola bozza ancora non approfondita): rappresenta l'ambizione aristocratica;
  • L'onorevole Scipioni: rappresenta l'ambizione politica;
  • L'uomo di lusso: rappresenta l'ambizione artistica.

L'intera serie, secondo il progetto originario dello scrittore, avrebbe dovuto avere come comune denominatore un tema comune e universale, quello dell'indiscussa lotta dell'uomo per l'esistenza, per il progresso e la lussuria. L'opera completa rimarrà incompiuta in quanto La Duchessa di Leyra rimane solo abbozzato, mentre gli ultimi due romanzi previsti del Ciclo, L'Onorevole Scipioni e L'uomo di lusso, non verranno neppure incominciati.

Una sorta di operazione analoga - su una tematica leggermente diversa - verrà compiuta molti anni dopo, nel Novecento, negli Stati Uniti dallo scrittore statunitense Erskine Caldwell con quello che verrà definito il suo "Ciclo del Sud".

La struttura del ciclo dei vinti[modifica | modifica wikitesto]

Nella prefazione che precedeva I Malavoglia, pubblicato nel 1881, Giovanni Verga illustrava la struttura più complessa di cui l'opera avrebbe dovuto far parte, un ciclo composto da cinque romanzi, che si sarebbe dovuto intitolare "Marea" perché Verga intendeva studiare il tema del progresso dell'umanità da una prospettiva che rovesciava il trionfalismo positivistico, cioè coloro che si opporranno al progresso saranno travolti appunto da questa marea chiamata "fiumana del progresso".

Solo successivamente decise di optare per il titolo "I Vinti".

Il ciclo non venne portato a termine dall'autore: dopo I Malavoglia, usciti nel 1881, e Mastro-don Gesualdo, pubblicato a puntate nel 1888 sulla "Nuova Antologia" e nel 1889 in volume, il terzo, La Duchessa di Leyra, impegnò a lungo Verga, ma ne furono pubblicati postumi, a cura di Federico De Roberto, solo il primo e l'inizio del secondo capitolo. Il quarto e il quinto non vennero neppure cominciati.

Il Ciclo dei Vinti avrebbe dovuto essere, sul modello zoliano, anche una saga familiare, con l'esclusione de I Malavoglia, che tuttavia sono anch'essi la storia di una famiglia, anche se separata dallo svolgimento degli altri romanzi; senza contare che nel romanzo compare di sfuggita, al VI e XIV capitolo, l'avvocato Scipioni che, con tutta probabilità, avrebbe dovuto essere il futuro deputato protagonista del quarto romanzo.

La famiglia è quella dei Motta-Trao-Leyra. Don Gesualdo Motta, muratore arricchito e divenuto proprietario terriero, sposa la nobile Bianca Trao e ha una figlia, Isabella, che ha una relazione col cugino, nobile ma povero, Corrado La Gurna, il futuro protagonista di L'uomo di lusso. Il matrimonio tra i due viene impedito da Mastro-don Gesualdo per ragioni economiche e quindi la figlia viene fatta sposare al duca di Leyra, nonostante sia già incinta; il "figlio della colpa", Scipione, futuro protagonista di L'onorevole Scipioni, viene affidato a un istituto di trovatelli di Catania.[1]

La fisionomia dei romanzi[modifica | modifica wikitesto]

Già in precedenza, Verga aveva annunciato in una lettera del 1878 all'amico Salvatore Paolo Verdura[2] che aveva in mente un lavoro grandioso nel quale avrebbe parlato di questa lotta, una lotta che si estendeva "dal cenciaiuolo al ministro e all'artista... Insomma cogliere il lato drammatico, o ridicolo, o comico di tutte le fisionomie sociali... Ciascun romanzo avrà una fisionomia speciale, resa con mezzi adatti. Il realismo, io, l'intendo così, come la schietta ed evidente manifestazione dell'osservazione coscienziosa; la sincerità dell'arte, ...".

La lettera all'amico continua con i titoli provvisori di questi romanzi. I protagonisti saranno tutti vinti dal fato, dalla necessità o bramosia di miglioramento.

Da "I Malavoglia" a "L'uomo di lusso"[modifica | modifica wikitesto]

Sempre nella prefazione de I Malavoglia l'artista è ancora più esplicito e preciso:

«Ritorna il monito a non giudicare, ma a capire e riflettere.»

Quasi il punto di vista di un antropologo che deve soltanto osservare, registrare e studiare. Studiare per comprendere e conoscere le culture diverse ma mai intervenire con il giudizio del diverso dall'altro.

I motivi del positivismo[modifica | modifica wikitesto]

Nella "Prefazione" sono presenti tutti i motivi del positivismo che sono assunti dal Verga in modo personalissimo. L'evoluzionismo infatti esprimeva l'idea di un progresso indefinito e pertanto accettava nella sua totalità la società industriale borghese, in Verga invece il progresso appare come un'onda travolgente - tanto che lo stesso Verga, nella prefazione ai Malavoglia, definisce il progresso come la fiumana del progresso - (è da ricordare che all'inizio il ciclo sarebbe dovuto chiamarsi "Marea") che sommerge non solo i più deboli ma anche quelli che sembravano i vincitori. Verga vuole infatti dimostrare quanto sia difficile per chiunque trasformarsi in un vincitore, ma anche che ogni vincitore è destinato a trasformarsi in vinto per legge di natura.[senza fonte]

La concezione darwiniana di ciclo[modifica | modifica wikitesto]

Verga aveva ricavato da Zola con in Rougon-Macquart, oltre ai principi generali del romanzo sperimentale, anche la concezione di origine darwiniana del ciclo inteso come il susseguirsi di romanzi che, riguardando gli stessi personaggi, permettono di osservare con il metodo scientifico le costanti e i cambiamenti di comportamento legati al cambiamento dell'ambiente sociale e all'ereditarietà.[senza fonte]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giovanni Verga, Mastro-don Gesualdo 1888, a cura di Carla Riccardi, Firenze, Le Monnier, 1993, p. 246, ISBN 88-00-81171-X.
  2. ^ La lettera è custodita nella Biblioteca Regionale Universitaria di Catania

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • I vinti - Approfondimento, su ruffini.org. URL consultato il 9 maggio 2005 (archiviato dall'url originale il 26 maggio 2005).
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