Liber chronicorum

Liber chronicorum
Altri titoliChronicon regum Legionensium
AutorePelagio da Oviedo
1ª ed. originale1121
Generecronache
Lingua originalelatino

Il Liber Chronicorum, originalmente Chronicon regum Legionensium,[1] fa parte della più ampia raccolta di opera di Pelagio da Oviedo chiamata Corpus Pelagianum e ne costituisce la parte principale. Esso è una raccolta di cronache riportate poi da Pelagio insieme al suo Chronicon, che era stato completato dopo il 1121, dato che esso si riferisce al matrimonio di Sancha, figlia del re di León Alfonso VI con Rodrigo González di Lara, cui venne conferito il titolo di conte.[2]

Il Chronicon è costituito da 24 manoscritti, il primo dei quali data intorno alla fine del XII secolo.[3] Esso inizia con l'ascesa al potere di Bermudo II nel 982 e termina con la morte di Alfonso VI nel 1109. Il lavoro di Pelagio come storico è stato posto a confronto con quelli degli autori anonimi della Historia silense[4] e sulla Chronica Adefonsi Imperatoris.[5] Secondo Simon Barton e Richard A. Fletcher[6] il latino di Pelagio «è grossolano e artigianale, [...] privo della verve e degli ornamenti retorici della Historia e non mostra la notevole erudizione di entrambe».

Probabilmente Pelagio scrisse la sua storia in fretta e senza un minimo di preparazione a monte.

Pur con i suoi limiti e le sue asimmetrie, il Chronicon di Pelagio è la fonte principale per molti eventi dell'XI secolo, quale, ad esempio, la spartizione del reame che ebbe luogo alla morte del re Ferdinando, nel 1065. Egli è anche un testimone un contemporaneo, e spesso oculare, dei periodi di regno di Alfonso VI e di Urraca; invero la sua è l'unica cronaca contemporanea che copre l'intero periodo del regno di Alfonso VI, che egli elogia come «…padre e difensore di tutte le chiese di Spagna»[7] Il regno del suo predecessore, Alfonso V, è trattato molto brevemente, ma la descrizione di quello del padre Bermudo II occupa circa metà del Chronicon e Pelagio è molto critico verso di lui. Egli è l'unica fonte sull'incarcerazione del suo predecessore, il vescovo di Oviedo Gadesteo (in carica dal 992 al 1006), avvenuta nel 990 per disposizione di Bermudo. Il suo atteggiamento critico verso quest'ultimo getta luce sulla parzialità di giudizio di Pelagio.[7] Il Chronicon mostra un particolare interesse per le vicende ecclesiastiche, specialmente quelle della provincia del suo autore, mentre la descrizione dell'attività regale è povera, limitandosi l'autore spesso a poco più di elenchi di successi, come quelli delle città conquistate. La storia di Pelagio attribuisce, a ogni piè sospinto, le cause dei fatti alla Divina Provvidenza, come in quello in cui ad Almanzor fu permesso di saccheggiare gli stati cristiani a causa dei peccati di Bermudo. Pelagio era anche interessato alla genealogia, cosa che emerge anche nel Liber testamentorum, sebbene la genealogia dei sovrani del León non sia perfetta.[8] Il Chronicon regum Legionensium e la cronaca riveduta di Sampiro influenzarono gli autori successivi delle Chronica Adefonsi imperatoris e Chronica naierensis[9] e autori quali Lucas de Tuy, Rodrigo Jiménez de Rada e Alfonso X di Castiglia.

L'importanza di Pelagio come storico è ancora oggetto di dispute accademiche.[10] Egli non è libero da leggende, miracoli, invenzioni, ma non partì con l'intento di modificare la storia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ L'edizione definitiva moderna è: Benito Sánchez Alonso, Crónica del Obispo Don Pelayo (Madrid), 1924. Una traduzione parziale in lingua spagnola è quella di J. E. Casariego, Crónicas de los reinos de Asturias y de León (León), 1985, pp. 172–81. La traduzione inglese è in Barton e Fletcher, The World of El Cid: Chronicles of the Spanish Reconquest, pp. 74–89.
  2. ^ Rodrigo non divenne conte fino al 1121 e la prima citazione riguardo al suo matrimonio data luglio 1122. In più Pelagio riferisce del matrimonio di Elvira, figlia di Alfonso VI, con Ruggero II di Sicilia nel 1118 ((EN) Bernard F. Reilly, The Kingdom of León-Castilla under King Alfonso VI, 1065–1109, p. 14).
  3. ^ (EN) Barton e Fletcher, The World of El Cid: Chronicles of the Spanish Reconquest, p. 71.
  4. ^ La Historia silense è una narrazioni degli eventi verificatisi nella Penisola Iberica dal tempo dei Visigoti fino al regno di Alfonso VI di Castiglia e León. Sebbene inteso inizialmente come narrazione delle gesta di quest'ultimo, ha finito con il concentrarsi sul regno del padre, Ferdinando I. Per il primo periodo esso si basa sulle opere di Isidoro di Siviglia e di Giuliano di Toledo, sulla Vita Sanctorum patrum Emeritensium, per il periodo visigoto, sulla Chronica Adefonsi tertii regis (Cronaca di Alfonso III di León) per il IX secolo, sul lavoro di Sampiro per i secoli X e XI e sullo stesso Chronicon di Pelagio per il XII secolo.
  5. ^ La Chronica Adefonsi Imperatoris, di autore anonimo, narra gli eventi del regno di Alfonso VII.
  6. ^ (EN) Simon Barton e Richard A. Fletcher, The World of El Cid: Chronicles of the Spanish Reconquest, p. 71
  7. ^ a b Barton e Fletcher, The World of El Cid: Chronicles of the Spanish Reconquest, pp. 72–73.
  8. ^ (ES) M. Calleja Puerta (1999), "Una genealogía leonesa del siglo XII: la descendencia de Vermudo II en la obra cronística de Pelayo de Oviedo", La nobleza peninsular en la Edad Media (León), pp. 527–39.
  9. ^ La Chronica Naierensis o Crónica najerense (originalmente edita con il titolo di Crónica leonesa) fu una narrazione, risalente al tardo XII secolo, di storia universale composta dai benedettini del monastero di Santa María la Real di Nájera. Redatta in latino, essa narra gli eventi a partire dalla creazione del mondo fino al tempo della sua redazione, focalizzandoli sulla Bibbia, sulla storia classica, sui Visigoti in Spagna e sui regni di Castiglia e di León.
  10. ^ Secondo Simon Barton e Richard A. Fletcher in The World of El Cid: Chronicles of the Spanish Reconquest, alle pp. 72–73, nn. 33 and 36–37, F. J. Fernández Conde ("La obra del obispo ovetense D. Pelayo en la historiografía española," Boletín del Instituto de Estudios Asturianos, 1971, 25:249–91, esp. pp. 250–55) è fortemente critico sulla storiografia pelagiana e B. Sánchez Alonso, nella sua Historia de la historiografía española, Madrid, 1947 a p. 117, accusa Pelagio di superficialità.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Simon Barton e Richard A. Fletcher, The World of El Cid: Chronicles of the Spanish Reconquest, Manchester, Manchester University Press, 2000
  • (EN) Peter A. Linehan, "Religion, Nationalism and National Identity in Medieval Spain and Portugal" Religion and National Identity, ed. S. Mews, Studies in Church History, 18, Oxford, Oxford University Press, 1982161–99,
  • (EN) Peter A. Linehan, History and the Historians of Medieval Spain, Oxford, 1993
  • (EN) Bernard F. Reilly, The Kingdom of León-Castilla under King Alfonso VI, 1065–1109, Princeton, Princeton University Press, 1988,
  • (EN) Bernard F. Reilly, The Kingdom of León-Castilla under Queen Urraca, 1109–1126, Princeton, Princeton University Press, 1982
  • (EN) Bernard F. Reilly, "On Getting to be Bishop in León-Castile: the 'Emperor' Alfonso VII and the Post-Gregorian Church", in Studies in Medieval and Renaissance History, 1978
  • (EN) Julie A. Harris, "Redating the Arca Santa of Oviedo", The Art Bulletin, 1995

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