Charles Jennens

Charles Jennens; dipinto di Mason Chamberlin il vecchio.

Charles Jennens (Leicestershire, 170020 novembre 1773) è stato un letterato, mecenate, musicologo e proprietario terriero inglese.

Come amico di Georg Friedrich Händel, egli fu autore dei libretti di diversi suoi oratori, fra i quali il più famoso è il Messiah.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Charles Jennens; painting by Thomas Hudson.

Jennens crebbe a Gopsall Hall in Leicestershire, figlio di Charles Jennens e della sua seconda moglie, Elizabeth Burdett.[1][2] Fu educato al Balliol College, Oxford, prendendo la maturità nel 1716, ma senza laurearsi. Devoto Cristiano e "non-juror",[3] era un sostenitore della legittimità della deposta Casa Stuart.[1][2]

Lo stesso argomento in dettaglio: Scisma anglicano.

Una fonte non verificata riporta che egli fosse interessato alla Cristianità primitiva e a Giovanni Crisostomo. Jennens fu identificato come un anti-deista.[4] Fu influenzato dal libro di Richard Kidder A Demonstration of the Messias.[5]

Dopo la morte del padre nel 1747, Jennens ricostruì completamente Gopsall Hall in stile palladiano, inserendo nella tenuta anche un tempio ionico, costruito in memoria del suo amico, il poeta e studioso classico, Edward Holdsworth. Rimanendo celibe, era considerato malinconico e stravagante, i suoi vicini lo chiamavano Solimano il Magnifico.[1][6] Come un "non-giuror", Jennens era ineleggibile per ogni carica pubblica, e si dedicò alle arti, sia come collezionista d'arte (la sua collezione è stata una delle migliori in Gran Bretagna a quel tempo), sia come mecenate della musica. Le composizioni di Georg Friedrich Händel incontravano molto il suo gusto musicale e diventarono amici stretti.[1] Händel andò a trovarlo spesso in Gopsall Hall e nel 1749 gli fornì le specifiche per un organo per la sua casa.[2][7] Il ritratto di Händel di Thomas Hudson è stato commissionato da Jennens. E lo stesso ritratto dell'artista di Charles Jennens è ora nell'Händel House Museum di Londra.[8]

Dopo la sua morte, il cugino di secondo grado Heneage Finch, III conte di Aylesford, ereditò la sua libreria musicale e gran parte di essa è ora conservata nella Henry Watson Music Library alla Manchester Central Library. Essa contiene una vasta collezione di manoscritti e la musica pubblicata da Händel e da altri compositori contemporanei, sia inglesi che italiani; ci sono 368 volumi di manoscritti di Händel, e altri includono l'autografo di "Manchester" delle sonate per violino di Vivaldi ed il manoscritto iniziale de "Le quattro stagioni".[2][9] La vasta raccolta di Jennens di libri di Shakespeare, su letteratura, filologia e teologia è stata in gran parte dispersa in una vendita nel 1918.[2][10]

Collaborazione con Händel[modifica | modifica wikitesto]

L'organo di Händel, ora nella St James' Church, Great Packington

La profonda conoscenza di Jennes della Bibbia ed un vasto interesse letterario lo portarono, dal 1735, a preparare o contribuire a libretti per Händel. Tra questi Saul (1735-1739), L'Allegro, il Penseroso ed il Moderato (1740-1), Messiah (1741-1742), Baldassar (1744-1745) ed infine Israele in Egitto (1738-1739). Il libretti furono concessi gratuitamente e sempre pubblicati anonimi. Si diceva di Saul e Belshazzar

«...mostravano il dono di una impressionante struttura drammatica e della caratterizzazione e la capacità di maneggiare abilmente le analogie politiche[2]»

Esperto in musica così come in letteratura, annotava le sue copie delle opere di Händel, aggiungendo correzioni, figure di basso, brani respinti e date. È anche chiaro che in alcune occasioni Händel era disposto ad accettare i suggerimenti ed i miglioramenti di Jennes alle sue composizioni.[2][11]

La più famosa collaborazione fu il libretto di Jennes per il Messia, elaborato interamente dalla Bibbia, circa il 60% dal Vecchio Testamento (con piccole modifiche occasionali).[12] Il musicologo Watkins Shaw lo descrive come "una meditazione di nostro Signore come Messia nel pensiero e nella fede cristiana", e che "è pari a poco meno di un lavoro di genio".[13] Alcuni attribuiscono l'enfasi del Messia al Vecchio Testamento e la scelta del titolo del Vecchio Testamento "Messia" alle credenze teologiche di Jennes.[4][14] Jennens meno di tutto approvava l'impostazione musicale, scrivendo a Edward Holdsworth:

Vi mostrerò una raccolta che ho dato ad Händel, chiamata Messia, che apprezzo molto. Ha creato una bella composizione con questa, anche se non è nemmeno vicina a essere così buona di quanto potesse e dovesse essere. Gli ho corretto con grande difficoltà alcuni degli errori più grossolani nella composizione, ma ha mantenuto la sua ouverture ostinatamente, in cui ci sono alcuni passaggi molto indegni di Händel, ma molto più indegni del Messia[15]

Editore di Shakespeare[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio del 1770 Jennens avviò la preparazione di edizioni critiche scrupolose delle opere di William Shakespeare, era la prima volta che questi veniva pubblicato singolarmente e con note editoriali a pié pagina. Completò Re Lear, Amleto, Otello, Macbeth, e Giulio Cesare prima della sua morte nel 1773. Queste edizioni attirarono il disprezzo, forse per invidia, dell'editore di Shakespeare George Steevens, che attaccò gravemente non solo il lavoro di Jennens, ma in particolare la sua persona: "L'errore principale nella vita di Mr. Jennens è consistito nella sua continua associazione con un insieme di uomini in assoluto inferiori a lui, in questa maniera ha perso ogni opportunità di migliorare, ma ha guadagnato la cosa che preferiva rispetto alle più alte soddisfazioni della saggezza: una quantità enorme di adulazione".[2][16]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Mr. Charles Jennens: The Compiler of Handel's 'Messiah', in The Musical Times and Singing Class Circular, vol. 43, 717ª ed., 1º novembre 1902, pp. 726–727, DOI:10.2307/3369540. URL consultato il 15 febbraio 2013.
  2. ^ a b c d e f g h Ruth Smith, Jennens, Charles (1700/01–1773), su oxforddnb.com, collana Oxford Dictionary of National Biography, Oxford University Press. URL consultato il 15 febbraio 2013.
  3. ^ Nella storia britannica, il non-juror si rifiuta di giurare fedeltà a William e Mary (Vedi scisma anglicano)
  4. ^ a b David Daniel, The Bible in English, Washington DC, US, Library of Congress, 2003, p. 563, ISBN 0-300-09930-4. URL consultato il 27 gennaio 2013.
    «Non ci può essere alcun dubbio che Jennens ha visto la sua raccolta di testi della Scrittura come forza per attaccare il deismo. Il vero titolo è uno striscione anti-teista.»
  5. ^ Michael Marissen, Rejoicing against Judaism in Handel's Messiah, su iht.com, collana Journal of Musicology, 24, No. 2, primavera 2007, pp. 167-194.
  6. ^ Handel. A Celebration of his Life and Times 1685–1759, National Portrait Gallery London, 1985, p. 201.
  7. ^ William D Gudger, George Frideric Handel's 1749 Letter to Charles Jennens (PDF), su memory.loc.gov, collana The Moldenhauer Archives, Library of Congress, Washington DC. URL consultato il 15 febbraio 2013.
    «L'organo esiste ancora, sostanzialmente inalterato, nella St James' Church, Great Packington, Warwickshire»
  8. ^ Portrait of Charles Jennens [collegamento interrotto], su artfund.org, The Art Fund. URL consultato il 15 febbraio 2013.
  9. ^ Henry Watson Music Library: Manuscripts and Rarities, su manchester.gov.uk, Manchester City Council. URL consultato il 15 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2011).
  10. ^ Tassilo Erhardt, Händels Messiah. Text, Musik, Theologie, Bad Reichenhall, Comes Verlag, 2007, ISBN 978-3-88820-500-2.
  11. ^ Winton Dean, Handel's Operas, Woodbridge UK, Boydell Press, 2006, pp. 122, 278, 302, 310, ISBN 1-84383-268-2.
  12. ^ Daniel I. Block, Handel's Messiah: Biblical and Theological Perspectives, in Didaskalia, vol. 12, 2ª ed., Primavera 2001, pp. 1–23.
  13. ^ Watkins Shaw, The story of Handel's "Messiah", London, Novello & Co, 1963.
  14. ^ Clifford Bartlett, George Frideric Handel: "Messiah" (vocal score), Oxford University Press, 1998, ISBN 978-0-19-336668-8.
  15. ^ John Tobin, Handel's Messiah, London, Cassell & Co, 1969, pp. 150–151, ISBN 978-0-304-93163-7.
  16. ^ John Nichols, Literary Anecdotes of the XVIII Century, 3:121–24n, Londra, John Nichols, 1812. URL consultato il 2 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ruth Smith, Charles Jennens: The Man Behind Handel's Messiah, London, The Gerald Coke Handel Foundation, 2012, ISBN 978-0-9560998-2-2.
  • Amanda Babington e Ilias Chrissochoidis, Musical References in the Jennens–Holdsworth Correspondence (1729–46), in Royal Musical Association Research Chronicle, vol. 45, 1ª ed., 2014, pp. 76–129.

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