Cervellato

Cervellato
Riproduzione di un cervellato barocco costruita dalla Moeck Musikinstrumente + Verlag
Informazioni generali
OrigineEuropa
InvenzioneXVI secolo
Inventoresconosciuto (modello rinascimentale), Johann Christoph Denner (modello barocco)
Classificazione422.11
Aerofoni ad ancia doppia
FamigliaStrumenti rinascimentali ad ancia
Uso
Musica rinascimentale
Musica barocca

Il cervellato è uno strumento musicale aerofono rinascimentale ad ancia doppia. Più conosciuto con il nome racket (o rackett, o rancket), termine usato in inglese e in tedesco, questo strumento ha avuto larga diffusione soprattutto nell'Europa centrale.

Etimologicamente, come attestato nell'opera L'Harmonie universelle (1636) di Marin Mersenne, cervellato deriva dal francese cervelas, termine a sua volta ripreso dall'italiano per indicare un tipo di salsiccia già diffusa nel XVI secolo[1] (in tedesco è attestato anche il nome Wurstfagott, "fagotto a salsiccia").[2]

Esiste anche un particolare registro d'organo nato per imitarne il suono.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

L'inventore del cervellato è sconosciuto. Tuttavia, la prima menzione storica di questo strumento si trova in alcune fonti tedesche, come gli inventari di Württemberg del 1576 (chiamato raggett) e l'inventario di Graz del 1590 (elencato come rogetten).[3]

Alcuni dipinti della banda municipale di Monaco di Baviera ed un armadio scolpito di Christof Angermair ritraggono un cervellato insieme ad altri strumenti musicali dell'epoca.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Epoca rinascimentale[modifica | modifica wikitesto]

Cervellati tardo-rinascimentali, dal Syntagma musicum di Michael Praetorius (1620).

Esistono diverse taglie di cervellato, da quella di soprano fino a quella di basso, che suonano un'ottava sotto rispetto alla voce umana corrispondente (in linguaggio organologico: suonano nel registro di 16'). Il corpo dello strumento è costituito da un cilindro in legno massiccio in cui sono praticati, verticalmente, nove fori cilindrici paralleli (uno centrale e gli altri disposti a corona). Questi fori sono collegati fra loro alternativamente in alto e in basso, in modo da formare un unico tubo ripiegato nove volte (lo schema è analogo a quello del fagotto, in cui però i tubi paralleli che costituiscono il canneggio sono solo due). In tal modo lo strumento risulta di dimensioni assai contenute, nonostante la non piccola estensione. A causa della forma particolare del canneggio, la disposizione dei fori di diteggiatura risulta piuttosto inusuale: le mani dell'esecutore sono poste sullo strumento alla stessa altezza.

Il cervellato tardo-rinascimentale è descritto nel trattato Syntagma musicum di Michael Praetorius; di questo sono sopravvissuti solo tre esemplari, due conservati a Vienna e uno a Lipsia.[2] L'ancia è innestata sul corpo dello strumento in corrispondenza del foro centrale ed è inserita in un'elaborata pirouette che permette all'esecutore di controllarla con le labbra (mentre negli strumenti ad ancia più antichi, come le bombarde, in cui la pirouette è un semplice disco di legno su cui l'esecutore appoggia le labbra, queste non entrano a contatto con l'ancia). Il canneggio termina con una mera serie di tre o quattro fori laterali.[4]

Epoca barocca[modifica | modifica wikitesto]

Struttura interna di un cervellato barocco.

Il cervellato barocco, progettato dal noto costruttore di Norimberga Johann Christoph Denner (16551707), ha caratteristiche costruttive diverse. Il canneggio è realizzato unendo fra loro dieci fori paralleli di diametro crescente (che creano quindi un canneggio dalla forma approssimativamente conica). L'ancia è posta su una ritorta di ottone connessa ad uno dei fori laterali; il foro centrale è invece quello terminale del canneggio, e si prolunga in una sorta di trombino posto superiormente allo strumento. Per quanto riguarda i fori di diteggiatura, i quattro corrispondenti agli indici ed ai mignoli portano altrettante estensioni tubolari in ottone connesse a uno dei fori laterali, che permettono all'esecutore di tapparli con le falangi medie anziché con quelle distali.[4]

Come in tutti gli strumenti con canneggio stretto e tubo ripiegato, anche all'interno del cervellato si forma, per via dell'umidità del fiato, una condensa che costituisce un problema per il suono: le gocce d'acqua, infatti, interferiscono con la vibrazione dell'aria e possono facilmente giungere a ostruire del tutto il canneggio. Per questa ragione nel cervellato barocco fu introdotta la ritorta in ottone: l'umidità del fiato si condensa prevalentemente nella spira della ritorta, che può essere facilmente smontata e liberata dall'acqua durante le pause. Il cervellato barocco è uno strumento molto versatile con una vasta gamma di note e di toni. Con una buona ancia, infatti, ha una gamma cromatica simile a quella del fagotto barocco, e, grazie alla sua versatilità, può eseguire qualsiasi repertorio basso, sia pure con una limitata intensità sonora.

Suono[modifica | modifica wikitesto]

Michael Praetorius afferma che: «Nel suono, i cervellati sono abbastanza sommessi, quasi come soffiare attraverso un pettine. Non hanno alcuna grazia particolare quando suonano in tanti. Tuttavia, quando le viole da gamba suonano con loro, o quando suona un singolo cervellato con altri strumenti a fiato, o a corda, o con un clavicembalo, ed è in mano ad un buon musicista, è davvero uno strumento bellissimo. Particolarmente piacevoli le sue taglie più gravi».[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cervelas è, infatti, un prestito dall'italiano cervellato, adattamento dall'antico milanese zervelada, un tipo di salsiccia a base di carne e cervello di maiale, cfr. Cervelas, su cnrtl.fr. URL consultato il 4 novembre 2011 (archiviato il 13 febbraio 2014).
  2. ^ a b (EN) New Grove Dictionary of Music, voce "Racket".
  3. ^ (EN) Sybil Marcuse, Musical Instruments: A Comprehensive Dictionary (New York 1964), p. 433.
  4. ^ a b Rankett, su heinrich-schuetz-haus.de. URL consultato il 13 febbraio 2014 (archiviato il 13 febbraio 2014).
  5. ^ (DE) Syntagma musicum II. De Organographia (Wolfenbüttel 1619), 40.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • John Henry van der Meer, Von der Antike bis zur Gegenwart, Monaco di Baviera, Prestel-Verlag, 1983, ISBN 3-7913-0656-1.
  • David Munrow, Musikinstrumente des Mittelalters und der Renaissance, Celle, Moeck, 1980, ISBN 3-87549-012-6.
  • Irmelis Steinsiek, Musikinstrumente der Welt. Eine Enzyklopädie mit über 4000 Illustrationen, Gütersloh, Bertelsmann, 2002, ISBN 3-570-05576-0.
  • Curt Sachs, Real-Lexikon der Musikinstrumente zugleich ein Polyglossar für das gesamte Instrumentengebiet, 3. unveränderter Nachdruck der Ausgabe, Berlino, Georg Olms Verlag, 1979, ISBN 3-487-00205-1.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Rankett, su en.wikisource.org. URL consultato il 13 febbraio 2014 (archiviato il 13 febbraio 2014).
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