Caterina d'Alessandria

Santa Caterina d'Alessandria
Caravaggio, Santa Caterina d'Alessandria
 

Vergine e martire

 
NascitaAlessandria d'Egitto, 280-290
MorteAlessandria d'Egitto, 305 circa
Venerata daTutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi
Santuario principaleCattedrale di Santa Caterina
Ricorrenza25 novembre
Attributiruota dentata, palma del martirio, spada, anello, corona, abiti regali, libro
Patrona disarte, studenti, filosofi, mugnai, ceramisti, donne in allattamento, operatori dell'industria cartaria e cartotecnica, Locri

Caterina d'Alessandria (Alessandria d'Egitto, 280-290 – Alessandria d'Egitto, 305 circa[1]) è venerata come santa, vergine e martire dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e, in generale, da tutte le Chiese cristiane che ammettono la venerazione dei santi. In particolare le tradizioni ortodossa e cattolica di rito bizantino, la venerano col titolo di megalomartire («grande martire»).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Oltre all'incerta data di nascita (probabilmente 287) e al fatto che fu sottoposta a martirio ad Alessandria d'Egitto nel 305 (circa), della sua vita si sa poco ed è difficile distinguere la realtà storica dalle leggende popolari. Esistono anche delle fonti scritte, tutte però posteriori di diversi secoli; la più antica è una Passione in greco del VI-VII secolo; poi ci sono un'altra passione[2] dell'XI secolo e la Legenda Aurea[3], che risale al XIII secolo.

Secondo la tradizione, Caterina era una bella giovane egiziana e la Legenda Aurea specifica che era figlia del re Costa, il quale la lasciò orfana giovanissima, e che fu istruita fin dall'infanzia nelle arti liberali.

Caterina venne chiesta in sposa da molti uomini importanti, ma ebbe in sogno la visione della Madonna con il Bambino che le infilava l'anello al dito facendola sponsa Christi[4].

La tradizione del martirio[modifica | modifica wikitesto]

Pietro Aretino, Vita di santa Caterina vergine e martire, 1636.

Nel 305 un imperatore romano tenne grandi festeggiamenti in proprio onore ad Alessandria. Anche se la Leggenda Aurea parla di Massenzio, molti ritengono che si tratti di un errore di trascrizione e che l'imperatore in questione fosse invece Massimino Daia, che proprio nel 305 fu proclamato Cesare per l'oriente nell'ambito della tetrarchia (Governatore d'Egitto in quell'anno era invece, fin dal 303, il prefetto Clodio Culciano, che non pare possa essere il protagonista della storia). Ricordiamo inoltre che la data del 305 non è stabilita con certezza.

Caterina si presentò a palazzo nel bel mezzo dei festeggiamenti, nel corso dei quali si celebravano riti pagani con sacrifici di animali e accadeva anche che molti cristiani, per paura delle persecuzioni, accettassero di adorare gli dei. Caterina rifiutò i sacrifici e chiese all'imperatore di riconoscere Gesù Cristo come redentore dell'umanità, argomentando il suo invito con profondità filosofica.

L'imperatore, che secondo la Leggenda Aurea sarebbe stato colpito sia dalla bellezza sia dalla cultura della giovane nobile, convocò un gruppo di retori affinché la convincessero a onorare gli dei e la chiese in sposa. I retori non solo non riuscirono a convertirla, ma essi stessi, per l'eloquenza di Caterina, furono convertiti al Cristianesimo.

L'imperatore ordinò la condanna a morte dei retori e dopo l'ennesimo rifiuto di Caterina la condannò a morire con il supplizio della ruota dentata. Dopo che Caterina venne messa sulla ruota dentata, il cielo prima limpido, si riempì di nuvoloni neri. Dal cielo scese un fulmine che spacco a metà la ruota dentata. Massimino fu obbligato a far decapitare la santa, dal cui collo mozzato non sgorgò sangue bensì latte, simbolo della sua purezza.

Il monastero[modifica | modifica wikitesto]

Secondo un'altra leggenda, il corpo di Caterina fu trasportato dagli angeli sul monte Sinai. In questo luogo, nel VI secolo, l'imperatore Giustiniano fondò il monastero, originariamente chiamato «monastero della Trasfigurazione», e successivamente dedicato alla santa (Monastero di Santa Caterina).

Storicità del personaggio[modifica | modifica wikitesto]

Sono scarse le notizie sulla sua vita, così come delle vite di molti protomartiri e martiri dei primi secoli cristiani. Il fatto che:

  • una documentazione come fonte sulla storia di santa Caterina sia presente solo in testi scritti a partire dal VI secolo;
  • è accertato che solo dal IX secolo la devozione per la santa divenne molto popolare (anche a livello iconografico) rientra nella prassi: infatti sia l'apologetica cristiana che il culto dei Santi, e la relativa agiografia, si svilupparono lentamente e successivamente.

Nel primo periodo fu assolutamente preponderante lo sviluppo in una dimensione essenzialmente tramandata oralmente, in mancanza di fonti documentali. Un secolo più tardi, la scrittrice femminista (e storica dell'arte) inglese Anna Brownell Jameson ritenne di formulare l'ipotesi secondo cui vi erano alcune caratteristiche comuni tra santa Caterina d'Alessandria e Ipazia, la matematica e filosofa pagana uccisa proprio ad Alessandria d'Egitto nel 415 da monaci parabolani e quindi asserì nei suoi scritti: "C'è un fatto curioso legato alla storia di santa Caterina: che la vera martire, la sola di cui esistano dati certi, non era una cristiana, ma una pagana; e che i suoi oppressori non erano pagani tirannici ma cristiani fanatici."[5] Tuttavia all'asserzione della Brownell Jameson manca una qualsivoglia fonte storica documentata che dimostri chiaramente che si possa trattare della stessa persona. Nulla ad oggi può comprovare che Santa Caterina e Ipazia siano la stessa persona e che la storia sia stata rovesciata.

In seguito la studiosa di storia bizantina Silvia Ronchey nel suo libro Ipazia, la vera storia ritiene convincente l'ipotesi che la storia di Santa Caterina sia stata mutuata da quella di Ipazia[6].

Nella Chiesa cattolica dopo il 1969 iniziò un ancora oggi discusso riesame di molte figure di santi dei primi secoli. Si cercarono prove sulla veridicità storica di questi santi, per cui anche santa Caterina d'Alessandria fu posta "in attesa", tant'è che fu deciso temporaneamente l'esclusione dal martirologio tra il 1962 e il 2002, senza tuttavia mai proibirne la venerazione. Successivamente a questa fase di riesame, nel 2003 la santa venne reinserita tra i martiri da papa Giovanni Paolo II e la sua memoria si celebra tuttora il 25 novembre.[7].

Devozione[modifica | modifica wikitesto]

Raffaello, Santa Caterina d'Alessandria

Santa Caterina d'Alessandria d'Egitto è identificata, insieme a Santa Margherita d'Antiochia e all'Arcangelo Michele, come una delle Voci che ispirarono Santa Giovanna d'Arco. È ritenuta una dei quattordici Santi ausiliatori.

Santa Caterina è anche patrona dello "studio dei legisti" (la moderna Giurisprudenza) dell'Università di Padova e dell'Università di Siena. È inoltre la patrona dei cavalieri italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta.

La sua è vissuta come la festa dei giovani. In Francia è patrona degli studenti di teologia e protettrice delle apprendiste sarte.

Da Caterina di Alessandria deriva il termine francese catherinette (caterinetta) che in origine indicava una giovane donna da marito. La tradizione torinese, invece, indicava con il termine "caterinette" le giovani sartine e le modiste che svolgevano il loro apprendistato nei laboratori di confezioni della città, e che assai sovente diventavano oggetto di corteggiamento da parte degli studenti universitari. Nella città di Ravenna il 25 novembre (festa di Santa Caterina d'Alessandria) è tradizione regalare dei biscotti a forma di bambola alle bambine, chiamate "caterine". Il corrispettivo per i bambini è un biscotto a forma di galletto.

Una canzoncina popolare, ancora cantata nell'ultimo dopoguerra dai bambini nell'ora di religione in alcune parti d'Italia, parla di Caterina d'Alessandria. Il testo, che inizia con "Santa Caterina era figlia di un re...", è ispirato a una versione della leggenda in cui il padre uccide personalmente Caterina dopo averla scoperta a pregare Dio e dopo che la figlia si rifiutò di rinnegare la sua fede[8]. La canzone venne interpretata anche da I Gufi[9].

Chiese dedicate a Santa Caterina[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Santa Caterina.

Iconografia[modifica | modifica wikitesto]

Il matrimonio mistico di Santa Caterina (Parmigianino)

Santa Caterina d'Alessandria viene rappresentata con la corona in testa e vestita di abiti regali per sottolineare la sua origine principesca. La palma che tiene in mano indica il martirio. Il libro ricorda la sua sapienza e la sua funzione di protettrice degli studi e di alcune categorie sociali dedite all'insegnamento (insegnanti e Ordini religiosi come i Domenicani e gli Agostiniani), a volte il libro riporta la scritta Ego me Christo sponsam tradidi (mi sono data sposa a Cristo). Infine viene rappresentata con una spada, l'arma che le tolse la vita, e la ruota dentata, lo strumento del martirio, elemento che lega la santa a numerose categorie di arti e mestieri che hanno a che fare con la ruota. Forse è questo l'elemento che unisce santa Caterina ai ceramisti, di cui è protettrice.

Dipinti[modifica | modifica wikitesto]

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Dipinti su santa Caterina d'Alessandria.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Santa Caterina
  2. ^ Anonimo - Passio sanctae Katherinae Alexandriensis - 1033-1048
  3. ^ Jacopo da Varagine (Varazze) - Legenda aurea - ca.1260-1298 - cap. CLXIX
  4. ^ Santa Caterina d'Alessandria, su toscanaoggi.it, Toscana oggi. URL consultato il 21 marzo 2017.
  5. ^ Anna Jameson, Sacred and Legendary Art, Longmans, London.
  6. ^ Silvia Ronchey, Ipazia. La vera storia, RCS Libri S.p.A., Milano, p. 122.
  7. ^ : Basilica Orsiniana - Santa Caterina d'Alessandria Parrocchia e Convento dei Frati Minori Francescani in Galatina (Lecce) :, su basilicaorsiniana.it. URL consultato il 16 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  8. ^ Maurizio Quillici, Storia della paternità, Fazi Editore, pp. 245-246.
  9. ^ Filmato audio La Santa Caterina - I GUFI A COLORI, su YouTube.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luciano Vaccaro, Giuseppe Chiesi, Fabrizio Panzera, Terre del Ticino. Diocesi di Lugano, Editrice La Scuola, Brescia 2003, pp. 87, 122, 149, 229, 234-236, 249-251, 259 (nota), 267, 268, 308, 316, 342 (nota), 382, 437.
  • Simona Negruzzo, Il culto di Santa Caterina d’Alessandria nelle università d’Occidente, in Santi patroni e Università in Europa, Bologna, Clueb, 2013, pp. 33–54.S. Caterina si venera anche a scala di Salerno
  • Nicola Bozzi, Ipazia di Alessandria e l'enigma di Santa Caterina, Aurora Boreale 2018

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN311203077 · ISNI (EN0000 0000 1000 5789 · BAV 495/56351 · CERL cnp01040318 · LCCN (ENno2011107294 · GND (DE118560573 · BNE (ESXX872184 (data) · NSK (HR000233355