Castel di Guido

Z. XLV Castel di Guido
Via di Castel di Guido
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Lazio
Provincia  Roma
Città Roma
CircoscrizioneMunicipio Roma XII e Municipio Roma XIII
Data istituzione13 settembre 1961
Codice445
Superficie84,24 km²
Abitanti17 681 ab.
Densità209,88 ab./km²
Mappa dei quartieri di
Mappa dei quartieri di

Castel di Guido è la quarantacinquesima zona di Roma nell'Agro romano, indicata con Z. XLV.

Il toponimo indica anche una frazione di Roma Capitale.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante abbia ceduto al comune di Fiumicino oltre 25 km² del suo territorio è tuttora la più vasta zona di Roma. Si trova nell'area ovest di Roma, in piccola parte a ridosso ed esternamente al Grande Raccordo Anulare. Confinante con il comune di Fiumicino a ovest, è attraversata dalla via Aurelia.

Qui si trovano l'oasi LIPU Castel di Guido, estesa per 250 ettari e, nella tenuta di Malagrotta, la più grande discarica d'Europa, con un'estensione di poco inferiore.

La zona confina:

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La zona, con il nome di Lorium, era ampiamente popolata già nei primi anni del II secolo a.C., come recentemente scoperto grazie ad alcuni ritrovamenti nella necropoli vicino Massimina. Nel periodo degli Antonini del II secolo, era una delle ville dell'imperatore Antonino Pio, dove morì il 7 marzo 161.

Nell'anno 846 Guido I di Spoleto, chiamato da papa Sergio II, sconfigge i saraceni a Lorium, e la zona prende il nome di Terra di Guido il Saraceno. Secondo un documento datato 1073, un certo Robertus, dona il castrum quod cognominatur de Guido al cenobio di San Gregorio.

Durante la seconda guerra mondiale in una tenuta agricola di Castel di Guido venne allestito un campo di lavoro e concentramento per civili italiani e prigionieri di guerra jugoslavi. Il campo fu sovvenzionato e diretto dall'imprenditore romano Eugenio Parrini, che contribuì anche alla costruzione dei campi di internamento di Ferramonti di Tarsia e di Pisticci. Nel dopoguerra nell'edificio principale della tenuta agricola di Castel di Guido (oggi di proprietà della Regione Lazio) è stata apposta una targa in marmo che ricorda il centro di lavoro fascista[5].

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Stazione di posta della quale si trovano tracce di proprietà della chiesa di Santa Maria in Aquiro in documenti del XIV secolo. La proprietà passò successivamente al monastero di San Gregorio al Celio e poi all'Arcispedale di Santo Spirito in Saxia. Nel XVII secolo i principi Doria Pamphilj vi fecero costruire una cappella dedicata a sant'Antonio Abate.

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Tutte le chiese cattoliche di Castel di Guido fanno parte della diocesi suburbicaria di Porto Santa Rufina.

Progetto dell'architetto Lorenzo Monardo.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Nell'VIII secolo sul mausoleo si insediò una proprietà della Chiesa di Roma e, nel XIX secolo, la chiesa dello Spirito Santo.

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

L'intero territorio della zona rientra nella riserva naturale statale Litorale Romano.

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Urbanistica[modifica | modifica wikitesto]

Nel territorio di Castel di Guido si estendono le zone urbanistiche 16E Massimina, 16F Pantano di Grano e 18F Boccea.

Suddivisioni storiche[modifica | modifica wikitesto]

Del territorio di Castel di Guido fanno parte la frazione omonima e le frazioni di Fontignani, Massimina e Pantan Monastero.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Separata da via di Boccea, dall'incrocio con via dell'Arrone all'incrocio con via di Casal Selce, quindi da questa fino a via Aurelia e da questa fino al GRA.
  2. ^ Separata dal Grande Raccordo Anulare, nel tratto da via Aurelia a via di Brava altezza via Attilio Brunialti.
  3. ^ Separata dal Grande Raccordo Anulare, nel tratto da via di Brava, all'altezza di via Attilio Brunialti esclusa, a via della Pisana.
  4. ^ Separata da via della Pisana, dal GRA fino a via di Malagrotta, quindi via del Ponte di Malnome fino a via di Castel Malnome, da questa fino a via del Canaletto di Malagrotta, quindi via Monte Carnevale fino al sottopassaggio autostrada A12.
  5. ^ Castel di Guido - Campo di concentramento, su campifascisti.it. URL consultato il 2 gennaio 2022..
  6. ^ Polledrara di Cecanibbio, su Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma.
  7. ^ Marina De Franceschini, cap. 54. Villa di Castel di Guido, pp. 156-160.
  8. ^ Daniela Rossi, pp. 426-429.
  9. ^ Valeria Liguori, Torna alla luce Villa Olivella nella zona di Castel di Guido, su UniversyTV.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marina De Franceschini, Ville dell'Agro romano, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2005, ISBN 978-88-8265-311-8.
  • Roberto Freddi. Edifici Rurali nella Pianura Romana. Roma, Officine edizioni, 1970.
  • Anna Lio, La tenuta di Castel di Guido, in Bollettino dei Musei Comunali di Roma, IV, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1990, pp. 78-82.
  • Claudio Mocchegiani Carpano e Roberto Meneghini, Il mausoleo di Castel di Guido, Istituto Nazionale di Archeologia, 1980, ISBN 978-88-7275-056-8.
  • Antonio M. Radmilli e Giovanni Boschian, Gli scavi a Castel di Guido. Il più antico giacimento di cacciatori del paleolitico inferiore nell'Agro Romano, Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, 1996, ISBN 978-88-6045-007-4.
  • Daniela Rossi, Castel di Guido, Monte delle Colonnacce. Villa Romana, in Fedora Filippi (a cura di), Archeologia e giubileo: gli interventi a Roma e nel Lazio nel Piano per il Grande Giubileo del 2000, Electa Napoli, 2001, ISBN 978-88-435-8540-3.
  • M. R. Sanzi Di Mino, Le pitture della Villa di Castel di Guido, in Autori vari (a cura di), Palazzo Massimo alle Terme, Roma, 1998, pp. 237-240.

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Controllo di autoritàVIAF (EN141174980 · LCCN (ENnr97023881 · GND (DE4471298-4 · BNF (FRcb13512285w (data) · J9U (ENHE987007542976305171
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