Bruno Tassan Din

Bruno Tassan Din

Bruno Tassan Din (Milano, 6 febbraio 1935Parigi, 26 dicembre 2000) è stato un dirigente d'azienda italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel settembre 1973 entrò nel gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, pochi mesi prima dell'acquisto del quotidiano milanese e su segnalazione di Mino Spadacini, presidente del collegio sindacale della casa editrice, per occuparsi del settore finanziario e amministrativo. Pochi anni dopo divenne direttore generale, entrando nel consiglio d'amministrazione del gruppo con il 10% delle azioni[1].

Coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano e della P2 (1981)[2], finì in carcere per le vicende legate all'amministrazione dell'azienda. Nel processo per il fallimento della casa editrice venne condannato a sei anni e quattro mesi di detenzione, mentre in quello inerente al Banco Ambrosiano subì una pena iniziale di quattordici anni, successivamente patteggiata a otto anni e due mesi.

Si ritirò a Venezia dove nel 1994 acquisì La Stamperia, una gloriosa casa editrice chiusa per problemi economici, specializzata in libri d'arte.[3] Due anni più tardi, nel 1996, rilevò una piccola casa editrice dando vita alla Canal & Stamperia Editrice.[3] Affetto da sclerosi multipla, morì a Parigi a 65 anni, per emorragia cerebrale.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cesare Lanza, Un grande talento rovinato da un'avventura disperata, in «La Verità», 29 ottobre 2017, pag. 16.
  2. ^ Tassan Din era iscritto alla loggia P2 sin dal 1975. Vedi Massimo Fini, Il giornalismo fatto in pezzi, Venezia 2021, pp. 158-59.
  3. ^ a b c Cinzia Sasso, Parigi, è morto Tassan Din, su repubblica.it, 29 dicembre 2000. URL consultato il 6 luglio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberto Mazzuca, La erre verde. Ascesa e declino dell'impero Rizzoli, Milano, Longanesi & C., 1991 ISBN 88-304-0999-5
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