Brain trust

Brain trust era una locuzione che in origine definiva un gruppo di consiglieri molto vicini a un candidato politico o a un politico già in carica; si trattava spesso di personaggi accademici che erano specializzati ciascuno in un (o più) determinato campo. La locuzione è spesso associata a un gruppo di consiglieri di Franklin D. Roosevelt durante la sua amministrazione presidenziale. Più recentemente, comunque, lꞌuso della locuzione è stato ampliato oltre la politica per comprendere ogni gruppo specializzato di consulenti di un personaggio che ricopre una carica importante in un qualsiasi campo.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

In origine, lꞌuso dellꞌespressione brain trust fu modellata sullꞌutilizzo del termine trust per illustrare la posizione economica di unꞌindustria. Questo fu un soggetto di grande interesse a suo tempo e condusse alla Legge Sherman anti-cartello del 1890. Nel 1888 lo Springfield [Missouri] Leader usò il termine in collegamento con il consolidamento dei giornali nello stato: "[Troppi giornali in Columbia, Mo.] sovraffollano il mercato dellꞌintelligenza della città, e il Columbian e lo Statesman formarono un trust. ... Mentre zucchero, caffè, legname, whiskey, ferro, carbone e altri trust si stanno formando noi non vediamo motivo perché non possa essere organizzato anche un brain trust."[1] Usando il termine come analogia ai trust industriali, pare che questo si sia diffuso ampiamente nel 1888. Per esempio, gli avvocati che sottoscrivevano un accordo per fissare gli onorari erano chiamati un brain trust.[2] In un lungo lamento per lꞌindependenza dei piccoli editori, il Marion [Ohio] Star dice che un Brains Trust è evidenziato dalle opinioni "artificiali" di editori creduloni.[3]

Nel medesimo tempo la locuzione brain trust fu impiegata in un senso leggermente diverso da giornalisti che sostenevano Henry Cabot Lodge. Durante la guerra ispano-americana nel 1898, un gruppo di giornalisti si riunì nella sala del comitato del senatore Lodge e discusse con lui a proposito del procedere della guerra. Lodge chiamò questo gruppo il suo "ufficio strategico", ma il corpo della stampa del Senato lo chiamò the brain trust.[4]

Il senso della locuzione come insieme di esperti ben informati fu quello che parve prevalere: per esempio, nel 1901 un gruppo di giornalisti in unꞌassociazione della stampa nazionale fu chiamato brain trust dal Deseret Evening News.[5] Non ci volle molto prima che il termine descrivesse un gruppo che era talmente esperto, che i suoi consigli erano quasi inevitabilmente accolti e conseguentemente adottati. Tale fu il riferimento agli otto senatori che costituirono il "Brain Trust del Senato", come descritto da William Allen White sul Saturday Evening Post.[6] Questo uso divenne regolare per i successivi due decenni, come si può vedere dallꞌuso da parte del quindicinale Time nel 1928, che scrisse un titolo sullꞌincontro dellꞌAmerican Council on Learned Societies intitolato Brain Trust.[7]

Il Brain Trust di Roosevelt[modifica | modifica wikitesto]

Franklin D. Roosevelt sulla U.S.S. Houston in Charleston, Carolina del Sud

Nel marzo 1932 il portavoce e consulente legale di Franklin D. Roosevelt, Samuel Rosenman, suggerì di formare una squadra di accademici per consigliare Roosevelt. Nel 1932, sul The New York Times, lo scrittore James Kieran usò per primo il termine Brains Trust (accorciato successivamente in Brain Trust) quando lo applicò al ristretto gruppo di esperti che circondavano il candidato alla presidenza degli Stati Uniti Franklin Roosevelt. Secondo il membro del Brain Trust di Roosevelt Raymond Moley, fu Kieran a coniare il termine, ma Rosenman lo contestò affermando che fu Louis Howe, uno stretto consigliere del Presidente, a usare per primo il termine, ma l'utilizzò in senso scherzoso in una conversazione con Roosevelt.[7][8]

Il nucleo del brain trust di Roosevelt inizialmente consisteva in un gruppo di professori della Columbia Law School (Moley, Tugwell e Berle). Costoro ebbero un ruolo chiave nel formare le politiche del Primo New Deal (1933). Sebbene essi non si fossero mai incontrati prima come gruppo, ciascuno di loro veniva ascoltato da Roosevelt. Molti editoriali di giornali ed editoriali di fumetti li ridicolizzarono come idealisti privi di senso pratico.

Successivamente il nucleo del brain trust di Roosevelt consistette in uomini associati alla scuola di giurisprudenza di Harvard (Cohen, Corcoran e Frankfurter). Questi uomini ebbero un ruolo determinante nel dar forma alle politiche del Secondo New Deal (1935–1936).

Membri[modifica | modifica wikitesto]

Primo New Deal[modifica | modifica wikitesto]

Secondo New Deal[modifica | modifica wikitesto]

Altri consulenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Newspaper 'Trusts', in Springfield [Mo.] Leader, 13 febbraio 1888, p. 2. URL consultato il 23 marzo 2016. Ospitato su newspapers.com.
  2. ^ A New Kind of Trust, in [New Castle, Pa.] Daily City News, 22 marzo 1888, p. 3. URL consultato il 23 marzo 2016. Ospitato su newspapers.com.
  3. ^ A Brains Trust is Predicted by Growler as an Early Proposition, in Marion [Ohio] Star, 8 aprile 1800, p. 16. URL consultato il 23 marzo 2016. William Safire sostiene erroneamente che questo fu il primo termine nel suo Safire's Political Dictionary (2008)
  4. ^ R.V. Oulajan, Conflict of Opinion on Henry Cabot Lodge, in The New York Times, 16 novembre 1924, p. XX6. URL consultato il 23 marzo 2016.
  5. ^ Quill Drivers of the Blue Grass, in [Salt Lake City, Utah] Deseret Evening News, 3 agosto 1901, p. 1. URL consultato il 23 marzo 2016. Ospitato su newspapers.com.
  6. ^ La definizione di White di "brain trust" fu commentata in The 'Brain Trust of the Senate, in Winfield [Kansas] Daily Free Press, 13 aprile 1902, p. 4. URL consultato il 23 marzo 2016. Ospitato su newspapers.com.
  7. ^ a b (EN) William Safire, Safire's Political Dictionary, 2008
  8. ^ (EN) James Kieran "The 'Cabinet' Mr. Roosevelt Already Has", The New York Times, 20 novembre 1932, p. XX2. Roosevelt stesso aveva recentemente espresso il termine mentre stava parlando con i giornalisti. Boller, Presidential Campaigns: From George Washington to George W. Bush (Oxford University Press 2004) pp. 237–238 (disponibile in: https://books.google.com/books?id=MpCTZQywq0YC&printsec=frontcover )
  9. ^ Saul Hansell, Paul O'Leary, Economist, Is Dead at 96, in The New York Times, 12 gennaio 1998. URL consultato il 6 marzo 2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

(in lingua inglese salvo diverso avviso)

  • Raymond Moley, After seven years, 1939
  • Rexford Tugwell, The Brains Trust, 1968
  • Elliot Rosen, Hoover, Roosevelt, and the Brains Trust, 1977
  • Robert McElvaine, The Great Depression: America 1929–1941, 1984

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