Berardo dei Marsi

San Berardo dei Marsi
Busto di San Berardo a Celano
 

Vescovo e cardinale

 
NascitaColli di Monte Bove, 1079
MorteMarsia, 3 novembre 1130
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione20 maggio 1802 da papa Pio VII (beatificazione equipollente)
Ricorrenza3 novembre
AttributiBastone pastorale
Berardo dei Marsi
cardinale di Santa Romana Chiesa
 
Nato1079 a Colli di Monte Bove
Creato cardinale1099 da papa Pasquale II
Deceduto3 novembre 1130 a Marsia
 

Berardo Berardi, noto come Berardo dei Marsi (Colli di Monte Bove, 1079Marsia, 3 novembre 1130), è stato un cardinale e vescovo italiano, stretto collaboratore di papa Pasquale II[1]. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Colli di Monte Bove nel 1079 da Berardo Berardi, conte dei Marsi, e da sua moglie Teodosia, venne avviato sin dall'infanzia alla carriera ecclesiastica ed all'età di sette anni fu affidato ai canonici della cattedrale di Santa Sabina che ne curarono l'educazione[1]. Dal vescovo dei Marsi Pandolfo ricevette gli ordini minori fino all'accolitato[1].

Completò la sua formazione presso l'abbazia di Montecassino, dove soggiornò tra il 1095 circa e il 1102[1]. Il papa Pasquale II lo ordinò suddiacono e lo scelse quale governatore della provincia pontificia di Campagna[1]. A causa di contrasti con l'aristocrazia locale, e particolarmente con Pietro Colonna, signore di Cave, Preneste e Zagarolo ed acerrimo nemico del papato, che giunse addirittura ad imprigionarlo, poco tempo dopo il pontefice lo richiamò a Roma e nel 1099 lo innalzò alla dignità cardinalizia, assegnandolo prima alla diaconia di Sant'Angelo in Pescheria e circa un anno dopo, promossolo all'ordine dei cardinali presbiteri, al titolo di San Crisogono[3].

Nel 1109 venne eletto vescovo dei Marsi e tornò nella sua terra: il suo episcopato fu segnato dall'impegno nella moralizzazione del clero (lottò contro la pratica della simonia e del nicolaismo concubinato dei chierici) e dalla sollecitudine verso i poveri[1]. Nel 1115 grazie a papa Pasquale II riunì i confini della diocesi dei Marsi mettendo fine ai tentativi di divisione del clero locale[4].

Resse la diocesi fino alla morte, che lo colse il 3 novembre 1130: venne sepolto nel chiostro della chiesa di Santa Sabina della Civitas Marsorum (la contemporanea San Benedetto dei Marsi) e, in data incerta, la salma fu traslata dentro le mura del vescovado[5]. Poi nel 1361 la salma del santo fu trasferita presso la chiesa di Santa Maria del Popolo, a Pescina, ribattezzata da questo momento chiesa di San Berardo[6]. Infine nel 1631 fu trasferita definitivamente presso la basilica di Santa Maria delle Grazie[6].

La venerazione popolare del vescovo Berardo cominciò subito dopo la sua morte: il suo culto fu approvato e confermato da papa Pio VII il 20 maggio 1802[7].

La parentela con Santa Rosalia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo quanto riportato dagli storici e genealogisti, Berardo sarebbe stato il prozio di Santa Rosalia, patrona di Palermo e della Sicilia: la santa era la figlia del conte Sinibaldo Sinibaldi, figlio di Teodino Berardi, fratello di Berardo[8].

Culto[modifica | modifica wikitesto]

La basilica di Santa Maria delle Grazie, a Pescina, dove si trovano le reliquie
Il campanile della chiesa di San Berardo di Pescina con accanto un bassorilievo del santo

San Berardo è il patrono della Marsica[4]. Le sue reliquie sono conservate a Pescina nella basilica di Santa Maria delle Grazie, comune molto legato al culto del santo unitamente a Colli di Monte Bove, borgo del comune di Carsoli, dove nacque[6]. Il santo viene ufficialmente celebrato il 2 maggio e il 3 novembre dalla diocesi marsicana[9].

A Pescina fino al 1954 era in piedi la chiesa di San Berardo[10]. Gravemente danneggiata dal terremoto di Avezzano e frettolosamente ristrutturata, ebbe gravi problemi di staticità, tant'è che fu abbattuta[10]. Di essa rimase in piedi solo il campanile[10].

Lo scrittore Ignazio Silone, originario di Pescina, fu molto legato alla figura di San Berardo tanto da citarlo nei suoi romanzi Fontamara e Vino e pane[senza fonte]. Poco prima della sua morte, avvenuta a Ginevra nel 1978, lo scrittore chiese attraverso un testamento di poter essere sepolto sotto il vecchio campanile della chiesa di San Berardo[10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f DBI.
  2. ^ Sito santiebeati.it.
  3. ^ Antinori (1971), sub anno 1108 sub voce "Colli"; DBI; (EN) Salvador Miranda, Berardo, su fiu.edu – The Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University. La fonte citata ((EN) Salvador Miranda, Berardo, su fiu.edu – The Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University.) parla di cambio del titolo da Sant'Angelo in Pescheria a San Crisogono nel 1100 circa, ma nulla dice in proposito sul dopo. Nella scheda del cardinale Giovanni da Crema ((EN) Salvador Miranda, Giovanni da Crema, su fiu.edu – The Cardinals of the Holy Roman Church, Florida International University.) la stessa fonte dà quest'ultimo cardinale presbitero di San Crisogono dal 1117, inoltre Giovanni da Crema è dato anche da altre fonti partecipante al conclave del 1130, tenutosi nel febbraio di quell'anno, ma non così per Berardo, il quale avrebbe avuto invece tutti i titoli per parteciparvi in quanto deceduto nel novembre dello stesso anno, il che farebbe ritenere che nel 1117 (o prima) Berardo avesse rinunciato alla porpora cardinalizia. Tra le suddette fonti sono da menzionare:
    • (DE) Johannes Matthias Brixius, Die Mitglieder des Kardinalkollegiums von 1130-1181, Berlino, R. Trenkel, 1912, pp. 17-19 e 31-40, ISBN non esistente;
    • (DE) Rudolf Hüls, Kardinäle, Klerus und Kirchen Roms: 1049-1130, Roma, Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 1977, pp. 84-85, ISBN 978-3-484-80071-7;
    • (DE) Hans-Walter Klewitz, Reformpapsttum und Kardinalkolleg. Die Entstehung des Kardinalkollegiums. Studien über die Wiederherstellung der römischen Kirche in Süditalien durch das Reformpapsttum. Das Ende des Reformpapsttums, Darmstadt, Hermann Gentner Verlag, 1957, pp. 211-229, ISBN non esistente.
  4. ^ a b Oggi 3 novembre la Marsica ricorda il suo patrono San Berardo attraverso un testamento scritto di suo pugno, in Terre Marsicane, 3 novembre 2020.
  5. ^ DBI; Storia della chiesa di San Berardo di Pescina, su webmarsica.it.
  6. ^ a b c Storia della chiesa di San Berardo di Pescina, su webmarsica.it.
  7. ^ Dalarun (2010), p. 13 e 15; DBI.
  8. ^ Corsignani (1738), pp. 238-239; Engenio Caracciolo et al. (1617), p. 247.
  9. ^ San Berardo, cardinale e vescovo dei Marsi, su diocesidiavezzano.it.
  10. ^ a b c d Chiesa di San Berardo, su parcosirentevelino.it (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Anton Ludovico Antinori, Annali degli Abruzzi, vol. 7, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1971, ISBN non esistente.
  • Pietro Antonio Corsignani, Reggia marsicana ovvero memorie topografico-storiche di varie colonie, e città antiche e moderne della provincia dei Marsi e di Valeria, compresa nel vetusto Lazio, e negli Abruzzi, colla descrizione delle loro chiese, e immagini miracolose; e delle vite de' santi, cogli uomini illustri, e la serie de' vescovi marsicani, vol. 2, Napoli, Domenico Antonio Parrino, 1738, ISBN non esistente.
  • Jacques Dalarun, Berardo dei Marsi, un modello episcopale gregoriano, traduzione di Maurizio Anastasi, 1ª ed., Carsoli, Comune di Carsoli et al., 2010, ISBN non esistente (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2015).
  • Cesare d'Engenio Caracciolo, Enrico Bacco, Ottavio Beltrano e al., Breve descrittione del Regno di Napoli, Napoli, 1617, ISBN non esistente.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo dei Marsi Successore
Siginulfo ? 11131130 Benedetto ?
Predecessore Cardinale diacono di Sant'Adriano al Foro Successore
Paolo Boschetti 10991100 Pietro ?
Predecessore Cardinale presbitero di San Crisogono Successore
Gregorio ? 11001117 Giovanni da Crema