Battaglia di Marsa Matruh

Battaglia di Marsa Matruh
parte della Campagna del Nordafrica della seconda guerra mondiale
Carri armati tedeschi
Data26-29 giugno 1942
LuogoMarsa Matruh, Egitto
EsitoVittoria italo-tedesca
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
60 carri armati tedeschi e 40 carri armati italiani200 carri armati
Perdite
8 000Oltre 3 000 tra morti e feriti
40 carri armati
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La battaglia di Marsa Matruh fu combattuta dal 26 al 29 giugno 1942, in seguito alla sconfitta dell'ottava armata (guidata dal generale Sir Claude Auchinleck) nella battaglia di Ain el-Gazala e fece parte della campagna del deserto occidentale della seconda guerra mondiale.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il 27 giugno 1942 la 90ª Divisione Leggera guidata dal generale tedesco Ulrich Kleeman con soli 1 500 uomini[1] riuscì ad aprirsi un varco tra il 10° (del generale William Holmes) e il 13º Corpo (del generale William Gott) britannici, portando letteralmente lo scompiglio tra le linee nemiche. Tra il 28 e il 29 giugno, la divsione corazzata italiana "Littorio" e la 90ª divisione leggera circondarono Mersah Matruh; I britannici tentarono di contrattaccare senza successo.[2] Il giorno dopo, le forze britanniche si ritirarono anche da Marsa Matruh dove entrò per primo il 7º reggimento bersaglieri del colonello Scirocco, facendo molti prigionieri e liberando italiani e tedeschi.[3] In totale i britannici lasciarono nelle mani nemiche altri 6 000 prigionieri e un gran quantitativo di materiale vario.[4]

La caduta di Marsa Matruh provocò un cambio al vertice dell'8ª Armata britannica: il generale Neil Ritchie venne sostituito dal parigrado Claude Auchinleck. Dal Medio Oriente vennero fatti affluire nuovi rinforzi in uomini e mezzi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Samuel W. Mitcham, Rommel's Desert Commanders, Greenwood Publishing Group, 2007, pag. 146
  2. ^ David T. Zabecki, World War II in Europe: An Encyclopedia, Volume 1, p. 1578, Taylor & Francis, 1999
  3. ^ [1]
  4. ^ Dino Campini, Ferrea Mole Ferreo Cuore, Italia Storica, 2015, p. 180.

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